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paio l'aveva rovinato poco prima di morire quando gli era caduto un coccio di piatto che stava gettando. Mary aveva tentato di cancellare il graffio col lucido, ma non c'era stato niente da fare. Teddy si era proposto di far cambiare la mascherina con una nuova, ma era morto prima di poterle riportare al calzolaio. Ed ecco che Mary rivedeva le scarpe di suo marito ai piedi dell'indiano. Era la prova che confermava il sospetto a lungo nutrito, che Teddy fosse stato ucciso dai membri della Fratellanza dell'Ariete. Peggio ancora; quella prova stava a dimostrare che Ratnadatta in persona era coinvolto nell'assassinio di Teddy. L'indiano doveva aver apprezzato le scarpe fatte a mano e visto che erano del suo numero se l'era prese prima che trasportassero il corpo di Teddy giù al porto. In altre circostanze Mary avrebbe davvero tirato fuori il crocifisso per esorcizzare Ratnadatta, ma quella scoperta inattesa le aveva fatto cambiare bruscamente idea. La paura di quel che poteva capitarle se avesse insistito a sfidare la potente Fratellanza dell'Ariete, il senso di frustrazione provato sin li dinnanzi all'inefficacia di tutti i suoi sforzi l'avevano indotta a mantenere la promessa fatta a Barney. L'avrebbe mantenuta anche dopo la delusione sofferta quella mattina, ma non più ora che, dopo cinque settimane d'indagine, trovava una prova tanto improvvisa quanto decisiva, tale che non era possibile ignorarla. In meno d'un minuto, Mary aveva cambiato idea, aveva ritrovato il coraggio necessario per rituffarsi ancora una volta nel suo compito pericoloso: indipendentemente da quel che poteva capitarle, doveva continuare a frequentare i satanisti, fare il possibile per guadagnarsene la fiducia sino a scoprire tutto quel che poteva sulla fine di suo marito. Ancora confusa, uscì seguendo Ratnadatta e dopo un'attesa di pochi minuti presero un taxi di passaggio. Le altre volte era giunta al tempio che era già buio, ma quella sera era presto e il cielo ancora chiaro. «Non servirebbe a niente bendarla, questa sera» le disse Ratnadatta. «Forse l'autista se ne accorgerebbe e penserebbe chissà cosa. E poi, ora lei è quasi dei nostri, e non importa molto se sa dove si trova il tempio. Se lei non superasse la prova, io la ipnotizzerei e le farei dimenticare tutto ciò che ha visto e sentito. Se poi non se la cavasse male del tutto, forse potrebbe esserle permesso di ritentare un'altra volta. Ma io ho molta fiducia in lei e sono sicuro che riuscirà.» Quelle parole furono come un'ulteriore sferzata per Mary: la possibilità di poter scoprire l'ubicazione del tempio giungeva come una ricompensa
inattesa dopo la decisione d'andare sino in fondo ad ogni costo e la spingeva ad affrontare coraggiosamente la prova che l'attendeva, a fare tutto il possibile per superarla pur di penetrare i misteri della setta. Ma il pensiero era sempre fisso su quel paio di scarpe. Dopo che Verney era andato a trovarla per comunicarle la morte di Teddy, Mary aveva ricevuto una telefonata da parte dell'ispettore Thompson, dei Servizi Speciali. L'ispettore le comunicava d'essere stato incaricato dell'inchiesta sulla morte di Teddy e Mary gli aveva dato tutte le informazioni che poteva per aiutarlo. Due volte, prima che lei s'allontanasse da Wimbledon, Thompson era andato a trovarla per interrogarla ancora e Mary gli aveva rilasciato una lunga deposizione. L'ultima volta Thompson le aveva detto che la polizia tratteneva ancora gli indumenti trovati addosso a Teddy perché quelli della squadra scientifica dovevano completare alcuni esami, ma al momento opportuno le avrebbero restituito tutto. Mary aveva finito per dimenticare quel particolare. Adesso pensava che se le avessero restituito gli effetti personali di Teddy, o almeno se glieli avessero mostrati, si sarebbe accorta subito che le scarpe che Teddy aveva ai piedi non erano le sue. I poliziotti ignoravano anche che le scarpe trovate ai piedi di Teddy erano quelle di Ratnadatta, ignoravano d'avere in mano una buona prova per inchiodarlo. Quella prova era come un capestro attorno al collo dell'indiano, e bastava che lei avvertisse il colonnello Verney della sua scoperta. Quel pensiero ne innescava altri del tutto inaspettati. A rifletterci bene, non occorreva affatto che lei entrasse a far parte della Fratellanza dell'Ariete. Nel decidersi a fare un'altra visita al tempio, lei era stata sorretta soltanto dal desiderio di scoprire un indizio qualsiasi che potesse rivelarsi utile per le sue indagini, ma l'aveva sempre saputo che nessuno si sarebbe sbottonato minimamente con lei prima d'aver acquisito la certezza dì potersi fidare completamente. Per raggiungere quel risultato avrebbe dovuto superare l'iniziazione, prendere parte a chissà ancora quante riunioni e nemmeno allora le avrebbero rivelato i segreti pericolosi che lei voleva svelare. Certo non le avrebbero fornito prove più schiaccianti di quelle che aveva scoperto fortuitamente. Un Dio misericordioso aveva voluto risparmiarle la serie delle umiliazioni alle quali avrebbe dovuto sottostare partecipando a tutte le cerimonie blasfeme previste dal rito dell'iniziazione. Il lavoro al quale si era accinta poteva dirsi quasi compiuto. Mary dunque pensava che non era più necessario che si recasse al tempio, nemmeno quella sera... se solo avesse trovato il modo di liberarsi di
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inattesa dopo la decisione d'andare sino in fondo ad ogni costo e la spingeva<br />
ad affrontare coraggiosamente la prova che l'attendeva, a fare tutto il<br />
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Ma il pensiero era sempre fisso su quel paio di scarpe.<br />
Dopo che Verney era andato a trovarla per comunicarle la morte di<br />
Teddy, Mary aveva ricevuto una telefonata da parte dell'ispettore Thompson,<br />
dei Servizi Speciali. L'ispettore le comunicava d'essere stato incaricato<br />
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che poteva per aiutarlo. Due volte, prima che lei s'allontanasse<br />
da Wimbledon, Thompson era andato a trovarla per interrogarla ancora e<br />
Mary gli aveva rilasciato una lunga deposizione. L'ultima volta Thompson<br />
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se le avessero restituito gli effetti personali di Teddy, o almeno se glieli<br />
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una buona prova per inchiodarlo. Quella prova era come un capestro attorno<br />
al collo dell'indiano, e bastava che lei avvertisse il colonnello Verney<br />
della sua scoperta.<br />
Quel pensiero ne innescava altri del tutto inaspettati. A rifletterci bene,<br />
non occorreva affatto che lei entrasse a far parte della Fratellanza dell'Ariete.<br />
Nel decidersi a fare un'altra visita al tempio, lei era stata sorretta soltanto<br />
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fidare completamente. Per raggiungere quel risultato avrebbe dovuto<br />
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a tutte le cerimonie blasfeme previste dal rito dell'iniziazione. Il<br />
lavoro al quale si era accinta poteva dirsi quasi compiuto.<br />
Mary dunque pensava che non era più necessario che si recasse al tempio,<br />
nemmeno quella sera... se solo avesse trovato il modo di liberarsi di