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club satanista - Thule-italia.net

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Nel pomeriggio, mentre Mary riponeva le sue cose in una grossa valigia,<br />

Wash uscì per fare una breve scappata alla base. Appena ritornato, salì in<br />

camera e le disse: «Dovremo star svegli per gran parte della notte, perciò<br />

ho ordinato qualcosa da mangiare, per le diciassette. Poi riposeremo per<br />

alcune ore e ceneremo verso le undici. Alle undici e mezzo arriverà un ospite<br />

che mi accompagnerà all'Esbbat. La loggia che ho qui non è grande<br />

come quella di Cremorne. Può contenere appena una congrega di tredici<br />

iniziati che ho fatto fra gli uomini della base. Appena celebrato il rito, possiamo<br />

partire. Passerò a prenderti verso l'una e mezzo del mattino e dovrai<br />

farti trovare pronta, perché ho i minuti contati e se hai dimenticato qualcosa,<br />

peggio per te. Dovrai farne a meno».<br />

Il resto della giornata li vide tutti e due impegnati in quei preparativi, sin<br />

verso le undici. Stavano nel grande soggiorno aspettando che Jim venisse<br />

ad annunziare che la cena era servita, quando la porta si spalancò di furia e<br />

invece di Jim apparve Iziah, tutto stralunato, ansante, che farfugliò: «Boss,<br />

ho preso una spia. Ero uscito per andare nel garage a vedere se l'automobile<br />

era in ordine, quando l'ho visto. Girava intorno alla casa e cercava di<br />

sbirciare dalle finestre. Per fortuna che avevo le scarpe di gomma. Gli sono<br />

arrivato alle spalle e gli ho menato una botta in testa che lo ha steso. In tasca<br />

aveva una pistola, ma gliel'ho presa. Jim e Buster lo hanno portato in<br />

cucina. Cosa vuole che ne facciamo?».<br />

«Bel lavoro, Iziah. Bel lavoro» rispose il suo padrone, sorridendo. «Portate<br />

qui il ficcanaso, che io possa dargli un'occhiata.»<br />

Due minuti dopo i tre negri trascinarono nel salotto un uomo che si reggeva<br />

a malapena in piedi, con la testa ciondoloni sul petto, coi riccioli scuri<br />

che gli scendevano dalla fronte nascondendo buona parte del volto.<br />

Appena lo vide apparire sulla soglia, Mary lo riconobbe senz'ombra di<br />

dubbio: era Barney.<br />

Se l'avevano sorpreso lì a spiare, c'era un'unica spiegazione: in qualche<br />

modo Barney aveva saputo del suo rapimento ed era venuto pensando di<br />

riuscire a liberarla. Durante quei sette giorni aveva pensato a lui parecchie<br />

volte, ma sempre con rancore. Quella scoperta, adesso, cancellava ogni risentimento,<br />

ogni astio che aveva nutrito nei suoi confronti.<br />

Comunque, aveva rovinato tutto. Certo non era colpa sua se il negro era<br />

uscito per andare a controllare l'auto nel garage alle undici di sera. Comunque,<br />

l'avevano catturato e il colonnello Henrik G. Washington non era<br />

il tipo da prendere a cuor leggero il fatto che qualcuno fosse andato a spia-

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