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club satanista - Thule-italia.net

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Ce l'avrebbe fatta ad afferrarla prima che lui...<br />

Quella breve esitazione le fu fatale. Mentre Mary balzava in avanti per<br />

afferrare la sedia, Ratnadatta, rimessosi in ginocchio, le sferrò un pugno<br />

con quanta forza aveva, colpendola allo stomaco.<br />

Mary si piegò in avanti boccheggiando. Rialzatosi, Ratnadatta la afferrò<br />

per le spalle e, fattala piroettare su se stessa, la scagliò ancora sul letto.<br />

Senza fiato, mezzo stordita, Mary non era più in grado di difendersi, nemmeno<br />

di muoversi. Ratnadatta le stava sopra e fissandola con occhi fiammeggianti,<br />

col volto insanguinato, sibilava: «Puttana bianca! Puttana bianca!».<br />

La volontà di lottare ancora, di non cedere le ritornò quando Ratnadatta<br />

le si buttò addosso. Ma le forze mancavano e lacrime di rabbia rigavano le<br />

sue guance, la mente era come intorpidita. Mary si rendeva vagamente<br />

conto che non si sarebbe sentita decente mai più, che dopo quell'esperienza<br />

non sarebbe mai più stata una donna pulita. L'idea di sopportare la vita dopo<br />

quella degradazione subita a causa d'una follia era insopportabile. Droga<br />

o non droga, come avrebbe potuto vivere col rimorso d'aver provocato<br />

l'assassino di suo marito a diventare il proprio amante? Le restava una soluzione<br />

soltanto: uccidersi, appena si fosse liberata da quell'infame. Il Tamigi<br />

scorreva a qualche centinaio di metri appena da quella casa maledetta.<br />

Sì, ci sarebbe andata subito e si sarebbe gettata nel fiume.<br />

Il respiro ritornava, e col respiro un poco delle energie perdute. Aperta la<br />

bocca, Mary scattò su col viso, i suoi denti si strinsero sul labbro inferiore<br />

dell'indiano che urlò per il dolore, ma lasciate le spalle, la strinse con tutt'e<br />

due le mani alla gola.<br />

Per la seconda volta quella sera Mary si sentì sul punto di finire strangolata.<br />

I pollici dell'indiano le stringevano la carotide, la costringevano ad<br />

aprire la bocca per cercar di respirare. Ratnadatta scostò la testa e imprecò<br />

ancora nella sua lingua.<br />

La forza ritornava. Mary ritentò ancora una volta, ma per quanto scalciasse<br />

non riuscì a scrollarselo di dosso. Ratnadatta la stringeva sempre più<br />

forte e Mary si sfiatava dibattendosi vanamente. E Ratnadatta, adesso, la<br />

fissava con due occhi neri come carboni...<br />

Rammentando con quanta facilità l'avesse ammansita Onorio poco prima,<br />

Mary comprese che l'indiano tentava d'ipnotizzarla per possederla a<br />

qualsiasi costo. Chiuse subito gli occhi e rinnovò gli sforzi per liberarsi.<br />

Rabbia, schifo, disperazione si combinarono in un solo impulso e, aperta la<br />

bocca, urlò con quanto fiato le era rimasto: «Oh Dio, aiuto. Salvatemi!

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