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club satanista - Thule-italia.net

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sul quale erano scritte queste parole, in stampatello: "I miei complimenti<br />

per quel che riguarda Dinah. Deve amarti molto e mi dispiace che non sarò<br />

più in Inghilterra quando trascorrerai la prossima serata fuori di casa.<br />

Mi sto chiedendo come la prenderà quando dovrai raccontarle la bega del<br />

divorzio di quella Wilberforce".<br />

È facile immaginare cosa provassi pensando al duplice inganno del<br />

quale ero stato vittima. E siccome non dubitavo che avesse lasciato davvero<br />

l'Inghilterra, era del tutto inutile che mi rivolgessi alla polizia.<br />

Ero disperato e mi chiedevo cosa dovevo fare non decidendomi né in un<br />

senso né in quello opposto. Sulle prime avevo pensato di dire la verità,<br />

prima a Dinah, poi all'avvocato del signor Wilberforce, anche perché la<br />

data del processo s'avvicinava e io ero accusato d'adulterio. Ma siccome<br />

Lothar aveva preso il largo e non si poteva più portarlo in tribunale con<br />

prova sufficiente per scagionarmi, capivo che nessuno m'avrebbe creduto.<br />

Di Lothar avevo già parlato con mia moglie sin da quando eravamo appena<br />

fidanzati, le avevo detto che eravamo gemelli e identici, ma da allora<br />

non ne avevamo parlato più, o forse ne avevamo accennato appena e assai<br />

di rado. Se almeno gliel'avessi detto, quando ero andato a trovarlo a Londra,<br />

o se fossi andato subito a denunciare il caso alla polizia, avrei avuto<br />

qualche possibilità dì essere creduto. Così, saltar fuori di punto in bianco<br />

affermando che mio fratello era entrato clandestinamente in Inghilterra,<br />

che mi aveva sostituito a letto con mia moglie e che mi aveva messo nei<br />

guai con quella Wilberforce, rischiavo di cadere nel ridicolo.<br />

L'unica cosa che potevo fare consisteva nel citare, come testimone, la<br />

donna che aveva affittato l'alloggio a Lothar durante la sua permanenza a<br />

Londra. Evidentemente, non avrei potuto alloggiarli, in casa sua, e nel<br />

contempo trovarmi a Farnborough, sul lavoro e a casa con mia moglie.<br />

Ovviamente lo feci, ma nemmeno quella mossa salvò la situazione.<br />

Per alcuni giorni tenni duro e non dissi niente a mia moglie, ma le preoccupazioni,<br />

i timori mi sconvolgevano tanto che decisi di rivelarle tutto<br />

per evitare un collasso nervoso. Non le dissi, ovviamente, che, profittando<br />

della mia assenza, Lothar era andato a letto con lei quella sera; non le<br />

dissi che era una spia russa. Nel primo caso le avrei inflitto un'umiliazione<br />

che non meritava; nel secondo, avrei dovuto assumermi non poche responsabilità<br />

perché non lo avevo denunciato in tempo e forse m'avrebbero<br />

cacciato dall'impiego. Le dissi soltanto che avevo rivisto Lothar a Londra<br />

e che lui aveva dato il mio nome quando l'avevano sorpreso sul fatto con<br />

quella donna.

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