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30.01.2013 Views

Barney era costretto ad ammettere che la storia, così come l'aveva raccontata Ratnadatta, sembrava convincente. Ma per metterlo ulteriormente alla prova, disse: «Non ti permetterò di tornare nel tempio, questa notte. Per quel che mi riguarda, so io come entrarci. Se dovessi scoprire che hai portato la signora Mauriac in quella casa e che ce la tieni prigioniera a dispetto di tutte le tue chiacchiere, giuro che ti rinchiudo in qualche cantina e ti ci tengo sino a farti morire di fame e di sete, poi butto la tua carogna nel fiume. Adesso sai cosa devi aspettarti se hai mentito. Insisti sempre con quella storia?». «Sì, Dio mio, lo confermo» replicò l'indiano, senza esitare. «La signora non è più nel tempio. Ci è rimasta soltanto due, tre ore al massimo. Poi l'americano l'ha portata via.» «Nella sua casa di Six Miles Bottoms, nel Cambridgeshire?» «Si. Lui abita li, e possiede un'automobile molto grossa.» «Ma questo non prova che l'abbia portata a casa sua.» «È vero, ma prego, rifletta: è la cosa più sensata che poteva fare. Forse la signora non sarebbe rimasta in un albergo di Londra con lui. Forse lui non ce la voleva portare per paura che gli facesse qualche scenata o che lo denunciasse, che lo mettesse nei guai.» «Vuoi dire che l'ha portata via con la forza? Che l'ha rapita?» Ratnadatta rifletté brevemente, prima di rispondere: «L'altro sabato facevamo i preparativi per la sua iniziazione, ma lei non voleva sottomettersi a una parte della cerimonia. L'americano l'aveva già adocchiata da un pezzo. La signora se n'era accorta, e il colonnello è grande e grosso, e molto, molto forte. Allora la signora gli ha chiesto di riportarla a casa, ma questo è contro le regole della Fratellanza. C'è stata una lotta e il colonnello se l'è portata via, però lui non è quello che voi inglesi chiamate un cavaliere errante. Il colonnello l'ha portata via dal tempio perché voleva tenersela per sé». «Quindi si è trattato d'un bidone fra canaglie?» Barney si sentiva un groppo in gola e dentro una gran voglia di spaccare la faccia da topo che lo fissava spaurita. Trattenendosi a stento, continuò: «Avete litigato fra voi perché tu la volevi e lui la voleva, ma l'americano l'ha spuntata. Per Dio, ho una gran voglia d'ammazzarti, qui, subito!». «No, signore, no!» implorò Ratnadatta, rinculando d'un passo. «Io non ho fatto altro che obbedire agli ordini del Padrone della nostra Loggia, che voleva trattenere la signora nel tempio. Forse avremmo discusso ancora la situazione, rinviato l'iniziazione. Forse avremmo finito per convincerci che

non era adatta, che non poteva diventare una delle nostre Sorelle. Ma lei non ha voluto saperne di ascoltarci; ha dimostrato d'avere un carattere difficile, e allora ci siamo messi a litigare. Forse lei era convinta che l'americano fosse una brava persona ed è stata contenta di andarsene con lui. Non lo so. La prego, mi creda quando le dico che lui la tiene con sé nella sua casa nel Cambridgeshire, ma è lei che si è messa nelle sue mani. Sì, è proprio come le ho detto: la signora se l'è voluta.» «Mi sembri convinto che sia ancora là, nel Cambridgeshire.» «Come posso saperlo?» replicò Ratnadatta, stringendosi nelle spalle. «Ma lei m'ha detto che non è tornata a casa, e tutto induce a pensare che sia ancora con quell'uomo.» Barney rifletté brevemente. Pareva che l'indiano avesse proprio ragione. Certo che mentiva, cercando di scagionarsi, quando raccontava del ruolo avuto il sabato precedente, ma se si fosse inventato di sana pianta la storiella del colonnello americano con la speranza di allontanarlo, d'indurlo a corrergli dietro nel Cambridgeshire e dar la caccia ai fantasmi, allora avrebbe anche potuto dirgli che aveva visto Mary laggiù, ai Cedri. Il fatto che non l'avesse detto, che avesse parlato d'una semplice supposizione, logica finché si voleva, deponeva maggiormente a favore della sua sincerità. Per tutto il giorno Barney non aveva fatto altro che pensare al momento in cui avrebbe riaccompagnato Mary a casa sua, ma se non era più nel tempio di Cremorne, l'irruzione della polizia non aveva più alcuno scopo per quel che lo riguardava. Pareva che la cosa più sensata fosse quella di trarre le debite conclusioni dal racconto di Ratnadatta, pensando che non avesse mentito. Perciò, afferratolo per un braccio, intimò senza complimenti: «E sta bene. Rimonta in macchina, adesso». Sempre a testa rigida, Ratnadatta si volse e salì in macchina non senza qualche difficoltà, e quando Barney fu accanto a lui, domandò con ansia: «La prego, mylord, cosa pensa di fare di me?». «Vedrai» replicò bruscamente Barney. Nessuno dei due fiatò per circa dieci minuti, sino a quando Barney fermò l'auto davanti alla stazione di polizia di Fulham. Fattolo scendere, Barney lo spinse dentro e, mostrato il tesserino di riconoscimento, chiese del sergente di guardia. «Accuso quest'uomo del rapimento di una certa signora Margot Mauriac, perpetrato verso le diciotto di sabato trenta aprile» gli disse, quando il sottufficiale lo ricevette. «Non è vero» balbettò Ratnadatta, col volto color della cenere per la paura. «Questo uomo è pazzo. È armato e mi ha minacciato con una pisto-

non era adatta, che non poteva diventare una delle nostre Sorelle. Ma lei<br />

non ha voluto saperne di ascoltarci; ha dimostrato d'avere un carattere difficile,<br />

e allora ci siamo messi a litigare. Forse lei era convinta che l'americano<br />

fosse una brava persona ed è stata contenta di andarsene con lui. Non<br />

lo so. La prego, mi creda quando le dico che lui la tiene con sé nella sua<br />

casa nel Cambridgeshire, ma è lei che si è messa nelle sue mani. Sì, è proprio<br />

come le ho detto: la signora se l'è voluta.»<br />

«Mi sembri convinto che sia ancora là, nel Cambridgeshire.»<br />

«Come posso saperlo?» replicò Ratnadatta, stringendosi nelle spalle.<br />

«Ma lei m'ha detto che non è tornata a casa, e tutto induce a pensare che<br />

sia ancora con quell'uomo.»<br />

Barney rifletté brevemente. Pareva che l'indiano avesse proprio ragione.<br />

Certo che mentiva, cercando di scagionarsi, quando raccontava del ruolo<br />

avuto il sabato precedente, ma se si fosse inventato di sana pianta la storiella<br />

del colonnello americano con la speranza di allontanarlo, d'indurlo a<br />

corrergli dietro nel Cambridgeshire e dar la caccia ai fantasmi, allora avrebbe<br />

anche potuto dirgli che aveva visto Mary laggiù, ai Cedri. Il fatto<br />

che non l'avesse detto, che avesse parlato d'una semplice supposizione, logica<br />

finché si voleva, deponeva maggiormente a favore della sua sincerità.<br />

Per tutto il giorno Barney non aveva fatto altro che pensare al momento<br />

in cui avrebbe riaccompagnato Mary a casa sua, ma se non era più nel<br />

tempio di Cremorne, l'irruzione della polizia non aveva più alcuno scopo<br />

per quel che lo riguardava. Pareva che la cosa più sensata fosse quella di<br />

trarre le debite conclusioni dal racconto di Ratnadatta, pensando che non<br />

avesse mentito. Perciò, afferratolo per un braccio, intimò senza complimenti:<br />

«E sta bene. Rimonta in macchina, adesso».<br />

Sempre a testa rigida, Ratnadatta si volse e salì in macchina non senza<br />

qualche difficoltà, e quando Barney fu accanto a lui, domandò con ansia:<br />

«La prego, mylord, cosa pensa di fare di me?».<br />

«Vedrai» replicò bruscamente Barney.<br />

Nessuno dei due fiatò per circa dieci minuti, sino a quando Barney fermò<br />

l'auto davanti alla stazione di polizia di Fulham.<br />

Fattolo scendere, Barney lo spinse dentro e, mostrato il tesserino di riconoscimento,<br />

chiese del sergente di guardia. «Accuso quest'uomo del rapimento<br />

di una certa signora Margot Mauriac, perpetrato verso le diciotto di<br />

sabato trenta aprile» gli disse, quando il sottufficiale lo ricevette.<br />

«Non è vero» balbettò Ratnadatta, col volto color della cenere per la<br />

paura. «Questo uomo è pazzo. È armato e mi ha minacciato con una pisto-

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