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club satanista - Thule-italia.net

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non c'era mai. Così sono venuto a prenderla. Per la cerimonia riceverà le<br />

istruzioni prima che incominci. Forse arriveremo un poco in anticipo, ma<br />

per me, andare e tornare in mezz'ora è stata dura.»<br />

«lo... sono stata fuori tutto il giorno. Devo cambiarmi d'abito» rispose<br />

Mary, che incominciava a tentennare.<br />

«Non occorre. Si cambierà nel tempio. Potrà anche fare il bagno, se lo<br />

vorrà. Ma ora venga con me, prego.»<br />

Mary si lambiccava il cervello nella ricerca fre<strong>net</strong>ica d'una scappatoia,<br />

cercava una scusa qualunque per allontanarlo, fosse stato per dieci minuti<br />

soltanto, e squagliarsela prima che tornasse. Insistere per salire in casa sarebbe<br />

stato inutile, che Ratnadatta l'avrebbe attesa nell'ingresso, ma in quel<br />

momento la scusa non la trovava.<br />

Poi, di colpo, rammentò il crocifisso e quel che le aveva detto Barney.<br />

Mary pensava di poterlo usare come una specie di talismano e di poter<br />

sconfiggere Ratnadatta, perciò si mise a frugare nella borsetta. Gliel'avrebbe<br />

messo sotto il naso e gli avrebbe intimato d'uscire, di non farsi vedere<br />

mai più.<br />

Mary frugava inutilmente: il crocifisso non c'era. Abbassò gli occhi per<br />

guardare nella borsetta e lo sguardo cadde sulle scarpe di Ratnadatta; scarpe<br />

di cuoio nero, fatte a mano. Ma sulla mascherina della sinistra c'era uno<br />

sfregio che nessuno strato di lucido era riuscito a cancellare.<br />

Fissando quello sfregio, gli occhi di Mary si dilatarono di colpo; per<br />

qualche secondo rimasero a fissare quella pelle lacerata con lo stesso orrore<br />

affascinato col quale gli occhi d'un uccelletto fissano quelli d'un serpente.<br />

«Venga» disse Ratnadatta, piuttosto spazientito. «Lei non ha niente da<br />

temere. Perché esita così?»<br />

Le dita avevano trovato il piccolo crocifisso, ma non lo afferrarono. Con<br />

uno sforzo supremo Mary seppe frenarsi, la bocca non s'aprì per urlare.<br />

Quelle scarpe che Ratnadatta calzava le avrebbe riconosciute dovunque:<br />

erano le scarpe di suo marito, morto assassinato.<br />

Presa una decisione improvvisa, ritirò la mano e richiuse la borsetta, poi,<br />

con voce strozzata che smentiva le parole, replicò: «Non sono affatto spaventata.<br />

È solo che non m'aspettavo di incontrarmi con lei questa sera.<br />

Chiami un taxi.»<br />

Quella delle scarpe fatte su misura era stata una delle poche stravaganze<br />

di Teddy. Sin da giovane aveva preso l'abitudine di farsene fare un paio all'anno<br />

da Lobb, che aveva il negozio in Saint James Street. Quell'ultimo

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