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30.01.2013 Views

Quando si ridestò, Mary era sola. Un tepore delizioso la pervadeva tutta, il contatto delle lenzuola di batista era come una carezza sulla sua pelle nuda, il profumo che le aveva messo Onorio preparandola per ricevere Mister X era più penetrante che mai. La droga aveva stimolato tutti i suoi sensi. Con la pigra sensualità d'un gatto Mary s'accomodò meglio fra le coltri per appisolarsi per qualche minuto ancora. In quella specie di dormiveglia le tornavano alla mente tutti gli avvenimenti di quella sera, e Mary non sentiva alcun impulso che la spingesse a balzar giù dal letto, a fuggire. Una specie di fatalismo dominava la sua volontà. Era riuscita, o quasi, nel compito che si era imposto. Se fosse riuscita a non destare sospetti, se avesse potuto spiarli ancora, alla fine sarebbe riuscita ad avere la meglio sugli individui che l'avevano intrappolata. Le scarpe di Teddy accusavano senza via di scampo Ratnadatta e il fatto che non fosse riuscita a farlo arrestare quella sera stessa non aveva poi molta importanza. La soddisfazione negatale provvisoriamente, se la sarebbe presa l'indomani. Ma per riuscirci avrebbe dovuto pagare quel prezzo che aveva tacitamente accettato sin dall'inizio. Sì, adesso si rivelava più oneroso di quel che avesse pensato, ma Onorio aveva detto la verità affermando che non eccedeva le sue risorse. Sì, sarebbe stata dura sopportare gli amplessi di certi individui, ma Onorio aveva promesso di parlare con Abaddon perché cercasse di evitarglieli. E dopotutto, quando ci si doveva abbandonare a certi amplessi, ogni uomo era simile all'altro. Ciò premesso, cosa poteva importarle mai se, invece di giacere tutta la notte con un uomo solo, avesse dovuto farlo con più d'uno? Mary rammentava un episodio degli anni tristi di Dublino: alcuni giovanotti erano entrati nel club dove lei lavorava, decisi a fare baldoria. Dopo la chiusura, due di loro l'avevano portata in un appartamento e lì si eran messi a giocare a pocker i loro vestiti. Dopo un po' erano rimasti quasi nudi tutti e tre e, ridendo, scherzando, uno l'aveva portata a letto e aveva spento la luce. Pochi minuti dopo era entrato anche l'altro, e siccome quella sera aveva bevuto parecchio, lei se n'era infischiata. I due giovanotti erano amici di Barney. Ricordandosi di lui, Mary si chiese cosa stesse facendo in quel momento. Secondo lei, se ne stava pacifico e beato in qualche albergo dì campagna assieme a una bella donna compiacente, per la quale non aveva esitato a piantare in asso lei. Ma non

erano ancora le ventidue: forse se ne stavano ancora in salotto o chissà dove, conversando piacevolmente in attesa di quel che doveva venire, sorseggiando liquori o caffè, scambiandosi banalità, ma col pensiero fisso al dopo. E Barney la guardava e le sorrideva, le sussurrava cose senza senso e la incantava. Che pazza era stata lasciandosi sedurre una seconda volta! Come se un uomo potesse mutare carattere così. E lei si era convinta che fosse cambiato; in cuor suo sapeva d'averlo perdonato per il male ricevuto. Le aveva chiesto d'uscire con lui per quel fine settimana e lei aveva accettato convincendosi che lo faceva per vendicarsi; avrebbe cercato di trastullarsi con l'idea di rivelargli la verità all'ultimo minuto e adesso capiva che non ne avrebbe fatto nulla, ma gli si sarebbe data ancora. Sapeva che non avrebbe trovato la forza di resistergli, di negarglisi perché lo desiderava più di qualunque uomo che avesse mai conosciuto. Ora non poteva accadere più. Barney aveva mostrato ancora una volta il suo vero volto. Quella constatazione le sarebbe servita in futuro, per resistere alle tentazioni di diventare il suo zimbello. Non gli avrebbe permesso di rovinarle l'esistenza e quando lunedì le si fosse presentato, magari contrito e pieno di scuse, avrebbe replicato a muso duro che di lui ne aveva abbastanza. E che si passasse pure la mano fra quella ciocca di riccioli penzolante sulla fronte, magari sino a staccarsela, che a lei non importava un bel niente. Con Barney era finita e tanto valeva non pensarci più. Mary si stiracchiò pigramente. Come avrebbe voluto giacere lì per sempre, in quel letto confortevole... Ma non così sola. Desiderava qualcuno che le tenesse compagnia, con cui ridere e conversare, voleva essere coccolata e carezzata. Se un qualche sconosciuto, bello, attraente, fosse entrato in quel momento, lo avrebbe accolto a braccia aperte. Forse sulle prime avrebbe finto d'essere intimidita, un poco spaventata, ma niente più. Poche carezze, poi bracci forti che la stringevano, baci lascivi, poi ancora le gioie che le erano state negate per tanto tempo. Un dubbio l'assalì, improvviso: era una maniaca sessuale o di natura un essere promiscuo se era disposta ad accettare un uomo così, qualsiasi uomo purché fosse pulito e decente? Nel suo intimo sapeva che non era vero, e nei quattro anni di matrimonio con Teddy i loro rapporti si erano basati più sull'abitudine che sulla passione anche se, negli ultimi mesi di vita, lui era diventato quasi impotente nei suoi confronti. E lei gli era rimasta fedele. E il pensiero di altri uomini come possibili amanti l'aveva sfiorata solo occasionalmente senza pensare di darsi a chicchessia. Alcuni fra i suoi co-

Quando si ridestò, Mary era sola. Un tepore delizioso la pervadeva tutta,<br />

il contatto delle lenzuola di batista era come una carezza sulla sua pelle<br />

nuda, il profumo che le aveva messo Onorio preparandola per ricevere<br />

Mister X era più pe<strong>net</strong>rante che mai. La droga aveva stimolato tutti i suoi<br />

sensi. Con la pigra sensualità d'un gatto Mary s'accomodò meglio fra le<br />

coltri per appisolarsi per qualche minuto ancora.<br />

In quella specie di dormiveglia le tornavano alla mente tutti gli avvenimenti<br />

di quella sera, e Mary non sentiva alcun impulso che la spingesse a<br />

balzar giù dal letto, a fuggire. Una specie di fatalismo dominava la sua volontà.<br />

Era riuscita, o quasi, nel compito che si era imposto. Se fosse riuscita<br />

a non destare sospetti, se avesse potuto spiarli ancora, alla fine sarebbe<br />

riuscita ad avere la meglio sugli individui che l'avevano intrappolata. Le<br />

scarpe di Teddy accusavano senza via di scampo Ratnadatta e il fatto che<br />

non fosse riuscita a farlo arrestare quella sera stessa non aveva poi molta<br />

importanza. La soddisfazione negatale provvisoriamente, se la sarebbe<br />

presa l'indomani.<br />

Ma per riuscirci avrebbe dovuto pagare quel prezzo che aveva tacitamente<br />

accettato sin dall'inizio. Sì, adesso si rivelava più oneroso di quel<br />

che avesse pensato, ma Onorio aveva detto la verità affermando che non<br />

eccedeva le sue risorse. Sì, sarebbe stata dura sopportare gli amplessi di<br />

certi individui, ma Onorio aveva promesso di parlare con Abaddon perché<br />

cercasse di evitarglieli.<br />

E dopotutto, quando ci si doveva abbandonare a certi amplessi, ogni<br />

uomo era simile all'altro. Ciò premesso, cosa poteva importarle mai se, invece<br />

di giacere tutta la notte con un uomo solo, avesse dovuto farlo con<br />

più d'uno?<br />

Mary rammentava un episodio degli anni tristi di Dublino: alcuni giovanotti<br />

erano entrati nel <strong>club</strong> dove lei lavorava, decisi a fare baldoria. Dopo<br />

la chiusura, due di loro l'avevano portata in un appartamento e lì si eran<br />

messi a giocare a pocker i loro vestiti. Dopo un po' erano rimasti quasi nudi<br />

tutti e tre e, ridendo, scherzando, uno l'aveva portata a letto e aveva<br />

spento la luce. Pochi minuti dopo era entrato anche l'altro, e siccome quella<br />

sera aveva bevuto parecchio, lei se n'era infischiata.<br />

I due giovanotti erano amici di Barney. Ricordandosi di lui, Mary si<br />

chiese cosa stesse facendo in quel momento. Secondo lei, se ne stava pacifico<br />

e beato in qualche albergo dì campagna assieme a una bella donna<br />

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