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30.01.2013 Views

to, con una celerità che tradiva l'impazienza, Ratnadatta la fece salire e, messosi accanto a lei, tornò a bendarla, e finalmente uscì da quel mutismo: «Questa sera lei ha compiuto un grande passo avanti. Si è comportata bene. Molto bene, e io non ho rimostranze da farle. Adesso non riceverà il battesimo e non dovrà servire nel Tempio prima dell'iniziazione. Quando verrà quel giorno, lei firmerà il patto col suo sangue, e in cambio riceverà il primo grado del potere che le consentirà d'influire sugli altri. Ma prima che questo avvenga lei dovrà effettuare alcuni atti decretati come dimostrazione della volontà di servire Satana Nostro Signore con passione e con intelligenza». Tacque un poco e respirò profondamente, poi continuò: «Dovrà continuare a frequentare le riunioni del martedì sera in casa della signora Wardeel. È una donna stupida, ma è utile perché raccoglie in casa sua molta gente che si interessa dell'occulto. Molte di quelle persone sono soltanto innocui stupidi, ma ogni tanto vi capita una persona come lei, degna di progredire, che può tornare a vantaggio della grande opera di Satana Nostro Signore. Io ci vado sempre, col proposito di scoprire queste persone. Ci rivedremo là. Sarà per la prossima settimana, forse per la successiva. Non so ancora, ma quando Abaddon me lo comunicherà, allora le dirò cosa ci si aspetta da lei». Ratnadatta la fece scendere a Hyde Park Corner. A Mary pareva che fosse già mattino, tanto lunga le era sembrata la sera, ma quando guardò l'orologio sbalordì: non erano ancora le undici e le sembrava che fosse trascorsa un'eternità da quando aveva incontrato l'indiano all'entrata della metropolitana di Sloane Square. Avrebbe giurato d'essere rimasta per ore nel Tempio, e invece tutta la cerimonia non era durata più di venti minuti. Mentre sedeva sull'autobus che la portava verso casa, si sentiva ancora stanca e stordita, la mente confusa da un rimescolìo di ricordi e di immagini, di suoni e di sensazioni sperimentati quella sera: il corpo ossuto e la pelle grinzosa della Contessa, il diamante enorme, scintillante al dito di Tung-fang Shuo; Abaddon in abito da passeggio seduto alla scrivania nel suo studio e il terrore provato quando le aveva ordinato di rinnegare Gesù; il peso di quelle orribili scarpe di piombo e il volto apparsole della madre superiora; l'abbraccio del colosso biondo che l'aveva sollevata da terra per baciarla e il panico provato al vedersi circondata da quella folla venuta ad offrirle il benvenuto rituale. Per fortuna fu l'autista, una donna, a ricordarglielo quando giunsero alla

fermata che aveva richiesto. Mary scese barcollando e, raggiunto il portone, entrò, salì le scale a fatica. Appena in casa, andò dritta nel bagno, versò del disinfettante in un bicchiere e lo diluì con un po' d'acqua, poi si risciacquò la bocca e si gargarizzò la gola. Cedendo all'impulso, si lavò vigorosamente il viso per ripulirlo da ogni possibile traccia di quegli amplessi, ma il ricordo suscitato dai baci più laidi e ripulsivi tornò con prepotenza. E col ricordo parve che le ritornasse in bocca l'alito puzzolente di Ratnadatta, lo schifo del suo bacio. Lo stomaco non resse. Corsa in fretta alla tazza, Mary vomitò. 11 Visto nella sfera di cristallo La reazione inevitabile, dopo le pene dell'inferno appena superate, portò Mary a riconsiderare l'idea di rinunciare immediatamente alla missione che si era imposta. Anche se non poteva riprendere subito la sua vita normale a Wimbledon, nulla poteva impedirle di fare i bagagli e di andarsene da quella casa senza rivelare a nessuno dove andava, di affittare qualche stanzetta sotto falso nome in un altro quartiere di Londra. Oppure, visto che i mezzi li aveva, poteva rinunciare ad altre offerte come modella e recarsi al mare a trascorrere qualche settimana dove nessuno la conosceva. Poi contemplò l'idea di recarsi per un certo periodo di tempo a Dublino. Subito dopo la morte di Teddy aveva ricevuto una lettera di condoglianze da suo fratello, che, con l'occasione, le diceva che se la passava abbastanza bene col suo lavoro in un'agenzia pubblicitaria nella quale sperava di fare carriera, e intanto viveva a pensione presso una famiglia simpatica. Era il solo parente che le restava, l'unica persona che, se lei lo avesse desiderato, avrebbe potuto introdurla in una nuova cerchia di amicizie e risolvere il problema della solitudine che l'affliggeva. Ma un ritorno a Dublino avrebbe ridestato ricordi che preferiva dimenticare, perché fatti delle vergogne, delle miserie che ancora le bruciavano dentro. Il problema di quella solitudine, dell'isolamento nel quale era costretta, restava insoluto. Mary continuava a rivangare il passato più recente, e siccome non aveva altro che potesse distrarla, ne indagava tutti gli aspetti. La sera del lunedì era giunta alla conclusione che, dopo essersi sottomessa all'orribile cerimonia del sabato sera, sarebbe stata un'assurdità se avesse sprecato così tutti i vantaggi che poteva trarne. Se invece avesse atteso almeno di cono-

to, con una celerità che tradiva l'impazienza, Ratnadatta la fece salire e,<br />

messosi accanto a lei, tornò a bendarla, e finalmente uscì da quel mutismo:<br />

«Questa sera lei ha compiuto un grande passo avanti. Si è comportata bene.<br />

Molto bene, e io non ho rimostranze da farle. Adesso non riceverà il<br />

battesimo e non dovrà servire nel Tempio prima dell'iniziazione. Quando<br />

verrà quel giorno, lei firmerà il patto col suo sangue, e in cambio riceverà<br />

il primo grado del potere che le consentirà d'influire sugli altri. Ma prima<br />

che questo avvenga lei dovrà effettuare alcuni atti decretati come dimostrazione<br />

della volontà di servire Satana Nostro Signore con passione e con<br />

intelligenza».<br />

Tacque un poco e respirò profondamente, poi continuò: «Dovrà continuare<br />

a frequentare le riunioni del martedì sera in casa della signora Wardeel.<br />

È una donna stupida, ma è utile perché raccoglie in casa sua molta<br />

gente che si interessa dell'occulto. Molte di quelle persone sono soltanto<br />

innocui stupidi, ma ogni tanto vi capita una persona come lei, degna di<br />

progredire, che può tornare a vantaggio della grande opera di Satana Nostro<br />

Signore. Io ci vado sempre, col proposito di scoprire queste persone.<br />

Ci rivedremo là. Sarà per la prossima settimana, forse per la successiva.<br />

Non so ancora, ma quando Abaddon me lo comunicherà, allora le dirò cosa<br />

ci si aspetta da lei».<br />

Ratnadatta la fece scendere a Hyde Park Corner. A Mary pareva che fosse<br />

già mattino, tanto lunga le era sembrata la sera, ma quando guardò l'orologio<br />

sbalordì: non erano ancora le undici e le sembrava che fosse trascorsa<br />

un'eternità da quando aveva incontrato l'indiano all'entrata della metropolitana<br />

di Sloane Square. Avrebbe giurato d'essere rimasta per ore nel<br />

Tempio, e invece tutta la cerimonia non era durata più di venti minuti.<br />

Mentre sedeva sull'autobus che la portava verso casa, si sentiva ancora<br />

stanca e stordita, la mente confusa da un rimescolìo di ricordi e di immagini,<br />

di suoni e di sensazioni sperimentati quella sera: il corpo ossuto e la<br />

pelle grinzosa della Contessa, il diamante enorme, scintillante al dito di<br />

Tung-fang Shuo; Abaddon in abito da passeggio seduto alla scrivania nel<br />

suo studio e il terrore provato quando le aveva ordinato di rinnegare Gesù;<br />

il peso di quelle orribili scarpe di piombo e il volto apparsole della madre<br />

superiora; l'abbraccio del colosso biondo che l'aveva sollevata da terra per<br />

baciarla e il panico provato al vedersi circondata da quella folla venuta ad<br />

offrirle il benvenuto rituale.<br />

Per fortuna fu l'autista, una donna, a ricordarglielo quando giunsero alla

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