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in seguito con un favore speciale». Uscirono entrambi per recarsi in salotto, ma il sollievo che Mary provava all'idea che, dopo tutto, non era destinata a morire lì, fra quelle lenzuola di batista, fu soltanto di breve durata: il pensiero che Abaddon potesse dar libero sfogo alla sua follia pervertita dopo la visita di Mister X portò nuovi timori, ma per quanto frugasse, non scorgeva via d'uscita. Improvviso le balenò alla mente il ricordo del crocifisso: l'aveva ancora nella borsetta, riposta nell'armadio assieme agli indumenti. Se l'avesse brandito davanti a loro, certo non avrebbero osato aggredirla ancora, ma era altrettanto certo che non avrebbe potuto aprirsi la strada fuori dal tempio con quell'arma, e neppure fuggire nuda com'era. Prima avrebbe dovuto vestirsi, ma quei due avevano lasciato spalancata la porta di comunicazione col salotto: se si fosse mossa, l'avrebbero udita e prima che potesse andare all'armadio e prendere il crocifisso, le sarebbero balzati addosso. E Mary ricordava le minacce della sacerdotessa, nel caso che si fosse mostrata disobbediente: Abaddon avrebbe potuto farle cadere tutti i capelli o persino abbandonarla alle voglie degli zombie. Mary non se la sentiva di rischiare. Forse, se avesse fatto quello che pretendevano da lei con Mister X, l'avrebbero lasciata andare contando sull'apparente volontà di tornare ancora per ricevere la sospirata iniziazione. Nelle due occasioni precedenti Ratnadatta era stato di parola. Perché avrebbe dovuto mentirle proprio ora? Se fosse riuscita a tenere la testa a posto, non era da escludere che potesse uscire poco dopo le nove, come le aveva promesso, libera di dedicarsi alla completa distruzione di quel covo di serpenti. Quel frenetico lavorio mentale venne bruscamente interrotto da un parlottìo improvviso nella stanza accanto. Mary ascoltò, ma per quanto tendesse l'orecchio non riuscì a carpire una parola di quanto stavano dicendo. Tornata a coricarsi, si coprì col lenzuolo sino al mento e nascose le braccia lungo i fianchi. Aveva appena terminato di sistemarsi come le era stato detto, che l'uscio si spalancò. Obbedendo alle istruzioni ricevute, Mary chiuse gli occhi e attese. In quel silenzio giunse a lei la voce melodiosa di Abaddon, che si rivolgeva a Mister X: «Signore, non lo ripeterò mai a sufficienza che questo non è un trucco di maghi fasulli, ma un'opera scientifica avanzatissima. O meglio, se vogliamo essere più esatti, dobbiamo dire, allora, che è una riesumazione delle applicazioni delle leggi scientifiche ben note agli antichi.
Loro avevano scoperto che le giovani donne ancora pure possono essere istruite nell'arte della corretta divinazione. Disgraziatamente, la professione medica si ostina ancora oggi a non accettare questa realtà. Ecco perché siamo costretti a conservare il segreto su quanto svolgiamo in questa clinica». «Sì, capisco perfettamente» replicò una voce profonda, leggermente rauca. «Lei è stato gentile permettendomi di venir qui e voglio complimentarmi con lei per... per la vostra profetessa. Non credo proprio di esagerare affermando che è una vera regina di bellezza.» «Abbiamo scoperto che esiste un legame ben preciso fra la bellezza unita alla purezza e le intelligenze superiori che abitano all'interno del piano terreno. È per questo motivo che fra le giovani donne se ne trovano soltanto poche in grado di essere addestrate correttamente e istruite. Attualmente, questa giovane donna è la sola pienamente qualificata di cui possiamo disporre, ed è decisamente deprecabile che si sia ammalata proprio ieri. Ma siccome Mister Biembaum ci ha detto che l'argomento sul quale lei desidera far luce è importante e urgente, aderendo alla sua richiesta ho accettato e le ho dato il permesso di consultarla ugualmente.» «Sembra addormentata» disse l'altra voce. «Mi dispiace svegliarla. Non sarebbe meglio attendere che si svegli?» «No, non abbia timore. È in uno stato di semi-trance, e cioè in una condizione quanto mai favorevole per quello che lei desidera conoscere. Basterà che le sfiori la fronte con la punta delle dita della mano sinistra e che si concentri con tutta l'intensità di cui è capace nel tentativo di convogliare sino a lei il suo pensiero.» La voce si affievolì: il Sommo Sacerdote s'allontanava. «La lascio assieme a lei, ora» aggiunse, fermandosi sull'uscio. «Quando avrà terminato, mi troverà ad attenderla nella stanza accanto.» Mary udì appena il frusciare lieve dei suoi passi sul folto tappeto, poi sentì i polpastrelli di Mister X che le sfioravano la fronte, lo udì mormorare: «Mi dispiace che si sia ammalata, signorina. Loro, comunque, dicono che è in grado di svelarmi quali sono le mie prospettive, da che genere di guai dovrei guardarmi. Questa cosa è molto importante per me, e le sarei profondamente grato se lei potesse...». Obbedendo alle istruzioni ricevute, Mary aveva atteso contando sino a duecento, lentamente, prima di aprire gli occhi. Sbattute alcune volte le palpebre, fissò Mister X e si vide dinnanzi un uomo ben fatto, largo di spalle, d'età che doveva superare di poco la cinquantina; i capelli erano ta-
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in seguito con un favore speciale».<br />
Uscirono entrambi per recarsi in salotto, ma il sollievo che Mary provava<br />
all'idea che, dopo tutto, non era destinata a morire lì, fra quelle lenzuola<br />
di batista, fu soltanto di breve durata: il pensiero che Abaddon potesse dar<br />
libero sfogo alla sua follia pervertita dopo la visita di Mister X portò nuovi<br />
timori, ma per quanto frugasse, non scorgeva via d'uscita.<br />
Improvviso le balenò alla mente il ricordo del crocifisso: l'aveva ancora<br />
nella borsetta, riposta nell'armadio assieme agli indumenti. Se l'avesse<br />
brandito davanti a loro, certo non avrebbero osato aggredirla ancora, ma<br />
era altrettanto certo che non avrebbe potuto aprirsi la strada fuori dal tempio<br />
con quell'arma, e neppure fuggire nuda com'era. Prima avrebbe dovuto<br />
vestirsi, ma quei due avevano lasciato spalancata la porta di comunicazione<br />
col salotto: se si fosse mossa, l'avrebbero udita e prima che potesse andare<br />
all'armadio e prendere il crocifisso, le sarebbero balzati addosso. E<br />
Mary ricordava le minacce della sacerdotessa, nel caso che si fosse mostrata<br />
disobbediente: Abaddon avrebbe potuto farle cadere tutti i capelli o persino<br />
abbandonarla alle voglie degli zombie.<br />
Mary non se la sentiva di rischiare. Forse, se avesse fatto quello che pretendevano<br />
da lei con Mister X, l'avrebbero lasciata andare contando sull'apparente<br />
volontà di tornare ancora per ricevere la sospirata iniziazione.<br />
Nelle due occasioni precedenti Ratnadatta era stato di parola. Perché avrebbe<br />
dovuto mentirle proprio ora? Se fosse riuscita a tenere la testa a posto,<br />
non era da escludere che potesse uscire poco dopo le nove, come le<br />
aveva promesso, libera di dedicarsi alla completa distruzione di quel covo<br />
di serpenti.<br />
Quel fre<strong>net</strong>ico lavorio mentale venne bruscamente interrotto da un parlottìo<br />
improvviso nella stanza accanto. Mary ascoltò, ma per quanto tendesse<br />
l'orecchio non riuscì a carpire una parola di quanto stavano dicendo.<br />
Tornata a coricarsi, si coprì col lenzuolo sino al mento e nascose le braccia<br />
lungo i fianchi.<br />
Aveva appena terminato di sistemarsi come le era stato detto, che l'uscio<br />
si spalancò. Obbedendo alle istruzioni ricevute, Mary chiuse gli occhi e attese.<br />
In quel silenzio giunse a lei la voce melodiosa di Abaddon, che si rivolgeva<br />
a Mister X: «Signore, non lo ripeterò mai a sufficienza che questo<br />
non è un trucco di maghi fasulli, ma un'opera scientifica avanzatissima. O<br />
meglio, se vogliamo essere più esatti, dobbiamo dire, allora, che è una riesumazione<br />
delle applicazioni delle leggi scientifiche ben note agli antichi.