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«Via! Via! Sarebbe pretendere troppo da una donna, se dovesse conoscere tutti i quartieri di Londra, in modo da poter riconoscere una strada, e di notte, correndo a bordo di un taxi!» «Sono d'accordo con lei. Ma dove ha imbrogliato la matassa è stato quando ha affermato che era in un quartiere settentrionale di Londra!» «E perché non potrebbe essere da quelle parti?» «Perché io so che non è lì. L'hanno portata in fondo a King's Road, che è a Chelsea, distretto Sud-Ovest 10, che, come lei sa, è formato da grandi caseggiati costruiti dopo la guerra che aveva distrutto gran parte degli isolati della zona, ma restano ancora stradicciole di tuguri e di sordide case risparmiate dalle bombe. Il posto non è lontano dal fiume; è solo a una sassata dal punto in cui c'erano i Giardini di Cremorne e penso che una volta rivaleggiassero con quelli di Vauxhall come punto di ritrovo preferito dei giovanotti e delle ragazze del diciottesimo secolo a caccia di divertimenti.» «E come ha fatto a scoprire che l'hanno condotta proprio là?» «M'aveva detto che doveva incontrare Ratnadatta in Sloan Square, davanti all'entrata della metropolitana, alle nove e mezzo. Ho parcheggiato nei paraggi, li ho attesi, e quando sono saliti su un taxi, li ho seguiti.» Verney sorrise appena. «Un buon lavoro, socio. Un buon lavoro davvero. E in che specie di posto l'ha condotta?» «In una vecchia casa d'epoca georgiana, in gran parte nascosta dietro un alto muro di cinta. Una costruzione che sembrerebbe alquanto fuori posto in un suburbio come quello, ed ecco spiegato perché ho menzionato i Cremorne Gardens. La casa dev'essere un relitto di quei tempi lontani. Ci si può entrare soltanto da un vicolo cieco e quelli che la frequentano stanno molto attenti per non attirare l'attenzione della gente che abita nei paraggi. Nel cortile davanti alla casa erano parcheggiate poche auto soltanto. Ho indugiato lì per circa mezz'ora, e posso dirle che tutti quelli che arrivavano, compresi Ratnadatta e la signora Mauriac, fermavano le macchine, e facevano fermare i taxi a una certa distanza e arrivavano sin li a piedi.» Verney rifletteva, e intanto tirava qualche boccata dalla pipetta. Infine, aperto un cassetto, ne prese una busta e la gettò sulla scrivania. «Legga tutto quanto. È un rapporto da parte del nostro agente che presta servizio nella base sperimentale dei missili a lunga gittata, giù nel Galles. Parla di uno scienziato che lavora laggiù, e adesso pare che stia dando i numeri. E c'è anche una dichiarazione del gran capo in persona. Se lo porti là, su quella poltrona accanto alla finestra, mentre io sbrigo qualche altro lavoro. Quando avrà finito, mi dirà cosa ne pensa.»
Barney andò accanto alla finestra e spese una mezz'oretta per leggere il contenuto del fascicolo. Al rapporto del maggiore Forsby e alle due parti del racconto di Otto Khune sulla sua strana associazione col gemello Lothar era stato aggiunto un altro documento. Era una lettera, con la quale Forsby diceva che Otto Khune era prossimo a un collasso nervoso e ai colleghi, per spiegare lo stato di confusione in cui versava, aveva detto che la notte soffriva di incubi orribili. Forsby aveva fatto installare un registratore nella stanza dello scienziato, sperando di ricavare qualche informazione utile se avesse parlato nel sonno. Era andata come aveva previsto. Dal groviglio di frasi incoerenti era emerso che Lothar proponeva uno scambio clandestino d'informazioni sugli ultimi ritrovati dei carburanti per razzi. Uno scambio dal quale, obiettava, ciascuno dei due avrebbe avuto da guadagnare grande prestigio come scienziato, realizzando progressi per la propria produzione sulla base delle informazioni fornite dall'altro. E come aveva già fatto nel 1950, adesso faceva pressione su Otto per indurlo a incontrarsi con lui a Londra per sabato oppure, se non avesse potuto recarsi all'appuntamento per quella data, il sabato successivo. In quegli incubi aveva mostrato a Otto una casa, dove avrebbe dovuto presentarsi a mezzogiorno, e gli aveva dato le informazioni necessarie per rintracciarla. Leggendo quel brano, Barney sobbalzò e alzò subito gli occhi dal foglio che teneva in mano, esclamando: «C.B.... Chiedo scusa, signore. Non volevo... Ma la descrizione della casa nella quale Lothar dà appuntamento al fratello è...». L'interfonico sulla scrivania del colonnello squillò e Barney tacque. Verney rispose, poi tornò a fissare Barney e annuì. «Proprio per questo motivo ho voluto che leggesse il fascicolo che riguardava Otto Khune. Ero quasi certo che lei avrebbe confermato le mie supposizioni. La descrizione di quella casa combina con la sua descrizione della casa d'epoca georgiana nella quale il nostro Ratnadatta ha condotto la signora Mauriac.» 12 Una matassa ingarbugliata Quel martedì sera, mentre si coricava, Mary era contenta e spensierata come non le accadeva più da quando Teddy era morto. Per quasi due ore aveva dimenticato la solitudine e l'amarezza, era ritornata la ragazza allegra e disinvolta di sempre. La preoccupazione espressa da Barney, la sua
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L'interfonico sulla scrivania del colonnello squillò e Barney tacque.<br />
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