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30.01.2013 Views

sconosciuta al destino che l'attendeva. 21 Morte d'una donna sconosciuta Mentre Wash faceva la doccia e si vestiva, Mary oziava fra le lenzuola di satin nero, ma, oppressa com'era da mille pensieri angosciosi, non ne avvertiva nemmeno la morbida carezza e si affannava alla ricerca di una risposta a mille interrogativi ai quali non era in grado di rispondere. Poi Wash uscì per andare alla base, ma lei indugiò a letto per un'altra ora. Legata alla casa da un vincolo invisibile, Mary non vedeva alcuna possibilità né di giovare a se stessa, né d'impedire a Wash di rapire una di quelle poverette per portare a compimento il suo progetto di offrirla in sacrificio durante la cerimonia dell'Esbbat del giorno dopo. Alla fine si alzò, e fu mentre si vestiva che lo sguardo le cadde sulla scatola quadrata nella quale era inserita la macchina che Wash aveva usato per registrare le sue urla, le sue invocazioni mentre la torturava il pomeriggio del lunedì precedente. Da allora non si era più servito di quell'apparecchio, che era rimasto lì dove l'aveva lasciato, sulla sedia mezzo nascosta dal grande guardaroba di legno color oliva. Aperta la scatola, Mary incominciò ad armeggiare cautamente con gli interruttori e riascoltò da prima l'orribile scena della quale era stata vittima, poi si provò a registrare alcune strofe d'una canzone che canticchiò a bassa voce stando assai vicina al registratore. Quando lo riascoltò, comprese che con quell'apparecchio era facile registrare qualsiasi cosa. Ed ecco che le era balenata in mente l'idea di registrare un'eventuale conversazione con Wash intorno alla fine di Teddy, con più particolari possibili. Con un po' di fortuna sarebbe riuscita a togliere il nastro inciso e a portarselo a Londra. Ma anche se fosse stata costretta a lasciarlo lì ai Cedri, avrebbe potuto tornare a prenderlo. Rimesso l'apparecchio sul «pronto», lo nascose sotto il letto, dalla sua parte, in modo che bastasse metterlo in moto allungando una mano quando sarebbe venuto il momento. Pur avendo preso quella precauzione, Mary era così inorridita dalla nefandezza che Wash stava meditando che, dopo aver pranzato, decise di fare un altro tentativo di fuga. Poco prima le era venuta in mente l'idea di bendarsi per tentar di varcare l'invisibile barriera che la bloccava in casa. Raggiunta la porta sul retro e apertala, s'abbassò sugli occhi il fazzoletto di seta che si era annodato sulla testa e provò ad uscire.

Niente. Mary poteva sollevare i piedi da terra, uno alla volta, ma non riusciva a spingerli oltre la soglia. Piuttosto scioccamente, concepì l'idea che, se non poteva uscire camminando normalmente, forse ce l'avrebbe fatta procedendo carponi. Toltosi il fazzoletto dagli occhi, si mise a quattro zampe, ma anche quel tentativo andò a vuoto. Tanto per aumentare il suo avvilimento e la sua confusione, mentre era ancora carponi, risuonò una voce alle sue spalle: «La signora ha perso qualcosa?». Voltata la testa di scatto, Mary vide Jim che, avvicinatosi senza rumore, la osservava con un sorrisetto imbarazzato. «Sì» rispose Mary, afferrando al volo la scusa che le porgeva. «Ho perso un bottone di madreperla della mia camicetta.» Jim s'unì alla ricerca e per qualche minuto cercarono il fantomatico bottone. Poi Mary decise di farla finita e disse che, dopo tutto, non era così grave e, sconfitta, avvilita, si ritirò nel soggiorno. Wash tornò alla solita ora, ma diversamente dalle altre sere andò subito alla scrivania e quasi ignorò Mary sin dopo cena. Finito che ebbero di cenare, le disse che usciva e che, probabilmente, sarebbe ritornato molto tardi, e la dispensava dall'aspettarlo. Benché sapesse a cosa s'accingeva e se ne sentisse inorridita, Mary gli domandò cosa doveva fare. «Girerò in macchina a caccia di una giuditta quando in giro non ci sarà più nessuno. Dopo qualche amplesso nella brughiera, mi offrirò di accompagnarla a casa. Quando l'avrò convinta a salire in macchina, sarà già cotta e condita: io la farò piombare nel più profondo sonno e la porterò qui, la chiuderò in cantina e la terrò sotto ghiaccio sino a domani sera.» Mary non poteva far nulla per distoglierlo dalla sua decisione. Cercando di salvare il ruolo impostosi di aspirante strega, facendosi coraggio, lo pregò di non tardare più del necessario e lo salutò sorridendo mentre lui partiva per l'infame missione. Wash tornò verso le due del mattino e, accese tutte le luci nella stanza, entrò come una furia. Svegliata di soprassalto, sbattendo le palpebre, Mary si sollevò su un gomito per ascoltare il resoconto della spedizione e, alla fine, fu abbastanza ipocrita da mostrare comprensione e simpatia per la sfortuna che aveva mandato a vuoto il tentativo. A sentir lui, era riuscito ad abbordare non visto una ragazza che stava cercando di adescare dei suoi uomini. Imbarcatala in macchina, l'aveva

Niente. Mary poteva sollevare i piedi da terra, uno alla volta, ma non<br />

riusciva a spingerli oltre la soglia. Piuttosto scioccamente, concepì l'idea<br />

che, se non poteva uscire camminando normalmente, forse ce l'avrebbe fatta<br />

procedendo carponi. Toltosi il fazzoletto dagli occhi, si mise a quattro<br />

zampe, ma anche quel tentativo andò a vuoto.<br />

Tanto per aumentare il suo avvilimento e la sua confusione, mentre era<br />

ancora carponi, risuonò una voce alle sue spalle: «La signora ha perso<br />

qualcosa?».<br />

Voltata la testa di scatto, Mary vide Jim che, avvicinatosi senza rumore,<br />

la osservava con un sorrisetto imbarazzato.<br />

«Sì» rispose Mary, afferrando al volo la scusa che le porgeva. «Ho perso<br />

un bottone di madreperla della mia camicetta.»<br />

Jim s'unì alla ricerca e per qualche minuto cercarono il fantomatico bottone.<br />

Poi Mary decise di farla finita e disse che, dopo tutto, non era così<br />

grave e, sconfitta, avvilita, si ritirò nel soggiorno.<br />

Wash tornò alla solita ora, ma diversamente dalle altre sere andò subito<br />

alla scrivania e quasi ignorò Mary sin dopo cena. Finito che ebbero di cenare,<br />

le disse che usciva e che, probabilmente, sarebbe ritornato molto tardi,<br />

e la dispensava dall'aspettarlo.<br />

Benché sapesse a cosa s'accingeva e se ne sentisse inorridita, Mary gli<br />

domandò cosa doveva fare.<br />

«Girerò in macchina a caccia di una giuditta quando in giro non ci sarà<br />

più nessuno. Dopo qualche amplesso nella brughiera, mi offrirò di accompagnarla<br />

a casa. Quando l'avrò convinta a salire in macchina, sarà già cotta<br />

e condita: io la farò piombare nel più profondo sonno e la porterò qui, la<br />

chiuderò in cantina e la terrò sotto ghiaccio sino a domani sera.»<br />

Mary non poteva far nulla per distoglierlo dalla sua decisione. Cercando<br />

di salvare il ruolo impostosi di aspirante strega, facendosi coraggio, lo pregò<br />

di non tardare più del necessario e lo salutò sorridendo mentre lui partiva<br />

per l'infame missione.<br />

Wash tornò verso le due del mattino e, accese tutte le luci nella stanza,<br />

entrò come una furia. Svegliata di soprassalto, sbattendo le palpebre, Mary<br />

si sollevò su un gomito per ascoltare il resoconto della spedizione e, alla<br />

fine, fu abbastanza ipocrita da mostrare comprensione e simpatia per la<br />

sfortuna che aveva mandato a vuoto il tentativo.<br />

A sentir lui, era riuscito ad abbordare non visto una ragazza che stava<br />

cercando di adescare dei suoi uomini. Imbarcatala in macchina, l'aveva

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