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30.01.2013 Views

«Signora, ha avuto fortuna. Se fossi arrivato qualche minuto prima, sarei passato senza sentirla e lei avrebbe potuto sgolarsi finché voleva.» Mary stava ancora inginocchiata davanti a lui, gli stringeva le ginocchia e teneva il viso nascosto fra le sue gambe. «Non mi abbandoni» implorò. «Per l'amor di Dio, non mi lasci sola con lui. Mi porti con sé nella stanza dove deve cambiarsi.» «Si alzi, che possa dare un'occhiata» ordinò l'americano. Alzatasi, Mary indietreggiò d'un passo perché lui potesse vederla. Quei due occhi neri la squadrarono da capo a piedi, poi si fissarono sul suo volto. Da quelle labbra sottili uscì un fischio d'ammirazione: «Accidenti, che spettacolo, che Lucifero ci benedica! Se non mi sbaglio, lei è la neofita che ha prestato giuramento appena due settimane fa». Mary annuì. «Sì. E quando lei mi ha baciata; mi ha sollevato addirittura da terra.» «Proprio così. Ora ricordo. Ma lei, allora, era mascherata e io non ho potuto vederla in faccia. Sì, con lei potrei farci cinquemila dollari sul mercato sudamericano» brontolò, socchiudendo gli occhi. «Vediamo anche il retro, adesso. Si volti.» Mary si volse, obbediente. Dopo averla studiata per qualche secondo, il colonnello commentò: «Nemmeno la minima pecca. Lei è proprio la mercanzia che cercavo...». Datale una pacca sulle natiche, scoppiò in una risata sonora, poi le disse: «Vada a prendere la sua roba e si vesta. Svelta». Mary scattò per obbedire. L'affermazione che ne avrebbe ricavato un bel gruzzolo vendendola nella tratta delle bianche sul mercato sudamericano non era fatta per ispirarle fiducia come possibile salvatore, però le aveva detto di rivestirsi, e quello significava che, invece di condurla nel tempio, pensava di portarla via da quel luogo maledetto. Erano soltanto le ventidue, e una volta nelle strade di Londra forse le si sarebbe presentata l'occasione per liberarsi anche di lui. Per il momento le premeva soltanto di fuggire da quello schifoso indiano e, senza esitare, Mary corse all'armadio, lo spalancò e prese le sue cose. Da un po', Ratnadatta taceva. Era rimasto osservatore muto, in ascolto di quanto dicevano, ma a quel punto intervenne e si rivolse all'americano: «Vuoi dirmi, prego, cosa pensi di fare?». «Figliolo» replicò l'altro, ridendo «voglio farti lo sgambetto. E tanto perché ti si possano schiarire le idee, sappi che quella giuditta lì non la voglio spartire con nessuno. È troppo buona e me la porto via con me.» «Non puoi fare questo. È proibito.»

«Fa' tutto quello che vuoi» replicò il colonnello, ghignando. «L'hai detto tu!» «Ma c'è un accordo fra di noi. Tu stesso l'hai detto prima. Ricordi?» «E con questo?» «Se fai quello che pensi di fare, tu derubi questa Loggia di una donna che vi è stata fatta neofita, e Abaddon te la farà pagare cara.» «All'inferno anche Abaddon. Io ho la mia Loggia personale negli Stati Uniti, e sono un pezzo grosso come lui, né più né meno.» «Ma questa notte è la festa dell'obbligazione. Assistervi è un dovere verso il Nostro Signore Satana. Non sono ammesse scuse.» Mary stava vestendosi in fretta. Guardò l'americano e su quel volto abbronzato lesse un'ombra di incertezza. Il pensiero che potesse cedere e lasciarla nelle grinfie di Ratnadatta la paralizzò e, rigida, con la sottana ancora slacciata alla cintola, rimase a fissarlo senza fiatare. Ratnadatta, intanto, incalzava: «Inoltre, tutto è pronto per la sua iniziazione. Se tu la porti via, privi la Fratellanza di una nuova sorella. Forse di una molto preziosa». «La sua iniziazione può aspettare. Ce n'è di tempo, ancora! È neofita da due settimane soltanto! «Non importa. È stata decretata per questa sera e il suo nome dev'essere dato al Grande Ariete, che è il padrone di Abaddon e anche il tuo, il padrone di tutti noi. Accorgendosi della sua assenza, il Grande Ariete vorrà sapere perché. Quando glielo diranno, gli basterà un attimo di concentrazione per scoprire il posto dove l'avrai portata, e allora getterà una potente maledizione su di te.» L'americano scosse la testa: «Figliolo, qui sbagli di grosso. Il Grande Ariete non scaglierà una "nera" su di me solo perché ritardo l'iniziazione di una neofita. Dovrei farla molto, ma molto più grossa perché si decidesse a "sporcarmi", visto che ha bisogno d'un aiuto che io, e io soltanto, posso dargli, per un progetto che gli frulla nella testa». «Se è così, sei fortunato. Ma cosa ne dici della festa dell'obbligazione?» insistette Ratnadatta. «Forse ti perdoneranno per aver impedito l'iniziazione di una neofita, ma non certo per la tua assenza alla festa. E questa donna, cosa potrebbe offrirti mai che sia un compenso adeguato alle conseguenze che ti attendono? Perché hai tanta fretta? Rischiare troppo per avere qualcosa che potresti ottenere lo stesso in breve tempo, è il colmo della pazzia.» Mary capiva che le argomentazioni di Ratnadatta facevano colpo sul co-

«Fa' tutto quello che vuoi» replicò il colonnello, ghignando. «L'hai detto<br />

tu!»<br />

«Ma c'è un accordo fra di noi. Tu stesso l'hai detto prima. Ricordi?»<br />

«E con questo?»<br />

«Se fai quello che pensi di fare, tu derubi questa Loggia di una donna<br />

che vi è stata fatta neofita, e Abaddon te la farà pagare cara.»<br />

«All'inferno anche Abaddon. Io ho la mia Loggia personale negli Stati<br />

Uniti, e sono un pezzo grosso come lui, né più né meno.»<br />

«Ma questa notte è la festa dell'obbligazione. Assistervi è un dovere verso<br />

il Nostro Signore Satana. Non sono ammesse scuse.»<br />

Mary stava vestendosi in fretta. Guardò l'americano e su quel volto abbronzato<br />

lesse un'ombra di incertezza. Il pensiero che potesse cedere e lasciarla<br />

nelle grinfie di Ratnadatta la paralizzò e, rigida, con la sottana ancora<br />

slacciata alla cintola, rimase a fissarlo senza fiatare.<br />

Ratnadatta, intanto, incalzava: «Inoltre, tutto è pronto per la sua iniziazione.<br />

Se tu la porti via, privi la Fratellanza di una nuova sorella. Forse di<br />

una molto preziosa».<br />

«La sua iniziazione può aspettare. Ce n'è di tempo, ancora! È neofita da<br />

due settimane soltanto!<br />

«Non importa. È stata decretata per questa sera e il suo nome dev'essere<br />

dato al Grande Ariete, che è il padrone di Abaddon e anche il tuo, il padrone<br />

di tutti noi. Accorgendosi della sua assenza, il Grande Ariete vorrà sapere<br />

perché. Quando glielo diranno, gli basterà un attimo di concentrazione<br />

per scoprire il posto dove l'avrai portata, e allora getterà una potente<br />

maledizione su di te.»<br />

L'americano scosse la testa: «Figliolo, qui sbagli di grosso. Il Grande Ariete<br />

non scaglierà una "nera" su di me solo perché ritardo l'iniziazione di<br />

una neofita. Dovrei farla molto, ma molto più grossa perché si decidesse a<br />

"sporcarmi", visto che ha bisogno d'un aiuto che io, e io soltanto, posso<br />

dargli, per un progetto che gli frulla nella testa».<br />

«Se è così, sei fortunato. Ma cosa ne dici della festa dell'obbligazione?»<br />

insistette Ratnadatta. «Forse ti perdoneranno per aver impedito l'iniziazione<br />

di una neofita, ma non certo per la tua assenza alla festa. E questa donna,<br />

cosa potrebbe offrirti mai che sia un compenso adeguato alle conseguenze<br />

che ti attendono? Perché hai tanta fretta? Rischiare troppo per avere<br />

qualcosa che potresti ottenere lo stesso in breve tempo, è il colmo della<br />

pazzia.»<br />

Mary capiva che le argomentazioni di Ratnadatta facevano colpo sul co-

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