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30.01.2013 Views

l'unica uscita dal tempio era quella che passava dal cortile e dal vicolo cieco, ma temendo che potessero essercene altre attraverso le casupole che confinavano col giardino, Thompson aveva deciso di far circondare tutta la zona. L'ispettore suggerì che lo seguisse quando, verso mezzanotte, avrebbero fatto irruzione nel tempio, Barney accettò volentieri, poi gli disse che, prima d'allora, voleva tendere un agguato a un satanista e catturarlo prima che entrasse perché doveva interrogarlo immediatamente. Thompson fece avvertire i poliziotti che picchettavano il vicolo ordinando che non intervenissero in nessun caso, Barney andò a nascondersi non lontano dai poliziotti e Thompson lo lasciò per andare a controllare lo schieramento in altri punti. Era da un pezzo che Barney sentiva un gran prurito, una voglia matta di dare una bella strigliata a Ratnadatta, e tutto induceva a credere che quel momento fosse venuto. Se Barney era andato lì con tanto anticipo sull'ora fissata per l'irruzione, lo aveva fatto soltanto per poter mettere le mani addosso all'indiano prima che potesse entrare nel tempio. Avendo spiato il luogo in precedenza, sapeva che il grosso dei satanisti sarebbe arrivato soltanto verso le nove e mezzo, ma l'altra volta ne aveva visti alcuni entrare nel vicolo, alla spicciolata, e anche un'auto, molto prima di quell'ora. La scena si ripeté quasi uguale anche quella sera. Le tenebre erano scese. Dal suo nascondiglio oltre la strada Barney aveva già visto diversi individui avvicinarsi, guardare furtivi a destra e a sinistra prima d'infilarsi nel vicolo. Fu solo quando mancavano dieci minuti alle nove che, voltatosi per controllare ancora una volta, scorse Ratnadatta che si avvicinava a piedi, senza alcuna fretta. Pareva che l'indiano obeso avanzasse baldanzoso, con la testa orgogliosamente alta quasi in atto di sfida, ma quando passò sotto un lampione, Barney comprese il perché di quel portamento accorgendosi di quella specie di collare bianco, simile a un'ingessatura, che lo costringeva a tenere la testa sollevata in quel modo. Quando l'indiano fu a una decina di passi dal vicolo, Barney attraversò la strada e lo seguì. Fatta una dozzina di passi ancora, l'ombra del vicolo li inghiottì e, affrettato il passo e raggiuntolo, Barney gli batté qualche colpetto su una spalla e inscenò subito la commedia che aveva predisposto: «Lei è preso! Fermo là, signor Ratnadatta!». L'indiano si fermò di botto e si girò, visibilmente innervosito. «Chi è lei?» domandò. «Cosa significa questa storia?»

«Ma sono Lord Lame!» rispose Barney, amabilmente. «Come! Non si ricorda di me? Ci siamo incontrati due o tre volte in casa della signora Wardeel. Non la tratterò più d'un minuto, ma volevo scambiare qualche parola con lei.» «Non è il momento più opportuno. Non si può.» «Per me, sì» replicò Barney, con una risatina sarcastica. «Forse non lo crederà, ma mi diverto a fare un pochino il poliziotto. Mi dispiace di disturbarla e tutto il resto, ma essendo riuscito a seguirla sin qui, adesso voglio sapere cosa succede in quella grande casa in fondo al vicolo.» «E una cosa che non la riguarda» replicò Ratnadatta, irritatissimo. «Lei non ha alcun diritto di chiederlo. Mi lasci andare.» «È vero, non ne ho il diritto» replicò Barney, divertito. «Però muoio dalla voglia di scoprirlo e, se non le dispiace, questa sera vengo con lei» aggiunse, tirando fuori la pistola e mettendogliela sotto il naso. «Vede? Ho il mio lasciapassare e con questa nessuno mi fermerà. Se lei ci prova si becca una pallottola, Ahahahaha!» L'indiano rinculò d'un passo, ma Barney fu lesto ad afferrarlo per un braccio. «Ho lasciato l'auto fuori dal vicolo. Venga con me. In auto potremo discutere tranquillamente, mentre ci fumiamo una sigaretta. Lei mi racconterà tutto e, vedrà, non la tratterrò più di qualche minuto. Venga, muoviamoci.» Come Barney sperava, Ratnadatta lo prese per un figlio di papà, magari protetto da qualcuno e sicuro di farla franca dopo quella bravata; un povero imbecille che era meglio assecondare evitando una scenata a due passi dal tempio sul quale non voleva attirare l'attenzione. Anche Barney si era proposto di evitare una scenata e aveva improvvisato quella messinscena. Mentre s'avviavano verso la sua auto, immaginava l'indiano che doveva lavorare febbrilmente di cervello alla ricerca d'una Storiella credibile, accettabile, che non destasse sospetti e che contenesse quel tanto di mistico sufficiente a non suscitare diffidenze in quella specie di svitato che non lo mollava. Appena saliti in macchina, Barney mise in moto e partì. «Ehi!» sbottò Ratnadatta. «Ma cosa fa? Dove ha intenzione di portarmi?» «A fare un giro» replicò prontamente Barney. «Voglio portarla in un posto dove poter parlare senza che nessuno ci interrompa, ma la riporterò indietro in meno di dieci minuti.» «Si fermi!» strillò l'indiano. «Non ho nessuna intenzione di venire con

l'unica uscita dal tempio era quella che passava dal cortile e dal vicolo cieco,<br />

ma temendo che potessero essercene altre attraverso le casupole che<br />

confinavano col giardino, Thompson aveva deciso di far circondare tutta la<br />

zona.<br />

L'ispettore suggerì che lo seguisse quando, verso mezzanotte, avrebbero<br />

fatto irruzione nel tempio, Barney accettò volentieri, poi gli disse che, prima<br />

d'allora, voleva tendere un agguato a un <strong>satanista</strong> e catturarlo prima che<br />

entrasse perché doveva interrogarlo immediatamente. Thompson fece avvertire<br />

i poliziotti che picchettavano il vicolo ordinando che non intervenissero<br />

in nessun caso, Barney andò a nascondersi non lontano dai poliziotti<br />

e Thompson lo lasciò per andare a controllare lo schieramento in altri<br />

punti.<br />

Era da un pezzo che Barney sentiva un gran prurito, una voglia matta di<br />

dare una bella strigliata a Ratnadatta, e tutto induceva a credere che quel<br />

momento fosse venuto. Se Barney era andato lì con tanto anticipo sull'ora<br />

fissata per l'irruzione, lo aveva fatto soltanto per poter mettere le mani addosso<br />

all'indiano prima che potesse entrare nel tempio. Avendo spiato il<br />

luogo in precedenza, sapeva che il grosso dei satanisti sarebbe arrivato soltanto<br />

verso le nove e mezzo, ma l'altra volta ne aveva visti alcuni entrare<br />

nel vicolo, alla spicciolata, e anche un'auto, molto prima di quell'ora.<br />

La scena si ripeté quasi uguale anche quella sera. Le tenebre erano scese.<br />

Dal suo nascondiglio oltre la strada Barney aveva già visto diversi individui<br />

avvicinarsi, guardare furtivi a destra e a sinistra prima d'infilarsi nel vicolo.<br />

Fu solo quando mancavano dieci minuti alle nove che, voltatosi per<br />

controllare ancora una volta, scorse Ratnadatta che si avvicinava a piedi,<br />

senza alcuna fretta.<br />

Pareva che l'indiano obeso avanzasse baldanzoso, con la testa orgogliosamente<br />

alta quasi in atto di sfida, ma quando passò sotto un lampione,<br />

Barney comprese il perché di quel portamento accorgendosi di quella specie<br />

di collare bianco, simile a un'ingessatura, che lo costringeva a tenere la<br />

testa sollevata in quel modo.<br />

Quando l'indiano fu a una decina di passi dal vicolo, Barney attraversò<br />

la strada e lo seguì. Fatta una dozzina di passi ancora, l'ombra del vicolo li<br />

inghiottì e, affrettato il passo e raggiuntolo, Barney gli batté qualche colpetto<br />

su una spalla e inscenò subito la commedia che aveva predisposto:<br />

«Lei è preso! Fermo là, signor Ratnadatta!».<br />

L'indiano si fermò di botto e si girò, visibilmente innervosito. «Chi è<br />

lei?» domandò. «Cosa significa questa storia?»

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