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30.01.2013 Views

una bambina, nel quale uomini e donne completamente nudi erano spinti da demoni armati di forconi verso le fiamme eterne; di quella piccola statua della Vergine dinnanzi alla quale si era inginocchiata a pregare, e le confrontava con la figura aitante, splendida e insolente del Grande Ariete e del suo orribile demonietto nero che aveva visto ritti a pochi passi appena dal punto in cui lei, adesso, sostava umilmente curvata. Quelle immagini turbinanti nel ricordo la privavano di ogni capacità di pensare Coerentemente. Dall'istante in cui Abaddon aveva pronunciato la formula dell'abiura, la sua mente si era persa in un turbinio tale di pensieri che nessuno di essi riusciva ad affermarsi, a prendere consistenza sugli altri. E il tempo passava. E finalmente Mary udì il Sommo Sacerdote che, a voce bassa, quasi in un sussurro, diceva: «Su, fa' come ti ho detto. Altrimenti i Fratelli potranno spazientirsi». In quell'istante un'altra immagine apparve nella mente confusa di Mary: rivide il volto pallido, sereno della madre superiora del suo convento, ne rivide le labbra esangui e ne riudì le parole pronunciate con voce soave, quasi all'orecchio: "Bimba, ricorda che la comprensione, la misericordia di Nostro Signore Gesù Cristo sono infinite". Era la strada della salvezza: Egli sapeva che Mary non era andata sin lì per trarre profitto, non vi era andata per avidità, per lussuria né per sete di potere che potesse innalzarla sui suoi simili, ma soltanto perché spinta dal desiderio di trascinare gli assassini di suo marito davanti ai giudici terreni; sapeva che, se fosse riuscita, avrebbe fatto qualunque cosa pur di distruggere quella comunità malefica che oltraggiava il Suo nome. Nulla di quanto avrebbe detto su quella soglia dell'inferno, nessun giuramento che avesse prestato a Satana avrebbe potuto vincolarla finché fosse rimasta con cuore fermo fedele al Redentore. Una nuova forza la pervase di colpo e Mary spezzò in due la croce che le veniva offerta, e gettò i due pezzi lontano. Poi, con voce roca, pronunciò la terribile formula dell'abiura. Ritto su di lei, Abaddon le sorrise benevolo: «Alzati, ora, e solleva la mano sinistra». Mary obbedì, facendo tintinnare le catene che collegavano le manette ai ceppi. Chinatosi verso di lei, Abaddon le mise nella mano levata un fallo di grandezza naturale, d'oro massiccio, così pesante che per poco non le sfuggì di mano. Con uno sforzo, Mary riuscì a trattenerlo e lo accostò al petto. «Tienilo alto sopra il tuo capo e ripeti con me, parola per parola, ciò che

ti dirò» disse Abaddon. «Sul simbolo del Creatore io giuro di essere da ora in poi serva fedele del Suo più Possente Arcangelo, il Principe Lucifero, il Quale, prima di partire per operare altre meraviglie, Egli ha designato Reggente in Nome Suo e Signore di questo Mondo. Nella mia qualità di essere ora posseduto da un corpo umano di questo Mondo, giuro di servire con assoluta fedeltà il suo legittimo Signore, giuro di adorare Satana Signore Nostro e nessun altro. Giuro di disprezzare ogni altra religione che sia opera di uomini. Giuro di disprezzarle e di farle disprezzare ogni volta che ciò sia possibile senza incorrere nei rigori delle leggi. Giuro di combattere la fede negli altri che credono in quelle false religioni ogni volta che potrò e di portarli, se possibile, in seno alla Fede vera se, dopo essermi consultata coi miei superiori, essi decideranno di accoglierli. Giuro che eseguirò senza discutere ogni ordine che riceverò dai miei superiori o da coloro che hanno autorità sopra di me. Giuro che dedicherò senza riserve la mia mente, il mio corpo e la mia anima al trionfo dei Disegni di Satana Signore Nostro. Infine, giuro che ora come neofita, e in seguito, se riceverò l'Iniziazione nella Fratellanza dell'Ariete, non rivelerò mai, in nessuna circostanza, i suoi segreti, i luoghi di convegno delle sue Logge. Che non rivelerò niente di quanto vedrò o ascolterò, di quanto verrò a sapere partecipando ai suoi convegni. Giuro che non rivelerò mai l'identità di nessuna persona che conoscerò. Se dovessi venir meno a questo giuramento, sia decretato che per cento incarnazioni a venire, incominciando dalla prossima, io non possa mai uscire dalla miseria, che io sia reietta da tutti coloro che amerò e infine, che io possa morire ogni volta fra gli spasimi più atroci.» In principio Mary si era messa a ripetere la lunga litania con voce debole e incerta, ma subito dopo aveva compreso che, varcato il Rubicone negando Cristo, nulla di quanto aggiungeva avrebbe potuto aggravare il suo gesto e pronunciò il resto della formula con voce ferma, decisa. Quando ormai il peggio, secondo lei, era passato, Abaddon ordinò: «Ed ora sdraiati lunga distesa sull'altare». Impedita dalle catene e dai pesi che aveva ai piedi, Mary salì sull'altare a fatica e fece come il Sommo Sacerdote aveva ordinato. «Fratelli e Sorelle dell'Ariete!» intonò Abaddon, con voce tonante «la penitente si è mostrata degna d'essere accolta come neofita nel nostro Alto Ordine. Lietamente mi accingo a compiere il dovere di liberarla dalle catene dell'ignoranza e della superstizione!» Coi gesti rapidi di chi sa come fare, Abaddon fece cadere le catene e i

una bambina, nel quale uomini e donne completamente nudi erano spinti<br />

da demoni armati di forconi verso le fiamme eterne; di quella piccola statua<br />

della Vergine dinnanzi alla quale si era inginocchiata a pregare, e le<br />

confrontava con la figura aitante, splendida e insolente del Grande Ariete e<br />

del suo orribile demonietto nero che aveva visto ritti a pochi passi appena<br />

dal punto in cui lei, adesso, sostava umilmente curvata.<br />

Quelle immagini turbinanti nel ricordo la privavano di ogni capacità di<br />

pensare Coerentemente. Dall'istante in cui Abaddon aveva pronunciato la<br />

formula dell'abiura, la sua mente si era persa in un turbinio tale di pensieri<br />

che nessuno di essi riusciva ad affermarsi, a prendere consistenza sugli altri.<br />

E il tempo passava. E finalmente Mary udì il Sommo Sacerdote che, a<br />

voce bassa, quasi in un sussurro, diceva: «Su, fa' come ti ho detto. Altrimenti<br />

i Fratelli potranno spazientirsi».<br />

In quell'istante un'altra immagine apparve nella mente confusa di Mary:<br />

rivide il volto pallido, sereno della madre superiora del suo convento, ne<br />

rivide le labbra esangui e ne riudì le parole pronunciate con voce soave,<br />

quasi all'orecchio: "Bimba, ricorda che la comprensione, la misericordia di<br />

Nostro Signore Gesù Cristo sono infinite".<br />

Era la strada della salvezza: Egli sapeva che Mary non era andata sin lì<br />

per trarre profitto, non vi era andata per avidità, per lussuria né per sete di<br />

potere che potesse innalzarla sui suoi simili, ma soltanto perché spinta dal<br />

desiderio di trascinare gli assassini di suo marito davanti ai giudici terreni;<br />

sapeva che, se fosse riuscita, avrebbe fatto qualunque cosa pur di distruggere<br />

quella comunità malefica che oltraggiava il Suo nome. Nulla di quanto<br />

avrebbe detto su quella soglia dell'inferno, nessun giuramento che avesse<br />

prestato a Satana avrebbe potuto vincolarla finché fosse rimasta con<br />

cuore fermo fedele al Redentore.<br />

Una nuova forza la pervase di colpo e Mary spezzò in due la croce che le<br />

veniva offerta, e gettò i due pezzi lontano. Poi, con voce roca, pronunciò la<br />

terribile formula dell'abiura.<br />

Ritto su di lei, Abaddon le sorrise benevolo: «Alzati, ora, e solleva la<br />

mano sinistra».<br />

Mary obbedì, facendo tintinnare le catene che collegavano le ma<strong>net</strong>te ai<br />

ceppi. Chinatosi verso di lei, Abaddon le mise nella mano levata un fallo<br />

di grandezza naturale, d'oro massiccio, così pesante che per poco non le<br />

sfuggì di mano. Con uno sforzo, Mary riuscì a trattenerlo e lo accostò al<br />

petto.<br />

«Tienilo alto sopra il tuo capo e ripeti con me, parola per parola, ciò che

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