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30.01.2013 Views

L'auto filava silenziosa. Mentre s'avvicinavano a Fulham Road, il colonnello disse: «Per domattina, comunque... Non è che lei ne profitterà per lasciarmi con un palmo di naso, vero?». «Ma che idea!» protestò Mary. Poi, per rassicurarlo, decise di calcare la mano e, sbottata in una risatina, da donna che non si fa tanti scrupoli quando si tratti di divertirsi, mentì: «Quella sera di quindici giorni fa, quando l'ho vista per la prima volta, mi sono detta che era l'uomo dei miei sogni. Scommetterei che lei è un amante formidabile. Come vorrei che non tornasse a quella cerimonia per poter rimanere con lei tutta la notte!». Due minuti dopo l'auto percorreva il lato destro dei giardini ovali sui quali s'affacciano le case dei Boltons. Raggiunta la fine dei giardini, invece di voltare in Gilston Road, il colonnello sterzò imboccando il viale che tornava indietro dall'altra parte dei giardini. «Ehi!» esclamò Mary, subito allarmata. «Ma cosa fa. Non è questa la strada.» «Lo so anch'io che non è questa la strada» brontolò il colonnello. «Però ci ho ripensato. Sacrificando qualcosa più accettabile d'un montone, riportandola indietro da Abaddon domattina, posso farmi perdonare per aver disertato la festa di questa notte. È così che ho deciso di giocare la partita.» «Ma...» balbettò Mary, soffocando, ora che tutte le paure appena dileguate tornavano improvvise, più minacciose di prima. «Ma dove vuole portarmi?» «Da qualche parte, in campagna. Io sono di base vicino a Cambridge, ma non abito in caserma. Ho preso in affitto una bella villa appartata e ben protetta. Ci saremo non più tardi delle undici e mezzo e così lei potrà soddisfare il suo desiderio. Per quello che mi riguarda, voglio offrirle una nottata che non dimenticherà più per tutta la vita.» 16 La trappola Quello stesso sabato, ignaro della sorte toccata a Mary, Barney si recò al Club Esercito e Marina, dove gli aveva dato appuntamento il suo capo. Appena entrato, il portiere gli disse che il colonnello lo attendeva nel salotto per fumatori, e, depositata la valigia, Barney salì lo splendido scalone che portava al primo piano. Come tutti i sabati, la grande sala eoi suoi divani di cuoio e le molte comode poltrone era quasi deserta. Verney aveva preso posto a un tavolo accanto a una finestra e aveva da-

vanti a sé un bicchiere di gin rosato e una pinta di Pimm's destinata a Barney. Di regola, il colonnello non pranzava mai solo, per non sciupare quella che gli sembrava la parte più serena della giornata. Quando non aveva appuntamenti con altri ufficiali o con qualche personalità politica, con qualche alto burocrate, invitava invariabilmente qualcuno dei suoi più giovani collaboratori e profittava di quei contatti per conoscerli meglio, per indurli a considerarlo un amico oltre che un superiore. «Ecco qui la sua bevanda preferita» disse Verney, mettendogli il boccale davanti mentre Barney sedeva. Barney prese la pinta di Pimm's e sorrise. «Che memoria ha lei, signore. Non s'è dimenticato che questa è la mia bibita preferita.» «Rientra nel menù» replicò laconicamente il colonnello. «A proposito, cambiamo argomento... Farnborough ha sistemato tutto per noi. Due volte alla settimana un aereo porta documenti segreti, materiali e altro alla base giù nel Galles. Dovevano mandarne uno domattina per riportare a Londra le teste d'uovo americane che sono in visita alla base. L'aereo parte oggi per portare noi e attenderà sino a domattina per riportare indietro gli americani. Ho detto che saremo a Farnborough verso le quindici e trenta, perciò abbiamo tutto il tempo per pranzare senza fretta.» Il pranzo era delizioso. Mangiando, Barney e Verney riandavano alle vicissitudini di Otto Khune e di suo fratello Lothar. Poco prima del dessert discussero, piuttosto preoccupati, del rischio che avrebbero dovuto correre nel caso che Otto avesse dovuto consegnare al fratello la formula segreta in una landa deserta, dove le forze dell'ordine avrebbero potuto assistere allo scambio soltanto da lontano. Alzatisi da tavola senza aver trovato una soluzione, dovettero convenire che era un esercizio futile tentar di valutare a priori il rischio che Lothar riuscisse a fuggire con la formula segreta, che prima d'assillarsi inutilmente tanto valeva controllare il luogo fissato per l'incontro. L'auto attendeva davanti all'ingresso. Il colonnello disse all'autista di portarlo al Centro Sperimentale dell'Aeronautica a Farnborough, dove trovarono già pronto un sei posti che, riscaldati i motori, decollò per portarli nel Galles. Per quasi tutto il tempo volarono fra le nubi, ma verso le diciassette squarci sempre più frequenti svelarono la catena dei Monti Cambriani. Poco dopo l'aereo incominciò a scendere di quota e agli occhi dei due passeggeri apparve un tratto di costa frastagliata, desolata, lungo la quale, per miglia e miglia, non si scorgevano case né edifici tranne quelli della

L'auto filava silenziosa. Mentre s'avvicinavano a Fulham Road, il colonnello<br />

disse: «Per domattina, comunque... Non è che lei ne profitterà per lasciarmi<br />

con un palmo di naso, vero?».<br />

«Ma che idea!» protestò Mary. Poi, per rassicurarlo, decise di calcare la<br />

mano e, sbottata in una risatina, da donna che non si fa tanti scrupoli quando<br />

si tratti di divertirsi, mentì: «Quella sera di quindici giorni fa, quando<br />

l'ho vista per la prima volta, mi sono detta che era l'uomo dei miei sogni.<br />

Scommetterei che lei è un amante formidabile. Come vorrei che non tornasse<br />

a quella cerimonia per poter rimanere con lei tutta la notte!».<br />

Due minuti dopo l'auto percorreva il lato destro dei giardini ovali sui<br />

quali s'affacciano le case dei Boltons. Raggiunta la fine dei giardini, invece<br />

di voltare in Gilston Road, il colonnello sterzò imboccando il viale che<br />

tornava indietro dall'altra parte dei giardini.<br />

«Ehi!» esclamò Mary, subito allarmata. «Ma cosa fa. Non è questa la<br />

strada.»<br />

«Lo so anch'io che non è questa la strada» brontolò il colonnello. «Però<br />

ci ho ripensato. Sacrificando qualcosa più accettabile d'un montone, riportandola<br />

indietro da Abaddon domattina, posso farmi perdonare per aver disertato<br />

la festa di questa notte. È così che ho deciso di giocare la partita.»<br />

«Ma...» balbettò Mary, soffocando, ora che tutte le paure appena dileguate<br />

tornavano improvvise, più minacciose di prima. «Ma dove vuole<br />

portarmi?»<br />

«Da qualche parte, in campagna. Io sono di base vicino a Cambridge, ma<br />

non abito in caserma. Ho preso in affitto una bella villa appartata e ben<br />

protetta. Ci saremo non più tardi delle undici e mezzo e così lei potrà soddisfare<br />

il suo desiderio. Per quello che mi riguarda, voglio offrirle una nottata<br />

che non dimenticherà più per tutta la vita.»<br />

16<br />

La trappola<br />

Quello stesso sabato, ignaro della sorte toccata a Mary, Barney si recò al<br />

Club Esercito e Marina, dove gli aveva dato appuntamento il suo capo.<br />

Appena entrato, il portiere gli disse che il colonnello lo attendeva nel salotto<br />

per fumatori, e, depositata la valigia, Barney salì lo splendido scalone<br />

che portava al primo piano. Come tutti i sabati, la grande sala eoi suoi divani<br />

di cuoio e le molte comode poltrone era quasi deserta.<br />

Verney aveva preso posto a un tavolo accanto a una finestra e aveva da-

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