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lità di quelle esibizioni, avesse preferito non sprecare la serata per assistere a qualcosa in cui non credeva, ma la delusione la induceva a credere che, sapendo di trovarci anche lei dalla Wardeel, avesse preferito non venirci per non doverla rivedere, per non dover rivangare quel tentativo sin li peggio che insoddisfacente di mettere assieme un'amicizia e chissà, forse anche una relazione più solida. La delusione era proporzionata alle ore spese a immaginare come sarebbe avvenuto l'incontro, a quel che avrebbe fatto per mostrarsi a lui sotto una luce diversa, all'impegno messo per preparare quella cenetta nell'intimità del suo appartamentino. E come naturale conseguenza di quella delusione, prima ancora che il medium avesse terminato di riassorbire il suo ectoplasma, Mary si era detta che bisognava guardare in faccia la realtà: se Barney aveva preferito rinunciare alla seduta per non incontrarsi con lei, bisognava credere che non si sarebbe fatto vivo nemmeno alle prossime riunioni e tanto valeva che se lo togliesse dalla testa una volta per tutte. Quando il cerchio si sciolse e i convenuti passarono in sala da pranzo per rifocillarsi, Ratnadatta le si mise al fianco e, gratificandola del suo sorriso da roditore, le disse: «Signora Mauriac, c'è un'altra persona con la quale voglio parlare questa sera, ma desidero parlare anche con lei. Siccome si tratta di argomenti personali, è meglio se ci vediamo fuori. Così la prego di accettare che l'accompagni per parte del tragitto sino a casa». Il comportamento cortese sulle prime l'aveva rafforzata nell'idea che da lui non aveva nulla da temere, ma l'ultima parte dell'invito le diede i brividi. Forse Ratnadatta sapeva che si era confidata, fosse pure soltanto parzialmente, con Barney. Se non s'ingannava in quella supposizione, la proposta d'accompagnarla a casa andava interpretata come il desiderio d'averla in suo potere in una situazione nella quale lei non avrebbe potuto difendersi... Ma poi, riflettendo, cacciò l'idea dicendosi che era poco probabile, si rassicurò pensando che in nessun caso Ratnadatta sarebbe stato così pazzo da tentare di nuocerle in quel quartiere rispettabile, in un'ora in cui le strade erano ancora frequentate e lei avrebbe potuto chiedere aiuto con la certezza di far accorrere qualcuno. Prendendo per scontata la sua accettazione, Ratnadatta l'aveva piantata in asso senza attendere la risposta e si era prontamente appiccicato a una donna di mezza età, pesantemente truccata, con addosso una discreta quantità di gioielli di valore, che Mary non aveva visto mai alle riunioni precedenti. L'indiano continuò a parlare con la sconosciuta per almeno una ventina di minuti. Nel frattempo un generale in pensione, che aveva messo gli
occhi su Mary durante una delle riunioni precedenti, offertale una tazza di caffè, si proponeva di stupirla raccontandole le meraviglie alle quali aveva assistito, ad opera dei fachiri durante la sua permanenza in India, parecchi anni prima che Mary fosse nata. Quando la riunione incominciava a sciogliersi, la signora tutta ingioiellata se ne andò e Ratnadatta raggiunse prestamente Mary, ascoltò cortesemente l'ultimo racconto del generale e poi, con tatto, se la portò via. Cinque minuti dopo camminavano fianco a fianco, puntando verso Cromwell Road e Ratnadatta diceva: «Avevo dimenticato di dirle che quando verrà all'appuntamento, sabato sera, non dovrà avere trucco. Niente trucco, ha capito? Si lavi ben bene il viso e basta. E anche i capelli devono essere pettinati nel più semplice dei modi, tirati indietro lisci e acconciati dietro la nuca». Mary lo fissava incredula. Quando tacque, non seppe trattenersi. «Per la verità, signor Ratnadatta...» incominciò a dire, incerta sul modo di spiegare quel che pensava. «Vede, io... io ho riflettuto e... Insomma, sono giunta alla conclusione che non sono ancora preparata per affrontare l'iniziazione.» Toccò all'indiano guardarla sbalordito, ma quando rispose, nella sua voce non c'era traccia di contrarietà né di collera: «L'iniziazione? La sua fantasia corre troppo. Per bene che vada, deve passare ancora un certo tempo prima che lei possa sperare tanto. Il primo stadio è quello di neofita. Soltanto l'accettazione in prova, dopo aver prestato giuramento di fedeltà alla Fratellanza. Dopo, il neofita deve effettuare certe cose per dimostrare la sua volontà di servire...». Ratnadatta non aveva terminato, che Mary lo interruppe senza tanti complimenti: «Vuol dire che, nel caso di una donna, è allora che deve prestare servizio nel tempio, offrendosi... offrendosi a uno sconosciuto?». «No! No!» replicò Ratnadatta, scuotendo vigorosamente la testa. «Quella cerimonia non avviene prima del rito dell'iniziazione. Fa parte di quel rito! Quando dico dimostrazione di volontà, mi riferisco alla effettuazione soddisfacente di alcuni lavori per il progresso degli scopi della nostra Fratellanza, che il nostro Sommo Sacerdote Abaddon ordina al neofita. Solo se supera queste prove il neofita si qualifica per l'iniziazione.» Percorsero gli ultimi cento metri in silenzio, e intanto Mary pensava: "Se è così, sembra proprio che non abbia niente da temere se ritorno nel Tempio assieme a lui. Se si fossero messi in testa di farmi del male, l'ultima cosa che mi chiederebbero sarebbe quella di conciarmi come uno spaventapasseri. Inoltre, se ci tornassi potrei avere un'ultima possibilità di scoprire
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Road e Ratnadatta diceva: «Avevo dimenticato di dirle che quando verrà<br />
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capito? Si lavi ben bene il viso e basta. E anche i capelli devono essere pettinati<br />
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Mary lo fissava incredula. Quando tacque, non seppe trattenersi. «Per la<br />
verità, signor Ratnadatta...» incominciò a dire, incerta sul modo di spiegare<br />
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conclusione che non sono ancora preparata per affrontare l'iniziazione.»<br />
Toccò all'indiano guardarla sbalordito, ma quando rispose, nella sua voce<br />
non c'era traccia di contrarietà né di collera: «L'iniziazione? La sua fantasia<br />
corre troppo. Per bene che vada, deve passare ancora un certo tempo<br />
prima che lei possa sperare tanto. Il primo stadio è quello di neofita. Soltanto<br />
l'accettazione in prova, dopo aver prestato giuramento di fedeltà alla<br />
Fratellanza. Dopo, il neofita deve effettuare certe cose per dimostrare la<br />
sua volontà di servire...».<br />
Ratnadatta non aveva terminato, che Mary lo interruppe senza tanti<br />
complimenti: «Vuol dire che, nel caso di una donna, è allora che deve prestare<br />
servizio nel tempio, offrendosi... offrendosi a uno sconosciuto?».<br />
«No! No!» replicò Ratnadatta, scuotendo vigorosamente la testa. «Quella<br />
cerimonia non avviene prima del rito dell'iniziazione. Fa parte di quel rito!<br />
Quando dico dimostrazione di volontà, mi riferisco alla effettuazione<br />
soddisfacente di alcuni lavori per il progresso degli scopi della nostra Fratellanza,<br />
che il nostro Sommo Sacerdote Abaddon ordina al neofita. Solo<br />
se supera queste prove il neofita si qualifica per l'iniziazione.»<br />
Percorsero gli ultimi cento metri in silenzio, e intanto Mary pensava: "Se<br />
è così, sembra proprio che non abbia niente da temere se ritorno nel Tempio<br />
assieme a lui. Se si fossero messi in testa di farmi del male, l'ultima cosa<br />
che mi chiederebbero sarebbe quella di conciarmi come uno spaventapasseri.<br />
Inoltre, se ci tornassi potrei avere un'ultima possibilità di scoprire