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per lavare la macchia bagnandola con acqua calda. Ma quando l'asciugarono sotto l'asciugatoio elettrico, la gora rimase nettamente visibile. Il vino aveva macchiato la gonna anche sul dietro, dove il tessuto, essendo rimasto zuppo più a lungo, rimase più macchiato che sul davanti, tanto che la guardarobiera espresse il dubbio che nemmeno in lavanderia sarebbero riusciti a smacchiarlo completamente. Sentendosi tutti gli occhi puntati addosso, quando tornò in sala ancora schiumante di rabbia, Mary ascoltò le scuse di Barney, che si addossava tutta la colpa, e soltanto per un minimo d'educazione tentò di far buon viso a cattiva sorte. Ma non riuscì a nascondere il dispetto e la rabbia che provava, e quando portarono altre due porzioni di gulash disse petulante al cameriere che portasse via la sua, che aveva mangiato abbastanza. Barney sbocconcellò ancora qualcosa in un silenzio imbarazzato, poi, in un tentativo disperato di farle dimenticare l'incidente, cercò di sviare il discorso: «Sa, quando le ho chiesto se mi prendeva in giro, non lo pensavo nemmeno. Ma continui, la prego, e racconti le altre cose straordinarie che ha visto ieri sera. Era rimasta all'apparizione del diavoletto nero». Mary s'irrigidì leggermente, come se avesse ricevuto una scossa elettrica. Le era già balenata l'idea che il rovesciamento del vino non fosse puramente accidentale: aveva disobbedito all'avvertimento di Ratnadatta, aveva tradito i segreti della Fratellanza. Possibile che fosse sorvegliata? Che qualche forza occulta fosse all'opera per controllarla? Ripensandoci, doveva ammettere che l'incidente era più colpa sua che di Barney, perché il bicchiere era sfuggito di mano a lei; era stato come se, per un istante, le sue dita avessero perso ogni sensibilità e l'istante successivo il vino le si era rovesciato addosso... Mary si convinse di colpo che la momentanea paralisi, dileguatasi in un batter d'occhio, non poteva che essere opera di forze soprannaturali. Tentando di nascondere la paura che la pervadeva a quel pensiero, balbettò confusa: «IL... il diavoletto. Sì. Io... Io... Ma certo! Stavo scherzando. Non c'era nessun diavoletto, nessun prete che lo usava per praticare un aborto...» Barney la guardò sorpreso, sospettoso. «Ma lei non aveva parlato affatto d'aborti.» «Oh... non ne avevo parlato?... Fa nulla. Ho fatto una gran ' confusione. Volevo alludere al fatto che erano tutti mascherati, ed erano quasi nudi, e al Sommo Sacerdote, che chiamavano il Grande Ariete, quello che faceva tutti quei miracoli.»
«E adesso dice la verità? I miracoli di cui parla sono avvenuti davvero?» «Ma certo!» replicò Mary, sorridendo, finalmente. «Volevo vedere sino a che punto lei ci cascava.» Barney sorrise a sua volta e la fissò dritto negli occhi. «Ho incominciato a drizzare le orecchie quando ha parlato di miracoli, ma il diavoletto nero era decisamente troppo. Dal suo racconto ho potuto farmi un'idea della situazione in generale. E grazie a Dio che lei stava soltanto scherzando. Comunque, dopo tutta quella messa in scena, qual era l'intenzione di Ratnadatta?» «Proprio quello che avevo immaginato: lo yoga» replicò Mary, cercando di rammentare in fretta il poco che sapeva sull'argomento. «È stato davvero molto eccitante. Uno di quelli, coperto soltanto da una fusciacca stretta alla vita, si è sdraiato su un letto di chiodi; un altro ha camminato sui carboni accesi senza bruciarsi i piedi. Se uno ci si dedica davvero, può tornare di qualche uso pratico. Ratnadatta giurava che, avendo imparato a respirare in una certa maniera, può star caldo nelle giornate più fredde senza indossare il cappotto. È la strada maestra per uscire dal proprio corpo, e io ho deciso di seguire l'insegnamento.» «Significa che lei tornerà in quella casa, il prossimo sabato?» Mary non aveva alcuna intenzione di tornarci, ma la tentazione di tenerlo preoccupato, fosse pure non oltre un certo limite, la indusse a replicare a muso duro: «Sì. Perché non dovrei?». La reazione di Barney fu proprio quella che lei si era. augurata: «E questa decisione, immagino, la porterà ancora a cenare in una saletta privata con quella specie di individuo?». Rammentando quel che gli aveva detto delle argomentazioni di Ratnadatta a sostegno dell'antica adorazione tributata a Satana, Mary s'accorse in tempo del pericolo. Il particolare non s'addiceva al nuovo aspetto che aveva attribuito all'indiano, quello di innocuo praticante dello yoga! Per impedire che Barney le chiedesse di spiegare la contraddizione fra quell'affermazione e quel che stava per dire, rispose: «Scherzavo anche su quel particolare. Abbiamo cenato nella sala comune e non mi ha nemmeno invitata per sabato prossimo. Non devo incontrarlo affatto all'ingresso della metropolitana di Sloane Square prima delle nove e mezzo». «Ma quella faccenda della benda... L'ha bendata davvero, o è stata un'altra delle sue invenzioni?» Mary comprese d'essere in trappola. Siccome non aveva la più pallida idea di dove fosse ubicato il tempio, non poteva dirgli dove Ratnadatta l'a-
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per lavare la macchia bagnandola con acqua calda. Ma quando l'asciugarono<br />
sotto l'asciugatoio elettrico, la gora rimase <strong>net</strong>tamente visibile. Il vino<br />
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zuppo più a lungo, rimase più macchiato che sul davanti, tanto che la<br />
guardarobiera espresse il dubbio che nemmeno in lavanderia sarebbero riusciti<br />
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Sentendosi tutti gli occhi puntati addosso, quando tornò in sala ancora<br />
schiumante di rabbia, Mary ascoltò le scuse di Barney, che si addossava<br />
tutta la colpa, e soltanto per un minimo d'educazione tentò di far buon viso<br />
a cattiva sorte. Ma non riuscì a nascondere il dispetto e la rabbia che provava,<br />
e quando portarono altre due porzioni di gulash disse petulante al<br />
cameriere che portasse via la sua, che aveva mangiato abbastanza.<br />
Barney sbocconcellò ancora qualcosa in un silenzio imbarazzato, poi, in<br />
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«Sa, quando le ho chiesto se mi prendeva in giro, non lo pensavo<br />
nemmeno. Ma continui, la prego, e racconti le altre cose straordinarie che<br />
ha visto ieri sera. Era rimasta all'apparizione del diavoletto nero».<br />
Mary s'irrigidì leggermente, come se avesse ricevuto una scossa elettrica.<br />
Le era già balenata l'idea che il rovesciamento del vino non fosse puramente<br />
accidentale: aveva disobbedito all'avvertimento di Ratnadatta, aveva<br />
tradito i segreti della Fratellanza. Possibile che fosse sorvegliata? Che<br />
qualche forza occulta fosse all'opera per controllarla? Ripensandoci, doveva<br />
ammettere che l'incidente era più colpa sua che di Barney, perché il bicchiere<br />
era sfuggito di mano a lei; era stato come se, per un istante, le sue<br />
dita avessero perso ogni sensibilità e l'istante successivo il vino le si era<br />
rovesciato addosso...<br />
Mary si convinse di colpo che la momentanea paralisi, dileguatasi in un<br />
batter d'occhio, non poteva che essere opera di forze soprannaturali. Tentando<br />
di nascondere la paura che la pervadeva a quel pensiero, balbettò<br />
confusa: «IL... il diavoletto. Sì. Io... Io... Ma certo! Stavo scherzando. Non<br />
c'era nessun diavoletto, nessun prete che lo usava per praticare un aborto...»<br />
Barney la guardò sorpreso, sospettoso. «Ma lei non aveva parlato affatto<br />
d'aborti.»<br />
«Oh... non ne avevo parlato?... Fa nulla. Ho fatto una gran ' confusione.<br />
Volevo alludere al fatto che erano tutti mascherati, ed erano quasi nudi, e<br />
al Sommo Sacerdote, che chiamavano il Grande Ariete, quello che faceva<br />
tutti quei miracoli.»