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30.01.2013 Views

insistenza per indurla a rompere definitivamente con Ratnadatta erano scaturite da un sentimento sincero. Sapere che c'era un uomo ansioso di proteggerla, preoccupato del suo benessere, era il tonico che le ci voleva. Ma a dispetto di tutto, già il mercoledì era tornata a credere nel proverbio secondo il quale la volpe perde il pelo, ma non il vizio. Se doveva giudicare dal suo atteggiamento, c'era proprio da credere che Barney fosse ansioso di stabilire una relazione con lei, nel qual caso il desiderio di proteggerla, anche se vero, poteva interpretarsi come l'egoismo di un individuo che la voleva tutta per sé o come la sfrontatezza d'uno che, atteggiandosi a protettore, sperava di piegarla più facilmente ai propri desideri. Rammentando in quale stato di disperazione l'aveva piantata cinque anni prima, Mary era portata a credere che non fosse cambiato affatto, e che nemmeno ora avrebbe rinunciato a sfruttare la propria giovialità, il proprio fascino per ottenere quel che desiderava da ogni bella donna che gli capitava a tiro, per poi lasciarla nei guai quando avesse voluto. E Mary pensava con una specie di gioia cinica che in quel frangente era lui che scherzava col fuoco, era lui che rischiava di lasciarci le penne, perché lei lo conosceva, sapeva che tipo d'uomo aveva di fronte, mentre lui ignorava tutto di lei tranne il poco che aveva potuto scoprire dalla sera del loro primo incontro, due settimane prima. Inoltre, come compagno col quale trascorrere una sera spensierata era l'ideale, quindi nulla la induceva ad accelerare l'ora della vendetta. Perché non avrebbe dovuto approfittare il più a lungo possibile dell'occasione favorevole? Ce n'era di tempo per aprirgli gli occhi, per dirgli che era lei quella Mary McCreedy che aveva piantato in stato interessante a diciott'anni! Poteva permettersi d'aspettare sino a quando Barney si fosse sentito scottare la terra sotto i piedi e fu in quello stato d'animo che s'accinse ad attendere la sera del sabato. Quando Barney passò a prenderla, verso le sette e trenta, Mary lo accolse col più incantevole dei sorrisi. Barney era venuto in auto e, dopo aver lasciato Mary al Berkeley, andò a parcheggiare in fondo a Hay Hill, poi la raggiunse. Siccome avevano deciso di non litigare, la serata andò bene sin dall'inizio: giovani tutt'e due, mangiarono di buon appetito e rimasero soddisfatti della cena; e quando incominciarono a ballare, com'era accaduto la prima volta, dimenticarono tutto ciò che li assillava, presi com'erano nel piacere del ritmo e del movimento. Il tempo passava sin troppo in fretta e quando il ristorante incominciò a vuotarsi, Barney suggerì di cambiare, di andare al Churchill's, e Mary accettò volentieri.

Raggiunta Bond Street con un taxi, trascorsero altre due ore felici ballando e conversando nella soffusa luce rosata del night-club. Erano quasi le tre del mattino quando Barney fermò davanti alla solita casa di Cromwell Road. Mary, che già l'aveva ringraziato per la buona cena e per la bella serata, prima di scendere gli disse: «Purtroppo è tardi per invitarla a salire da me, ma eccole qualcosa che lei desiderava dall'altra sera...». Chinatasi verso di lui, lo baciò sulle labbra. Un bacio svelto, e quando Barney allungò il braccio, Mary apriva già la portiera e poté sciogliersi dal suo abbraccio e scendere prima che lui riuscisse a trattenerla. «Ehi! Questo è soltanto un acconto» protestò Barney. «Non vorrà lasciarmi così assetato sino a quando mi coricherò. Torni qui, che le voglio offrire una caramella.» «No» rispose Mary, ridendo. «Per ora basta così.» Mary si volse e corse su per la scala che conduceva al portone. Sceso in fretta, Barney la raggiunse sull'ultimo gradino e la trattenne. «No, Barney, la prego. Non qui in strada» mormorò lei, piano. «Va bene!» rispose lui, riluttante. «Ma cosa ne direbbe di domani? O meglio ancora, di oggi, vista l'ora. Cosa ne direbbe di fare una corsa in macchina e di pranzare assieme, in qualche posticino di campagna?» «È una bella giornata. Accetterei volentieri» rispose subito lei. «Magnifico!» esclamò Barney. «Passerò a prenderla, allora. Diciamo verso le undici e mezzo?» «Sì» rispose Mary, tirando fuori la chiave dalla borsetta. «Penso che non mi sveglierà prima delle dieci. Le undici e mezzo va benissimo. Buonanotte, caro.» «Margot, lei è un amore, ma questo è un buongiorno, ormai. E quello che ci attende sarà un giorno felice. Sogni d'oro.» Verso metà mattina le condizioni meteorologiche erano peggiorate e, benché ancora non piovesse, grosse nuvole cupe oscuravano il cielo. Mary e Barney decisero di sfidare il tempaccio: si sarebbero recati all'Hut, giù a Wisley. Come Barney era convinto che Mary gli avesse mentito su quel che combinavano nel circolo di Ratnadatta, così lei era convinta che le avesse mentito spacciandosi per Lord Larne, che la storiella d'essere venuto in visita a Londra dal Kenia fosse una trottola studiata in anticipo, per aver pronta una scusa per piantarla in asso quando si fosse stancato d'una even-

insistenza per indurla a rompere definitivamente con Ratnadatta erano scaturite<br />

da un sentimento sincero. Sapere che c'era un uomo ansioso di proteggerla,<br />

preoccupato del suo benessere, era il tonico che le ci voleva.<br />

Ma a dispetto di tutto, già il mercoledì era tornata a credere nel proverbio<br />

secondo il quale la volpe perde il pelo, ma non il vizio. Se doveva giudicare<br />

dal suo atteggiamento, c'era proprio da credere che Barney fosse ansioso<br />

di stabilire una relazione con lei, nel qual caso il desiderio di proteggerla,<br />

anche se vero, poteva interpretarsi come l'egoismo di un individuo<br />

che la voleva tutta per sé o come la sfrontatezza d'uno che, atteggiandosi a<br />

protettore, sperava di piegarla più facilmente ai propri desideri. Rammentando<br />

in quale stato di disperazione l'aveva piantata cinque anni prima,<br />

Mary era portata a credere che non fosse cambiato affatto, e che nemmeno<br />

ora avrebbe rinunciato a sfruttare la propria giovialità, il proprio fascino<br />

per ottenere quel che desiderava da ogni bella donna che gli capitava a tiro,<br />

per poi lasciarla nei guai quando avesse voluto.<br />

E Mary pensava con una specie di gioia cinica che in quel frangente era<br />

lui che scherzava col fuoco, era lui che rischiava di lasciarci le penne, perché<br />

lei lo conosceva, sapeva che tipo d'uomo aveva di fronte, mentre lui<br />

ignorava tutto di lei tranne il poco che aveva potuto scoprire dalla sera del<br />

loro primo incontro, due settimane prima. Inoltre, come compagno col<br />

quale trascorrere una sera spensierata era l'ideale, quindi nulla la induceva<br />

ad accelerare l'ora della vendetta. Perché non avrebbe dovuto approfittare<br />

il più a lungo possibile dell'occasione favorevole? Ce n'era di tempo per<br />

aprirgli gli occhi, per dirgli che era lei quella Mary McCreedy che aveva<br />

piantato in stato interessante a diciott'anni! Poteva permettersi d'aspettare<br />

sino a quando Barney si fosse sentito scottare la terra sotto i piedi e fu in<br />

quello stato d'animo che s'accinse ad attendere la sera del sabato.<br />

Quando Barney passò a prenderla, verso le sette e trenta, Mary lo accolse<br />

col più incantevole dei sorrisi. Barney era venuto in auto e, dopo aver<br />

lasciato Mary al Berkeley, andò a parcheggiare in fondo a Hay Hill, poi la<br />

raggiunse. Siccome avevano deciso di non litigare, la serata andò bene sin<br />

dall'inizio: giovani tutt'e due, mangiarono di buon appetito e rimasero soddisfatti<br />

della cena; e quando incominciarono a ballare, com'era accaduto la<br />

prima volta, dimenticarono tutto ciò che li assillava, presi com'erano nel<br />

piacere del ritmo e del movimento. Il tempo passava sin troppo in fretta e<br />

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