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30.01.2013 Views

Sacerdotessa aveva rialzato il cappuccio, che adesso le nascondeva i capelli ingrigiti. Doveva esserselo aggiustato così per la visita di Mister X, forse per passare per una monaca o per una specie d'infermiera addetta alla sua assistenza. Riabbassato il cappuccio, Onorio disse: «Abaddon mi ha confidato che hai recitato egregiamente la tua parte. È molto soddisfatto di te». Mary sedette e con un timido sorriso appena abbozzato replicò: «Mi fa piacere che sia rimasto soddisfatto. Ora posso vestirmi e prepararmi per rincasare». «No, non ancora» s'affrettò a dire Onorio, vedendo che già sedeva sul letto e stava per alzarsi. «Non ancora» ripeté, trattenendola anche col gesto. «Abaddon è andato ad accompagnare il visitatore all'uscita, ma tornerà subito. Vuole parlare ancora con te.» Il terrore tornò ad impadronirsi di Mary dinnanzi a quella prospettiva. La sacerdotessa glielo lesse negli occhi azzurri sgranati, fissi su di lei, e s'affrettò a rassicurarla. «Mia cara, non hai alcun motivo per essere spaventata così. Non gli capita spesso di cadere preda di quei raptus, e puoi star certa che non ne avrà un altro questa sera.» Abaddon apparve nel vano della porta proprio in quel momento e Mary fu pronta a coricarsi ancora e a ricoprirsi sino al mento. Tenendo l'uscio spalancato per Onorio, il Sommo Sacerdote disse, calmo: «Ora ci puoi lasciare». Onorio obbedì e Abaddon richiuse la porta. Le parole di Onorio non erano servite a tranquillizzare Mary. Con la testa rasata, con gli occhi benevoli e quell'espressione sorridente nel volto liscio, con quell'abito grigio scuro, Abaddon somigliava più che mai a un vescovo mansueto e benevolo, ma appena mezz'ora prima aveva tranquillamente confessato d'essere un assassino e uno strangolatore. Era il Padrone, il Maestro in quel covo d'assassini; la sua parola, lì dentro, era legge e Onorio, come tutti gli altri, gli aveva giurato obbedienza. Poteva essere stato lui a dirle di cercar di calmare le paure della sua vittima designata, di trattenerla a letto in attesa che tornasse per trovarla meno pronta a difendersi. Ora che aveva recitato la sua parte, anche se avesse urlato per chiedere aiuto non era certa che Onorio sarebbe tornata a difenderla ancora, che non l'avrebbe lasciata in preda alle furie omicide del vecchio maniaco. Mary si sentiva il cuore battere come un maglio, era tutta sudata; si sentiva la gola improvvisamente inaridita e la lingua spessa e torpida. Abaddon si scostava dalla soglia, e Mary teneva gli occhi dilatati fissi su quelle

mani così ben curate. Da lì a pochi istanti quelle dita affusolate, ma così forti, avrebbero potuto stringerla alla gola, soffocare in lei l'ultimo rantolo di vita. Sedutasi a metà, protese un braccio come per respingerlo e urlò: «Rimanga dov'è! Rimanga dov'è!... Non... non si avvicini!». Sul volto di Abaddon il sorriso divenne triste: «Bimba mia, comprendo quello che devi provare. È naturale che tu sia spaventata. Tu temi, ora, che possa ricadere in preda a uno dei miei piccoli raptus, ma non hai nulla da temere da me». Visto che continuava ad avanzare, Mary non gli prestava fede. Ricacciatasi fra i cuscini, ripeté con voce arrochita: «Non si avvicini! Le, caverò gli occhi con le mie mani se mi toccherà soltanto». Abaddon si fermò, a quel punto, e scosse mestamente la testa. «Calmati, ti prego. L'essermi lasciato... andare così dev'essere stato un grosso colpo per te. Dopo una così brutta esperienza è ancor più meritevole il fatto che tu sia riuscita a superare brillantemente la prova. Sono venuto soltanto per parlarti di quel favore speciale che t'avevo promesso e che intendo assicurarti in ricompensa della buona riuscita, nonostante ciò che è accaduto prima.» Mary continuava a fissarlo spaventata, dubbiosa, ma negli occhi non gli leggeva alcun indizio d'anormalità. Con uno sforzo riuscì a dominarsi, a quietare il tremore che l'agitava. «Di cosa si tratta?» domandò con voce fievole. «Così va meglio» osservò Abaddon, approvando anche con un cenno del capo. «Torna a sdraiarti, bimba mia, e rassicurati. Ti do la mia parola che non ti sfiorerò nemmeno con un dito.» Sempre a disagio, Mary tornò a coricarsi e a ricoprirsi sino al mento. «Hai deciso sul nome satanico che vorresti assumere?» domandò Abaddon. «Hai deciso che sia Circe, oppure ne hai scelto un altro?» Mary stava per replicare che le era del tutto indifferente quel nome o qualunque altro, ma si trattenne in tempo, rammentando che per Abaddon lei era soltanto una neofita che aveva superato brillantemente una prova e che, in conseguenza, doveva essere ansiosa di progredire verso l'iniziazione che doveva farla accogliere nella Fratellanza dell'Ariete. La domanda lasciava intuire che il favore promessole aveva qualcosa a che fare col nome... o forse mirava soltanto a stabilire una data per un'altra prova da superare. Forse voleva suggerirle alcune cose che doveva fare per prepararsi convenientemente per la prossima cerimonia. Mary era ancora in loro balia e lo sapeva: se voleva conservare qualche speranza di uscire al più presto

mani così ben curate. Da lì a pochi istanti quelle dita affusolate, ma così<br />

forti, avrebbero potuto stringerla alla gola, soffocare in lei l'ultimo rantolo<br />

di vita. Sedutasi a metà, protese un braccio come per respingerlo e urlò:<br />

«Rimanga dov'è! Rimanga dov'è!... Non... non si avvicini!».<br />

Sul volto di Abaddon il sorriso divenne triste: «Bimba mia, comprendo<br />

quello che devi provare. È naturale che tu sia spaventata. Tu temi, ora, che<br />

possa ricadere in preda a uno dei miei piccoli raptus, ma non hai nulla da<br />

temere da me».<br />

Visto che continuava ad avanzare, Mary non gli prestava fede. Ricacciatasi<br />

fra i cuscini, ripeté con voce arrochita: «Non si avvicini! Le, caverò gli<br />

occhi con le mie mani se mi toccherà soltanto».<br />

Abaddon si fermò, a quel punto, e scosse mestamente la testa. «Calmati,<br />

ti prego. L'essermi lasciato... andare così dev'essere stato un grosso colpo<br />

per te. Dopo una così brutta esperienza è ancor più meritevole il fatto che<br />

tu sia riuscita a superare brillantemente la prova. Sono venuto soltanto per<br />

parlarti di quel favore speciale che t'avevo promesso e che intendo assicurarti<br />

in ricompensa della buona riuscita, nonostante ciò che è accaduto<br />

prima.»<br />

Mary continuava a fissarlo spaventata, dubbiosa, ma negli occhi non gli<br />

leggeva alcun indizio d'anormalità. Con uno sforzo riuscì a dominarsi, a<br />

quietare il tremore che l'agitava. «Di cosa si tratta?» domandò con voce<br />

fievole.<br />

«Così va meglio» osservò Abaddon, approvando anche con un cenno del<br />

capo. «Torna a sdraiarti, bimba mia, e rassicurati. Ti do la mia parola che<br />

non ti sfiorerò nemmeno con un dito.»<br />

Sempre a disagio, Mary tornò a coricarsi e a ricoprirsi sino al mento.<br />

«Hai deciso sul nome satanico che vorresti assumere?» domandò Abaddon.<br />

«Hai deciso che sia Circe, oppure ne hai scelto un altro?»<br />

Mary stava per replicare che le era del tutto indifferente quel nome o<br />

qualunque altro, ma si trattenne in tempo, rammentando che per Abaddon<br />

lei era soltanto una neofita che aveva superato brillantemente una prova e<br />

che, in conseguenza, doveva essere ansiosa di progredire verso l'iniziazione<br />

che doveva farla accogliere nella Fratellanza dell'Ariete. La domanda<br />

lasciava intuire che il favore promessole aveva qualcosa a che fare col nome...<br />

o forse mirava soltanto a stabilire una data per un'altra prova da superare.<br />

Forse voleva suggerirle alcune cose che doveva fare per prepararsi<br />

convenientemente per la prossima cerimonia. Mary era ancora in loro balia<br />

e lo sapeva: se voleva conservare qualche speranza di uscire al più presto

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