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Nel pomeriggio, mentre Mary riponeva le sue cose in una grossa valigia, Wash uscì per fare una breve scappata alla base. Appena ritornato, salì in camera e le disse: «Dovremo star svegli per gran parte della notte, perciò ho ordinato qualcosa da mangiare, per le diciassette. Poi riposeremo per alcune ore e ceneremo verso le undici. Alle undici e mezzo arriverà un ospite che mi accompagnerà all'Esbbat. La loggia che ho qui non è grande come quella di Cremorne. Può contenere appena una congrega di tredici iniziati che ho fatto fra gli uomini della base. Appena celebrato il rito, possiamo partire. Passerò a prenderti verso l'una e mezzo del mattino e dovrai farti trovare pronta, perché ho i minuti contati e se hai dimenticato qualcosa, peggio per te. Dovrai farne a meno». Il resto della giornata li vide tutti e due impegnati in quei preparativi, sin verso le undici. Stavano nel grande soggiorno aspettando che Jim venisse ad annunziare che la cena era servita, quando la porta si spalancò di furia e invece di Jim apparve Iziah, tutto stralunato, ansante, che farfugliò: «Boss, ho preso una spia. Ero uscito per andare nel garage a vedere se l'automobile era in ordine, quando l'ho visto. Girava intorno alla casa e cercava di sbirciare dalle finestre. Per fortuna che avevo le scarpe di gomma. Gli sono arrivato alle spalle e gli ho menato una botta in testa che lo ha steso. In tasca aveva una pistola, ma gliel'ho presa. Jim e Buster lo hanno portato in cucina. Cosa vuole che ne facciamo?». «Bel lavoro, Iziah. Bel lavoro» rispose il suo padrone, sorridendo. «Portate qui il ficcanaso, che io possa dargli un'occhiata.» Due minuti dopo i tre negri trascinarono nel salotto un uomo che si reggeva a malapena in piedi, con la testa ciondoloni sul petto, coi riccioli scuri che gli scendevano dalla fronte nascondendo buona parte del volto. Appena lo vide apparire sulla soglia, Mary lo riconobbe senz'ombra di dubbio: era Barney. Se l'avevano sorpreso lì a spiare, c'era un'unica spiegazione: in qualche modo Barney aveva saputo del suo rapimento ed era venuto pensando di riuscire a liberarla. Durante quei sette giorni aveva pensato a lui parecchie volte, ma sempre con rancore. Quella scoperta, adesso, cancellava ogni risentimento, ogni astio che aveva nutrito nei suoi confronti. Comunque, aveva rovinato tutto. Certo non era colpa sua se il negro era uscito per andare a controllare l'auto nel garage alle undici di sera. Comunque, l'avevano catturato e il colonnello Henrik G. Washington non era il tipo da prendere a cuor leggero il fatto che qualcuno fosse andato a spia-
e in casa sua; fra le sue attività, ce n'erano alcune così pericolose che avrebbe fatto qualunque cosa pur di tenerle nascoste. Mary era sicura che il gigante americano non avrebbe mai consegnato Barney alla polizia. Era assai più probabile che lo facesse pestare selvaggiamente dai tre negri prima di farlo buttare nella strada... ma più probabile ancora che non si sarebbe messo il cuore in pace sino a quando non avesse fatto sputare a Barney il vero motivo che l'aveva spinto a ficcanasare lì e che, pur di riuscirci, fosse stato disposto a ricorrere anche alla tortura. Mary rifletteva freneticamente alla ricerca d'un mezzo, d'un'idea qualunque per salvarlo, di risparmiargli le conseguenze del suo sfortunato tentativo. E subito un pensiero nuovo le balenò in mente. Era pericoloso, e se Barney non avesse intuito il suo scopo c'era il rischio che guastasse tutto, che si tradisse e che la tradisse con conseguenze che non osava nemmeno immaginare. Ma non c'era altra possibilità se voleva tentar di spiegare la sua presenza furtiva lì, a quell'ora. Sforzandosi per quanto poteva, abbozzando un sorriso stiracchiato, esclamò, simulando tutta la sorpresa di cui era capace: «Ma che accidente sei venuto a farci qui?». Poi, rivolgendosi a Wash e scoppiando a ridere: «Adesso capisco. Quello è un mio ex amico. Siccome non m'ha vista per tutta questa settimana, si sarà preoccupato. Ma che caro! Avrà scoperto che mi avevi portata qui e sarà venuto con l'intenzione di fare il cavaliere errante che libera la sua bella dalle grinfie dell'orco cattivo». Ma Wash aggrottò la fronte. «E come ha fatto a scoprire che ti avevo portata via... da dove sai? E come ha fatto a scoprire che t'avevo portata qui?» «L'avrà saputo da Ratnadatta, naturalmente» replicò prontamente Mary. «Quello lì è un neofita che frequenta le serate della Wardeel, ed è lì che ci siamo conosciuti. Tu hai colpito Ratnadatta; gli hai dato un pugno che per poco non gli ha rotto l'osso del collo. Non mi sorprenderebbe affatto se avesse colto al volo la prima occasione che si offriva per...» «Impossibile» la interruppe bruscamente Wash. «Ratnadatta non conosce il mio nome, non sa dove presto servizio.» Barney era ancora mezzo stordito, ma si riprendeva alla svelta e non aveva perso una sillaba di quel che Mary aveva detto. Afferrando al volo l'occasione che gli offriva, disse, con voce ancora incerta: «Oh, lo sa, eccome! E Margot ha ragione. Il suo colpo non l'ha ucciso, ma deve portare un busto di gesso per non so quanto ancora. Non so dove si trovi in questo momento, ma l'ho lasciato appena un paio d'ore fa. Di lei, poi, ha scoperto
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fatto qualunque cosa pur di tenerle nascoste.<br />
Mary era sicura che il gigante americano non avrebbe mai consegnato<br />
Barney alla polizia. Era assai più probabile che lo facesse pestare selvaggiamente<br />
dai tre negri prima di farlo buttare nella strada... ma più probabile<br />
ancora che non si sarebbe messo il cuore in pace sino a quando non avesse<br />
fatto sputare a Barney il vero motivo che l'aveva spinto a ficcanasare lì e<br />
che, pur di riuscirci, fosse stato disposto a ricorrere anche alla tortura.<br />
Mary rifletteva fre<strong>net</strong>icamente alla ricerca d'un mezzo, d'un'idea qualunque<br />
per salvarlo, di risparmiargli le conseguenze del suo sfortunato tentativo.<br />
E subito un pensiero nuovo le balenò in mente. Era pericoloso, e se<br />
Barney non avesse intuito il suo scopo c'era il rischio che guastasse tutto,<br />
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immaginare. Ma non c'era altra possibilità se voleva tentar di spiegare la<br />
sua presenza furtiva lì, a quell'ora. Sforzandosi per quanto poteva, abbozzando<br />
un sorriso stiracchiato, esclamò, simulando tutta la sorpresa di cui<br />
era capace: «Ma che accidente sei venuto a farci qui?». Poi, rivolgendosi a<br />
Wash e scoppiando a ridere: «Adesso capisco. Quello è un mio ex amico.<br />
Siccome non m'ha vista per tutta questa settimana, si sarà preoccupato. Ma<br />
che caro! Avrà scoperto che mi avevi portata qui e sarà venuto con l'intenzione<br />
di fare il cavaliere errante che libera la sua bella dalle grinfie dell'orco<br />
cattivo».<br />
Ma Wash aggrottò la fronte. «E come ha fatto a scoprire che ti avevo<br />
portata via... da dove sai? E come ha fatto a scoprire che t'avevo portata<br />
qui?»<br />
«L'avrà saputo da Ratnadatta, naturalmente» replicò prontamente Mary.<br />
«Quello lì è un neofita che frequenta le serate della Wardeel, ed è lì che ci<br />
siamo conosciuti. Tu hai colpito Ratnadatta; gli hai dato un pugno che per<br />
poco non gli ha rotto l'osso del collo. Non mi sorprenderebbe affatto se avesse<br />
colto al volo la prima occasione che si offriva per...»<br />
«Impossibile» la interruppe bruscamente Wash. «Ratnadatta non conosce<br />
il mio nome, non sa dove presto servizio.»<br />
Barney era ancora mezzo stordito, ma si riprendeva alla svelta e non aveva<br />
perso una sillaba di quel che Mary aveva detto. Afferrando al volo<br />
l'occasione che gli offriva, disse, con voce ancora incerta: «Oh, lo sa, eccome!<br />
E Margot ha ragione. Il suo colpo non l'ha ucciso, ma deve portare<br />
un busto di gesso per non so quanto ancora. Non so dove si trovi in questo<br />
momento, ma l'ho lasciato appena un paio d'ore fa. Di lei, poi, ha scoperto