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trascorrere il pomeriggio sulla spiaggia. Dall'altra direzione non apparve nessuno. Verso le tre tutti gli uomini appostati lassù incominciarono a risentire la tensione dell'attesa. Mezz'ora dopo Verney incominciò a temere che Lothar non si sarebbe fatto vivo. Verso le quattro era deluso e già stava per rassegnarsi, ma decise di concedergli un'altra mezz'ora. Quella mezz'ora parve interminabile, ma il colonnello si trattenne e attese ancora cinque minuti prima di darsi per vinto e segnalare agli uomini appostati che potevano uscire dai loro nascondigli. Quando Forsby vide i suoi uomini sbucare sulla collina, ordinò all'autocarro d'andare a prenderli, poi, assieme a Barney, andò a recuperare Verney e Khune. Quando i due salirono sulla sua auto, il maggiore brontolò, rassegnato: «Be', non è la prima volta che aspetto inutilmente, e non sarà nemmeno l'ultima. Secondo me, Lothar deve aver fiutato la trappola». «Tu l'hai detto, amico» replicò C.B. «Mi chiedo quale sarà la sua prossima mossa» disse Barney. «Dio solo può saperlo» replicò Verney, con voce per la prima volta leggermente irritata. «Comunque, a questo punto è inutile per noi rimanere qui più a lungo. Torneremo a Londra appena possibile.» «Ci vorrà un po' di tempo prima di approntare il vostro aereo» disse Forsby. «Oggi avete mangiato appena un panino. Ora vi propongo d'ingannare l'attesa mangiando qualcosa di sostanzioso al club.» «Grazie, Dick. Accetto volentieri il tuo invito.» Quando svoltarono nel Viale degli Scapoli, fu ancora il maggiore a rompere il cupo silenzio che era sceso fra loro: «Scendo qui. Sullivan può guidare e Khune gli mostrerà la strada per raggiungere il circolo. Io, intanto, avvertirò il tuo pilota di preparare al più presto l'aereo, dirò a Harlow di fare i vostri bagagli e di portarli al circolo fra una mezz'oretta. Khune, vuol farli lei gli onori di casa, sino a quando vi raggiungerò?». «Con piacere» rispose lo scienziato. Forsby scese e Barney, preso il volante, seguì le indicazioni di Otto. Quando, fatto il giro, tornarono a costeggiare il giardino davanti alla sede del comando, Otto disse: «Ci vorrà un'ora circa, prima che trovino il vostro pilota e approntino l'aereo. Accade sempre così. Vi interesserebbe visitare il mio laboratorio per vedere su cosa vuol mettere le mani quel porco di mio fratello? Non impiegheremo più di dieci minuti». «Sì, volentieri» rispose Verney. «Magari non ci capirò niente, ma m'interessa vedere il propellente che può lanciare nello spazio razzi enormi a
migliaia e migliaia di chilometri.» Khune indirizzò Barney, facendogli aggirare uno di quegli edifici moderni di vetro e d'acciaio, lo fece parcheggiare davanti a un ingresso indicato a grosse lettere con la sigla A CINQUE. Come ogni giorno festivo, il portone era chiuso e Otto dovette suonare il campanello. Trascorsero alcuni minuti prima che un uomo robusto, in uniforme azzurra, venisse ad aprire. Appena aperto, sbirciò Otto e sgranò tanto d'occhi, quasi fosse incapace di credere a ciò che vedeva, poi esclamò: «Dio benedetto. Signore, è forse precipitato?». «lo precipitato?» domandò Khune, confuso. «Ma cosa dice?» «Ma... per un istante ho pensato che fosse un fantasma. È partito per la Scozia meno d'un'ora e mezzo fa!» «lo sono partito per la Scozia?» «Sì, signore. Lei è venuto qui verso le due e mezzo. Ordine speciale, mi ha detto: devo recarmi urgentemente nella nostra base delle Ebridi. Io ho rintracciato Tommy Carden e l'ho aiutato a caricare venti taniche prelevate dal magazzino su un vagoncino col quale Tommy ha portato anche lei sino al parcheggio degli aerei. Quand'è tornato, ha detto che lei voleva consegnarlo di persona e che è partito con l'aereo e col carico. Ha detto proprio così.» Verney, Barney e Khune fissavano imbambolati il militare, ma in tutti e tre s'era affacciato il medesimo sospetto: Lothar non aveva pensato affatto di recarsi all'appuntamento a Lone Tree Hill. Quello era stato soltanto uno stratagemma per allontanare Otto dalla base per buona parte del pomeriggio. Riuscito in quell'intento, era arrivato li in aereo e non gli era stato difficile farsi passare per Otto. Non era riuscito a carpire la formula, ma aveva fatto di meglio: se l'era svignata con venti taniche di carburante speciale, pronto per l'uso. 17 Triste ritorno Verney fu il primo a capire che doveva fermare Otto prima che si lasciasse andare, prima che si lasciasse sfuggire qualche frase che avrebbe potuto essere interpretata chissà come e suscitare un vespaio di chiacchiere nella base, perciò intervenne subito per sviare il discorso: «Credo proprio che dovremo rinviare la visita al laboratorio, signor Khune. Prima dobbiamo raggiungere la pista e dopo, forse, potremo seguirla nel suo laborato-
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non si sarebbe fatto vivo. Verso le quattro era deluso e già stava per rassegnarsi,<br />
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Quella mezz'ora parve interminabile, ma il colonnello si trattenne e attese<br />
ancora cinque minuti prima di darsi per vinto e segnalare agli uomini<br />
appostati che potevano uscire dai loro nascondigli.<br />
Quando Forsby vide i suoi uomini sbucare sulla collina, ordinò all'autocarro<br />
d'andare a prenderli, poi, assieme a Barney, andò a recuperare Verney<br />
e Khune. Quando i due salirono sulla sua auto, il maggiore brontolò,<br />
rassegnato: «Be', non è la prima volta che aspetto inutilmente, e non sarà<br />
nemmeno l'ultima. Secondo me, Lothar deve aver fiutato la trappola».<br />
«Tu l'hai detto, amico» replicò C.B.<br />
«Mi chiedo quale sarà la sua prossima mossa» disse Barney.<br />
«Dio solo può saperlo» replicò Verney, con voce per la prima volta leggermente<br />
irritata. «Comunque, a questo punto è inutile per noi rimanere<br />
qui più a lungo. Torneremo a Londra appena possibile.»<br />
«Ci vorrà un po' di tempo prima di approntare il vostro aereo» disse<br />
Forsby. «Oggi avete mangiato appena un panino. Ora vi propongo d'ingannare<br />
l'attesa mangiando qualcosa di sostanzioso al <strong>club</strong>.»<br />
«Grazie, Dick. Accetto volentieri il tuo invito.»<br />
Quando svoltarono nel Viale degli Scapoli, fu ancora il maggiore a rompere<br />
il cupo silenzio che era sceso fra loro: «Scendo qui. Sullivan può guidare<br />
e Khune gli mostrerà la strada per raggiungere il circolo. Io, intanto,<br />
avvertirò il tuo pilota di preparare al più presto l'aereo, dirò a Harlow di fare<br />
i vostri bagagli e di portarli al circolo fra una mezz'oretta. Khune, vuol<br />
farli lei gli onori di casa, sino a quando vi raggiungerò?».<br />
«Con piacere» rispose lo scienziato.<br />
Forsby scese e Barney, preso il volante, seguì le indicazioni di Otto.<br />
Quando, fatto il giro, tornarono a costeggiare il giardino davanti alla sede<br />
del comando, Otto disse: «Ci vorrà un'ora circa, prima che trovino il vostro<br />
pilota e approntino l'aereo. Accade sempre così. Vi interesserebbe visitare<br />
il mio laboratorio per vedere su cosa vuol mettere le mani quel porco di<br />
mio fratello? Non impiegheremo più di dieci minuti».<br />
«Sì, volentieri» rispose Verney. «Magari non ci capirò niente, ma m'interessa<br />
vedere il propellente che può lanciare nello spazio razzi enormi a