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Vol. 04 - 6. Luigi Sturzo e i Rosselli tra

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OPERA OMNIA<br />

DI<br />

LUIGI STURZO<br />

TERZA SERIE<br />

SCRITTI VARI<br />

VOLUME IV- 6


PUBBLICAZIONI A CURA DELL'ISTITUTO LUIGI STURZO<br />

OPERA OMNIA - TERZA SERIE - VOLUME 1V - 6<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> e i <strong>Rosselli</strong><br />

<strong>tra</strong> Londra, Parigi e New York.<br />

Carteggio (1929-1945)<br />

A cura e con introduzione di<br />

Giovanni Grasso<br />

Prefazione di<br />

Gabriele De Rosa<br />

Rubbettino


Il volume è stato realizzato con il contributo<br />

dellEdizione Nazionale dell'opera Omnia di <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>,<br />

Ministero per i Beni e le Attività Culturali,<br />

Uficio Cen<strong>tra</strong>le per i Beni Librari, le htituzioni Culturali e l'Editoria<br />

O Proprietà letteraria riservata Isriruco <strong>Luigi</strong> Stum<br />

O 2003 - Rubbertino Mitore<br />

88<strong>04</strong>9 Soveria Mannelli -Vide Rosario Rubbecrino, 10 - Tel. (0968) 662034


PIANO DELL'OPERA OMNIA DI LUIGI STURZO<br />

PUBBLICATA A CURA DELL'ISTITUTO LUIGI STURZO<br />

-p-<br />

I - L'Italia e il fascismo (1926)<br />

PRIMA SERIE: OPERE<br />

I1 - La comunità internazionale e il diritto di guerra (1928)<br />

I11 - La società: sua natura e leggi (1935)<br />

IV - Politica e morde (1938). - Coscienza e politica<br />

Note e suggerimenti di ~olitica pratica (1953)<br />

V-Vi - Chiesa e Stato (1939)<br />

VI1 - La vera vita. - Sociologia del soprannaturale (1943)<br />

Vi11 - L'Italia e l'ordine internazionale (1944)<br />

IX - Problemi spirituali del nostro tempo (1945)<br />

X - Nazionalismo e internazionalismo (1946)<br />

XI - La Regione nella Nazione (1949)<br />

XII - Del metodo sociologico (1950) -Studi e polemiche di sociologia (1933-1958)<br />

SECONDA SERIE: SAGGI - DISCORSI -ARTICOLI<br />

I - L'inizio della Democrazia in Italia. - Unioni professionali. - Sintesi sociali (1900-1906)<br />

I1 - Autonomie municipali e problemi amminis<strong>tra</strong>tivi (1902-1915)<br />

- Scritti e discorsi durante la prima guerra (19 15-1 9 18)<br />

I11 - I1 partito popolare italiano: Dall'idea al fatto (1919) - Riforma statale e indirizzi politici<br />

(1920-1922)<br />

IV - Il partito popolare italiano: Popolarismo e fascismo (1924)<br />

V - Il partito popolare italiano: Pensiero antifascista (1924-1925)<br />

- La libertà in Italia (1925) -Scritti critici e bibliografìci (1923-1926)<br />

VI - Miscellanea londinese (1 926-1 940)<br />

Vi1 - Miscellanea americana (1 940-1945)<br />

VI11 - La mia battaglia da New York (1943-1946)<br />

M-XIV - Politica di questi anni. - Consensi e critiche (1946-1959)


TERZA SERIE: SCRITTI VARI<br />

I - Il ciclo della creazione<br />

- Versi. - Scritti di letteratura e arte<br />

I1 - Scritti religiosi e morali<br />

I11 - Scritti giuridici<br />

IV - Epistolario scelto:<br />

1. Lettere a Giuseppe Spataro (1 922-1 959)<br />

2. <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> - Mario Scelba. Carteggio (1923-1956)<br />

3. <strong>Luigi</strong> Stum -Acide De Gasperi. Carteggio (1920-1953)<br />

4. <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> - Maurice Vaussard. Carteggio (1 9 17- 1 958)<br />

5. <strong>Luigi</strong> Stum a Londra: carteggi e documenti (1925-1 946)<br />

<strong>6.</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> e i <strong>Rosselli</strong> <strong>tra</strong> Londra, Parigi e New York. Carteggio (1929-1945)<br />

V - Scritti storico-politici (1 926- 1949)<br />

Vi - Lamafia<br />

VI1 - Bibliografìa. - Indici


Prefazione<br />

Questo carteggio fra <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> e la famiglia <strong>Rosselli</strong>, negli anni del loro esilio fra Pari-<br />

gi e Londra, è un contributo nuovo, in gran parte inedito, suggestivo anche per il tono uma-<br />

no, per le ansie, i dubbi, le difficoltà - anche psicologiche - a muoversi nel mondo così<br />

vario degli - esuli antifascisti, vicini nella passione per l'Italia, ma chiusi nella trincea delle<br />

loro convinzioni politiche. Un carteggio fra personalità molto diverse, se non distanti, per<br />

tanti giudizi, modi di vedere e di leggere quanto aweniva in Italia, con il fascismo, fra Stato<br />

e Chiesa, dalla Conciliazione d a guerra di Etiopia, alla guerra civile spagnola.<br />

Scriveva <strong>Sturzo</strong>, il 12 ottobre del 1936, al direttore del «Mati» di Barcellona, Ruiz<br />

Manent: ((La guerra civile spagnola sarà rinfacciata ai cattolici come la notte di San Barto-<br />

lomeo e come la repressione del Duca d'Alba nelle Fiandre)). <strong>Sturzo</strong> prova amarezza quan-<br />

do Carlo <strong>Rosselli</strong> accentua il suo anticlericalismo, coinvolgendo tutta la Chiesa sino a<br />

sostenere l'incompatibilità di un'organizzazione politica di ispirazione cattolica con la<br />

libertà e la democrazia e, dinanzi al richiamo storico di <strong>Sturzo</strong> alla <strong>tra</strong>dizione cattolico-<br />

democratica e al Partito Popolare dello stesso <strong>Sturzo</strong>, <strong>Rosselli</strong> ammette l'eccezione, ma<br />

insiste nella sua tesi di fondo dell'incompatibilità fra cattolicesimo e liberalismo, fra cat-<br />

tolico ubbidiente ed educazione autenticamente liberale.<br />

I1 sodalizio politico e umano fra <strong>Sturzo</strong> e Carlo <strong>Rosselli</strong>, tuttavia, non subisce frattu-<br />

re, resiste alle pure infuocate polemiche sulla politica vaticana. C'è qualcosa in loro - tan-<br />

to in <strong>Sturzo</strong> che in Ferrari e Donati, come nella famiglia <strong>Rosselli</strong>, più o meno "allargat2 -<br />

che li fa "solidali": la loro condizione di esuli, di "fuorusciti", impegnati a riconquistarsi<br />

un consenso la cui perdita, a causa dei loro accesi antagonismi e ideologismi, non poco<br />

aveva concorso alla crisi dello Stato liberale.<br />

La corrispondenza di <strong>Sturzo</strong> con la famiglia <strong>Rosselli</strong>, rigorosa osservante della cultura<br />

di Giustizia e Libertà, il tono confidenziale di rispetto, di disponibilità all'ascolto, che si<br />

coglie nella maggior parte delle lettere, è un aspetto importante di quella risalita verso<br />

una maggiore consapevolezza della realtà di un'Europa più problematica perché inquina-<br />

ta da una progressiva cedevolezza, intima e strutturale insieme, dinanzi al profilarsi dello<br />

spettro totalitario, che investiva l'occidente alle radici.<br />

Il giudizio di Giovanni Grasso ci sembra pertanto equilibrato e corretto: «Due uomi-<br />

ni così diversi per età, per formazione, per cultura, per religione: uno ebreo dichiarata-<br />

mente ateo, l'altro prete cattolico, con un profondo attaccamento alla sua condizione<br />

sacerdotale, nonostante il disagio e i dispiaceri procurategli dalla politica vaticana. Due<br />

uomini con punti di partenza così distanti che giungono, per vie diverse, alla stessa<br />

incrollabile fede nella libertà, nella democrazia, nei diritti dell'uomo, nella convivenza<br />

civile, al rifiuto di ogni totalitarismo, di sinis<strong>tra</strong> o di stampo integralistm. C'è una battuta<br />

di <strong>Sturzo</strong>, in una lettera da Londra, a Carlo (30 giugno 1933) fra il serio e il faceto che<br />

Grasso riporta: «Io conchiudo per la libertà di apprezzamento e di condotta civile in<br />

materia di guerre nazionali o coloniali. L'interferenza positiva e politica della Chiesa in


tale materia, non è desiderabile né per la Chiesa né per lo Stato. Voi di Giustizia e Libertà<br />

fate tutti e due le figure: quella di anticlericali e quella di ... clericali. È una s<strong>tra</strong>na posizio-<br />

ne la vos<strong>tra</strong>. Di fronte alla quale la mia è molto più moderna)).<br />

Questo Carteggio con Carlo, che assorbe la maggior parte del libro, con Arnelia Ros-<br />

selli e, dopo l'assassinio di Carlo, con la moglie inglese, Marion, ci offre uno scenario, per<br />

così dire mobile del mondo degli esuli; fanno la loro comparsa numerosi protagonisti,<br />

Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari, il più sturziano, potremmo dire, degli amici e collaboratori di<br />

<strong>Sturzo</strong>, protagonista al Congresso di Torino del PPI, nel 1923, dell'azione che condusse<br />

alla fine della collaborazione nel governo Mussolini. Sturm affidò a lui e a Donati, diret-<br />

tore del ((Popolo)), negli anni "aventiniani" dell'opposizione al fascismo, la salvaguardia<br />

della memoria del Partito Popolare, la sua presenza nella vita politica dell'opposizione al<br />

fascismo dei partiti europei di ispirazione cattolica.<br />

Grasso riprende la polemica che suscitò il volume nel quale Ferrari aveva raccolto un<br />

insieme di documenti, <strong>tra</strong>tti per lo più dalla ((Civiltà Cattolica)), con una serie di critiche<br />

dell'hione Cattolica nei confronti del fascismo. I documenti avrebbero dovuto servire a<br />

Gaetano Salvemini per un libro che non vide mai la luce. Il manoscritto fu pubblicato da<br />

Ernesto Rossi nel 1957; di qui una serie di infuocate polemiche, con grave disappunto di<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>. Profondissimo il dolore di <strong>Sturzo</strong> quando, il 2 marzo del 1933, scomparve<br />

Ferrari per grave malattia. Quali fossero le speranze che <strong>Sturzo</strong> aveva riposto in Ferrari,<br />

sono evidenti in una lettera che gli aveva indirizzato, il 18 gennaio 1929, dieci anni esatti<br />

dopo la fondazione del PPI: «Caro Francesco <strong>Luigi</strong>, tu sei uno di quelli che sono destinati<br />

a questo avvenire: l'esilio ti ha dato modo di venire in contatto col mondo politico inter-<br />

nazionale, e di fare una lunga - revisione delle idee e delle direttive politiche di allora. Sei<br />

giovane e pieno di ingegno ed energia. Tornerai in patria con la giusta aureola di quanto<br />

hai sofferto, e lavorato per la nuova Italia; e nessuno di quelli di altro partito con i quali<br />

dovrai lavorare potrà dirti di non avere sofferto e lavorato abbastanza))'.<br />

Altri personaggi con cui Stum ebbe rapporti di lunga durata durante l'esilio, anche<br />

quando lasciò Londra e si <strong>tra</strong>sferì negli.Stati Uniti: Gaetano Salvemini, Francesco Saverio<br />

Nitti, Carlo Sforza, Filippo Turati, Claudio Treves, Bruno Buozzi, Guglielmo e Gina Ferrero.<br />

Ed accanto a Stum appaiono personaggi oramai noti, che sono en<strong>tra</strong>ti a far parte della<br />

sua biografia, come Barbara Barclay Carter, americana di madre irlandese, convertitasi al<br />

cattolicesimo, patrocinatrice, potremmo considerarla, di quel foglio inglese ((People and<br />

Freedom», che svolse un ruolo importante come portavoce dell'antifascismo sturziano.<br />

La Carter <strong>tra</strong>dusse in inglese l'opera di <strong>Sturzo</strong>, fra le più note, anche se in Italia, né<br />

prima né dopo la guerra aniihitleriana, fu poco o niente letta: Italia efascismo. Ella si<br />

occupò anche della <strong>tra</strong>duzione del poema di <strong>Sturzo</strong> Il Ciclo della Creazione. Fra le lettere a<br />

~arbara, che figurano nel già citato volume delle Lettere non spedite, c'è una, datata Londra<br />

26 ottobre 1928, che ci dice molto sul ruolo importante che ebbe la Carter nella vita<br />

di <strong>Sturzo</strong>, come scrittore, negli anni dell'esilio a Londra: «Più volte - scriveva - avete<br />

mos<strong>tra</strong>to interesse ai piccoli accenni del mio passato: credetemi, non hanno importanza<br />

che solo per me; ma la simpatia con la quale mi sentite, mi spinge oggi a parlarvene. È<br />

che voi oramai siete partecipe della mia attività di scrittore e voi oramai siete abituata a<br />

riportare sulla vos<strong>tra</strong> lingua quel che a me non è consentito poter pubblicare nella mia)).<br />

1 <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>, Lettere non spedite, il Mulino, Bologna 1996, pp. 59-61.


Dunque, queste poche ultime parole sul ruolo svolto dalla Carter nella vita dello scrittore<br />

<strong>Sturzo</strong> in quegli anni tormentati, appaiono a lui quasi di compenso all'amarezza che non<br />

gli era ((consentito di pubblicare nella [sua] lingua)).<br />

Davanti alle insistenze della Carter perché <strong>Sturzo</strong> scrivesse le sue memorie politiche,<br />

questi rispondeva: «Del Partito Popolare si scriverà, quando non sarà vietato nominarlo<br />

<strong>tra</strong>nne che per maledirlo e allora chi scriverà cercherà di interpretare la mia attività [...l,<br />

ma nella valanga di notizie e di apprezzamenti con<strong>tra</strong>dditori, non riuscirà mai a vederci<br />

fino in fondo)) (lettera del 13 novembre 1928).<br />

Come ci ricorda Grasso, nella sua densa e stimolante introduzione, la Carter, come<br />

anche l'al<strong>tra</strong> preziosa collaboratrice di <strong>Sturzo</strong>, Bertha Pritchard, prima che conoscessero<br />

l'esule siciliano, frequentavano casa <strong>Rosselli</strong>. Barbara in particolare era stretta amica di<br />

Marion, la moglie di Carlo. Nel 1924 la Carter, come ella stessa ricorda, era appena uscita<br />

dall'università, quando fece le prime prove di giornalismo, intervistando <strong>Sturzo</strong>, approdato<br />

pochi mesi prima a Londra. Era tanto abile la Carter che nel 1927 h l'unica giorna- -<br />

lista s<strong>tra</strong>niera che poté seguire il processo di Savona contro Carlo <strong>Rosselli</strong>, Ferruccio Parri<br />

e altri, accusati per l'espatrio clandestino di Turati e Pertini.<br />

Bertha Pritchard fu presentata invece a <strong>Sturzo</strong> proprio da Carlo, nel dicembre del<br />

1929: «Una vecchia amica mia e dei Ferrero, e sua grande ammiratrice, vorrebbe oramai<br />

conoscerla di persona. k la signora Bertha Pritchard [...l. Se le darà modo di incon<strong>tra</strong>rsi<br />

con lei, la farà felice)). Così fu.<br />

Grasso ha utilizzato la corrispondenza conservata nell'Archivio dell'Istituto <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Sturzo</strong>, per scrivere la storia di quest'al<strong>tra</strong> intelligente, entusiasta e fedele collaboratrice di<br />

<strong>Sturzo</strong>, amica di Ferrero e di Claudio Treves. C'è ancora un gruppo di lettere fra <strong>Sturzo</strong> e<br />

la Pritchard, appartenenti al mio archivio personale, che Grasso non ha potuto vedere<br />

perché da me versate all'Istituto <strong>Sturzo</strong> dopo che il volume era già in corso di stampa.<br />

Nell'insieme emerge un mondo diverso da quello di <strong>Sturzo</strong>, che la Pritchard non ebbe<br />

difficoltà a capire e a far suo. Bertha, che era poliglotta, - scrive Grasso - si occupò ((di<br />

curare la pubblicazione degli scritti sturziani in diversi paesi (sua, <strong>tra</strong> l'altro, la <strong>tra</strong>duzione<br />

in lingua spagnola de Il Ciclo della Creazione), impegnandosi a fondo per anni, nel tenta- i'<br />

iivo riuscito a metà di far musicare la te<strong>tra</strong>logia cristiana composta da <strong>Sturzo</strong>)). A dire il<br />

vero, dopo alcuni tentativi falliti, alla fine, riusci a trovare in Darius Milhaud, un musici-<br />

sta già famoso che si era cimentato in partiture politonali. Milhaud accettò l'incarico,<br />

dopo vari sondaggi e prove. Egli affrontò anche il prologo de Il Ciclo della Creazione sugli<br />

Angeli e Adamo, che rappresenta più di un terzo del poema, pieno di difficoltà. Ci volle<br />

del tempo, ma un giorno <strong>Sturzo</strong> scrisse al fratello (10 marzo 1935), informandolo di aver<br />

ascoltato, eseguita al piano, la partitura del prologo: «Mi ha fatto sentire al piano la pri-<br />

mizia. Ci sono cose bellissime, altre mi sono oscure, ma tornerò a sentirle fra poco. La<br />

musica sarà pronta in marzo, ma è difficile trovare i mezzi per una esecuzione)). Scriveva il<br />

31 agosto 1936 alla Pritchard, da Barcellona: «Ho parlato con il maestro Milhaud, ci sia-<br />

mo messi d'accordo con tutto, meno - s'intende - nella parte finanziaria. Egli, però, dato<br />

il lavoro, desidera avere quattro mesi dalla data dell'impegno alla consegna della musica<br />

pronta a eseguirsi)). Ne passò di tempo, prima che la partitura fosse eseguita il 21 maggio<br />

1986 a Roma, alla Cappella Paolina del Quirinale, dal soprano Cecilia Gasdia e dall'Or-<br />

ches<strong>tra</strong> e Coro della Rai, alla presenza del Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga,<br />

e della signora Maddalena, vedova di Milhaud.<br />

i(


Non vi è dubbio che la corrispondenza della Pritchard con <strong>Sturzo</strong> offra una documen-<br />

tazione millimetrica per seguire la molteplice attività di questo s<strong>tra</strong>ordinario cittadino di<br />

Caltagirone, impegnato contemporaneamente su vari fronti: la cura delle sue opere, I'atti-<br />

vità giornalistica, la presenza sulla scena politica internazionale nei problemi della guerra, a<br />

Londra come a Parigi, gli incontri e i colloqui con gli esuli antifascisti. Comunque sia, il<br />

ruolo principale della Pritchard - come rileva Grasso - fu quello di valido e intelligente <strong>tra</strong>-<br />

mite fra <strong>Luigi</strong> e la famiglia <strong>Rosselli</strong> "allargata", cioè con tutte le persone, Salvemini compre-<br />

so, che in qualche modo ruotavano attorno agli ambienti di Giustizia e Libertà.<br />

Una conclusione? È un dato di fatto: oggi disponiamo di un notevole gruppo di Car-<br />

teggi di Sturm con amici e collaboratori degli anni più tormentati del suo esilio. Questo<br />

ultimo Carteggio, curato con una meticolosità certosina da Giovanni Grasso, è solo il pri-<br />

mo della nuova serie seguita alla pubblicazione del Carteggio più vasto fra i due fratelli<br />

<strong>Luigi</strong> e Mario <strong>Sturzo</strong>, vescovo di Piazza Armerina, fitto di ricerche e di considerazioni<br />

teologiche, spirituali, filosofiche ascetiche rivissute nel confronto con la drammatica real-<br />

tà del Novecento.<br />

I1 Carteggio fra i due fratelli fu pubblicato nel 1985 dalle Edizioni di Storia e Letteratu-<br />

ra. Lì, nella mia introduzione, c'è anche il racconto delle vicende de Il Cich della Creazione<br />

che fu edito in Francia dalla Librairie Bloud et Gay, Paris 1932. Ne fece la prima recensione,<br />

naturalmente, la stessa Carter su «La Vie intellectuelle», febbraio 1933, pp. 483-489.<br />

Infine, sono in procinto di uscire ancora due Carteggi, quello di <strong>Sturzo</strong> con gli amici<br />

francesi, non solo con i coniugi Maritain, ma con personaggi del mondo de «L'Aube» ed<br />

altri importanti periodici del tempo.<br />

I1 volume è stato curato dal compianto Gmile Goichot, il maggiore studioso dell'ope-<br />

ra di Henri Bremond. Attendiamo, in ultimo, la corrispondenza di <strong>Sturzo</strong> con Wickham<br />

Steed, che fu direttore <strong>tra</strong> il 19 19 e il 1922 del «Times» di Londra, per assumere nel 1923<br />

la direzione del periodico «The Review of Reviews)).<br />

Con Steed <strong>Sturzo</strong> ebbe rapporti di stretta amicizia, collaborazione e di comuni con-<br />

vinzioni politiche sulla guerra civile spagnola, sulla fase critica europea apertasi con l'av-<br />

vento di Hitler al potere in Germania, sulla responsabilità dell'hghilterra alla Conferenza<br />

di Monaco. Insomma, un Carteggio che ci fa conoscere da vicino il rapporto di <strong>Sturzo</strong><br />

con la cultura inglese. Curatrice del volume è Giovanna Farrell-Vinay, <strong>tra</strong>duttrice delle<br />

lettere è Clara De Rosa.<br />

A Bologna dal1'8 all'l l marzo 1989, a trenta anni dalla scomparsa di <strong>Sturzo</strong>, si tenne<br />

un convegno internazionale che aprì la ricerca sul pensiero e l'attività di <strong>Sturzo</strong> esule nella<br />

dimensione europea. Questo convegno fece compiere un grande passo agli studi su Stur-<br />

zo, oltre i confini un po' stretti della sola storia del Partito Popolare Italiano. Oggi dispo-<br />

niamo di nuove fonti edite, i già citati Carteggi, che ci consentono di capire più intima-<br />

mente le motivazioni dell'agire politico di <strong>Sturzo</strong>.<br />

L'editore americano Howard Fertig definì <strong>Sturzo</strong>, una volta, "autore sotterraneo",<br />

ossia un autore che viene letto, ma resta nascosto, non manifesto. La definizione di Fertig<br />

fu raccolta da Alfred Di Lascia, che fu giovane collaboratore di Stum in America, e riferi-<br />

ta al Convegno di Bologna. Oggi, non credo più possa ritenersi tale. Lo <strong>Sturzo</strong> "sotterra-<br />

neo" si è fatto più visibile.<br />

Gabriele De Rosa


Ringraziamenti<br />

Sento il dovere di ringraziare l'Istituto <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> nelle persone del Prof. Gabriele<br />

De Rosa, presidente, Flavia Nardelli, segretario generale, Concetta Argiolas, responsabile<br />

dell'Archivio Storico, Michela Ghera, responsabile della Biblioteca;<br />

l'Archivio deli'Istituto Storico della Resistenza in Toscana (Firenze) e in particolare<br />

Giovanna Bencistà per la cortesia e la fiducia accordatemi;<br />

Sandro Bulgarelli e Renata Giannella della Biblioteca del Senato della Repubblica;<br />

Mauro Calcagno dell'università di Harvard, Mieke Ijzermans dell'International<br />

Institute of Social History di Amsterdam, Michael Bott dell'università di Reading,<br />

Gerhard Hochgurtel della Friedrich-Ebert-Stifiung di Bonn e Giovanna Farrell-hay<br />

(Londra) per avermi aiutato a rin<strong>tra</strong>cciare notizie, articoli e documenti fondamentali per<br />

questo studio;<br />

I'on. Vddo Spini, i professori Francesco Malgeri, Fausto Fonzi e Pier <strong>Luigi</strong> Ballini e le<br />

signore Silvia <strong>Rosselli</strong>, Lisa Sarfatti e Maria Grazia Spinedi per i preziosi consigli.<br />

Un grazie ancora a mia moglie Ilaria ed a mia madre per I'insostituibile contributo<br />

nella fase di correzione del testo.<br />

Dedico questo lavoro a mio figlio Jacopo, perché, sull'esempio di <strong>Sturzo</strong>, Carlo e<br />

Nello <strong>Rosselli</strong>, non scenda mai a patti con i nemici della Iibertà e della democrazia.<br />

Giovanni Grasso


Introduzione<br />

1. Nell'archivio di <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>, depositato presso l'omonimo Istituto di Roma, sono<br />

conservate una quarantina di lettere che attestano l'esistenza, <strong>tra</strong> don <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> e la<br />

famiglia <strong>Rosselli</strong>, di un intenso rapporto di amicizia e consuetudine che va al di là di<br />

quanto emerso finora dalla ricerca storica. I1 carteggio si apre nel 1929 con una lettera di<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong>, appena fuggito dal confino di Lipari e riparato a Parigi, a <strong>Sturzo</strong> che si tro-<br />

vava in esilio a Londra già dall'ottobre del 1924. E si chiude il 23 agosto 1945 con una<br />

lettera di Marion Cave <strong>Rosselli</strong>, la vedova di Carlo, al sacerdote siciliano, pochi giorni<br />

prima che Marion venisse colpita dal secondo e invalidante ictus.<br />

Nella prima lettera - nella quale <strong>Rosselli</strong> si presenta a <strong>Sturzo</strong>, chiamandolo un po'<br />

perentoriamente «Gentilissimo signor <strong>Sturzo</strong>)): nelle cinque successive passerà invece a un<br />

più riguardoso «don» e infine a «professore» - Carlo invia al suo interlocutore notizie bio-<br />

grafiche sul fratello Nello, dipinto con <strong>tra</strong>tti affettuosi e di s<strong>tra</strong>ordinaria delicatezza: «È<br />

un'anima candida e sensibilissima, ma tanto diritta e fieranl. È l'avvio di un legame, come<br />

vedremo, non solo. epistolare, che continuerà fino alla vigilia della spietata esecuzione del<br />

1937 e che proseguirà con Marion fino al 1945.<br />

Nell'archivio <strong>Sturzo</strong> vi sono gli originali di 21 lettere personali spedite da Carlo Ros-<br />

selli a <strong>Sturzo</strong>; 7 copie (in carta carbone o minute manoscritte) di lettere inviate dal sacer-<br />

dote siciliano a Carlo, di cui 4 personali e 3 destinate alla pubblicazione sul giornale<br />

«Giustizia e Libertà»*; infine gli originali di 2 lettere di Arnelia <strong>Rosselli</strong> e di ben 12 di<br />

Marion Cave a <strong>Sturzo</strong>, tutte inedite. Non c'è <strong>tra</strong>ccia di corrispondenza con Nello Rossel-<br />

li, anche se, come vedremo, il giovane storico incontrò personalmente e più volte il fon-<br />

datore del Ppi a Londra. Questi documenti formano l'oggetto della presente pubblicazio-<br />

ne insieme alle 9 lettere originali di <strong>Sturzo</strong> a Carlo e a Marion, tutte inedite, che si trova-<br />

no nelle carte <strong>Rosselli</strong> presso l'Istituto per la Storia della Resistenza in Toscana a Firenze.<br />

Per tre di queste ultime è conservata la minuta manoscritta nell'Archivio <strong>Sturzo</strong>. In questi<br />

casi ho preferito pubblicare soltanto le lettere definitive ricevute dai <strong>Rosselli</strong>, che risulta-<br />

no più complete rispetto alla minuta.<br />

Che cosa si può dire in generale del Carteggio <strong>Sturzo</strong>-famiglia <strong>Rosselli</strong>? Innanzitutto<br />

credo vada evidenziata la circostanza che si <strong>tra</strong>tta di un Carteggio che si colloca tutto<br />

all'interno di coordinate temporali e spaziali legate alla comune condizione di esuli. La<br />

corrispondenza si apre nel 1929, anno d'inizio dell'esilio di Carlo <strong>Rosselli</strong>, e si chiude, in<br />

maniera piuttosto drammatica, alla vigilia del ritorno dei protagonisti superstiti in Patria,<br />

1 Vedi Lettera n. 1.<br />

2 Le lettere che vengono qui pubblicate con i numeri 3,6, 10,11, lG, 18, 19,20,21,27,29 sono appar-<br />

se in L. <strong>Sturzo</strong>, Scritti inediti [da ora SI], I1 (1924-1940), a cura di Franco Rizzi, Edizioni Cinque Lune,<br />

Roma 1975.


nell'estate del 1945. Anche i luoghi sono quelli peculiari del fuoriuscitismo italiano: Pari-<br />

gi, sede prescelta da Carlo <strong>Rosselli</strong> dopo la rocambolesca fuga dall'Italia fino alla sua mor-<br />

te; Londra, asilo di <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> dopo il forzato espatrio e, dopo il delitto del 1937, tem-<br />

poraneo rifugio delle famiglie di Carlo e Nello; New York (con la parentesi sturziana di<br />

Jacksonville), infine, nuova, dolente tappa obbligata per il sacerdote siciliano e per i redu-<br />

ci <strong>Rosselli</strong> dopo lo scoppio della Guerra Mondiale.<br />

La seconda impressione generale che si ricava dalla lettura del Carteggio è quella di<br />

una intensa coralità; nelle pagine dei protagonisti, <strong>Sturzo</strong>, Carlo, Marion e, sia pure in<br />

misura minore, Amelia <strong>Rosselli</strong> si muovono infatti numerosi comprimari di varie nazio-<br />

nalità (italiani, tedeschi, francesi, ungheresi, americani, inglesi, belgi, spagnoli), di diffe-<br />

rente fede religiosa (cattolici, protestanti, ebrei, atei e convertiti), di es<strong>tra</strong>zione sociale e<br />

politica estremamente diversificata. Si <strong>tra</strong>tta di amici e, talvolta, di nemici, di compagni<br />

di lotta, di intellettuali, editori, giornalisti, uomini politici, esuli, semplici simpatizzanti.<br />

Una fitta rete di contatti, di solidarietà, di personaggi noti e meno noti, le cui s<strong>tra</strong>de si<br />

incrociano, proseguono parallele, infine divergono per poi magari incon<strong>tra</strong>rsi di nuovo.<br />

Una tela complessa e a volte intricata che ha però costituito per il lavoro di ricerca una<br />

miniera di informazioni, che si sono rivelate decisive per mettere a fuoco i rapporti <strong>tra</strong> i<br />

protagonisti del Carteggio.<br />

Terza osservazione, l'incompletezza. Nella corrispondenza <strong>Sturzo</strong>-<strong>Rosselli</strong> ci sono<br />

molte lacune: alcune lettere, evidentemente, sono andate perdute nella drammatica con-<br />

citazione degli eventi, segnati dalle fughe, dal duplice omicidio, dalla guerra e dai nume-<br />

rosi e fortunosi <strong>tra</strong>sferimenti a cui i personaggi principali del Carteggio sono stati costret-<br />

ti. Nel materiale archivistico c'è, inoltre, un'evidente sproporzione <strong>tra</strong> le lettere di <strong>Sturzo</strong><br />

ai <strong>Rosselli</strong> e quelle, molto più numerose, dei <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong>. Un fenomeno non nuovo<br />

per chi si è occupato delle carte conservate nell'Archivio <strong>Sturzo</strong> e determinato dalla cura<br />

quasi maniacale che il fondatore del Partito Popolare riponeva nel conservare lettere e<br />

documenti dei suoi corrispondenti. La conseguenza è che, in questo Carteggio, le perso-<br />

nalità e il pensiero di Carlo e Marion <strong>Rosselli</strong> balzano fuori a tutto tondo, direttamente<br />

dalle pagine manoscritte; mentre per ricostruire il lessico sturziano nei suoi rapporti epi-<br />

stolari con la famiglia <strong>Rosselli</strong> ci si deve spesso accontentare di riferimenti indiretti. Ma<br />

quel senso di incompletezza che pervade tutta la corrispondenza va anche al di là dei limi-<br />

ti fisici, cartacei del Carteggio stesso: le lettere, per quanto Significative, non riescono a<br />

racchiudere compiutamente il complesso e profondo universo di rapporti umani, ideali,<br />

politici, culturali fatto anche di incontri, di conversazioni, di telefonate, di messaggi scrit-<br />

ti o a voce inviati per interposta persona. Un universo che, per quanto è stato possibile,<br />

ho tentato di ricostruire in queste pagine introduttive.<br />

Certo, chi si accostasse alla lettura del Carteggio con la speranza di rin<strong>tra</strong>cciare in esso<br />

rivelazioni storiche esplosive, eclatanti, capaci di cambiare l'interpretazione, la<br />

genesi, la concatenazione dei fatti e degli awenimenti resterebbe probabilmente deluso.<br />

Ma non è certo questo lo spirito con cui ci si awicina a documenti di questo genere. E<br />

comunque, al di là di ogni considerazione di merito, si può dire che si <strong>tra</strong>tta di un carteg-<br />

gio ricco e sorprendente. Ricco non tanto per il numero delle lettere, perdtro non esiguo,<br />

ma per la qualità e la serie di argomenti sia pure fugacemente affrontati. Sorprendente<br />

soprattutto per l'affiato umano, per la solidarietà e la schiertezza delle posizioni, per il<br />

rispetto reciproco e per un tono di vera amicizia e di consuetudine <strong>tra</strong> i corrispondenti:


elementi che finora la storiografia ha lasciato prevalentemente in ombra. Basti pensare<br />

che i grandi studi biografici sui protagonisti del Carteggio non dedicano più di qualche<br />

riga o citazione enpassant ai rapporti <strong>Sturzo</strong>-<strong>Rosselli</strong>.<br />

I documenti qui pubblicati, con tutti i loro limiti, riportano invece alla luce una fitta<br />

<strong>tra</strong>ma di relazioni, conoscenze e frequentazioni che ci consentono di immaginare un qua-<br />

dro di contatti politici, culturali e umani molto più ampio e profondo di quello che<br />

emerge dalle carte stesse. Una vicenda, insomma, in cui il "non detto" o, meglio, in que-<br />

sto caso "il non scritto", sembra a volte pesare di più degli stessi documenti. È un po'<br />

quello che accade con la scoperta di frammenti di un antico mosaico: la loro ricomposi-<br />

zione non ci può restituire l'opera nella sua interezza, ma ognuna delle singole tessere,<br />

però, riverbera, ci fa intuire, ci mette a parte di quell'universo complesso e irripetibile che<br />

costituiva l'originale. E, per venire a noi, questi a volte scarni documenti attestano l'esi-<br />

stenza di una congerie di sentimenti, passioni, legami, idee, esperienze, battaglie che per<br />

un lungo e drammatico periodo intersecarono e intrecciarono le biografie, per altro così<br />

diverse e peculiari, di <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> e Carlo, Nello, Amelia, Marion e Maria <strong>Rosselli</strong>.<br />

2. Don <strong>Sturzo</strong> e Carlo <strong>Rosselli</strong>, lo apprendiamo dalla prima lettera del Carteggio, si<br />

incon<strong>tra</strong>rono la prima volta a Londra nel 1924, a casa di Crespi, in occasione del ((triste<br />

arrivod, come scrive <strong>Rosselli</strong>, del sacerdote siciliano in Inghilterra. Angelo Crespi, milanese,<br />

fine intellettuale, corrispondente di numerosi giornali italiani (((Corriere della Sera»,<br />

((Messaggero)), ((11 Popolo))), proveniva dalle file del socialismo riformista; antico seguace<br />

di Treves e Turati si era avvicinato, at<strong>tra</strong>verso il contatto con gli ambienti modernisti, alla<br />

fede cattolica e il suo itinerario spirituale, fatto di grandi <strong>tra</strong>vagli interiori, si era compiuto<br />

con la piena conversione grazie all'incontro e alla s<strong>tra</strong>ordinaria amicizia con don <strong>Sturzo</strong>.<br />

<strong>Rosselli</strong>, che all'epoca aveva 25 anni, si trovava in Inghilterra per un viaggio di studio.<br />

Ed è appunto in casa di Crespi, animatore di un vivace cenacolo intellettuale antifascista,<br />

che l'oscuro studente110 ebbe la possibilità di incon<strong>tra</strong>re per la prima volta quel prete<br />

austero e riservato che fascismo e Vaticano avevano di fatto allontanato dall'Italia durante<br />

l'infuriare della battaglia aventiniana. Con ogni probabilità il giovane <strong>Rosselli</strong>, ancora<br />

combattuto <strong>tra</strong> la carriera accademica e l'impegno politico a ol<strong>tra</strong>nza, riuscì a scambiare<br />

solo qualche parola con don <strong>Sturzo</strong>, tanto che sentì il bisogno, nella lettera con cui inizia<br />

il Carteggio, di ricordare al suo interlocutore l'incontro del 1924. Ma nel giro di cinque<br />

anni, nel 1929, Carlo <strong>Rosselli</strong> era diventato una notorietà. L'eco della sue imprese si era<br />

diffusa in tutta Europa, i suoi gesti audaci e beffardi nei confronti del regime (l'espatrio<br />

clandestino di Turati e Pertini, il processo di Savona, la ((romantica evasione»* - come la<br />

defini <strong>Sturzo</strong> - dal confino di Lipari) ne avevano fatto a livello internazionale un protagonista<br />

indiscusso dell'antifascismo.<br />

Attorno all'ambiente del fuoriuscitismo italiano, disseminato <strong>tra</strong> Francia, Inghilter- -<br />

ra, Svizzera e Belgio, ruotano personalità legate sia a <strong>Sturzo</strong> che ai <strong>Rosselli</strong>. C'è innanzitutto<br />

Gaetano Salvemini, che i fratelli <strong>Rosselli</strong> chiamano affettuosamente "zio", da tempo<br />

amico e ammiratore del sacerdote siciliano, che costituirà il <strong>tra</strong>mite per il primo contatto<br />

3 Vedi Lettera n. 1.<br />

4 L. <strong>Sturzo</strong>, Mazzini e Bakunin, in «The Rwiew of Rwiews*, 15 gennaio 1930, ora in Miscellanea Londi-<br />

nese [da ora ML], I (1925-.?O), Zanichelli, Bologna 1965, pp. 353.<br />

'


epistolare <strong>tra</strong> Carlo e <strong>Sturzo</strong>. Poi numerosi protagonisti della vita politica e culturale dell'epoca:<br />

Francesco Saverio Nitti, Carlo Sforza, Filippo Turati, Claudio Treves, Bruno<br />

Buozzi, Guglielmo e Gina Ferrero. Infine, in stretto contatto con l'ambiente della Concen<strong>tra</strong>zione,<br />

i due più importanti esuli popolari dopo <strong>Sturzo</strong>: Giuseppe Donati, il sanguigno e<br />

coraggioso direttore del ((Popolo)), che si è rifugiato a Parigi per sfuggire alla persecuzione<br />

fascista, e Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari, esponente di punta della sinis<strong>tra</strong> popolare, che, dopo<br />

essere stato più volte aggredito fisicamente dai fascisti, ha scelto il Belgio come sede per<br />

continuare la battaglia per la libertà e la democrazia. Due uomini forti, coraggiosi e sfortunati:<br />

di lì a poco moriranno en<strong>tra</strong>mbi giovani, in esilio e in miseria, abbandonando le<br />

rispettive famiglie a un comune e pietoso destino di solitudine e di stenti. Quando nell'agosto<br />

- del 1931 Donati - che non ha nemmeno potuto conoscere la sua ultima figlia, - nata<br />

dopo il suo espatrio - muore in condizioni di assoluta indigenza, non ci sono nemmeno i<br />

soldi per pagare le spese funebri. E Carlo <strong>Rosselli</strong> - che, insieme a Nello, Nenni, Bauer,<br />

Parri, Gobetti, Salvemini e altri, aveva firmato nel 1925 un documento di solidarietà al<br />

direttore del ((Popolo)) per la sua coraggiosa decisione di denunciare Emilio De Bono<br />

all'Alta corte per il delitto Matteottis - parteciperà alla colletta promossa dagli antifascisti,<br />

con 1000 franchis. Tra le carte di Alberto Tarchiani che si trovano nell'Archivio di ((Giustizia<br />

e Libertà)) è conservata una toccante lettera circolare ciclostilata nella quale Francesco<br />

<strong>Luigi</strong> Ferrari ricordava che ((dans le cimetière de Pantin ni une croix, ni un cippe n'indiquent<br />

le lieu où repose le dépouille mortelle de Giuseppe Donati)) e annunciava l'apertura<br />

di una sottoscrizione per dotare la tomba di Donati di una lapide7.<br />

Più stretto il rapporto di <strong>Rosselli</strong> con Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari, che, a differenza di<br />

Donati, condivideva la pregiudiziale repubblicana della Concen<strong>tra</strong>zione anttj$arcista, fondata<br />

nel 1927 a Parigi da esponenti socialisti e repubblicani e fu molto più netto e deciso nel condannare<br />

le compromissioni della Santa Sede con il regime, specialmente nella fase del Concordato.<br />

La collaborazione <strong>tra</strong> i due uomini politici sfociò, <strong>tra</strong> l'altro, nella pubblicazione nel<br />

1930 di due opuscoli propagandistici, Lettera aiparroci d'ltalia8, scritti da Ferrari, finanziati<br />

da <strong>Rosselli</strong> e fatti circolare clandestinamente in Italia dagli aderenti di Giustizia e Libertà9. Le<br />

due Lettere incon<strong>tra</strong>rono anche la riservata approvazione di Stum che commentò: «Ho letto<br />

5 Cfr. G. Grasso, Zcattolicie 12ventin0, Studium, Roma 1994, pp. 130-135.<br />

6 Lettera di Ferrari a Srurzo, 21 agosto 1932, ora in <strong>Sturzo</strong>, SI, 11, pag. 347.<br />

7 Eccone il testo integrale: ~Monsieur, Giuseppe Donati -l'ami donr tous regrertent la fin prématurée -<br />

est mort pauvre. C'est là un titre d'honneur pour un homme qui pouvait, en mettant son talent incompara-<br />

ble d'écrivain et de polémiste au service des dominateurs, obtenir honneurs et richesses.<br />

«Dans le cirnecière de Pantin - ni une croix, ni un cippe n'indiquent le lieu où repose le dépouille mor-<br />

celle de Giuseppe Donati.<br />

nUn groupe d'arnis a pris I'initiative de i'érection d'un souvenir simple e modeste sur le lieu, où les resces<br />

du champion de la liberté attendent la libération de la Patrie terrestre et la vie indesrructible de la Patrie dle-<br />

ste. De rous ceux qui connurent Giuseppe Donati et apprécikrent I'intelligence et I'esprir de sacrifice, les pro-<br />

moteurs de cetre initiative attendent la contribution qui permet<strong>tra</strong> se réaliser leur projet. PS . Les offertes<br />

peuvent ;tre envoyées a M. Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari - 187 Avenue de la Couronne - Bruxelles (Belgique)n.<br />

Vedi AGL, sa. 11, fasc. l, sottof. 24, C. 3.<br />

8 Le due lettere, che Ferrari scherzosamente definiva uPastorali», sono ora in F. L. Ferrari, Scritti Itzll'esilio, I,<br />

a cura di Maria Cristina Giuntella, Edizioni di Storia e kneramra - Edizioni Sias , Roma 1991, pp. 334-362.<br />

9 Fausto Fonzi e Alberto MonUcone mi hanno raccontato in proposiro che padre Ilarino da Milano<br />

rivelò loro di essere stato lui stesso a portare in Itaiii da Bruxelles una copia della pubblicazione clandestina di<br />

Ferrari, nascosta dentro una tasca ricavata nella copertina del breviario.


lapastorale che ti rimando; molto bene anche come imitazione di stile; però qua e là si vede il<br />

hico; ma va meglio; non diranno che è mia»lo.<br />

Nel settembre del 1930 vediamo inoltre Ferrari a fianco di Marion <strong>Rosselli</strong>, Turati,<br />

Nitti, Tarchiani e altri testimoniare in tribunale a favore di Fernando De Rosa, processato<br />

a Bruxelles con l'accusa di aver attentato alla vita del principe Umberto di Savoia.<br />

Nel fondo Gioacchino Dolci, che fa parte deile carte che John <strong>Rosselli</strong> ha consegnato,<br />

prima di morire, all'Istituto storico della Resistenza in Toscana, c'è una interessantissima<br />

lettera inedita di Ferrari a Carlo <strong>Rosselli</strong>, che documenta in modo persuasivo il rapporto di<br />

fiducia e collaborazione nel segno della comune battaglia contro il fascismo <strong>tra</strong> due perso-<br />

nalità culturalmente e politicamente assai distanti. Nella lettera, datata 10 giugno 1931,<br />

Ferrari (che dà del tu a <strong>Rosselli</strong>) parla di un ambizioso progetto, poi non realizzato, di dar<br />

vita a <strong>tra</strong>smissioni radiofoniche propagandistiche per l'Italia da organizzare all'estero, in<br />

collaborazione con non meglio specificati «americani»; esprime interessanti e ottimistiche<br />

convinzioni sulla grave crisi in corso <strong>tra</strong> Azione Cattolica e fascismo, che culminerà con la<br />

pubblicazione da parte di Pio XI dell'enciclica Non abbiamo bisogno (29 giugno 1931), e si<br />

dice pronto a rispondere alla richiesta di <strong>Rosselli</strong> per la preparazione della «terza pastorale));<br />

fornisce infine al suo interlocutore informazioni e commenti a proposito del processo a<br />

Leo Moulin, professore belga antifascista, arrestato in Italia mentre tentava di recapitare<br />

agli aderenti di Giustizia e Libertà materiale propagandistico stampato a Bruxellesll.<br />

'0 Lettera di <strong>Sturzo</strong> a Ferrari, 11 maggio 1930, ora in F. L. Ferrari, Lettere e documenti inediti, I, a cura di<br />

Giuseppe Rossini, Edizioni di Storia e Letteratura - Edizioni Sias, Roma 1986, pag. 313.<br />

11 AGL, Appendice, Carte Gioacchino Dolci, fasc. 1, inserto 3. Di seguito il testo integrale: ((Carissimo,<br />

ho ricevuto la tua de11'8 corr.te. Pel momento, quanto mi dici a proposito delle radio<strong>tra</strong>smissioni mi basta. Se<br />

gli americani ritengono la cosa attuabile in via di massima, mi metterò d'accordo con D.[olci] per i particola-<br />

ri tecnici.<br />

«Fino da ora mi occorrerebbe avere da un awocato francese la risposta ai seguenti quesiti: 1) La Francia<br />

ha ratificato la convenzione di Praga sulla ripartizione <strong>tra</strong> i vari Stati delle lunghezze d'onda? - Il Belgio, p.<br />

es., pur rispettandola non l'ha ratificata e la considera come convenzione privata <strong>tra</strong> le diverse case di radio-<br />

<strong>tra</strong>smissioni.<br />

2) Quali penalità sono previste in caso di radio<strong>tra</strong>smissioni non autorizzate?<br />

(( - Sono pienamente d'accordo con quanto mi dici a proposito del conflitto vaticano-fascista. Il com-<br />

promesso, che fatalmente verrà a concludere la fase attuale del conflitto, non sarà che temporaneo. Ormai le<br />

masse non credono più, n6 po<strong>tra</strong>nno più credere alla stabilità ed alla durata di una qualsiasi intesa. L'incanto è<br />

definitivamente dissipato. Pio X1 non vorrà drammatizzare il conflitto; ma il suo successore non potrà non<br />

farlo. - Quanto a me, devo annotare un nuovo titolo di riconoscenza all'attivo del fascismo. Dopo aver dimo-<br />

s<strong>tra</strong>to che non v'è sicura libertà all'infuori di quella che si conquista, oggi ho provato che - per dirla con una ,<br />

formula di Montalembert - non vi può essere "libera Chiesa in paese costretto in schiavitù." - Non osavo<br />

sperare tanto ed a così breve distanza dal Concordato.<br />

«Da tutto ciò <strong>tra</strong>ggo motivo di speranza. Se Pio XI è giunto a tal segno di violenza nella sua polemica<br />

col governo fascista, gli è che considera il fascismo come già morto. "Quatriduanus est, jam foetet", si è detto,<br />

e si sforza di svincolarsi dal freddo abbraccio di un cadavere, ormai roso dalla dissoluzione!<br />

«- Sta bene per la terzapastoralp. Sono a tua disposizione, per quando mi dirai di "marciare".<br />

«- Per il processo Moulin, gli amici belgi di costui sono pienamente d'accordo con noi nel ritenere che,<br />

per il bene della causa comune e per I'awenire stesso dell'imputato, & necessario ch'egli tenga un contegno<br />

quale quello di Rossi e di Bauer. Disgraziatamente così non la pensa Gregoracci, quello sciagurato che il<br />

governo belga ha imposto come difensore. Malgrado ciò, istruzioni nel senso da noi volute sono state già <strong>tra</strong>-<br />

smesse a Moulin, che le ha ricevute e le ha comprese. Con i migliori saluti, tuo F. L. Ferrari. Ps: A Tarchiani<br />

auguri di pronta guarigione anche da parte di mia moglien.<br />

Sul margine del foglio, accanto ai quesiti di Ferrari sulle <strong>tra</strong>smissioni radio, Carlo <strong>Rosselli</strong>, che gira la<br />

lettera a Gioacchino Dolci, annota: ((Potresti assumere queste informazioni? Saluti. C.P.


3. Carlo <strong>Rosselli</strong>, approdato a Parigi a fine luglio del 1929, si rende subito conto della<br />

asfittica e inefficace attività della Concen<strong>tra</strong>zione, tutta presa da controversie interne e<br />

discussioni teoriche. E, dopo aver consultato Salvemini, si muove immediatamente per<br />

allargare l'orizzonte della lotta contro la dittatura mussoliniana, elaborando un ambizioso<br />

progetto politico e editoriale nel quale intende coinvolgere <strong>Sturzo</strong>. Così si reca a Bruxelles<br />

per chiedere a Ferrari di fare da <strong>tra</strong>mite con l'esule londinese:<br />

Ha fatto una corsa a Bruxelles - scrive Ferrari a <strong>Sturzo</strong> il 30 settembre del 1929 - il professar<br />

<strong>Rosselli</strong>. Dopo giunto a Parigi e dopo tentato inutilmente di galvanizzare i cadaveri della Concen-<br />

<strong>tra</strong>zione, egli si è in<strong>tra</strong>ttenuto a lungo con Salvemini sulle possibilità di azione in questo momen-<br />

to. M'ha detto d'esser riuscito a convincere Salvemini a rinunciare a tutti quegli exploits romantici<br />

che non servivano che a qualche furbo desideroso di spillar quattrini da lui e dai suoi amici. D'ac-<br />

cordo con Salvemini, egli vorrebbe riprendere l'iniziativa di riunire gli spiriti liberi dell'immigra-<br />

zione attorno ad un programma di azione culturale e politica con questi scopi:<br />

a) creazione di una casa editrice destinata a stampare lavori serii di emigrati da diffondersi, in<br />

edizioni o francesi o inglesi, all'estero e da far pene<strong>tra</strong>re, in edizione italiana, anche in Italia; b)<br />

organizzazione di pubblicazioni periodiche destinate sia al pubblico s<strong>tra</strong>niero, sia agli italiani di<br />

fuori o di dentro, le quali si distinguano da quelle della concen<strong>tra</strong>zione pel fatto di non essere delle<br />

semplici pubblicazioni (cantifasciste » e di discutere e di precisare un programma di rinnovamento<br />

nazionale. A questo si dovrebbe aggiungere la formazione di gruppi di giovani in Italia, sopratutto<br />

studenti, che si incaricassero, anche rischiando, della diffusione dei libri, e degli stampati nell'in-<br />

terno del paese. Scopo ultimo: la preparazione di una élite cosciente del fatto che il fascismo non<br />

può essere abbattuto che da un moto rivoluzionario cosciente degli obbiettivi che vuole raggiunge-<br />

re e cosciente altresì della necessità di preparare il moto at<strong>tra</strong>verso all'educazione e grazie all'esem-<br />

pio di atti di protesta e di ribellione alla dittatura.<br />

Per conto mio, gli ho detto che su molti punti di questo programma si era già d'accordo da<br />

più di un anno e che se un magnifico piano di azione culturale è saltato per aria, ciò non è stato<br />

per colpa nos<strong>tra</strong>. Gli ho soggiunto che in molte delle sue proposte ci si potrebbe ancora trovare<br />

d'accordo, anche per il fatto che lui, come già avevamo fatto noi l'anno scorso, esclude qualsiasi<br />

intesa di partiti ma non richiede che l'intesa di uomini su di un metodo d'azione piuttosto che su<br />

dei punti programmatici precisi. Gli ho soggiunto che ad ogni modo occorrerà precisare il suo<br />

programma per vedere allora se e quali intese siano possibili.<br />

Egli mi ha detto che desidera molto incon<strong>tra</strong>rti per discutere un po' a lungo con te. «Da<br />

quanto mi ha detto Salvemini - così si è espresso - ritengo che le mie idee coincidano colle sue, e<br />

amerei sapere se e come si possa marciare d'intesa ».<br />

Siamo rimasti d'accordo che io ti comunicherei questo suo desiderio e che a mezzo mio tu gli<br />

faresti avere una risposta.<br />

I1 <strong>Rosselli</strong> mi ha fatto una buona impressione. E stato socialista; ma non è oggi che un demo-<br />

cratico. Verso di noi ha vive simpatie, ma lo <strong>tra</strong>ttiene il timore che ad un certo momento noi si<br />

debba fare la parte di Montalembert dopo l'enciclica Mirari vos. I contatti avuti a Parigi t'hanno<br />

convinto che nulla vi è di vivo in mezzo ali'immigrazione <strong>tra</strong>nne i «tre esse» [Srum, Sforza, Salve-<br />

mini] e coloro che, fuori dalla setta dei «concen<strong>tra</strong>ti», vogliono la realizzazione di un programma<br />

di vera e coraggiosa libertàl2.<br />

L'occasione propizia per Carlo <strong>Rosselli</strong> di farsi vivo con don <strong>Sturzo</strong> è rappresentata<br />

dal libro di Nello su Mazzini e Bakunin. <strong>Sturzo</strong>, infatti, è stato incaricato di recensirlo per<br />

12 Lettera di Ferrari a Smm, 30 sertembre 1929, ora in Si, 11, pp. 247-249.


la «Review of Reviews)), la prestigiosa rivista inglese diretta da Henry Wickham Steed,<br />

fine intellettuale e giornalista di ispirazione liberale, già direttore del «Times», che aveva<br />

sposato con entusiasmo la causa degli antifascisti italiani. Prima di accingersi al compito,<br />

<strong>Sturzo</strong> chiede a Gaetano Salvemini, con lettera del 4 novembre, particolari sulla biografia<br />

del giovane storico:<br />

Caro Professore,<br />

W. Steed mi ha incaricato di scrivere un breve studio su Mazzini e Bakunin di N. <strong>Rosselli</strong>. E lo<br />

farb volentieri. I1 libro mi interessa molto. Ma io ho bisogno di avere quanti più dati possibile del-<br />

l'Autore, sia come studioso sia come deportato.<br />

Mi fari il favore di mandarmeli quanto più presto è possibilel3.<br />

Salvemini gira la missiva (che infatti è conservata <strong>tra</strong> le carte <strong>Rosselli</strong>) a Carlo: chi<br />

meglio di lui poteva fornire a <strong>Sturzo</strong> informazioni sul fratello confinato a Ponza? Così il<br />

12 novembre da Parigi Carlo prende carta e penna e scrive per la prima volta all'esule lon-<br />

dinese, manifestandogli il suo entusiasmo per la decisione di recensire Mazzini e Bakunin<br />

e annunciandogli l'intenzione, superate alcune difficoltà burocratiche legate al rilascio del<br />

passaporto, di recarsi quanto prima in Inghilterra con la speranza di poterlo incon<strong>tra</strong>re.<br />

<strong>Rosselli</strong> e <strong>Sturzo</strong> ebbero un abboccamento a Londra il 27 novembre del 1929 durante<br />

un ricevimento presso la sede dei Friends of Italian Freedom e decisero di fissare un nuovo<br />

colloquio a quattr'occhi per il giorno successivo. «Ho visto <strong>Rosselli</strong> che è stato qui. Abbia-<br />

mo scambiato molte idee, e ci siamo dato un altro appuntamento per proseguire la nos<strong>tra</strong><br />

conversazione. Non so se si concluderà qualcosa per la rivista'*, o no; te ne scriverò appe-<br />

na vi sarà qualcosa di concretizzdbih, riferi <strong>Sturzo</strong> a Ferrari il 28 novembrel5. E Carlo (27<br />

novembre 1929) raccontò alla moglie degli incontri con il fondatore del Partito Popolare<br />

con queste parole: «. . .Stamane sono stato parecchio abbacchiato e ho saltato anche il lunch<br />

per cupa disperazione. Mi sono rianimato al thè degli Italians Friendr dove ho incon<strong>tra</strong>to<br />

D. <strong>Sturzo</strong> e Miss Peacop. A cena ero dalla buona Pritchard. Domani thè chez <strong>Sturzo</strong>n. E<br />

ancora il 29 novembre, sempre a Marion: «...Ieri pomeriggio fui da <strong>Sturzo</strong>, col quale mi<br />

trovo assai bene e che dovrei rivedere oggi al lunch con Crespi.» Infine la <strong>tra</strong>ccia di un<br />

altro incontro, il quarto, quasi al termine del viaggio londinese di Carlo, in un'al<strong>tra</strong> lette-<br />

13 Lettera di <strong>Sturzo</strong> a Salvemini, 4 novembre 1929, in Archivio di Giustizia e Libertà [da ora AGLI, con-<br />

servato presso l'Istituto Storico della Resistenza in Toscana di Firenze, Sez. I, fasc. 7, sotto6 4, C. 10.<br />

14 I1 progetto per la rivista fallì per i con<strong>tra</strong>sti sorti <strong>tra</strong> le diverse anime degli antifascisti sul ruolo della<br />

Chiesa cattolica dopo il Concordato del 1929. In un lungo appunto dattiloscritto, senza data, ma presumibil-<br />

mente della prima metà del 1929, Gaetano Salvemini ripercorre le vicende del progetto della rivista, metten-<br />

do in widenza che se essa fosse uscita nei primi mesi del 1929 avrebbe avuto come unico effetto quello di<br />

manifestare d'esterno l'inconciliabile divergenza sul giudizio sui Patti Lateranensi <strong>tra</strong> i promotori dell'inizia-<br />

tiva: Stuao e Ferrari da un lato e lui e Sforza dall'altro: «Sarebbe apparsa l'impossibilità di una azione politica<br />

comune. Lo scopo, per cui gli amici italiani eran disposti a fare il loro sacrificio finanziario, sarebbe srato rag-<br />

giunto in modo negativo; sarebbe apparsa la impossibilità di un'azione comune fra una democrazia-CATTO-<br />

LICA e la democrazia-LIBERALE (Io direi che sarebbe apparso chiaro che una democrazia-CATTOLICA una<br />

con<strong>tra</strong>ddizione in termini).<br />

uA me pare - proseguiva Salwmini - che sia stata una forruna che la rivista non fosse uscita ancora,<br />

quando la bomba del concordato è scoppiata. [. ..] Conctusione: niente più rivista; o per lo meno sospesa<br />

ogni iniziativa fino a quando Sforza ed io non torniamo in Europa, e si possa esaminare a fondo e in wn<strong>tra</strong>-<br />

dittorio la nuova situazione» (AGL, sa. 111, fasc. 9, C. 9).<br />

15 Lettera di <strong>Sturzo</strong> a Ferrari, 28 novembre 1929, in F. L. Ferrari, Lettere e documrnri.. ., I, p. 240.<br />

I


a alla moglie del 4 dicembre: ((Dopo la intervista mi precipito in taxi da <strong>Sturzo</strong>»lG.<br />

Carlo fa ritorno a Parigi e a metà dicembre scrive al nuovo amico, ringraziandolo<br />

«ancora deli'accoglienza cordiale e del dono graditissimo»l7. Il nuovo anno si apre con<br />

una bella sorpresa: Sturw non solo ha diffusamente recensito per la «Review of Reviewsn<br />

il volume di Nello, ma lo ha fatto precedere da un commento lusinghiero sulla persona-<br />

lità del giovane autore:<br />

Con questo libro un giovane scrittore italiano, Neiio <strong>Rosselli</strong>, reca un importante contributo<br />

alla storia del movimento laburista internazionale, con speciale riguardo all'Italia. I1 nome dell'auto-<br />

re è apparso frequentemente negli ultimi tempi sulla stampa inglese ed estera, come quello di uno<br />

degli "intellettuali" antifascisti vittime del confino in varie isole del Mediterraneo. Egli infatti fb<br />

deportato prima ad Ustica, nel 1927, sotto l'accusa di essere un liberale antifascista e di non tenersi<br />

per sé le proprie opinioni; ma, sotto la pressione dell'opinione pubblica, Mussolini gli permise di<br />

tornare a casa sette mesi dopo. Nel luglio scorso tuttavia egli fu nuovamente deportato per rappresa-<br />

glia alla romantica evasione di suo fratello, il professor Carlo <strong>Rosselli</strong>, awenuta da un'al<strong>tra</strong> isola,<br />

Lipari, insieme con i suoi compagni di confino, Emilio Lussu, sardo, e Francesco Fausto Nitti, un<br />

nipote dell'ex primo ministro italiano. Questo nuovo tipo di solidarietà penale, che rende un fratel-<br />

lo passibile di punizione per le azioni di un altro, ha di nuovo attirato l'attenzione pubblica su Nello<br />

<strong>Rosselli</strong>, il cui presente lavoro è un brano di storia filologica nel vero senso del termine. Non solo<br />

esso è basato su documenti, ma i documenti sono analizzati e valutati dal giudizio di una mente ben<br />

allenata e scevra da sentimenti personali18.<br />

Carlo, che probabilmente non si aspettava tanta sollecitudine, ringrazia il 7 febbraio<br />

anche a nome del fratello don <strong>Sturzo</strong> «per la sua affettuosa e fine recensione, e ancor più<br />

per lo spirito solidale che la indusse, in un momento per noi doloroso, a scriverla»l9. Nel-<br />

lo, in verità, apprenderà molto più tardi deli'esistenza dell'autorevole commento al suo<br />

libro. E il 15 marzo ne scriverà entusiasta alla madre: «Mi scrivono che Sturw ha lunga-<br />

mente recensito il mio libro sulla "Review of Reviews"! Ma vedi che uomo celebre»20.<br />

4. A Londra Carlo <strong>Rosselli</strong> ha avuto l'occasione di fare nuovi incontri, soprattutto -<br />

ma non solo - nell'ambiente liberale inglesezl, e anche di rinsaldare antichi rapporti di<br />

'6 Vedi C. <strong>Rosselli</strong>, Dall'esilio. Lettere alla moglie 1927-1737, a cura di Costam Casucci, Passigli edito-<br />

re, Firenze 1997, pp. 39-41 e 49. L'intervista di cui parla <strong>Rosselli</strong> è apparsa sul «Manchester Guardian,, del 4<br />

dicembre 1929 (pag. 5) con il titolo: Prisioner ofthe Fasrists. Profeor <strong>Rosselli</strong>j.Account.<br />

17 Vedi Lettera n. 2.<br />

18 L. <strong>Sturzo</strong>, Mazzini e.. ., cit., pp. 352-35<strong>6.</strong><br />

19 Vedi Lettera n. 3.<br />

20 Vedi I <strong>Rosselli</strong>. Epistolariofamiliare di Carlo, Nello, AAmia <strong>Rosselli</strong> 1914-1737, a cura di Zeffiro Ciufo-<br />

letti, Mondadori, Milano 1997, p. 483.<br />

2' Molto attivo era 1 Iralian RPf;cgeesfor ReliefCommitee, organizzazione umanitaria non politica, fonda-<br />

ta nel 1927, con il fine di sostenere economicamente gli italiani costretti ad espatriare per sfuggire alle persecu-<br />

zioni fasciste. Le leggi inglesi in materia di immigrazione non consentivano la concessione di asilo politico ai<br />

profughi. Pertanto, l'attività del Comitato consisteva essenziaimente nella raccolta e nella concessione di fondi<br />

da destinare, in stretta collaborazione con il ComitédP Secours ara RPfgiés Politiqu~s Italiens di Parigi, de esigenze<br />

materiali dei fuoriusciti rifùgiatisi in Francia I1 primo presidente del Comitato inglese h Alys Russell<br />

(prima moglie di Ber<strong>tra</strong>nd Russell), sostituita successivamente da Lady Margaret Slesser. Tra le personalità che<br />

componevano il direnivo del Comitato il prof. Ernest Barker, Barbara Barclay Carter, Virginia Mary Crawford,<br />

Angelo Crespi, Wickham Steed, don <strong>Luigi</strong> Stum e Ivy Marion Enthoven, che fu <strong>tra</strong> i membri più anivi. Presso<br />

I'Universirà di Reading (GB) sono conservati due fondi, quello del Còmmitee e il fondo di I.M. Enthoven, che


amicizia e di familiarità. Tra questi, oltre ad Angelo Crespi, ci sono due donne non italia-<br />

ne, vecchie conoscenze di <strong>Rosselli</strong>, che avranno nella vita del sacerdote caiatino un'impor-<br />

tanza fondamentale. La prima è Barbara Barclay Carter, americana di madre irlandese,<br />

convertitasi ai cattolicesimo, fondatrice e animatrice, insieme a <strong>Sturzo</strong>, del movimento<br />

cattolico democratico inglese People and Freedom. La Barclay, che abitava insieme ad<br />

un'al<strong>tra</strong> donna nubile, miss Marshall, ospitò per oltre quindici anni nell'appartarnento<br />

londinese di Gloucester Terrace prima e nella villetta di Chepstow Villas poi, il sacerdote<br />

siciliano, diventandone una delle più strette collaboratrici. Sua ad esempio la <strong>tra</strong>duzione<br />

in inglese di Italia e Fascismo, unadelle opere fondamentali di <strong>Sturzo</strong> inesilio22. Ed ecco,<br />

invece, il legame di Barbara con i <strong>Rosselli</strong>: la Barclay era stata l'unica giornalista s<strong>tra</strong>niera<br />

a riuscire a seguire in aula il processo di Savona contro Carlo <strong>Rosselli</strong>, Parri e altri, inten-<br />

tato nel settembre del 1927 per l'espatrio clandestino di Turati e Pertini. Barbara, che col-<br />

laborava saltuariamente al ((Manchester Guardian)), si trovava in viaggio turistico in Italia<br />

e riuscì con uno s<strong>tra</strong>tagemma a introdursi nell'aula del processo, interdetta ai giornalisti<br />

s<strong>tra</strong>nieri, e a inviare una lunga corrispondenza al giornale inglese23.<br />

Così la stessa Barclay Carter nel 1945 rievocò queli'episodio:<br />

Il processo a Parri e <strong>Rosselli</strong> non fu a porte chiuse, anzi fu ostensibilmente pubblico. Si permi-<br />

se ai rappresentanti della stampa italiana di pubblicarne i resoconti, ma entro certi limiti che ten-<br />

devano a diminuirne I'importanza e il significato. Erano state prese tutte le precauzioni possibili<br />

per evitare la presenza dei rappresentanti dei giornali esteri. Misure che evidentemente avevano<br />

avuto il loro effetto, perché gli unici forestieri presenti erano due signore che parlavano inglese -<br />

evidentemente zia e nipote - e che a giudicare dal Baedeker e dall'aspetto generale, erano en<strong>tra</strong>te<br />

nell'aula unicamente per pura curiosità di turisti.<br />

E, infatti, il loro aspetto destò i sospetti di un ufficiale della milizia fascista che, indicando la<br />

signora, protestò: ((Queste non sono parenti degli imputati!)). Ma uno dei carabinieri di servizio<br />

rispose di rimando: «Sicuro! Si <strong>tra</strong>tta di cugini)), e aggiunse sottovoce, rivolto alle signore: «Cugine<br />

di Parri non è vero?». E siccome la moglie di <strong>Rosselli</strong> era inglese la risposta fu facile e pronta: «Cu-<br />

gine della signora <strong>Rosselli</strong>».<br />

Fu così che io, giovane giornalista, che tre anni prima, appena uscita dall'università, avevo<br />

cominciato la mia carriera intervistando Don <strong>Sturzo</strong>, giunto per la prima volta a Londra - inizian-<br />

do così una collaborazione che continua tutt'ora - potei inviare ali'estero il resoconto completo del<br />

processo di Savona. [...l Ne fu pubblicato un sommario in un articolo di due colonne sul<br />

((Manchester Guardian»2*.<br />

documentano l'attività a favore dei profughi italiani. Particolrirmente toccanti le lettere di Stuno a F.R. Muir,<br />

tesoriere deli'organizzazione, e a miss Enthoven, con le quali rhiede prestiti in denaro per conto di Ferrari e Donati.<br />

Nel fondo Enthoven vi sono anche una lettera di Carlo i'.opelli e tre di Marion, i'ultima della quale & del 23<br />

agosto 1937, a poche settimane dal delitto. Per l'inventario vedi: J. W. Stuart, Una raccolta di documenti sullantifmcirmo<br />

in Inghilterra in rassegna degli archivi di Stato», anno XXX, n. l gennaio-aprile 1970, pp. 18 1-195.<br />

22 Per ulteriori notizie su Barbara Barclay Carter e su miss Marshall rimando al ricco saggio di G. Farrel-<br />

Vinay, Sturzn e Iinghilma, in Uniuersalità e cultura nelpensimo di <strong>Luigi</strong> Stuno, Arti del Convegno internazionale<br />

di Studio (Roma - Istituto Stum, 28-30 novembre 1999), Rubbettino, Soveria Mannelli 2001, pp. 181-223.<br />

23 Savona Trial, in ~Manchester Guardiann, 28 settembre 1927, pp. 9-10. Così il giornale introduceva il<br />

lungo resoconto di Barbara: «The trial of Professar <strong>Rosselli</strong> and Signor Parri at Savona for assisting Signor<br />

Turati to escape from Italy in a motor-boat ended in their being sentenced to ten months's imprisonment - a<br />

very much lighter punishment than had been expected. We have received the following account by an eyewitness<br />

of che course of the trialw.<br />

24 B. Barclay Carter, Ilprocesso di Savona, in v11 Mese*, 30 luglio 1945. Ora in appendice a V. Faggi, IL


Da lì nacque la forte amicizia di Barbara con la famiglia <strong>Rosselli</strong> e in particolare con<br />

la connazionale Marion, la quale dopo tanti anni ricorderà ancora con nostalgia, in una<br />

lettera a <strong>Sturzo</strong> del 1945, «le febbrili giornate passate insieme a Savona»25.<br />

La seconda figura femminile che si muove <strong>tra</strong> <strong>Sturzo</strong> e i <strong>Rosselli</strong> è Bertha Pritchard,<br />

donna dai molteplici interessi culturali, che divenne fedelissima collaboratrice, segretaria,<br />

<strong>tra</strong>duttrice e agente letterario del fondatore del Ppi per decenni; la Pritchard fu anche<br />

attivissima segretaria del Relief Committee for Refncgees fiom Italy, un'opera per la quale<br />

ebbe nel 1939 «la benedizione e, per quanto possibile, il supporto)), nonché addirittura<br />

un piccolo contributo finanziariozc, dal cardinale Arthur Hinsley, succeduto nel 1935 al<br />

cardinal Bourne sulla Cattedra di Westminster.<br />

Ebbene, dal carteggio <strong>Sturzo</strong>-<strong>Rosselli</strong> si apprende che questa donna s<strong>tra</strong>ordinaria e<br />

così importante nella vita del fondatore del Ppi (solo nell'Archivio <strong>Sturzo</strong> vi sono conser-<br />

vate pih di cento lettere) viene presentata a don <strong>Sturzo</strong> proprio da Carlo, che il 16 dicem-<br />

bre del 1929, appena rien<strong>tra</strong>to a Parigi dal giro inglese, gli scrive: «Una vecchia amica mia<br />

e dei Ferrero, e sua grande ammiratrice, terrebbe ormai a conoscerla di persona. È la<br />

Signora Bertha Pritchard [. . .] Se le darà modo di incon<strong>tra</strong>rsi con lei, la farà feliceu27.<br />

Vale la pena soffermarsi su Bertha (o Berta) Pritchard, nata il 18 maggio 1865 a Pike-<br />

lin (Russia) da una famiglia di religione ebraica (cognome da signorina: Nathanson).<br />

Poliglotta - parlava correntemente l'inglese, il tedesco, il russo, il francese, l'italiano e lo<br />

spagnolo - Bertha fondò e diresse modernissime scuole di lingue a San Pietroburgo e in<br />

Germania; nel 1913 si <strong>tra</strong>sferì a Londra, dove rimase fino alla morte nel gennaio del<br />

1956, seguendo il secondo marito, Guy Pritchard. Precedentemente, nel 1891, aveva<br />

sposato in Germania l'esponente della socialdemocrazia Adolf Braun (1 862- 1929),<br />

discendente di una ricca e influente famiglia ebrea28, con il quale ebbe tre figli: un ma-<br />

processo di Savom, Edizioni del Teatro Stabile di Genova, 10, Genova, mam 1965. Barbara figura <strong>tra</strong> i perso-<br />

naggi minori del dramma di Faggi, ispirato ai documenti del processo di Savona e rappresentato a Genova nel<br />

1965.<br />

25 Vedi Lettera n. 48.<br />

26 Nell'Archivio Giustizia e Libertà C'& una lettera manoscritta del cardinal Hinsley alla Pritchard (datata<br />

22 luglio 1939) nella quale il primate cattolico di Inghilterra commenta in termini estremamente positivi<br />

l'attività del comitato di aiuto per i rifugiati politici dall'ltalia: «Dear Mrs. Pritchard - scrive il cardinale - I<br />

have only just learned of the formation of a Relief Committee for Refugees from Italy. This gives me great<br />

consolation. I am grateful to you and the other members of this much needed organization. You have my<br />

blessing, and as far as possible my support. I enclose rny small contribution.<br />

«Many casa which you righdy called pitiful have come under my notice from Italy. As far as I could I<br />

have helped personally and desire to help still further if and when possible.<br />

«May God bless you and al1 the members of your Committee for your earnest endeavour to assist these<br />

victims of an iniquitous proceeding». (AGL, Sa. I, appendice al sottofasc. 94, ins. 1). Nel fondo Pritchard<br />

presso 1'International Institute of Social History di Amsterdam, che conserva anche numerose lettere di Smrzo,<br />

Claudio Treves, Guglielrno Ferrero e altri, & conservata, oltre alla <strong>tra</strong>scrizione dartiloscrirta della lettera di Hin-<br />

sley, la copia dattiloscritta (senza data) della risposta deila Pritchard al cardinale. La quale, ringraziando Hinsley<br />

per il sostegno, ribadiva l'impegno del Comitato a umitigate the fate of che unfortunate victims of fascism and<br />

racism~ in Italia. La maggior parte dei perseguitati, proseguiva Bertha, sono intellettuali (ebrei, cristiani non<br />

ariani e cattolici); e I'artività del Comitato era anche quella di trovare loro un lavoro adeguato, fornendo loro<br />

laioni di inglese e organizzando una volta a settimana un incontro con esponenti della società inglese.<br />

27 Vedi Lettera n. 2.<br />

Adolf Braun fL membro dell'Assemblea Nazionale di Weimar e poi del Reidiscag. I1 fratello Heinrich, anch'esso<br />

dirigente di spia dei socialdernocrxici, era <strong>tra</strong> I'altro legato da profonda amicizia con Sigrnund Freud.


schio, Fritz Karl August (n. 1892), e due femmine, nate rispettivamente nel 1894 e nel<br />

189629. Di Adolf Braun Bertha condivise, fino al divorzio awenuto attorno al 1905,<br />

l'impegno politico e giornalistico, diventando responsabile delle pagine di politica estera<br />

dell'organo socialdemocratico «Vorwats». Negli anni della permanenza berlinese, nei<br />

1894 per la precisione, era diventata amica del grande storico torinese Guglielmo Ferrero<br />

che si era recato in Germania per motivi di studio, ma anche per evitare di scontare la<br />

condanna a due mesi di domicilio coatto, inflittagli per la sua militanza socialista. In un<br />

memoriale autobiografico in inglese, senza data ma collocabile attorno al 193930, che ho<br />

rin<strong>tra</strong>cciato presso lYInternationai Institute of Social History di Arnsterdam, Bertha ricorda<br />

così l'inizio di quella amicizia:<br />

As head of the Foreign Departrnent, I had to see al1 the foreigners who carne to the paper with<br />

letters or introduction. That is how I got to know Professar Guglielmo Ferrero and Dr. Claudio<br />

Treves, the father of Paolo and Piero Treves. It was the tirne of Domicilio Coatto. The two prefer-<br />

red to go to Gerrnany instead of living in a srnall village. They did not know any German, but Fer-<br />

rero had to write articles for «Secolo» and «Corriere della Sera». He asked me to help him. We<br />

' exchanged lessons. I read the papers, went to Reichstag and helped him to do his work. Treves<br />

came in the morning, Ferrero in the afternoon. That went on for 6 rnonths.<br />

Successivamente, Bertha aveva ricambiato la visita in Italia e ancora, dopo la Prima<br />

Guerra Mondiale, si era <strong>tra</strong>ttenuta a Firenze per sei mesi. A casa Ferrero aveva conosciuto<br />

Gaetano Salvemini «and one of his pupils: Carlo <strong>Rosselli</strong>)). Con quest'ultimo, in partico-<br />

lare, aveva legato moltissimo. Durante il soggiorno fiorentino, racconta ancora Bertha nel<br />

memoriale autobiografico, Carlo <strong>Rosselli</strong> veniva a trovarla tutti i pomeriggi.<br />

Nell'archivio dell'Istituto <strong>Sturzo</strong> & conservata una cartolina illus<strong>tra</strong>ta inviata a <strong>Sturzo</strong><br />

da Ginevra da Bertha Pritchard il 16 agosto del 1936, che reca le firme di Guglielmo e<br />

Gina Ferrero, Paola Carrara Lombroso e Marion <strong>Rosselli</strong>: un'ulteriore testimonianza dei<br />

comuni legami di amicizia31.<br />

5. Le numerose lettere di Carlo <strong>Rosselli</strong> a Bertha, depositate nell'hchivio di Giustizia<br />

e Libertà a Firenze, sono molto importanti per inquadrare meglio il tema dei rapporti <strong>tra</strong><br />

l'autore di Socialismo liberale e <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>. Carlo scrive a Bertha (definendola ((ottima<br />

amica nos<strong>tra</strong> e della causa nos<strong>tra</strong>))) il 23 agosto 1923, all'indomani del suo fortunoso arri-<br />

vo a Parigi, informandola delle ultime vicissitudini personali e familiari (l'arresto e il suc-<br />

cessivo rilascio della moglie Marion), annunciandole l'intenzione di compiere una visita<br />

in Inghilterra e chiedendole di intervenire sui giornali inglesi per protestare contro l'inter-<br />

namento del fratello Nello, awenuto per rappresaglia dopo la sua fuga da Lipari:<br />

La situazione più triste - scrive <strong>tra</strong> l'altro Carlo alla Pritchard - è perb pur sempre quella di<br />

mio fratello, con la moglie prossimissirna madre. La vendetta è così bassa e così interamente ingiu-<br />

stificabile che è ai disotto di ogni definizione.<br />

29 Alcune delle notizie biografiche su Bertha Pritchard sono ricavate dalia tesi di laurea di Peter Fasel, Dr.<br />

AdolfBraun (1862-1927). Grundrij?zu einerpolititcbm Biographie, Wurzburg 1970, che mi è stata gentil-<br />

mente segnalata dalla Friedrich-Ebert-Stiftung di Bonn.<br />

30 Con ogni probabilità era allegato alla lettera al cardinal Hinsley (vedi nota n. 26).<br />

31 In Archivio <strong>Luigi</strong> Stuno [da ora ALS], E 328, C. 6<strong>6.</strong>


Dopo tre anni di relativa impotenza sono qui pieno di energia, anche se non colmo di illusio-<br />

ni. Lavoreremo-vinceremo, dovesse la lotta durare ancora venti anni e richiedere i sacrifici estremi.<br />

Dopo tutto, in questa situazione miserrima, la vita ha un senso solo così concepita32.<br />

Bertha non tarda a rispondere e si mette a disposizione di Carlo per qualunque eve-<br />

nienza33.<br />

Arrivato a Londra il 25 novembre, Carlo scrive di nuovo alla Pritchard:<br />

Dopo molti tira e molla sono riuscito alfine a <strong>tra</strong>versare il canale. Mi <strong>tra</strong>tterrò una quindicina<br />

di giorni e sarò impegnatissimo <strong>tra</strong> lectures, private meetings ecc. ecc. Ma per lei un'ora la troverò<br />

sempre, cara Signora. Mi dica come e dove e quando potrei vederla34.<br />

I1 28 novembre, come sappiamo, Carlo è a cena a casa Pritchard. Poi, impegnato in<br />

una girandola di incontri, riunioni, conferenze e interviste, riparte per la Francia senza<br />

nemmeno salutare la sua ospite, la quale, in una lettera del 6 dicembre, accenna a una<br />

garbata protesta: aAs I may not have another opportunity of seeing you before you leave<br />

this country, I want to say a few words)).<br />

Tra le cose che Bertha avrebbe voluto chiedere a Carlo di persona, ce n'è una che le sta<br />

particolarmente a cuore: essere presentata a don <strong>Sturzo</strong>, di cui si professa grande ammira-<br />

trice:<br />

I would have liked to meet Don <strong>Sturzo</strong>, as I read almost al1 his articles and admire him very<br />

much. I was told he is very shy, but with me he will feel quite at ease, I think. Give him my<br />

address, and if he writes when he wants to come, I shall arrange to see him. He will not meet any-<br />

body else35.<br />

Carlo non si fa pregare due volte. I1 16 dicembre invia a don <strong>Sturzo</strong> la lettera di pre-<br />

sentazione e il giorno stesso scrive alla Pritchard, scusandosi per non essersi fatto più vivo<br />

con lei durante il soggiorno londinese:<br />

Mi perdoni il silenzio, la fuga, la brutta figura.. . Ma non può credere sino a qual punto fossi<br />

preso, imprigionato dagli impegni. All'ultimo mi decisi a partire, troncando tutto di colpo. Se no<br />

non sarei più riuscito a districarmi. Ciò non toglie che avrei potuto e dovuto farle una telefonata.<br />

Ma quando, come? Si figuri che non sono nemmeno riuscito a terminare un importante dare in<br />

banca, costretto, come fui, a scappar via per una colazione.. . conservatrice.<br />

[. . .] Ho scritto a Don <strong>Sturzo</strong> pregandolo di fissarle un rendpz-vous. Lei, dal canto suo, gli scri-<br />

va: così combineranno [sic] subito.<br />

Segue un divertito commento sul viaggio in Inghilterra:<br />

I1 giro mi pare che sia andato bene. Tant'è vero che i giornali fascisti mi hanno riempito di<br />

contumelie volgarissime. Non sapendo che dire, m'hanno accusato.. . d'aver parlato per denaro!<br />

32 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 23 agosto 1929, in AGL, sa. I, fasc. 1, soctof. 94, c.1.<br />

33 Lettera di Pritchard a C. <strong>Rosselli</strong>, 28 agosto 1929, in AGL, sa. I, fasc. 7, sottof. 2, C. 21. Molto affet-<br />

tuose le parole della Pritchard per il successo della Fuga di Carlo: aSono stata molto felice d'avere le sue notizie<br />

e di vedere che è sempre lo stesso, pieno d'energia e d'ideali. Mi auguro che vincerà un giorno, per quanco<br />

anch'io abbia poche illusioni. Ma Lei è giovane e ha tutto in sé per essere un giorno il Leader e per questo si<br />

deve sperare che questo giorno non sia troppo lontanor.<br />

3 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 25 novembre 1929, in AGL, sa. I, fasc. 1, sotrof. 94, C. 2.<br />

35 Lettera di Pritchard a C. <strong>Rosselli</strong>, 6 dicembre 1929, in AGL, sa. I, fasc. 1, sonof. 94, C. 3.<br />

1


Ahimè poverino, che non ho riscosso un centesimo, e le sole 4 ghinee le ho passate ai profughi ita-<br />

liani. («La Tribuna)), glielo dico in un orecchio, mi ha dato di porcone! - Segno, direbbe Paul<br />

Louis Courier, che non è della mia opinione. ..)3<strong>6.</strong><br />

Non abbiamo riscontri nella corrispondenza <strong>Rosselli</strong>-Pritchard di come sia andato il<br />

rendez vous <strong>tra</strong> don <strong>Sturzo</strong> e Bertha. Di certo è la circostanza che, da quel momento in<br />

poi, essa diventa una preziosa e inseparabile collaboratrice del sacerdote siciliano, che ha<br />

poca dimestichezza con le lingue s<strong>tra</strong>niere. Bertha, in particolare, si occuperà di curare la<br />

pubblicazione degli - scritti sturziani in diversi Paesi (sua <strong>tra</strong> l'altro la <strong>tra</strong>duzione in spa-<br />

gnolo del Ciclo delh Creazione37), impegnandosi a fondo, per anni, nel tentativo riuscito<br />

solo in parte di far musicare la te<strong>tra</strong>logia cristiana composta da <strong>Sturzo</strong>.<br />

Può apparire forse singolare che un prete cattolico tutto di un pezzo come don <strong>Luigi</strong><br />

abbia potuto ammettere nella sua stretta cerchia di amici e collaboratori una donna<br />

cosmopolita, divorziata e risposata, di idee decisamente avanzate - tanto da sorprendere<br />

perfino Nello <strong>Rosselli</strong>38 - e di fede politica socialdemocratica e di religione ebraica. Si<br />

<strong>tra</strong>tta di un aspetto peculiare, ma poco noto, della biografia del fondatore del Partito<br />

Popolare che, in questa come in altre occasioni, dimos<strong>tra</strong> nei confronti del mondo<br />

moderno e delle diversità culturali e religiose una apertura mentale e uno spirito di condivisione<br />

non comuni per un uomo di Chiesa dell'epoca. E andrebbe allo stesso modo<br />

approfondito il rapporto di <strong>Sturzo</strong> con l'universo femminile (pensiamo al legame fortissimo<br />

con la sorella Nelina, alla scelta di collaboratrici come Barbara Barclay Carter e la stessa<br />

Pritchard, alle quali <strong>Sturzo</strong> affida incarichi politici importanti e delicati e, anche, all'affetto<br />

che riversa nei confronti di Marion <strong>Rosselli</strong> dopo la morte del marito), improntato a<br />

una totale e convinta parità <strong>tra</strong> i sessi; una circostanza questa che se nell'Inghilterra - o in<br />

Francia poteva apparire scontata, non lo era affatto nella società italiana del tempo,<br />

segnata da antichi pregiudizi culturali, di matrice anche religiosa, e rafforzati dalla concezione<br />

fascista che escludeva totalmente la donna da incarichi di primo piano nel mondo<br />

della politica, della cultura, della società e dell'economia.<br />

Bertha Pritchard, lungi dall'essere una segretaria meramenre esecutiva, diventa il <strong>tra</strong>mite<br />

essenziale <strong>tra</strong> don <strong>Luigi</strong> e la famiglia <strong>Rosselli</strong> "allargata", cioè con tutte le persone,<br />

Salvemini compreso, che in qualche modo ruotano attorno agli ambienti di Giustizia e<br />

Libertà. La Pritchard informa costantemente e dettagliatamente <strong>Sturzo</strong> dei movimenti di<br />

Carlo e Nello:<br />

Hier, Nello et ses deux amis et mes petits amis anglais on diné chez moi. Tout le monde était<br />

content et moi de les voir heureux. Les amis de Nello sont très gentils, ils me plaisent. Intelligents<br />

er intéressants. Je devais promettre de sortir avec eux diner lundi prochain, donc le temps passera<br />

mais je trouverai toujours le temps de vous causer un petit peu, si je ne vous ennuie pas.<br />

36 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 16 dicembre 1929, in AGL, sa. I , fasc. 1, sottof. 94, C. 4.<br />

37 Vedi L.[uis] Scurzo, El ciclo a% la creacibn te<strong>tra</strong>logia cristiana: poema dramatico en un prologo y cuatro<br />

acciones, <strong>tra</strong>duzione dall'italiano di Manuel Altolaguirre e Bertha Pritchard, Ed. Tiempos nuevos, Buenos<br />

Aires 1940.<br />

38 «Ieri ho conosciuto la signorina Braun, figlia della signora Pritchard. È molto carina e animata [.. .]<br />

Non ci fai un'idea della vita che fanno qui le ragazze. Altro che in Italia! Hanno tutte la chiave di casa e, la<br />

sera, nessuno le aspetta. Figurati!,,. Lettera da Berlino di Nello a Carlo, 8 aprile 1925, ora in I <strong>Rosselli</strong>, Episto-<br />

hriofamiliare. .., cir., pp. 272-273.


E nel post scriptum:<br />

Carlo sera à Paris le 25 cc., car il attend Salvemini, qui doit rentrer de I'Amkrique39.<br />

L'infaticabile Bertha diviene il punto di riferimento pratico e organizzativo dei fuo-<br />

riusciti italiani che <strong>tra</strong>nsitano a Londra, molti dei quali militano in Giustizia e Libertà.<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong>, il 5 ottobre del 1933, scrive a <strong>Sturzo</strong> per presentargli e raccomandargli l'a-<br />

mico Max Salvadori, appena fuggito dall'Italia (vedi Lettera n. 8) e il fondatore del Ppi<br />

gira subito la richiesta alla fedele Pritchard:<br />

Ieri è venuto a trovarmi un giovanotto inviatomi da Carlo <strong>Rosselli</strong>. Egli desiderava essere pre-<br />

sentato a lei. Io non ricordavo di averlo incon<strong>tra</strong>to una volta da Salvemini. È stato un anno in pri-<br />

gione e al confino. Ma è anche cittadino inglese. Così ha avuto il passaporto ancora libero e spera<br />

di trovare lavoro qui a Londra. Si chiama dr. Max Salvadori [...l. La prego di telefonargli o di scri-<br />

vergli, dandogli un appuntamento. Non è necessario che ci sia io. Al solito, si <strong>tra</strong>tta di consigli e<br />

aiuti40.<br />

E Carlo, a cui l'amico Salvadori sta con tutta evidenza veramente a cuore, non manca<br />

di sollecitare anche Bertha: ((<strong>Sturzo</strong> le avrà probabilmente raccomandato il giovane Salva-<br />

dori che merita ogni appoggio. Bisognerebbe farlo parlare in qualche riunione. Può rac-<br />

contare cose impressionanti viste e vissute»41. E così accade anche quando Carlo nel 1933<br />

progetta un nuovo viaggio in Inghilterra, ma è a corto di soldi e confida nella possibilità di<br />

ottenere almeno un rimborso spese. Ne scrive a <strong>Sturzo</strong> (vedi Lettera n. 9) e subito dopo<br />

anche alla Pritchard: «Come ho scritto a Don <strong>Sturzo</strong> io verrei volentieri a Londra se qual-<br />

cuno riuscisse a organizzarmi un paio di conferenze. Per es. una conferenza sullo Stato<br />

Corporativo e un'al<strong>tra</strong> su Socialismo liberale, o sulla lotta per la libertà in Europa»42.<br />

5. I1 carteggio <strong>tra</strong> Carlo <strong>Rosselli</strong> e Bertha Pritchard è particolarmente significativo<br />

perché rivela i giudizi di Carlo <strong>Rosselli</strong> su <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> e particolari sui loro numerosi<br />

incontri <strong>tra</strong> Londra e Parigi. I1 15 marzo del 1930, ad esempio, Carlo scrisse all'amica: «È<br />

stato qui <strong>Sturzo</strong>. Passai con lui una simpaticissima serata. G un'anima nobile e delicata, e<br />

una bella intelligenza. Sono contento che abbiamo fatto amicizia)). Aggiungendo un'opi-<br />

nione su Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari, evidentemente richiestagli dalla Pritchard: ((Conosco<br />

bene il Ferrari di Bruxelles. Ottimo elemento, quadrato e, in sede culturale, preparatissi-<br />

mo. Se ne può fidare completamente»43. L' 8 luglio del 1931 Carlo scrive a Bertha da<br />

Parigi: ((Sturm è qui di passaggio. Lo vedrò stasera e certo parleremo di lei»44. E ancora,<br />

1'1 1 dicembre del 1931, commentando un articolo del fondatore del Ppi: «Gli scritti di<br />

<strong>Sturzo</strong> sono sempre interessantissimi. La recensione sull'Inghilterra era bellissima e mi ha<br />

rivelato uno Sturm intimamente assai più liberale di quanto non supponessi. Effetto<br />

anche del clima morale britannico»45.<br />

39 Lettera di Pritchard a Smm, l O luglio 1930, in AU, f. 443, C. 37.<br />

40 Citata in G. De Rosa, <strong>Luigi</strong> Stum, Utet, Torino 1977, p. 394.<br />

41 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 20 ottobre 1933, in AGL, sa. I , fasc. 1, sottof. 94, C. 15.<br />

42 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 28 dicembre 1933, in AGL, sa. I , fasc. l, sottof. 94, C. 1<strong>6.</strong><br />

43 Letteradi C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 15 mana 1930, in AGL, sa. I, fasc. 1, sottof. 94, C. 5.<br />

44 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 8 luglio 1931, in AGL, sa. I , fasc. 1, sonof. 94, C. 9.<br />

45 Lenera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 1 1 dicembre 1931, in AGL, m. I , fasc. 1, sonof. 94, C. 10.


Che Carlo <strong>Rosselli</strong> guardasse a don <strong>Sturzo</strong> come a una sorta di riserva di saggezza mi<br />

sembra testimoniato da una lettera che il fondatore di Giwtizia e Libertà scrisse alla<br />

moglie dal carcere tedesco di Costanza il 12 settembre del 1931. In quei giorni, infatti,<br />

<strong>Rosselli</strong> era stato arrestato dalla polizia tedesca insieme a Bassanesi e Tarchiani; i tre stava-<br />

no organizzando un volo dimos<strong>tra</strong>tivo su Milano e Torino, nel corso del quale avrebbero<br />

dovuto lanciare volantini inneggianti alla libertà e alla rivolta contro il fascismo, emulan-<br />

do la precedente impresa di Bassanesi dell'l 1 luglio del 1930. Ebbene, in questa lettera a<br />

Marion, nel quale raccontava con ironia le sue condizioni di recluso, Carlo scrive: «Piut-<br />

tosto dovresti, d'accordo con gli amici, scegliere al più presto un awocato tedesco (awo-<br />

cati s<strong>tra</strong>nieri non sono ammessi a patrocinare). Oltre che col Presidente e con Turati, con-<br />

sigliati con Don <strong>Sturzo</strong>)). A conclusione dell'awentura tedesca, risoltasi con una mitissi-<br />

ma condanna e con l'espulsione per i tre protagonisti, <strong>Rosselli</strong> ringraziò la Pritchard che,<br />

evidentemente, date le sue conoscenze politiche in Germania, era stata subito allertata:<br />

Cara Signora,<br />

Grazie per il suo affettuoso interessamento ai nostri casi. L'awentura germanica si è conclusa,<br />

tutto sommato, in attivo. L'espulsione è limitata al Baden, l'aeroplano non fu seques<strong>tra</strong>to, i giorna-<br />

li italiani parlarono in lungo e in largo della cosa.. . Come vede, poteva andare peggio. La cosa più<br />

divertente è che fummo arrestati per la stoltezza del ministro socialista del Baden e liberati per la<br />

paura di Mussolint?46 A un socialista che si recò da Bruning a protestare, pare che questi gli fornisse<br />

la prova che l'eccesso di zelo era tutto dei suoi amici!47<br />

Ancora a Bertha, che gli propone di pubblicare la <strong>tra</strong>duzione inglese di Socialisme<br />

Libéral, Carlo confida nel 1932 il suo stato d'animo dopo le accuse, mosse dal fascismo<br />

agli aderenti di Giustizia e Libertà di complicità nel progetto di Dornenico Bovone di<br />

attentare alla vita del duce:<br />

Abbiamo passato delle giornate molto tristi, non per gli sconci attacchi personali contro di<br />

noi, ma per la ferocia delle condanne delle quali due mortalilig. I1 fascismo ha condotto contro di<br />

noi in questa occasione la sua più formidabile campagna di stampa accumulando falsi su falsi,<br />

mescolando uomini e cose pur di <strong>tra</strong>volgere l'intera opposizione sotto l'accusa di terrorismo.<br />

Anche i sassi sanno che noi di Giustizia e Libertà non abbiamo mai avuto a che fare con il gruppo<br />

Bovone [. . .l.<br />

I1 governo fascista ha creato quasi di sana pianta l'immensa macchinazione per ottenere dalla<br />

Francia l'espulsione mia, di Tarchiani, Lussu e pochi altri. Fummo infatti espulsi, ma subito il<br />

prowedimento venne sospeso. La sospensione, almeno sinora, 6 sempre equivalsa al ritiro del<br />

prowedimento49.<br />

46 I giudici tedeschi, per poter procedere, avevano deciso di attendere entro un termine stabilito la<br />

denuncia da parte del governo italiano, contro il quale era stato progettato il raid. Ma Mussolini, evidente-<br />

mente preoccupato che il processo di Costanza si <strong>tra</strong>sformasse - come era già accaduto a Savona e a Lugano<br />

(processo per il volo Bassanesi) - in un nuovo atto di accusa contro il fascismo, lasciò cadere la cosa e i tre<br />

imputati se la cavarono con una multa e I'espukione dal Land Cfr. J. Petersen, Gliant$acisti iralianiin Gpt-<br />

mania e il volo di Barsanesi &l novmbre 1931, in #Il movimento di liberazione in Italia*, anno XX, n. 93,<br />

ottobre-dicembre 1968, pp. 37-48.<br />

47 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 11 dicembre 1931, cit.<br />

48 I1 17 giugno del 1932, condannati a morte dal Tribunale Speciale per aver progettato separatamente<br />

due attentati a Mussolini, furono fucilati a Forte Bravetta a Roma Domenico Bovone e Angelo Sbardellotto.<br />

49 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 26 giugno 1932, in AGL, sa. I , fasc. 1, sottof. 94, C. 11.


Alla fine della lettera, il pensiero di Carlo è per il fondatore del Ppi: «Quando vede<br />

<strong>Sturzo</strong> mi ricordi a lui, la prego)).<br />

I1 1933 è un anno di lutti per gli antifascisti Loriusciti. I1 10 giugno muore Claudio<br />

Treves, pochi mesi prima se ne è andato Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari, l'uomo e l'amico che<br />

<strong>Sturzo</strong> nel 1930 aveva designato come suo successore alla guida dei popolari in esilio. La<br />

triste vicenda della malattia di Ferrari viene vissuta da Carlo e Marion <strong>Rosselli</strong> con grandissima<br />

partecipazione umana. I1 4 febbraio Carlo invia notizie dell'esule popolare a<br />

Bertha: «Ferrari purtroppo è malato assai gravemente. Polmonite complicata da fatti<br />

tubercolari. Ieri l'altro ci fu un consulto e il risultato non fu troppo buono. Non pare che<br />

per ora ci sia veto pericolo; ma in ogni caso si imporrà una lunga, delicata convalescenza.<br />

Immagino il dolore di <strong>Sturzo</strong>»50. Anche Marion è coinvolta emotivamente per le gravi<br />

condizioni di Ferrari e per la triste condizione della sua famiglia: - ne scrive il 16 febbraio<br />

alla suocera Arnelia, in Italia: «Se non ti abbiamo scritto subito è perché anche noi siamo<br />

circondati di guai e <strong>tra</strong>gedie che ci tirano continuamente di qua e di là. Uno dei nostri<br />

amici (non intimi, ma lo conosciamo bene, il Ferrari), è gravissimamente malato da settimane.<br />

Pare che si <strong>tra</strong>tti di un ascesso al polmone. Pensa che quindici giorni fa, gli è nato il<br />

a suo quarto bambino.. .»si.<br />

Ferrari si spegne il 2 marzo. E il pensiero commosso di Carlo va ala famiglia, alla<br />

vedova, ai quattro figli, quasi prefigurando il triste destino che da lì a pochi anni toccherà<br />

a sua moglie, ai suoi figli e alla famiglia di suo fratello Nello. Ma Carlo ha parole di affetto<br />

anche per don <strong>Sturzo</strong> che, dopo la morte di Donati e quella di Ferrari, è rimasto il solo<br />

esponente popolate di rilievo a testimoniare all'estero l'antifascismo cattolico. La lettera<br />

che <strong>Rosselli</strong> scrive alla Pritchard in occasione della morte di Ferrari è un documento uma-<br />

namente toccante, ma anche molto significativo dal punto di vista storico, poiché attesta<br />

il profondo legame affettivo che ormai lega Carlo all'anziano sacerdote:<br />

Cara Signora,<br />

Anche noi siamo stati angosciati dalla morte del povero Ferrari. Meritava un ben altro desti-<br />

no. È morto rassegnato e anche la moglie è stata mirabile per serenità. Ma, passato il periodo di<br />

eccitamento, temo che il ritorno alla vita normale sarà terribile. È vero che è sorretta da una fede<br />

s<strong>tra</strong>ordinaria e dalla sicurezza di potersi rincon<strong>tra</strong>re con lui in un'al<strong>tra</strong> vita; ma è giovane e ha quat-<br />

tro bambini piccini.. . Una <strong>tra</strong>gedia. Ho pensato al dolore di <strong>Sturzo</strong> che si trova in esilio solo, ulti-<br />

mo superstite della compagnia picciola che lo aveva seguito in esilio. Londra gli sembrerà ancora<br />

più opprimente.<br />

Grazie per il progettato invito. Arriverò domenica sera e le telefonerò per combinare un<br />

appuntamento. [. . .]<br />

Le mando il biglietto per il National Liberal Club. Ho dato il suo nome a Chatham House<br />

perché le mandino un invito. Naturalmente ho fatto anche quello di <strong>Sturzo</strong> e di Crespi.<br />

Dimenticavo di dirle dei fiori per Ferrari. Ha lasciato disposizioni precise perché non gli ven-<br />

gano inviati fiori. Se farb a tempo a passare a salutare la signora Ferrari le dirò del suo pensiero<br />

gentile e vedrò se è il caso di mandarli al cimitero52.<br />

50 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 4 febbraio 1933, in AGL, sez. I , fasc. 1, sottof. 94, C. 12.<br />

51 Archivio Cen<strong>tra</strong>le dello Stato [da ora ACS], Casellario polirico cen<strong>tra</strong>le b. 4421, fasc. <strong>Rosselli</strong> Carlo,<br />

ora in Unal<strong>tra</strong> Italia nellitalia del fascismo. Carlo e Nello Rossefli nella documentazione dellXrchivio Cen<strong>tra</strong>k<br />

&[lo Stato, a cura di Marina Gianneno, Edimont, Città di Castello 2002.<br />

52 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 9 mam 1933, in AGL, sa. I , fasc. l, soctof. 94, C. 13.


Aicuni dei concetti utilizzati da <strong>Rosselli</strong> in questa lettera ricorrono quasi testualmente<br />

nell'articolo non firmato che «La Libertà», l'organo della Concen<strong>tra</strong>zione, dedica alla com-<br />

memorazione di Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari; il che autorizza a pensare che sia stato lo stesso<br />

<strong>Rosselli</strong>, assiduo collaboratore del settimanale e amico di Ferrari, a scrivere il sentito e<br />

commosso necrologio:<br />

Ancora un lutto atroce. Non aveva che 42 anni. Lascia la vedova e i 4 teneri bambini. [...l è<br />

morto sereno e confidente, in una rassegnazione magnifica dicendo fino all'ultimo le più alte paro-<br />

le consacratrici della sua fede - per la patria e la libertà53.<br />

Ancora espressioni di affetto e comprensione per <strong>Sturzo</strong> Carlo <strong>Rosselli</strong> le spende, in<br />

una lettera del 16 giugno a Bertha Pritchard, in occasione della morte di Claudio Treves:<br />

Ho il rimorso di non averla subito avvertita della morte del povero Treves.<br />

[....l Ma che tristezza, veder morire uno dopo l'altro in esilio, e a così breve intervallo, i<br />

migliori, i più puri, quelli che, nonostante tutti gli errori commessi per il passato, combattevano<br />

con una purezza e un distacco che riusciranno preziosi per assicurare l'armonia <strong>tra</strong> gli immigrati.<br />

Ho ricevuto una cartolina di <strong>Sturzo</strong>, anche lui molto afflitto. Per lui e per gli uomini della<br />

generazione di Treves, con questa triste prospettiva europea, questa perdita deve riuscire doppia-<br />

mente crudele. Ma non voglio essere troppo pessimista. Quando proprio sembra che tutto sia per-<br />

duto la luce viene da dove meno si aspetta. L'umanità non può morire e non può neppure limitarsi<br />

a vegetare calpestando i valori umani supremi. Dunque speriamo e soprattutto combattiamo54.<br />

<strong>6.</strong> Nel carteggio <strong>tra</strong> Carlo e don <strong>Luigi</strong> i giudizi e le analisi politiche sulla grave crisi della<br />

libertà in Europa coincidono di frequente. Carlo sottolinea - d'accordo con le tesi più volte<br />

ribadite da <strong>Sturzo</strong> - che il fascismo è un fenomeno tutt'altro che caduco e <strong>tra</strong>nsitorio: «In<br />

Italia - scrive il 15 novembre del 1933 - il solito clima. Ancora accentuata, se possibile, l'in-<br />

differenza e il passivismo. Solo una minoranza giovane lavora, ma con animo più di morali-<br />

sti che di politici. Se non intewerranno fattori risolutivi, la rinascita sarà lentissima»s5. Di<br />

converso, <strong>Rosselli</strong> punta il dito sull'inettitudine e sull'incapacità di incidere da parte della<br />

Concen<strong>tra</strong>zione antifascista parigina, profetizzandone con un certo anticipo la morte:<br />

La Concen<strong>tra</strong>zione - scrive l'autore di Socialismo liberale il 14 marzo del 1934 - è in piena crisi<br />

e mi pare difficile che possa sopravvivere. I socialisti sono sempre più preoccupati del nostro movi-<br />

mento e prendendo a pretesto un articolo personale di Lussu (a cui si potrebbero con<strong>tra</strong>pporre<br />

infinite altre loro manifestazioni) vorrebbero ridurci a un gruppo di leva castagne dal fuoco per i<br />

begli occhi di Modigliani e di Nenni5<strong>6.</strong><br />

Ma dagli osservatori privilegiati di Londra e di Parigi la vicenda della dittatura in Italia<br />

viene inquadrata dai protagonisti del Carteggio nel più vasto orizzonte della crisi delle<br />

53 Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari, in '(La Libertà)), anno VII, n. 10, 9 marzo 1933, pag. 2. I1 giornale riporta<br />

anche dei brani del testamento spirituale di Ferrari («Non ho odio per alcuno: ciò che mi sostiene è l'amore<br />

per il Creatore e per le sue Creature. E, <strong>tra</strong> queste, il popolo gande e sfortunato della mia Italia. Ch'esso sia<br />

libero! Iddio lo vuole») e la riproduzione di un articolo commemorativo di <strong>Sturzo</strong>, apparso sulla rivista di Fer-<br />

rari «Res Publican.<br />

54 Lettera di C. <strong>Rosselli</strong> a Pritchard, 16 giugno 1933, in AGL, sa. I , fasc. 1, sottof. 94, C. 14.<br />

55 Vedi Lettera n. 9.<br />

56 Vedi Lettera n. 14.


democrazie in Europa e strettamente legata ai gravi accadimenti che si stanno verificando in<br />

tutto il Vecchio Continente, principalmente in Germania. Di fronte al crescente pericolo<br />

della minaccia hitleriana, denunciato con s<strong>tra</strong>ordinaria lungimiranza, Carlo <strong>Rosselli</strong> mette<br />

in mora i'attendismo e la debolezza di grandi Paesi come la Francia e l'Inghilterra. In una let-<br />

tera del 15 novembre del 1933 confida infatti a Stum le sue gravi preoccupazioni: «La situa-<br />

zione europea è <strong>tra</strong>gica. La incapacità delle democrazie di governo e soprattutto dei partiti<br />

socialisti di aderire alla realtà, la illusione che la politica estera briandista possa ancora trion-<br />

fare in un'Europa per metà fàscistizzata, il passivismo totale di fronte alle iniziative hitleriane,<br />

se procrastineranno l'urto, lo renderanno infinitamente più terribile e incerto di qui a due o<br />

tre anni)). I1 giudizio sulle classi dirigenti europee & duro e senza appello: «Paul Boncour e<br />

MacDonald sono le due piaghe d'Europa, per lo meno quanto Hitler e Mussolini~57.<br />

Ancora nel 1934: «A leggere il "Times" ci si deve sempre più convincere che 1'Inghil-<br />

terra è incapace di assumere una posizione più netta; l'articolo sul viaggio di Eden era col-<br />

mo di filogermanismo hitleriano)). E in una lettera di poco successiva, Carlo conferma<br />

tutto il suo pessimismo e la sua preoccupazione per le sorti del Vecchio Continente:<br />

Sembra che questa ondata fascista prima di essere schiantata debba tutto e tutti <strong>tra</strong>volgere. La<br />

stessa vittoria laburista nelle elezioni londinesi, con la distruzione completa del partito liberale,<br />

indica che ci si awia anche in Inghilterra ad una lotta mortale <strong>tra</strong> des<strong>tra</strong> e sinis<strong>tra</strong>. Può darsi che<br />

l'Inghilterra eviti, in virtù del suo meraviglioso equilibrio, gli estremi continentali. Ma potrà evi-<br />

tarli la Francia? E la Spagna?58<br />

I temi del Carteggio toccano i grandi e drammatici temi politici del momento, come<br />

l'atteggiamento di condiscendenza del Vaticano al fascismo. Sturm è rimasto molto col-<br />

pito dalla pubblicazione di una foto su ((Giustizia e Libertà)), dove si vede un sacerdote<br />

che bacia la mano a Mussolini. E chiede a Francesco Saverio Nitti di informarsi presso<br />

<strong>Rosselli</strong> da dove abbiano <strong>tra</strong>tto quella fotografia. <strong>Rosselli</strong> risponde direttamente a <strong>Sturzo</strong>:<br />

Si <strong>tra</strong>tta - scrive <strong>Rosselli</strong> nel settembre del 1934 - del numero unico sulle dittature pubblicato<br />

l'anno scorso da «Vu». Noi non possiamo sorvolare su questi aspetti della vita italiana, che non<br />

sono episodici ma illuminano un processo lento ma fatale di conversione del fascismo in una rea-<br />

zione classica, di tipo autoritario-dinastico-cattolico. Proprio in questi giorni le riviste fasciste pub-<br />

blicano fotografie di suore maestre che salutano romanamente Mussolini.<br />

Ma, anche in casi come questi, non manca mai l'attenzione ai sentimenti profondi<br />

dell'in terlocutore:<br />

Mi rendo conto -scrive ancora Carlo nella stessa lertera - quanto dolorose certe manifestazio-<br />

ni debbono riuscirle. Ma la verità, la realtà innanzimtto59.<br />

In Germania comincia a mettersi in moto il terribile meccanismo di persecuzione degli<br />

ebrei. <strong>Rosselli</strong> comunica a <strong>Sturzo</strong> di essere rimasto molto colpito da un suo articolo in cui<br />

denunciava d'atteggiamento miope ed egoista)@ deiie Chiese tedesche nella vicenda. Ros-<br />

selli, che dispone di fonti più fresche e wiornate, informa costantemente e dettagliatamen-<br />

57 Vedi Lettera n. 9.<br />

5BVecli Lettera n. 14.<br />

59 Vedi Lettera n. 18.<br />

60 Vedi Lettera n. 29.


te il fondatore del Ppi sda situazione sul fronte della repressione fascista contro gli oppositori:<br />

è lui a fornire a <strong>Sturzo</strong> i dettagli delle operazioni di polizia contro i cattolici neo-guelfi di<br />

Milario (che non risparmiano nemmeno un sacerdote come Ernesto Vercesi), degli arresti di<br />

aderenti e simpatizzanti di Giwtizia e Libertà a Torino, dello svolgimento e delle dure condanne<br />

del ~riLnale Speciale. Ma i due uomini politici si scambiano anche pareri e giudizi su<br />

libri di attualità, si segnalano e si inviano scritti ed articoli particolarmente significativi, commentano<br />

amareggiati i <strong>tra</strong>dimenti di un Alberto Giannini o di un Arturo Labriola; con opinioni<br />

diverse giudicano la posizione del Vaticano nell'attentato di San Pietro, per il quale i<br />

fscisti accusano come mandanti <strong>Rosselli</strong> e Salvemini, che smentiscono sdegnati; si raccomandano<br />

reciprocamente amici e si mettono in guardia dagli immancabili impostori che cercano<br />

di inserirsi nell'ambiente dei fuoriusciti; si battono per orientare l'opinione pubblica<br />

francese e inglese, at<strong>tra</strong>verso la pubblicazione sui giornali s<strong>tra</strong>nieri di notizie sulle rovinose<br />

condizioni della libertà in Italia e di commenti di note personalità antifasciste, come Giuseppe<br />

Antonio Borgese e altri. Ma, con l'eccezione del ~Manchester Guardian)), non sempre la<br />

stampa britannica si dimos<strong>tra</strong> attenta alla causa degli antifascisti italiani; cosicché una notizia<br />

o un'opinione contro Mussolini o il regime pubblicata dal «Times» è spesso il fmtto di faticose<br />

<strong>tra</strong>ttative e di petulanti suppliche e diventa una sorta di successo politico. Una vittoria che<br />

però ha anche il suo risvolto amaro: «E triste però - scrive <strong>Rosselli</strong> - dover leggere sui giornali<br />

inglesi il resoconto di un processo per somminis<strong>tra</strong>zione di olio di ricino»Gl.<br />

Sia pure per cenni, nel Carteggio non mancano mai riferimenti alla sfera sentimentale<br />

e affettiva dei due personaggi. <strong>Rosselli</strong> e <strong>Sturzo</strong> si confidano dubbi, difficoltà, amarezze<br />

e notizie ripardantila salutepropria e quella dei familiari: «Non at<strong>tra</strong>verso un periodo<br />

lieto. Ho raggiunto anch'io il punto critico dopo questi sei mesi di esilio [. . .] Ora son<br />

stanco e istupidito»62, rivela Carlo a <strong>Sturzo</strong> nel febbraio del 1930. <strong>Sturzo</strong> segue con affetto<br />

e preoccupazione le sempre precarie condizioni di salute di Marion e i suoi <strong>tra</strong>vagliati<br />

parti, non mancando di inviare gli auguri per la nascita di Andrea. Nel giugno 1935 <strong>Rosselli</strong><br />

risponde alle affettuose richieste di particolari sui malanni della moglie: «Marion sta<br />

meglio, ma la convalescenza è lenta.. .+3. In chiusura di lettera, <strong>Sturzo</strong> non manca mai di<br />

salutare la giovane signora <strong>Rosselli</strong>; e questa invia spessissimo, at<strong>tra</strong>verso il marito, i suoi<br />

saluti al sacerdote siciliano e alle sue collaboratrici.<br />

Nei diversi documenti, editi o inediti, che ho consultato ci sono molti riferimenti che<br />

fanno risalire a incontri di persona <strong>tra</strong> <strong>Sturzo</strong> e Carlo <strong>Rosselli</strong>: ne ho potuti contare almeno<br />

otto.<br />

Tra le carte, le lettere o gli articoli di Srurzo non ci sono giudizi approfonditi64 sul<br />

socialismo liberale di Carlo <strong>Rosselli</strong>. Per questo mi sembra interessante, dal punto di vista<br />

61 Vedi Lettera n. 14.<br />

62 Vedi Lettera n. 3.<br />

63 Vedi Lettera n. 29.<br />

64 Un brevissimo e incidentale commento, <strong>Sturzo</strong> lo svolse in un articolo del dopoguerra, analizzando le<br />

vicende legate alla crisi del quinto governo De Gasperi e alla formazione del sesto, con l'uscita del Pli dalla<br />

coalizione: «Carlo <strong>Rosselli</strong>, la vittima del fascismo, preludiò il socialismo liberale, ma, dal punto di vista del-<br />

l'ortodossia, fu un socialista eretico; da lui venne il partito dazione che perche eretico si frantumb, dando i<br />

suoi capitani a turre le frazioni deila sinis<strong>tra</strong>, dai socialisti democratici ai comunisti puri. Saragat sarebbe sulla<br />

linea di <strong>Rosselli</strong>, ma nella sostanza 6 mantista», Rilimisulkz rrin' ministm'ale, in «Lavia», 4 febbraio 1950; ora<br />

in L. Snirzo, Politiradiquestianni, <strong>Vol</strong>. I1 (1950-SI), p. 39.


politico, riportare l'impressione di Ferrari, che è stato forse l'interprete più fedele del pen-<br />

siero sturziano durante i primi anni dell'esilio. L'8 febbraio 1931 Ferrari scriveva a Dona-<br />

ti: ((11 libro di <strong>Rosselli</strong>, Socialisme libkral, ha provocato il putiferio <strong>tra</strong> i concen<strong>tra</strong>ti parigi-<br />

ni. I fedeli mamisti vorrebbero protestare violentemente; ma come si fa a protestare con-<br />

tro <strong>Rosselli</strong>? È una vera <strong>tra</strong>gedia.. . I1 libro vale la pena di leggerlo: è il migliore fino ad<br />

oggi comparso nella collezione di Valois. Se nella parte ricostruttiva è lungi dall'essere<br />

esauriente e completo, la parte critica è efficace e condotta con rigore e con solide argo-<br />

mentazioni. In fondo, la posizione che assume <strong>Rosselli</strong> nella parte critica può essere quasi<br />

interamente accettata anche da noi, ed è in molta parte una "ripresa" delle argomentazio-<br />

ni da noi già svolte contro lo pseudo-marxismo e la pseudo-scienza mamistica italiana»65.<br />

7. I1 carteggio di <strong>Sturzo</strong> con Carlo <strong>Rosselli</strong> si chiude, un po' bruscamente, nel giugno<br />

del 1935, alla vigilia della partenza di quest'ultimo per la Spagna: il fondatore del Ppi è<br />

piuttosto infastidito per i duri giudizi di Magrini (v. lettere 31 e 32) su un suo articolo sul<br />

Vaticano e la guerra d'Abissinia. E ne dà conto, senza peli sulla lingua, al direttore di<br />

«Giustizia e Libertà)). L'ultima lettera, dai toni piuttosto risentiti, è datata 6 giugno. E, se<br />

non fosse per alcune circostanze verificatesi nei mesi successivi, tutto avrebbe potuto far<br />

propendere per una rottura o, almeno, un forte raffreddamento nei rapporti <strong>tra</strong> i due per-<br />

sonaggi.<br />

In realtà il sodalizio politico e umano prosegue anche dopo le polemiche. Sturm e<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> si vedono ancora a Parigi il 3 agosto. Carlo ne scrive a Marion: «Stamane<br />

ho anche avuto a colazione <strong>Sturzo</strong>, di passaggio verso il midì per incon<strong>tra</strong>rsi con la sorel-<br />

la. È molto addolorato per l'atteggiamento del Vaticano. Crede che di fronte alla resisten-<br />

za inglese Mussolini finirà per rinunciare alla guerra. Vi sono alcuni sintomi in questo<br />

senso e certo, finché la guerra non sarà iniziata, una previsione sicura è impossibile. Tutta-<br />

via io credo sempre che finirà per farla. Non si capirebbero altrimenti certi prowedimen-<br />

ti: in particolare l'acquisto di un gran numero di navi mercantili»6<strong>6.</strong><br />

Allo scoppiare della guerra civile in Spagna <strong>Sturzo</strong> non si allinea alle posizioni vaticane<br />

e a quelle dell'episcopato spagnolo, favorevoli alla «crociata» contro i repubblicani; ma,<br />

insieme ai grandi cattolici francesi - Maritain, Bernanos, Mauriac, Mounier - prende<br />

posizione contro Francisco Franco e il suo programma clerical-fascista. La guerra di Spa-<br />

gna diventa un vero e proprio tormento per il sacerdote siciliano, che vede nei suoi svilup-<br />

pi i rischi concreti di una involuzione generale del cattolicesimo che si va progressivamente<br />

allineando su posizioni reazionarie e anti-democratiche. «In tutta Europa, in tutto il mon-<br />

do, - scriveva <strong>Sturzo</strong> il 12 ottobre del 1936 al direttore del «Mati» di Barcellona, Ruiz<br />

Manent - la guerra civile spagnola sarà rinfacciata ai cattolici come la notte di S. Bartolo-<br />

meo e come la repressione del Duca d'Alba nelle Fiandre. Ne abbiamo avuto troppo del-<br />

l'Inquisizione di Spagna, (quasi sempre in mano ai re e a scopo politico) per avere oggi i<br />

crociati spagnoli contro un popolo ch'è stato in fin dei conti abbandonato spiritualmente e<br />

socialmente e lasciato preda al socialismo e sindacalismo ed oggi del comunismo»67. E<br />

65 Lettera di Ferrari a Donaci, 8 febbraio 1931, ora in F. L. Ferrari, Lettere e documenti inediti, 11, a cura<br />

di Giuseppe Rossini, Edizioni di Scoria e Lerrerarura-Edizioni SIM, Roma-Modena 1986, p. 485.<br />

66 C. <strong>Rosselli</strong>, Dallésilio.. ., pp. 206-207.<br />

67 Vedi L. Srum, SI, 11, p. 435.


cosi, mentre Carlo va a combattere in Spagna contro gli insorti, <strong>Sturzo</strong> ingaggia la sua<br />

battaglia ideale con una febbrile produzione pubblicistica sui giornali europei, tesa a<br />

distinguere nettamente gli aspetti politici del conflitto da quelli religiosi e a risparmiare<br />

alla Croce di Cristo l'onta di coprire la legittimità morale di sanguinosi massacri: una battaglia<br />

d'avanguardia che - nell'Italia soggetta alla censura e alla propaganda fascista - non<br />

viene compresa, con qualche rara eccezione, nemmeno dai suoi ex compagni di partitoG8.<br />

In Spagna <strong>Rosselli</strong>, con grande sorpresa, s'imbatte in un volontario italiano, Ottorino<br />

Orlandini (1896-1971), che non ha timore di professarsi cattolico praticante. Orlandini,<br />

che aveva militato nella sinis<strong>tra</strong> del Ppi in Toscana, racconta a <strong>Rosselli</strong> che, prima di partire<br />

per Barcellona, si è rivolto a <strong>Sturzo</strong>, manifestandogli il desiderio di combattere a fianco<br />

della Repubblica. E che il sacerdote siciliano lo ha esortato a seguire la sua coscienza:<br />

«Dove si combatte per la libertà - queste le parole di <strong>Sturzo</strong> a Orlandini - si combatte<br />

anche per il cristianesimo»@. Carlo, a differenza della gran parte dei suoi compagni di<br />

armi, che diffidano del militante cattolico, stima molto Orlandini, che ha dato prova di<br />

coraggio e di capacità militari nella famosa battaglia di Monte Pelato. E si batte per promuoverlo<br />

ufficiale, come è attestato da alcune lettere scritte ai suoi compagni. I1 30 ottobre<br />

1936 Carlo scrive ad Antonio Cieri: «Ti raccomando di nuovo Orlandini, che spero<br />

avrete ammesso come ufficiale~70; e il 13 novembre dello stesso anno ad Alberto Cianca:<br />

«Quale è la situazione di Orlandini? Fino a prova con<strong>tra</strong>ria ritengo che sia un ottimo elemento<br />

tecnico per il quale dobbiamo avere dei riguardi. Te lo raccomando»71. La promozione<br />

a ufficiale per Orlandini alla fine arriverà, ma a prezzo di una mezza rivolta da parte<br />

degli anarchici. Secondo Aldo Garosci, sarebbero stati proprio i con<strong>tra</strong>sti <strong>tra</strong> <strong>Rosselli</strong> e gli<br />

anarchici su Orlandini a convincere Carlo a lasciare la Spagna72. Nelle sue memorie,<br />

composte dopo la seconda guerra mondiale e in massima parte inedite, Ottorino Orlandini<br />

non fa cenno a questo particolare delle dimissioni di <strong>Rosselli</strong>, ma ricorda come quei<br />

giorni fossero segnati da durissimi con<strong>tra</strong>sti ideologici e s<strong>tra</strong>tegici <strong>tra</strong> le diverse formazioni<br />

di combattenti:<br />

Una sera, vennero a prelevarmi con un'automobile. [. . .] Compresi che mi portavano al Quartier<br />

Generale. Ero molto preoccupato. Eppure, però, avevo la coscienza a posto. [. . .] Sal' lmmo una<br />

scala, <strong>tra</strong>versammo un lungo corridoio [. . .] vidi Battistelli che sorrideva e <strong>Rosselli</strong> che mi venne<br />

incontro e mi strinse la mano. Mi sentii riavere. ((Benvenuto)) disse, e poi si rivolse ad Ascaso e agli<br />

68 Per questi e altri aspetti, rimando a G. Campanini, Una battaglia per la libertà della Chiesa. <strong>Luigi</strong> Stur-<br />

zo e laguerra di Spagna, in AA.W., I cattolici italiani e laguerra di Spagna, a cura di Giorgio Campanini, Mor-<br />

celliana, Brescia 1787, pp. 167-174.<br />

69 Citato da G. Biondi, Orlandini, in Dizionario storico ddMouimento Cattolico in Italia, a cura di F. Tra-<br />

niello e G. Campanini, vol. 111, Marietti, Torino 1781, p. 61 1. Anche Randolfo Pacciardi ricorda l'incontro<br />

in Spagna con Orlandini: «La Chiesa spagnola era chiaramente dalla parte di Franco. Ma nel Battaglione<br />

Garibaldi c'era un volontario che si professava apertamente cattolico praticante. Mi pare si chiamasse Orlan-<br />

dini. Diceva di aver manifestato a don <strong>Sturzo</strong> la sua simpatia per i volontari italiani che andavano a sacrificar-<br />

si in terra s<strong>tra</strong>niera contro un generale spergiuro e di avergli espresso il desiderio di arruolarsi nel Battaglione<br />

Garibaldi. L'adesione morale di don <strong>Sturzo</strong> mi piacque molto.» (Vedi R. Pacciardi, Una testimonianza, in A.<br />

Baldini-P. Palma, Gli antt$kcirn italiani in America (1942-1944). La «Lrgione» nel carteggio di Pacciardi con<br />

Borgese, Saluemini, Sforza t Smm, Le Monnier, Firenze 1790, pp. XXIV-XXV).<br />

70 Copia <strong>tra</strong>scritta in AGS, sa. I, fasc. 2- bis, sottof. 8, C. 9.<br />

71 Copia <strong>tra</strong>scritta in AGS, sa. I, fasc. 2- bis, sottof. 8, C. 15.<br />

72 A. Garosci, Vita di Carlo <strong>Rosselli</strong>, Vallecchi, Firenze 1973, p. 458.


altri. «Vi presento il nostro Orlandini)) e rivolto di nuovo a me riprese: «Questi è Ascaso; lui e noi<br />

tutti abbiamo deciso che, da oggi, farai parte dello Stato Maggiore ed assumerai il comando di una<br />

colonna». [. . .]<br />

Fu concordato un piano per attaccare Almudebar con quattro colonne, tre anarchiche ed una<br />

comunista deUa "Carlo Marx" di Del Barrio. I1 comando delle tre colonne anarchiche fu affidato a<br />

tre idiani: a Bifolchi, a Canzi e a me. [. . .] Quando i miei amici anarchici di Monte Pelato seppero<br />

dell'incarico che mi era stato affidato, fecero una grande assemblea e votarono, all'unanimità, un<br />

ordine del giorno pieno di proteste e di minacce, e col rifiuto di obbedire ad un cappuccino. Io,<br />

che ero ritornato a Monte Pelato con tutti gli onori e perfino con un cavallo da sella a mia comple-<br />

ta disposizione, rinunziai all'incarico.<br />

Ascaso mi mandò a chiamare e mi ripeté in maniera energica che dovevo comandare una<br />

colonna e che, se agli italiani non piaceva, si ritirassero pure dal fronte e se ne tornassero a Barcel-<br />

lona. Fu così che io ebbi un grado equivalente a quello di colonnello, alla battaglia di Almudebar,<br />

con circa mille uomini alle mie dipendenze e, fra questi, il gruppo degli italiani e la batteria di vec-<br />

chi cannoni di Battistelli.<br />

Il colmo dell'ironia fu che gli italiani anarchici, sia pur protestando e lanciando improperi,<br />

obbedirono [. . .] ma la massa di miliziani spagnoli [. . .] improwisamente credette, in perfetta buo-<br />

na fede, che la via scelta da me per la conquista del paese era troppo lunga e, in barba agli ordini,<br />

volle prendere la via più breve.<br />

Precisamente sulla via più breve trovarono sei mi<strong>tra</strong>gliatrici nemiche, ben piazzate, che li fal-<br />

ciarono, li massacrarono e ne annientarono la spinta. La colonna comunista avrebbe dovuto avan-<br />

zare al mio fianco sinistro; ma la prima notte non si fece viva. Non si fece viva nemmeno nelle not-<br />

ti e nelle giornate successive nonostante precisi e ripetuti impegni, presi e ripresi con me e <strong>Rosselli</strong>:<br />

fu così che anche la battaglia di Almudebar fu una battaglia perduta.<br />

Ripensandoci ancora oggi, io non posso escludere un criminale e volontario atto di sabotaggio<br />

all'iniziativa anarchica.<br />

Nella settimana successiva, consegnai ad Ascaso una lettera nella quale rassegnavo le mie<br />

dimissioni73.<br />

Il 6 agosto 1939, da una fortezza dei Pirenei francesi nella quale è stato internato<br />

dopo la fuga dalla Spagna, Orlandini invia una lunga lettera a don <strong>Sturzo</strong>, pregandolo di<br />

occuparsi della sua penosa situazione. E, ripercorrendo con grande amarezza le sue vicen-<br />

de in terra spagnola («. . . I1 contano duro, cotidiano con una rivoluzione in atto, l'impos-<br />

sibilità con cui mi trovai con <strong>Rosselli</strong> a porre un poco di moderazione e di ordine costituì<br />

per me una terribile doccia fredda))), ricorda a Stum un particolare significativo, che<br />

attesta ancora una volta il legame che legava <strong>Rosselli</strong> all'anziano sacerdote: «Parlavamo<br />

sovente di te col povero <strong>Rosselli</strong> e con Battistelli.. .))74.<br />

<strong>Sturzo</strong>, dal canto suo, seguiva attentamente le vicende di <strong>Rosselli</strong> in Spagna, leggendo<br />

e anche conservando gli articoli che Carlo inviava dal fronte spagnolo a «Giustizia e<br />

LibertàJ5.<br />

73 0. Orlandini, MnnoMlr, dattiloscrirto. Sezione 9, "La battaglia di Almudebar", pp. 1-7.11 memoriale,<br />

purtroppo incomplero (mancano proprio le parti riguardanti la maturazione deiia decisione di Orlandini di par-<br />

tire per la Spagna) si trova nella sezione Autobiografie dell'Istimco Storico deiia Resistenza in Toscana di Firenze.<br />

74 Lertera di Orlandini a <strong>Sturzo</strong>, 6 agosto 1939, in ALS, fasc. XXX, C. 21. <strong>Sturzo</strong> annota sul frontespizio:<br />

al 5/8/39. Scritto a Miss Pritchard e a Orlandinin.<br />

75 Tra le carte di Smrzo è conservato il ritaglio deli'arricolo di Carlo <strong>Rosselli</strong>, Cataiugna, baluarh &ILz<br />

rivoluzione, apparso su .Giustizia e Libertà* del 6 novembre 1936 (ALS, f. 514 - C. 62).


Nell'archivio <strong>Sturzo</strong> c'è un interessante documento sulla guerra di Spagna che mi<br />

pare molto significativo per capire l'atteggiamento del fondatore del Ppi sull'intera que-<br />

stione. L'appunto, non datato, è una sorta di "velina", scritta di pugno da <strong>Sturzo</strong>, per una<br />

lettera di protesta al ((Manchester Guardian)) che, però, doveva apparire firmata dal suo<br />

medico e amico Michele Sicca.<br />

Sir,<br />

Come assiduo lettore del ((Manchester Guardian)) - scriveva don <strong>Sturzo</strong> sotto il nome di Sicca<br />

- permetta a me che da medico dell'esercito italiano ho fatto la campagna della guerra di Libia e<br />

quella della grande guerra, di protestare contro le ingiuste affermazioni, nel meeting tenuto in<br />

Manchester Labour Hall, domenica scorsa, fatte da Mr. Wedgwood Benn76 sul carattere e il valore<br />

del soldato italiano. Questi non è meno del soldato inglese e francese nel coraggio e nella resistenza<br />

alla guerra, quando la guerra è psicologicamente sentita, come fu la grande guerra.<br />

Ma, a parte il giudizio politico sull'inte~ento italiano in Spagna, bisogna riconoscere che gl'italiani<br />

mandati dal governo fascista non hanno nessun motivo psicologico a battersi; mentre gl'italiani<br />

volontari dei battaglioni Garibaldi e Matteotti, che hanno combattuto a Madrid dal lato<br />

governativo, per odio al fascismo, han dato prova di eroismo che fa meraviglia che un antifascista<br />

come Wedgwood Benn lo ignori.<br />

Sarebbe ora di finirla con Caporetto che tanto i'esercito francese che l'inglese ebbero la loro<br />

Caporetto.<br />

F.to M. Sicca77<br />

Da uomo di Chiesa e da politico impegnato per una mediazione che ponesse fine alla<br />

guerra civile in Spagna, <strong>Sturzo</strong> aveva rigorosamente evitato di esprimere pubblicamente<br />

giudizi netti a favore dell'una o dell'al<strong>tra</strong> parte. La lettera che in un moto di indignazione -<br />

dettò a Sicca ci fa però intuire quale fosse, in realtà, la sua convinzione riguardo al comportamento<br />

delle brigate Garibaldi e Matteotti.<br />

L'incontro dell'agosto del 1936 fu l'ultimo <strong>tra</strong> <strong>Sturzo</strong> e <strong>Rosselli</strong>? Un indizio indiretto,<br />

rin<strong>tra</strong>cciato in due lettere del 1943, sembra smentirlo. Una lettera pubblicata su ((People<br />

and Freedom~ nell'ottobre di quell'anno accusava infatti Pacciardi, Carlo <strong>Rosselli</strong> e altri<br />

appartenenti alla Legione Garibaldi di atrocità e misfatti contro ecclesiastici e popolazione<br />

civile durante la guerra di Spagna. <strong>Sturzo</strong>, il 13 novembre 1943, scrive a Pacciardi,<br />

chiedendo di preparare subito una smentita: ((Siccome io credo che né lei né <strong>Rosselli</strong>, né<br />

altri della Garibaldi abbiano mai partecipato allo sport di uccidere preti o altri al di fuori<br />

della battaglia, così una sua lettera di smentita sarebbe utilissima e mi piacerebbe assai.<br />

La scriva in Italiano; miss B. Barclay Carter la <strong>tra</strong>durrà fedelmentm78. Pacciardi, sdegna- -<br />

to, scrive la nota e la invia a <strong>Sturzo</strong>, il quale il 19 novembre risponde: ((Vivamente la ringrazio<br />

della pronta risposta per "People and Freedom". Domani la spedirò per Air Mail.<br />

Io ero sicuro di quel che Lei scrive, non solo per la mia convinzione apriori, maper quello<br />

che mi aveva detto <strong>Rosselli</strong>.(*) La sua lettera farà tanto bene per la verità e la mora-<br />

76 William Wedgwood Benn (1877-1960), esponente di spicco laburista; durante la prima guerra mon-<br />

diale, come pilota dell'aviazione, aveva combattuto sul fronte italiano.<br />

77 Appunto autografo di Stuno su carta intestata «12, Gower Street, Bedford Square, W.C. l» [era que-<br />

sto i'indirizzo londinese di Michele Sicca], in A=, fasc. 5<strong>04</strong>, C. 8.<br />

78 Vedi A. Baldini-P. Palma, Gliantfascisti italiani.. . , cit., p. 255.<br />

(") I1 corsivo è mio.


litàn79. Due brevi annotazioni a commento: la prima è che, evidentemente, <strong>Sturzo</strong> e Ros-<br />

selli hanno avuto modo di parlarsi dopo il ritorno di quest'ultimo (dicembre 1936) dalla<br />

sfortunata campagna di Spagna. La seconda è che <strong>Sturzo</strong> considera <strong>Rosselli</strong> incapace di<br />

compiere atrocità e misfatti e la sua parola garanzia di assoluta veridicità.<br />

8. Nelle carte <strong>Sturzo</strong> non c'è <strong>tra</strong>ccia di corrispondenza con Nello <strong>Rosselli</strong>; ma Nello,<br />

che studiava a Londra e era spesso ospite a casa I'ritchard, ebbe modo di vedere più volte<br />

l'austero sacerdote e anche di far da <strong>tra</strong>mite <strong>tra</strong> lui e gli altri membri della famiglia <strong>Rosselli</strong>.<br />

Occorre tenere presente che Nello non è un fuoriuscito, ma si trova all'estero per<br />

motivi di studio con regolare permesso del governo italiano, ottenuto grazie all'interessamento<br />

del deputato fascista Gioacchino <strong>Vol</strong>pe, che si è fatto personalmente garante per<br />

lui presso Mussolini. Nello è dunque costretto a muoversi con cautela e circospezione,<br />

specialmente se deve contattare personalità invise al regime fascista.<br />

I1 primo incontro <strong>tra</strong> il giovane storico e don <strong>Luigi</strong> avviene a metà giugno del 1930. I1<br />

19 di quel mese, infatti, Nello scrive al fratello a Parigi, omettendo per prudenza di citare<br />

il nome del prete antifascista: «Ho veduto, <strong>tra</strong> gli altri, l'amico che tu hai fatto conoscere<br />

alla Pritchard~80. Come abbiamo già visto, il 9 luglio Nello e i suoi due inseparabili compagni<br />

di scorribande inglesi, i pittori Carlo Levi e Francesco Menzio, sono invitati a cena<br />

daila Pritchard, che riferisce immediatamente a Sturm81. Ma altri incontri e colloqui<br />

hanno luogo, testimoniati da alcuni indizi. Nel gennaio del 1931 Nello da Londra invia<br />

al fratello a Parigi un importante scritto di ~turzi: «Ti accludo una lettera che <strong>Sturzo</strong> ha<br />

fatto pubblicare su qualche giornale. L'allusione finale colpisce "L'Osservatore Romanom»a.<br />

In questo articolo il fondatore del Ppi prende decisamente le distanze dalle associazioni<br />

giovanili naziste e fasciste, accusate di educare a uno spirito di rivalsa e guerrafondaio,<br />

e critica apertamente i ((padri di famiglia che fanno iscrivere i loro figli in simili<br />

associazioni» e i «preti o frati che ne assumono la direzione spirituale», sollecitando una<br />

chiara presa di posizione - questo il riferimento all'"0sservatore" - da parte di altri «più<br />

edotti di me, non nelle sottigliezze della casistica, ma nello spirito profondo della teologia<br />

moralev83.<br />

Sul frontespizio di una lettera inviatagli da Amelia <strong>Rosselli</strong>, Sturm annota: ((Risposto<br />

1<br />

a 2 [a mezzo] prof. N. <strong>Rosselli</strong>, ringraziando ancora)@. La lettera è del 14 aprile del 193 1<br />

e conciene un diplomatico parere di Amelia, che aveva conosciuto da giovane una discreta<br />

fama di scrittrice, sull'arnbiziosa idea di Stuno di far musicare la sua opera in versi Il Ciclo<br />

della Creazione. Amelia, cui <strong>Sturzo</strong> deve aver consegnato a Londra il manoscritto, non si<br />

sbilancia troppo. Prudentemente, si dichiara subito «incompetente» a giudicare aun'opera<br />

di poesia». Ma, rispetto ail'idea di mettere in musica i versi sturziani, suggerisce una soluzione<br />

alternativa: secondo Amelia <strong>Rosselli</strong> l'opera del musicista dovrebbe «limitarsi a<br />

inquadrare il poema con intermezzi, e rilevarne qua e là, col commento musicale, i punti<br />

79 A. Baldini-i? Palma, Gli antifmcisti italiani.. . , cit., p. 173.<br />

80 Lettera di Nelio Rosseili a Carlo, 19 giugno 1930, ora in IRoszeI(i. Epistokzriofarni(iare.. ., cic., p. 498.<br />

81 Lettera di Bertha Pritchard a <strong>Sturzo</strong>, 10 luglio 1930, ci[.<br />

82 Lettera di Nelio <strong>Rosselli</strong> a Carlo, 20 gennaio 1931, ora in IRosseUi. Epistokzriafnnziliare.. . , cir., p. 505.<br />

83 L. S N ~ ,<br />

Unprobha morale e di educazzone, in uBulletin Carholique Internacional», Parigi gennaio<br />

1931, ora in ML, vol. 11, pp. 3-8.<br />

Lettera n. 5.


più salienti. Così il lavoro nulla verrebbe a perdere del suo valore letterario, ma anzi<br />

acquisirebbe in efficacia e potenza drammatica)).<br />

E certo anche <strong>tra</strong> don <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> e Nello i rapporti non dovevano essere troppo for-<br />

mali: il 2 1 febbraio del 193 1 il sacerdote siciliano informa Ferrari sulle condizioni di salu-<br />

te di Maria: «La signora di Nello <strong>Rosselli</strong> ha subito un'operazione, all'osso sotto l'orec-<br />

chio, per infezione; ora sta meglio»85. Ancora nel 1934 Nello a Londra è a cena dalla Prit-<br />

chard, come racconta lui stesso in una lettera al fratello del 29 agosto: «Un rigo per dirti<br />

che ieri sera, dalla Pritchard, ho cenato coi Tiltman e con Deutsch, il capo dei socialisti<br />

austriaci, qui di passaggio. Ho avuto un'ottima impressione di quest'ultimo.. .»8<strong>6.</strong><br />

9. La morte atroce di Carlo e Nello, uccisi a pugnalate nell'agguato di Bagnoles-de-<br />

1'Orne il 9 giugno 1937, e le drammatiche <strong>tra</strong>versie che ne seguirono non segnano una<br />

cesura nei rapporti <strong>tra</strong> don <strong>Sturzo</strong> e la famiglia <strong>Rosselli</strong>, uniti spiritualmente dall'ideale<br />

antifascista e dalla comune, difficile condizione di esuli. Se si esclude lo stringato tele-<br />

gramma inviato da <strong>Sturzo</strong> e pubblicato il 18 giugno del 1937 su ((Giustizia e Libertà))<br />

(((Profonde condoglianze alle due desolate famiglie))), non c'è però <strong>tra</strong>ccia negli archivi di<br />

lettere o messaggi di condoglianze personali di <strong>Sturzo</strong> alle donne <strong>Rosselli</strong> dopo il duplice<br />

delitto. Di certo, però, <strong>Sturzo</strong> deve aver in qualche modo fatta arrivare la sua solidarietà e<br />

la sua vicinanza ai congiunti dei due martiri. Nell'agosto del '37, ad appena due mesi dal-<br />

la <strong>tra</strong>gedia, Marion, che è in Savoia con Amelia, invia infatti a <strong>Sturzo</strong> un biglietto, listato<br />

a lutto, che è con ogni evidenza una risposta a una precedente missiva, andata perduta<br />

nella concitazione di quelle <strong>tra</strong>giche giornate. In quel biglietto Marion scriveva: ((Vorrem-<br />

mo avere, mamma e io, migliori notizie della sua salute. Spero che stia meglio e che sua<br />

Sorella sia con lei. Quando nell'awenire passerà per Parigi spero che vorrà conservare la<br />

cara abitudine di venirci a trovare)). Tutto sembrano <strong>tra</strong>nne che parole di circostanza.<br />

I1 carteggio <strong>tra</strong> don <strong>Sturzo</strong> e la famiglia <strong>Rosselli</strong> conosce, a questo punto, un'interru-<br />

zione di quasi due anni, legata con ogni probabilità alle <strong>tra</strong>versie di questa particolarissi-<br />

ma famiglia composta da una nonna, due madri vedove e sette figli orfani. Amelia decide<br />

di stabilirsi in Svizzera, dove può contare sull'appoggio dei Ferrero. Lì viene raggiunta da<br />

Maria, con i quattro figli, ai quali per lunghi periodi si aggiungono i due figli minori di<br />

Carlo, mentre il primogenito John-Mirtillino seguirà Marion nei suoi irrequieti sposta-<br />

menti <strong>tra</strong> la Francia, l'Inghilterra e la Svizzera87.<br />

Dal Carteggio (vedi lettera n. 44) apprendiamo però che <strong>Sturzo</strong> incontrò, <strong>tra</strong> la fine<br />

del 1937 e la prima metà del 1938, Marion e Mirtillino, probabilmente a Parigi. Di quel-<br />

l'incontro non abbiamo particolari e, purtroppo, possiamo soltanto immaginare la com-<br />

mozione e le parole di solidarietà e di incoraggiamento con le quali l'anziano sacerdote<br />

accolse la vedova e il primogenito di Carlo <strong>Rosselli</strong>.<br />

Nell'estate del 1939, dopo alterne vicende, i reduci della famiglia <strong>Rosselli</strong> si ritrovano<br />

al completo in Inghilterra, per un breve periodo. È ancora una volta Bertha Pritchard ad<br />

85 F. L. Ferrari, Scritti inediti ..., cit., p. 293.<br />

86 Lettera di Nello <strong>Rosselli</strong> a Carlo, 29 agosto 1934, ora in I RosseLLi. Epistokzriofamiliare.. ., cir., p. 58 1.<br />

87 Cfr. M. Cailoni, AmeLia <strong>tra</strong> Italia, Europa e Stati Uniti, in A. <strong>Rosselli</strong>, Memorie, a cura di Marina Cai-<br />

Ioni, I1 Mulino, Bologna 2001, pp. 229-247 e anche G. Fiori, Casa <strong>Rosselli</strong>, Einaudi, Torino 1999, pp. 214-<br />

215.


informare don <strong>Sturzo</strong> dell'arrivo in Inghilterra di Marion e delle novità delle ((desolate<br />

famiglie)). Scrive infatti Bertha a don <strong>Luigi</strong> il 4 ottobre del 1939:<br />

Marion <strong>Rosselli</strong> est en Angleterre. Elle n'a pas recu la lettre de M. Rawson. Elle s'était offerte<br />

de prendre deux enfants jusqu'à Noel. Pour le rnoment les enfantes sont chez Isabelle Fry et<br />

Marion R. veut aller à Carnbridge pour chercher une rnaison88.<br />

E il 15 ottobre dello stesso anno:<br />

La signora Amelia è venuta a vedermi ieri. Marion ha preso una casa a Carnbridge, L'adresse<br />

est: 33, Eltisley Avenue, Carnbridge. Près de Miss Massey, qui est aussi à Carnbridge. La maison de<br />

ma sceur était probablernent trop petite. Je le pensai. La Sig. Amelia est encore à Quainton89.<br />

A fine novembre Marion, ancora combattuta <strong>tra</strong> restare in Inghilterra o tornare in<br />

Francia, scrive a <strong>Sturzo</strong> per ringraziarlo di una lettera di benvenuto in Inghilterra - che è<br />

andata perduta - e si augura, scusandosi di non aver scritto prima, di poterlo incon<strong>tra</strong>re a<br />

Londra. È una lettera dal tono molto confidenziale in cui Marion apre il suo cuore dolen-<br />

te e inquieto a don <strong>Luigi</strong>: ((Soffrivo così acutamente di nostalgia e di malessere generale<br />

che non potevo accettare di essermi stabilita qui in Inghilterra [. . .]. La cittadina di Carn-<br />

bridge mi piace assai, ed è molto animata, ma non riesco, non sono mai riuscita a trovar-<br />

mi chez moi in questo paese». E ancora: «Ho saputo con molto dispiacere da Mrs Prit-<br />

chard che lei si sente molto stanco [. . .]. Spero [. . .] che non si tormenti troppo per la paz-<br />

zia del mondo09o.<br />

Questo documento inaugura la seconda parte di questo Carteggio, quello <strong>tra</strong> Marion<br />

e l'anziano sacerdote, i cui destini si incroceranno ancora, in America, per un'ultima<br />

comune battaglia in difesa della dignità dell'Italia.<br />

Ma, per chiudere con il periodo inglese, appare difficile che <strong>Sturzo</strong> e Marion - che si<br />

<strong>tra</strong>sferì a Nantes, dove fu colpita da un ictus che compromise pesantemente il fisico già<br />

malandato - riuscissero a incon<strong>tra</strong>rsi di nuovo a Londra, <strong>tra</strong>volti come furono dallo scop-<br />

pio della guerra, dai bombardamenti tedeschi, dalla preparazione del rischioso viaggio in<br />

America.<br />

<strong>Sturzo</strong>, che in quanto italiano rischiava persino di finire in un campo di concen<strong>tra</strong>-<br />

mento inglesesl, lasciò l'Inghilterra - accompagnato dal fedelissimo Sicca, che morirà<br />

negli Stati Uniti il 23 marzo del 194592 - il 22 settembre del 1940 e, a bordo del piro-<br />

88 Lettera di Pritchard a Stum, 4 ottobre 1939, in ALS, f. 553, C. 10.<br />

89 Lettera di Pritchard a <strong>Sturzo</strong>, 15 ottobre 1939, in ALS, F. 553, C. 12.<br />

90 Lettera n. 34.<br />

91 dal 10 giugno 1940 in poi -scrisse Stum nel 1947 nella prefazione al suo libro La mia battaglia da<br />

New York, uscito poi nel 1949, con una seconda prefazione, per la Garzanti - il Governo inglese perdette la<br />

testa; tutti coloro che avevano la cittadinanza italiana, pur risiedendo nel Regno Unito da trenta o qua-<br />

rant'anni, Furono ritenuti nemici e sospettati come spie. Se non si fosse interessato per me l'amico Wickham<br />

Steed, anch'io esule, antifascista, ammalato, a 69 anni di età, sarei dovuto andare in un campo di concen<strong>tra</strong>-<br />

mento come s<strong>tra</strong>niero-nemico. Un'imbarcazione di cotesci infelici, in maggioranza del quartiere di Soho, fu<br />

inviata senza scorca al Canadà, sull'Arunder Star e fini silurata oltrepassate le acque territoriali. Pochi si salva-<br />

rono» (L. Stum, La mia battaglia ..., pp. XI-MI).<br />

92 I1 uNew YorkTimesn tributò omaggio alla memoria di Michele Sicca con un breve articolo pubblicato<br />

due giorni dopo la sua morte, definendolo un leader dell'antifascismo itaiiano. Dopo aver ricordato la sua<br />

attività di ufficiale medico dell'esercito italiano in Libia e durante la Grande Guerra, il giornale americano<br />

metteva in evidenza il suo impegno antifascista e la sua collaborazione alla gloriosa e sfortunata impresa aerea


scafo Samaria, giunse a New York il 3 ottobre: in tasca non aveva che dieci sterline inglesi.<br />

Giorgio La Piana, professore di Storia del Cristianesimo all'università di Harvard, italiano<br />

emigrato all'inizio del XX secolo dopo essere stato accusato di modernismo, gli prestò<br />

cinquanta dollari per le prime spese93. La Piana, grande amico di Salvemini, era stato in<br />

stretto contatto con Lauro De Bosis, il giovane e intrepido letterato che aveva compiuto<br />

nell'ottobre del 1931, beffando l'aeronautica di Balbo, un raid aereo sul centro di Roma,<br />

bombardandolo di migliaia di manifestini che invitavano la popolazione a boicottare il<br />

fascismo e il re a prendersi le responsabilità di licenziare Mussolini; compiuto il gesto<br />

dimos<strong>tra</strong>tivo, il suo piccolo aereo da turismo si inabissò nel Tirreno, probabilmente a<br />

causa dell'esaurimento del carburantew. De Bosis aveva incon<strong>tra</strong>to <strong>Sturzo</strong> a Londra;<br />

mentre Michele Sicca e Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari parteciparono attivamente alle fasi prepa-<br />

ratorie della sua coraggiosa e <strong>tra</strong>gica impresa95.<br />

Poche settimane prima, a fine agosto, era giunta a New York da Liverpool, dopo uno<br />

scalo a Montreal, la famiglia <strong>Rosselli</strong>. I <strong>Rosselli</strong> trovano una dignitosa sistemazione nel<br />

<strong>tra</strong>nquillo sobborgo newyorkese di Larchmont; al numero 9 di Clark Court, in un deco-<br />

roso villino, si sistemano Arnelia e Maria, che debbono spesso badare ai figli di Marion,<br />

che passa lunghi periodi a New York per farsi curare. A Larchmont, infine, si adatta anche<br />

Marion, che però preferisce vivere per suo conto; dal 1942 la troviamo al 2 di Alden<br />

House; dal 1945 al 9 di Concord Avenue. Con l'arrivo di <strong>Sturzo</strong> e dei <strong>Rosselli</strong> in America<br />

si ricostituisce il circolo delle amicizie dei fuoriusciti di Londra e Parigi: ci sono Salvemi-<br />

ni, Max Salvadori, Tarchiani, Lussu, Cianca, Parri, Sforza, Pacciardi, la figlia dei Ferrero,<br />

Nina, che si occupa della Lega per i diritti deli'uomo, ai quali si aggiungono altre perso-<br />

nalità: Arturo e Walter Toscanini, Giuseppe Antonio Borgese, Max Ascoli, Lionello Ven-<br />

turi. Si riuniranno tutti o quasi nella Mazzini Society (non <strong>Sturzo</strong>, che pur approvandone<br />

il programma, preferì non aderirvi96), che testimonierà in America il valore e la presenza<br />

dell'antifascismo democratico italiano, anche se porterà al suo interno i germi di divisio-<br />

ne e la cronica litigiosità dei tempi della Concen<strong>tra</strong>zione parigina.<br />

10. I1 19 dicembre del 1940 Amelia <strong>Rosselli</strong> invia a don <strong>Sturzo</strong> una lettera di benve-<br />

nuto in America, promettendogli una prossima visita («<strong>Vol</strong>evo, a suo tempo, darle il ben<br />

arrivato in America venendo a farle la visita che le avevo promesso in Inghilterra, prima di<br />

di De Bosis: «Dr. Sicca's London house had been a haven for Italian political refugees during the Fascist dicta-<br />

torship. He helped the anti-Fascist movement abroad and supported Lauro De Bosis's airplane flight over<br />

Rome in 1931 to shower the apital with anti-Fascist leafletsn (Vedi Dr. Michele Sicca. Anti-Fmcist Italian<br />

Leader Served in Fint Workf War, in «New York Timesn, 25 marzo 1945).<br />

93 Lettera di Giorgio La Piana a <strong>Sturzo</strong>, 8 ottobre 1940, ora in L. <strong>Sturzo</strong>, SI, 111 (1940-1946), a cura di<br />

Francesco Malgeri, Cinque Lune, Roma 1976, pp. 2-3.<br />

94 Vedi G. Salvemini, Prefaone, in L. De Bosis, Storia della mia morte e ultimi scritti, De Silva, Torino<br />

1948, pp. XXXIII- XXXVII; F. Fucci, Ali contm Mwolini, Mursia, Milano 1978, pp. 180-193.<br />

95 Fu Sicca a informare <strong>Sturzo</strong> del fallimento del primo tentativo di De Bosis nel luglio del 1931, quan-<br />

do per un errore di manovra il pilota che dovwa consegnare a De Bosis l'aereo in Corsia ruppe un'ala nell'at-<br />

terraggio. La polizia accorse e scoperse i volantini, mandando a monte tutta l'operazione: «Come avrà visto<br />

dai giornali francesi la spedizione aviatoria P fallita. Pare che non sia possibile a nessun aeroplano di atterrare<br />

in Corsica senza che loro succeda, al minimo, quello che successe al nostro amico. Non credo che abbiano<br />

avuto noie; solo pare che <strong>tra</strong> la gente accorsa a vedere l'aeroplano vi fosse qualche fascista che minacciò seria-<br />

mente il nostro amico ... n. Lettera di Sicca a <strong>Sturzo</strong>, 20 luglio 1931, in ALS, fasc. 31 1, C. 27.<br />

96 Vedi nota 139, p. 84.


partire, e che non mi fu possibile di fare. Cintenzione e il desiderio restano. ..D) e chie-<br />

dendogli ((notizie della buona cara Mrs Pritchard, della quale - scrive Amelia - non ho<br />

saputo più nulla dopo la mia partenza)). Ma la permanenza di <strong>Sturzo</strong> a New York - che ha<br />

trovato ospitalità presso una famiglia di origine di Caltagirone, i Bagnara, che abitano a<br />

Brooklyn - è di breve durata: il clima troppo umido nuoce all'anziano sacerdote, che<br />

dopo mille perplessità e indugi97, decide a fine dicembre di <strong>tra</strong>sferirsi a Jacksonville, in<br />

Florida, ospite del Saint Vincent's Hospital, che diventa il suo quartier generale. «La sua<br />

stanza nell'ospedale cattolico di Jacksonville - ha scritto De Rosa - a poco a poco si <strong>tra</strong>-<br />

sformò in un bureau, in un laboratorio, in un ufficio stampa, con un telefono che suona-<br />

va continuamente, per la richiesta di collaborazioni, di interviste, di pareri da New York,<br />

da Washington, da Londra: amici italiani e s<strong>tra</strong>nieri, Dipartimento di Stato, riviste e quo-<br />

tidiani convergevano su Jacksonville.. .»98. La corrispondenza con Marion può dunque<br />

riprendere.<br />

La prima lettera è del 26 gennaio del 1941. La vedova di Carlo <strong>Rosselli</strong>, con calligra-<br />

fia malferma a causa delle precarie condizioni di salute, scrive a <strong>Sturzo</strong>:<br />

Ho fatto con grande furia la <strong>tra</strong>duzione del suo articolo perché capivo quanto era di attualità.<br />

E purtroppo è venuto in un momento in cui dovevo decidere se mandare un avvocato nella Fran-<br />

cia non occupata per cercare di racimolare un po' di denaro.<br />

Non so se qualcuno le avrà riferito il mio desiderio di vederla a Brooklyn. Ma la mia salute,<br />

non molto migliore della sua, mi ha reso impossibile il viaggio99.<br />

Non sappiamo quale possa essere con precisione l'articolo di cui parla Marion: possiamo<br />

però ipotizzare che si <strong>tra</strong>tti di Fascio e Svastica, pubblicato il 10 gennaio del 1941<br />

su «The Commonweal~ una rivista di ispirazione cattolica che si stampava a New York. In<br />

questo articolo, che si conclude con la significativa - frase: ((Fascio e Svastica sono esperienze<br />

similari, ambedue legate aiie sorti della guerra», il fondatore del Ppi si prende il compito<br />

di spiegare a un'opinione pubblica americana, «assordata»loo dalla propaganda fascista<br />

e dibattuta <strong>tra</strong> interventismo e isolazionismo, la gravità della situazione italiana e della<br />

- guerra in Europa. Non era una impresa facile. Ricordava <strong>Sturzo</strong> nel 1947: ((Nell'ambiente<br />

di New York prevalevano allora due sentimenti: quello antibritannico, alimentato dalla<br />

<strong>tra</strong>dizionale antipatia irlandese e da forti correnti antisemite; e quello isolazionista che<br />

rendeva difficile 2 governo di Roosevelt di adottare provvediment;che potessero lontanamente<br />

presagire ad un'en<strong>tra</strong>ta in guerra. Era naturale che, in questo ambiente, la maggior<br />

parte degli italo-americani fossero anch'essi anti-britannici e isolazionisti. Essi volevano la<br />

vittoria dell'Italia ed erano umiliati dalle sconfitte in Grecia, come proprie sconfitte»lol.<br />

L'atteggiamento degli italo-americani, insomma, non si scostava molto da quello descritto<br />

a <strong>Sturzo</strong> nel 1939 in una lettera di Max Salvadori che, dall'Arnerica, dipingeva un qua-<br />

97 Non mancarono in proposiro anche le voci di pressioni del governo fascista, <strong>tra</strong>mite consolaro, per<br />

"confinare" Scurzo in Florida, allontanandolo dall'ambienre dei fuoriusciti. Vedi F. Malgeri, <strong>Luigi</strong>Sturw, Edi-<br />

zioni Paoline, Cinisello Balsamo 1933, pp. 241-242; G. La Bella, <strong>Luigi</strong> Sturw e L'esilio negli Stati Uniti, Mor-<br />

celliana, Brescia 1990, p. 92.<br />

98 G. De Rosa, <strong>Luigi</strong> Sturw, cir., p. 408.<br />

99 Lettera n. 3<strong>6.</strong><br />

'00 L. Stum, La mia battaglia.. ., p. 5.<br />

'O' /b&.


dro a tinte fosche della situazione: «...La collaborazione del clero è indispensabile per<br />

porre un freno agli effetti disastrosi della propaganda fascista, la quale controlla comple-<br />

tamente la maggioranza degli Italo-Americani e che oggi sta svolgendo un'attiva opera<br />

anti-semitica. Dato il con<strong>tra</strong>sto che per un numero di ragioni esiste <strong>tra</strong> elemento italiano<br />

e elemento ebraico, l'antisemitismo fascista ha aumentato la popolarità già prima consi-<br />

derevole del fascismo»lo*.<br />

La battaglia di <strong>Sturzo</strong> durante il periodo americano si muove in bilico su un insidio-<br />

sissimo e difficile crinale: da una parte l'esigenza di far capire ai governanti e alla opinione<br />

pubblica americana e, in special modo, agli oriundi italiani, la pericolosità, davanti all'e-<br />

spansione nazifascista, di ogni atteggiamento attendista o, peggio, isolazionista. L'anziano<br />

sacerdote ha capito molto prima di altri che nella guerra che si è aperta nel Vecchio Con-<br />

tinente non ci sono in gioco solo le sorti dell'Europa, ma quelle della democrazia, della<br />

libertà, della convivenza civile in tutto il pianeta. E mette anche in guardia, dopo l'en<strong>tra</strong>ta<br />

in guerra della Russia sovietica, a non lasciare nelle mani di Stalin la bandiera della lotta<br />

contro il nazifascismo. Dall'al<strong>tra</strong> parte, specialmente quando le sorti del sanguinoso con-<br />

flitto volgeranno a favore degli Alleati, <strong>Sturzo</strong> cercherà, <strong>tra</strong> mille incomprensioni, di far<br />

distinguere le responsabilità del fascismo da quelle del popolo italiano, che si è levato in<br />

armi contro i tedeschi.<br />

Anche Marion, che en<strong>tra</strong> a far parte del direttivo della Mazini Society, combatte una<br />

battaglia parallela a quella di <strong>Sturzo</strong>, soprattutto in difesa della memoria del marito e del<br />

cognato, simboli di quell'Italia che non si è piegata a Mussolini e che chiede di non essere<br />

dimenticata e di poter partecipare alla costruzione del nuovo ordine mondiale. A suo<br />

favore gioca anche l'origine inglese, che Marion sfrutta con abilità di fronte agli interlo-<br />

cutori americani.<br />

Nella loro corrispondenza don <strong>Sturzo</strong> e Marion si scambiano pareri e articoli sulla<br />

guerra in corso, notizie sulla situazione in Italia e su parenti, amici e conoscenti come<br />

Amelia <strong>Rosselli</strong>, Bertha Pritchard, Barbara Barclay Carter, Antonia Nitti, sparsi un po'<br />

dovunque. Marion si dice molto interessata agli scritti del fondatore del Ppi, «sul "Mon-<br />

do" e altrove»lo3.<br />

Tra le carte americane di Marion, ad esempio, è conservata una copia del saggio stur-<br />

ziano Italy ajer MussolinilO*, firmata dall'autore. Da Jacksonville <strong>Sturzo</strong> segue con atten-<br />

zione gli interventi pubblici di Marion, come il comizio della Mazini, o i suoi articoli<br />

riguardanti gli aspetti politici e giudiziari della morte di Carlo e Nello.<br />

A volte, gli sforzi di don <strong>Luigi</strong> e di Marion si uniscono per combattere la stessa batta-<br />

glia. Succede, ad esempio, alla fine del luglio del 1944, dopo che il corrispondente del<br />

«New York Times» da Roma, Herbert L. Matthews, ha dedicato alcuni articoli per rico-<br />

struire le vicende legate all'omicidio Matteotti e all'Aventino, nel quale ha espresso giudi-<br />

zi liquidatori sul ruolo avuto nella vicenda dagli antifascisti. In particolare, il «New York<br />

Times» ha pubblicato integralmente il famoso memoriale di Filippo Filippelli, dal quale<br />

emergevano le complicità e le collusioni di Mussolini e dei suoi più stretti collaboratori<br />

nell'afire Matteotti. L'accusa, pesante, che Matthews rivolge ai partiti antifascisti è quel-<br />

102 Lettera di iMax Salvadori a <strong>Luigi</strong> Stum, 15 agosto 1939, in IUS, f. 553, C. 41.<br />

'03 Vedi Lettera n. 37.<br />

1<strong>04</strong> L. <strong>Sturzo</strong>, Italy afer Musolini, ristampa da ~Foreign Affairs~, aprile 1943.


la di non aver avuto il coraggio di rendere pubblico il memoriale e di sfruttarlo fino in<br />

fondo, consentendo a Mussolini di instaurare la dittatura in Italia: il memorandum Filip-<br />

pelli, secondo il giornalista americano<br />

Was - and therefore still is - decisive and the reasons why it has been kept secret rhese twenry<br />

years and, above ail, why it was not divulged at the time constitute not only the greatest rnystery<br />

but the greatest stain on the whole record of Italian politics in this century.<br />

[. . .] Many of the Itaiian political opposition leaders of the time - Liberals and Communists<br />

included - knew the contents of Filippelli's memorandum.<br />

Yet nobody dared to say anything publicly [. . .] whereas has this memorandum been read in<br />

Parliament - and &ere where Opposition Deputies who had copies of it - nothing could have<br />

saved Mussolini. Nobody dared or wanted to bring it out, so Mussolini weathered the storrn and<br />

then cracked down on his opponents in his famous speech of Jan. 3, 1925, when he knew it was<br />

too late for anybody to admit having known the truth. So Matteotti affair, instead of proving the<br />

downfall of fascism, was the foundation on which the dictatorship was builtlo5.<br />

Marion, piuttosto con<strong>tra</strong>riata, replica a stretto giro di posta a quelle accuse ingenerose<br />

con una lettera al direttore, che il quotidiano americano pubblica il 3 agosto. Marion<br />

in particolare, pur riconoscendo gli errori s<strong>tra</strong>tegici dell'Aventino, contesta la frase di<br />

Matthews: «Yet nobody dared to say anything publicly)). E ricorda come il memoriale<br />

Filippelli fosse stato presentato dagli aventiniani a Vittorio Emanuele I11 - senza sortire<br />

alcuna reazione - e poi pubblicato nel 1925 da «Non mollare)), «the first anti-Fascist<br />

underground paper of Europe)), promosso appunto da Carlo e Nello <strong>Rosselli</strong>, Ernesto<br />

Rossi, Gaetano Salvemini e la stessa Marionlos. Una nuova lettera per il «New York<br />

Timesn parte da Larchmont il 4 agosto, dopo un nuovo intervento di ~atthews, nel quale<br />

il giornalista americano insiste nella sua versione dei fatti. Scrive ancora Matthews:<br />

None of Mussolini' opponents - Liberals, Socialists, Communists, Popularists and Free<br />

Masons - dared to publish it [ilmemoriale Filippe-/li, ndr] in any newspaper or periodica1 (althou-<br />

gh at that rime Mussolini's suppression of che freedom of the press had not taken place) and none<br />

of the Deputies or Senators dared to bring it up in Parliament.<br />

Senator <strong>Luigi</strong> Albertini apparently had it in mind, but he was overruled by his colleagues,<br />

who voted Mussolini a handsome majority a month after the Matteotti murder.<br />

The Filippelli memorial thoroughly implicates Mussolini in the Matteotti murder, but it is<br />

the fact that, knowing the contents of this memorial, the Duce's opponents did not dare to use it,<br />

although by using it they could have overthrown the Fascist regimel07.<br />

In questa nuova missiva, Marion insiste: Matthews ha di nuovo completamente <strong>tra</strong>scu-<br />

rato le responsabilità del re nell'instaurazione del regime fascista in Italia. La vedova <strong>Rosselli</strong><br />

precisa che non ha alcuna intenzione di fare I'awocato difensore dei partiti che si opposero<br />

al fascismo, ricordando che «my husband, Carlo <strong>Rosselli</strong>, criticized them often and seve-<br />

relyn. Ma, 2 il filo del suo ragionamento, una critica obiettiva agli errori deii'Aventino non<br />

può prescindere da un'analisi della situazione politica che si viveva in quegli anni, segnati<br />

105 H. L. Matchews, Mussolini is linkedto Mamomplot by facktpaper, in uNew YorkTimesn, 27 luglio<br />

1944.<br />

106 M. <strong>Rosselli</strong>, More about Mamotti murdcr, in uNew YorkTirnes~, Lettere al direttore, 3 agosro 1944.<br />

107 H. L. Marthews, Serrct copiezspreadFilippeUi memorial, in uh'ew YorkTimesn, 3 agosro 1944.


dalla violenza e dalla sopraffazione. E, soprattutto, dalle aspettative che l'opposizione costi-<br />

tuzionale al fascismo riponeva nell'intervento del re. Un re, ricorda Marion, che aveva giu-<br />

rato di difendere la Costituzione e che non si comportò di conseguenza: «Who could imagi-<br />

ne that the King, once illuminated on the subject of Mussolini's guilt, would refùse to lift a<br />

finger to depose him from power? And yet is what he did». Nonostante gli errori, però, con-<br />

clude drasticamente Marion, nessuno ha mai considerato i comportamenti dell'opposizione<br />

aventiniana una vergogna nazionale; la vergogna, semmai, è il comportamento del re:<br />

«Much as their excessive faith in the Constitution of their country is to be condemned and<br />

its consequences were far-reaching and <strong>tra</strong>gic, their action or lack of action has never been<br />

considered in Italy in the light of a national shame. The shame is the King's»l08. Questa<br />

seconda lettera, però, non viene pubblicata: il «Times» ospita nei giorni successivi un inter-<br />

vento sull'argomento di <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>. Marion annota a mano sul frontespizio della copia<br />

della sua seconda lettera al giornale newyorkese: «Not published. Published instead a long<br />

letter of don <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>)). Una copia in carta carbone di quest'ultima lettera si trova <strong>tra</strong> le<br />

carte del periodo americano di <strong>Sturzo</strong>lo9: evidentemente Marion deve avergliela spedita.<br />

I1 fondatore del Ppi, nell'intervento sul «New York Timesn, non si discosta molto dal-<br />

le tesi di Marion <strong>Rosselli</strong> sull'Aventino, mettendo in evidenza le responsabilità del re e<br />

l'impossibilith di abbattere il fascismo sul terreno legalitario. Dire che le opposizioni non<br />

ebbero il coraggio di andare fino in fondo sulla questione del memoriale Filippelli, secon-<br />

do <strong>Sturzo</strong>, «is against the historical truth)):<br />

It is useful to keep in mind - prosegue <strong>Sturzo</strong> - that the antifascist parties at that time, had a<br />

few senators with them and less than a third of the seats in the Chamber of Deputies, because of<br />

the new fascist electoral law and the violence used by fascists to gain electoral poll, violence<br />

denounced by Matteotti, who then was sentenced to death by the high fascist gang. Thus they<br />

never expected to have in both Houses a majority vote against Mussolini' government, with or<br />

without Filippelli's memorandum. [. . .]<br />

The king alone had the right to disrniss Mussolini and his cabinet; he, afier the murder of Mat-<br />

teotti called upon three chiefs of a liberal <strong>tra</strong>dition, al1 three former Prime Ministers: Giolitti, Orlan-<br />

do and Salandra. Their opinion was in favour of Mussolini as head of the government. The sarne was<br />

the vote of the Senate, in spite of the con<strong>tra</strong>ry speeches ofAlbertini Abbiate and Sforza. [. . .]<br />

Antifascist parliamentary groups had then only the following alternative: to withdraw from<br />

the Chamber in order to appeal to public opinion and to prepare a wide street revolts or in order<br />

to reduce the king to rally himself to the opposition. This tactic failed. Mussolini had the task to<br />

manoeuvre and to gain power; the king was never inclined to recur a civil war; because aside from<br />

other considerations, Mussolini and fascists had power, arrned bands, secret police (ovra), usual<br />

police force and were backed by capitalists, rnany generals and other chiefs of the Arrny, and, what<br />

then was still a force, Mussolini had the king with him. Antifascist parties had no arms, no gene-<br />

rals, no capitalists, no hng. Even for a civil war at least arms are necessary.<br />

<strong>Sturzo</strong> continuava ricordando la campagna di denuncia del «Popolo» e del suo corag-<br />

gioso direttore Donati contro il fascismo per il delitto Matteotti, fino alla denuncia di De<br />

Bono al Senato. E concludeva:<br />

10s Lettera indirizzata al direttore del «New York Timesn, dattiloscritto, 4 agosto 1944, ora in AGL,<br />

Appendice, Carte John <strong>Rosselli</strong>, fasc. 1, ins. 19.<br />

109 ALS, fasc. 13, Raccoglitore "Dattiloscritti e ritagli, febbraio 1944 -settembre 1945", C. 35.


These and other facts your correspondent could verify in reading some of che books published<br />

over che world by known antifascists and consulting the opposition papers of that time, specially<br />

((11 Popolo» of Rome. I am sure that he will change his opinion on the antifascists reaction against<br />

Fascism in the firsc four years between October 1922 and November 1926, when Mussolini pro-<br />

claimed his totalitarian state and dissolves by royal decree the socialist and popular parties. Four<br />

years against Fascism had its known and unknown martyrs, and not Matteotti alone. No Ger-<br />

many, no other country, had so long a resistance to the establishment of dictatorshipllo.<br />

1 1. Nonostante l'impegno politico dei due personaggi connoti fortemente il loro sog-<br />

giorno americano, nello scambio di corrispondenza <strong>tra</strong> don <strong>Sturzo</strong> e Marion <strong>Rosselli</strong> i<br />

temi dell'attualità finiscono in secondo piano di fronte a quelli personali. I1 tono si fa più<br />

intimo; i sentimenti, la nostalgia per l'Italia, il dolore, la lontananza assumono un ruolo<br />

predominante. Due solitudini non cercate, ma imposte dagli eventi e dalla violenza, quel-<br />

la di Sturm e di Marion, si incon<strong>tra</strong>no, si cercano, si sostengono. Ecco, ad esempio, con<br />

quali parole Marion, nel gennaio del 1942, risponde all'amico sacerdote che si informa<br />

sulle sue condizioni fisiche:<br />

Si, è vero che ho fatto qualche progresso, in salute, dall'anno scorso. Ma non quanto avrei spe-<br />

rato di fare. Lo scrivere e il parlare mi sono quasi impossibili per il grande nervosismo della mia<br />

mano e il balbuziare che ho molta difficoltà a controllare. Ma devo essere contenta se il mio stato<br />

generale mi permette di vivere qui, in un appartamento piccolo, con mia figlia Melina, e di avere<br />

qui, nelle sue vacanze, il Mirtillino. Andrea sta sempre con la nonnalll.<br />

La combattiva Marion confida a <strong>Sturzo</strong> la sua profonda inquietudine e i suoi sforzi<br />

per continuare a vivere e a sperare: «Il momento è buio, ma non mi dispero che vedremo<br />

giorni migliori. Sono già migliori di quanto non sono stati e mi pare saggio di ricordarlo<br />

quando si sarebbe tentati invece di pensare a quanto sono più tristi di quello che avrebbero<br />

potuto essere»ll2.<br />

<strong>Sturzo</strong> non manca di far sentire a Marion la sua vicinanza in un momento particolarmente<br />

doloroso per tutta la famiglia <strong>Rosselli</strong>, l'anniversario dell'uccisione di Carlo e Nello.<br />

Nelle carte di Marion, purtroppo, non è conservata questa lettera del sacerdote siciliano<br />

che, credo, avrebbe contribuito non poco a sfatare l'immagine di uomo burbero e<br />

d'<br />

istaccato.<br />

La risposta di Marion è al tempo stesso commossa e risoluta: (Apprezzo moltissimo -<br />

scrive il 13 giugrio del 1945 - il suo pensiero affettuoso per me e per i figlioli per I'anni-<br />

versario di quelgiorno.. .Ci sono state in questi anni tante occasioni di dare la vita per un<br />

uomo generoso e senza paura come era lui che a volte penso che non avrebbe mai potuto<br />

vivere fino ad oggi. Ma se avesse potuto! Quanta gioia e quanta attività s<strong>tra</strong>ordinaria ci<br />

sarebbe stata per lui! E sarebbe stato assai felice»ll3.<br />

1 10 L. Stum, Anti-Faccist Handicapped. Opposition to Mussolini active but hampered by lack ofsnengch, in<br />

uNew York Tirnesw, 9 agosto 1944.11 dartiloscritto della lettera, che reca la data del 6 agosto 1944, è in AiS,<br />

fasc. 13, Raccoglitore "Dattiloscritti e ritagli, febbraio 1944 - settembre 1945", C. 9. Per i giudizi di Scum<br />

sull'Aventino cfr. G. Grasso, Icartolici.. ., cic., pp. 171-177.<br />

1 l 1 Lettera n. 37.<br />

112 Lettera n. 38.<br />

113 Lettera n. 41.


Nella primavera del 1944 le condizioni legate all'andamento della guerra, la necessità<br />

di condurre la battaglia di idee con più incisività e, anche, la possibilità di rien<strong>tra</strong>re in Ita-<br />

lia che comincia ad affacciarsi per molti esuli, spingono <strong>Sturzo</strong> a lasciare Jacksonville e a<br />

<strong>tra</strong>sferirsi di nuovo a New York, dove può contare su fonti di informazione e contatti di<br />

prima mano. Nella primavera del 1945 l'idea di rien<strong>tra</strong>re in patria comincia a delinearsi<br />

concretamente. I contatti con Marion in questo periodo si infittiscono notevolmente.<br />

Anche i <strong>Rosselli</strong> pensano al ritorno, anche se Marion, che ha un problema pratico - John<br />

ha compiuto 18 anni e deve fare il servizio militare - è come al solito piuttosto incerta:<br />

Ho scelto l'Inghilterra - scrive a <strong>Sturzo</strong> il 19 maggio del 1945 - per lui come prima tappa di<br />

un ritorno di tutta la famiglia in Italia. Ma siccome non mi sento la forza fisica di portare Andrea e<br />

Melina in Inghilterra, il che comporterebbe la ricerca di una casa e di una scuola per loro, con poi<br />

la necessità di un secondo cambiamento più tardi, penso di andare diretto in Italia, a Fir~nze: di<br />

sistemare i due figli minori e poi di affidarmi un po' al caso per permettermi di visitare il mio adorato<br />

Mirtillino in Inghilterra. È un grosso rischio, ma mi pare la via più saggia. Mia suocera e mia<br />

cognata pensano pure di tornare.<br />

Tarchiani ci ha fatto sperare di poter tornare tutti insieme, meno Mirtillino, in Autunnoll4.<br />

A luglio, però, Tarchiani raffredda un po' le speranze di una partenza imminente:<br />

Marion ne prende atto, senza fare drammi: ((Questa incertezza non ha cominciato a dar-<br />

mi noia perché sono io pure assai incerta sui miei movimenti)). La sua speranza è di poter<br />

trovare una sistemazione stabile e magari un lavoro in Italia, dove stare con i due figli<br />

minori, lasciando John in Inghilterra a completare gli studi. L'aria di partenza che si respi-<br />

ra spinge Marion a chiedere di rivedere <strong>Sturzo</strong> prima del viaggio:<br />

È da molto tempo il mio desiderio di rivederla. Senza aspettare che la partenza diventi una<br />

attualità, non potrei venire a trovarla a Brooklyn? Anche Mirtillino desidererebbe vivamente di<br />

conoscerla.<br />

Avrei moltissimo piacere che Lei venisse fin quaggiù dove ora ho una casa comoda e un pez-<br />

zettino di giardino; un sogno per me che son sempre vissuta negli appartamenti. Ma temo perfino<br />

di fare questa proposta, sapendo che Lei non lascia volentieri la Sua casall5.<br />

Questa volta l'incontro può finalmente aver luogo. <strong>Sturzo</strong> scrive a Marion di telefo-<br />

- -<br />

nargli per i dettagli (nella lettera spiega meticolosamente il <strong>tra</strong>gitto in metropolitana e a<br />

piedi per raggiungere la sua abitazione) e finalmente riceve a Brooklyn il 20 luglio del<br />

1945 Marion e John <strong>Rosselli</strong>. Purtroppo, la recente scomparsa di John <strong>Rosselli</strong> ci impedi-<br />

sce di sapere di più di quest'episodio. Di certo, l'argomento del ritorno in Italia deve esse-<br />

re stato in cima all'agenda, visto che se ne parla continuamente nelle lettere successive.<br />

A un certo momento, <strong>Sturzo</strong> e i <strong>Rosselli</strong> meditano addirittura di fare il viaggio di<br />

ritorno insieme. C'è un <strong>tra</strong>nsatlantico, il Gripsholm, che dovrebbe partire per l'Italia alla<br />

fine di agosto, il 28. Marion e <strong>Sturzo</strong> sono tentati. Ma le difficoltà burocratiche non<br />

mancano e i due sono costretti per il momento a rinviare. Si pensa a ottobre. La speranza<br />

di <strong>Sturzo</strong> di rien<strong>tra</strong>re in Italia era talmente concreta che il «New York Timesn pubblica il<br />

17 ottobre del 1945 la notizia, priva di ogni fondamento, dell'awenuta partenza del fon-<br />

114 Lettera n. 40.<br />

115 Lettera n. 43.


datore del Ppi a bordo del Gripsholmll<strong>6.</strong> Ma il sogno di un imminente ritorno in Patria è<br />

destinato drammaticamente a sfumare per en<strong>tra</strong>mbi. Per <strong>Sturzo</strong> ci sono problemi politici.<br />

De Gasperi e la Segreteria di Stato Vaticana gli fanno chiaramente intendere che meglio<br />

soprassedere: la sua è considerata una presenza scomoda nel delicato frangente istituzio-<br />

nale che vive l'Italia in quel momentoll7. Cinfelice Marion, invece, viene colpita da Iì a<br />

poco da un secondo ictus, che la paralizza. Amelia e Maria non se la sentono di tornare in<br />

Italia senza di lei. Ci vorranno ancora mesi. I <strong>Rosselli</strong> sbarcheranno sul suolo italiano il 30<br />

giugno del 194<strong>6.</strong> I1 sacerdote siciliano il 6 settembre. I1 carteggio <strong>tra</strong> lui e Marion si è<br />

interrotto il 23 agosto del 1945, alla vigilia del nuovo episodio apoplettico che si è accani-<br />

to sulla sfortunata donna. Ma la solitudine vissuta nei lunghi anni dell'esilio non è finita<br />

nemmeno con il ritorno in Italia: un'Italia che è profondamente diversa da quella che<br />

Marion e don <strong>Luigi</strong> si aspettavano e che non li soddisfa affatto. Marion <strong>tra</strong>scorre in Italia<br />

solo un breve periodo, poi decide di tornare a Londra nell'aprile del 1947: è stanca, mala-<br />

ta nell'anima e nel corpo, amareggiata. Si spegnerà in ospedale, il 13 ottobre 1949. Aveva<br />

solo cinquantadue anni, ma è come se ne avesse vissuti cento. Non ci è dato di sapere,<br />

almeno finché non sarà riordinata l'ultima parte dell'archivio <strong>Sturzo</strong>, se lei e don <strong>Luigi</strong><br />

abbiano avuto modo di vedersi, parlarsi o di scriversi ancora dopo il ritorno dall'America.<br />

Allo stato nulla ci fa propendere per una risposta affermativa.<br />

12. Ma è giunto il momento di concludere e occorre tornare per un attimo ai due<br />

protagonisti politici del Carteggio, Carlo e don <strong>Luigi</strong>. Due uomini così diversi per età,<br />

per formazione, per cultura, per religione: uno ebreo dichiaratamente ateo, l'altro prete<br />

cattolico, con un profondo attaccamento alla sua condizione sacerdotale, nonostante il<br />

disagio e i dispiaceri provocatigli dalla politica vaticana. Due uomini con punti di parten-<br />

za così distanti che giungono, per vie diverse, alla stessa, incrollabile fede nella libertà,<br />

nella democrazia, nei diritti dell'uomo, nella convivenza civile, al rifiuto di ogni totalitari-<br />

smo, di des<strong>tra</strong>, di sinis<strong>tra</strong> o di stampo integralista. Due grandissime personalità, accomu-<br />

nate anche dal destino di esuli, anzi doppiamente esuli: espulsi dalla patria e guardati con'<br />

sospetto o lasciati soli - per le loro posizioni moderne e fuori dal coro - anche all'interno<br />

della cerchia di provenienza: la Chiesa per don <strong>Luigi</strong> e gli ambienti del socialismo <strong>tra</strong>di-<br />

zionale per Carlo <strong>Rosselli</strong>.<br />

Nonostante l'amicizia e la comunanza di ideali c'è però anche un punto di grande<br />

distanza, che emerge nel Carteggio in modo esplicito e che diventa anche occasione di<br />

accesa polemica. Non è tanto la questione della politica vaticana nei confronti del fasci-<br />

smo, criticata spesso anche da <strong>Sturzo</strong>, a dividere Carlo e don <strong>Luigi</strong>. - Certo lo scivoloso ter-<br />

reno della politica ecclesiale dimos<strong>tra</strong> una notevole difformità di atteggiamento e di pen-<br />

siero <strong>tra</strong> i due protagonisti del Carteggio: come accade, ad esempio, nella vicenda dell'at-<br />

'16 l, 100 sail un Gripsholm - Don <strong>Luigi</strong> Srurw among thosc boundfor Europc, in uNew York Timesn, 17<br />

ottobre 1945. La falsa notizia dell'awenuta partenza di <strong>Sturzo</strong> è ricca di particolari: uThe Swedish exchange<br />

liner Gripsholm steamed out of pier F of che American Export Lines here at 7:25 P.M. today, en route to the<br />

Middle East wich 1,100 passengers. Among hose who sailed were Don <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>, exiled leader of The<br />

Cristian Democrars of Idy.. .m.<br />

117 Vedi a questo proposito le illuminanti pagine di De Rosa, Sturw, cit., pp. 449453, e di F. Malgeri,<br />

<strong>Luigi</strong> Sturw, cit., pp. 272-298.


tentato a San Pietro o per il discorso del papa sulla guerra in Abissinia prevale in Carlo la<br />

voglia di condannare in blocco; in <strong>Sturzo</strong>, più avvezzo per età, esperienza e condizione<br />

sacerdotale a cogliere anche le minime shmature del complesso universo vaticano, quella<br />

di distinguere. Ma non è questo, come si diceva, il nocciolo della questione.<br />

I1 problema è che Carlo <strong>Rosselli</strong>, animato da un pur giustificato anticlericalismo, det-<br />

tato daii'appoggio del Vaticano a Mussolini, <strong>tra</strong>scende la critica ai fatti storici contingenti<br />

e esprime giudizi assoluti, giudicando di fatto impossibile la compatibilità di un'organiz-<br />

zazione politica di ispirazione cattolica con la libertà e la democrazia.<br />

In una lettera del 16 aprile del 1933 Carlo prende atto, dopo le vibranti proteste di<br />

<strong>Sturzo</strong>, che il programma del Ppi prevedeva per quanto riguarda la scuola la piena libertà<br />

di insegnamento, ma insiste con la sua tesi: «Non nego che singoli cattolici possano essere<br />

dei liberali infinitamente più schietti e conseguenti di tanti pseudo-liberali; ma contesto<br />

che una organizzazione di cattolici veramente credenti e ubbidienti possa educare liberali-<br />

sticamente.. .»lig. <strong>Sturzo</strong> ha speso la sua vita, ha fondato un partito, ha seguito la via del-<br />

l'esilio per dimos<strong>tra</strong>re il con<strong>tra</strong>rio. E su questo punto non manca di far sentire in modo<br />

fermo la sua voce: ((Comprendo che nel vostro gruppo vi possano essere degli a-religiosi e<br />

degli anticattolici, ma non comprendo perché un gruppo d'azione come G. e L. debba<br />

fare professione di anticattolicismo. Secondo la vos<strong>tra</strong> stessa concezione dovrebbe preva-<br />

lere in politica la libertà di culto. Limitatela come volete, ma libertà dovrebbe essere~"9,<br />

scrive don <strong>Luigi</strong> in una lettera personale del giugno del 1936 a <strong>Rosselli</strong>.<br />

Il fondatore del Ppi si amareggia e si risente quando la sua profonda professione di<br />

fede nella libertà e nel metodo democratico viene messa in dubbio, talvolta un po' som-<br />

mariamente, dai giovani di Giustizia e Libertà, come Magrini (pseudonimo di Aldo<br />

Garosci) che, commentando un suo articolo favorevole alla neu<strong>tra</strong>lità vaticana sulla guer-<br />

ra di Abissinia, giunge ad accusarlo sul giornale del movimento di essere un nostalgico del<br />

Medioevo. ((L'interferenza positiva e politica della Chiesa in tale materia - ribatte con<br />

decisione don <strong>Sturzo</strong> che, si badi bene, considera "immorale" l'avventura abissina - non è<br />

desiderabile, né per la Chiesa né per lo Stato. Voi a G. e L. fate tutte e due le figure quella<br />

di anticlericali e di clericali. È una s<strong>tra</strong>na posizione la vos<strong>tra</strong>. Di fronte alla quale la mia è<br />

molto più moderna.. .»120.<br />

Stesse polemiche, stessi problemi, stesse amarezze <strong>Sturzo</strong> avrà da alcuni scritti ameri-<br />

cani di Salvemini, nei quali viene messa in discussione la conciliabilità <strong>tra</strong> l'appartenenza<br />

alla Chiesa cattolica e fa fede nella democrazia con gli stessi argomenti utilizzati da Ros-<br />

selli. Questo dissenso di fondo, che colpisce alla radice il tema della compatibilità <strong>tra</strong> cat-<br />

tolicesimo e democrazia, <strong>tra</strong> religione e mondo moderno - insomma, se vogliamo, i<br />

cavalli di battaglia della vita e dell'opera di <strong>Sturzo</strong> - affiora spesso nel Carteggio e non<br />

appare componibile. Ma non sembra però minare il sodalizio umano, politico e morale<br />

<strong>tra</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> e Carlo <strong>Rosselli</strong>. I1 quale, peraltro, sempre pronto - con quella appas-<br />

sionata schiettezza che lo con<strong>tra</strong>ddistingue - a ritornare sui propri passi e ad ammettere i<br />

suoi errori, mettendo poi, però, al<strong>tra</strong> carne sul fuoco della polemica:<br />

11s Lettera n. <strong>6.</strong><br />

119 Lettera n. 27.<br />

120 Lettera n. 30.


I1 voto emesso dal PPI. nell'aprile del 1923 a Torino dimos<strong>tra</strong> che la mia tesi -essere impossi-<br />

bile per un cattolico militante una rivendicazione esplicita della "libertà" senza riserve e qualifiche<br />

-era infondata. Le assicuro che mai come in questa occasione sono stato lieto di riconoscere il mio<br />

torto! Rimane invece sempre aperto l'altro problema, quello della interferenza che il Vaticano ha<br />

in fatto e in diritto, specie in Italia, sull'indirizw di un movimento politico cattolicol21.<br />

13. I1 29 aprile 195 1 si svolge una commossa cerimonia a Palazzo Vecchio in occasio-<br />

ne del rimpatrio delle salme di Carlo e Nello da Parigi. Sturm, che ha ormai 80 anni ed è<br />

stanco e malandato, apprende dell'evento dai giornali a cerimonia conclusa. E scrive,<br />

amareggiato, una lettera a Salvemini, che, nella sua concisione, mi sembra un compendio<br />

s<strong>tra</strong>ordinario di 8 anni di amicizia e battaglie comuni con Carlo e Nello:<br />

Caro Professore,<br />

e stato per me un grave disappunto non essere presente, con un telegramma, alla cerimonia di<br />

omaggio ai fratelli <strong>Rosselli</strong>, con i quali ero legato da sincera amicizia.<br />

Nessuno me ne aveva scritto, e le notizie date sui giornali mi erano sfuggite fino a ieri, quando<br />

ho letto l'articolo de «La Voce Repubblicana)) in data di oggi I <strong>Rosselli</strong> e la cronaca della cerimonia<br />

di domenica scorsa.<br />

Scrivo, perciò, a Lei, che ne ha tenuto il discorso ufficiale, per dirle che spiritualmente non<br />

potevo non essere presente; ed era mio dovere partecipare all'omaggio reso alle vittime della ditta-<br />

tura fascista e tanto nobili spiriti della rinascita italiana.<br />

Ebbi più volte occasione di incon<strong>tra</strong>rmi con Nello <strong>Rosselli</strong> a Londra e ne potei apprezzare la<br />

cultura e la dirittura. Con Carlo <strong>Rosselli</strong> ebbi continui contatti a Londra e Parigi e la nos<strong>tra</strong> amici-<br />

zia non venne mai meno, nonostante la distanza di età e di convinzioni. Ebbi così modo di apprez-<br />

zarne il disinteresse personale, la dedizione alla causa italiana, la rettitudine del pensiero e la since-<br />

rità dell'animo.<br />

La prego, caro Professore, di scusarmi presso il comitato promotore e di riparare ad un silen-<br />

zio, che altrimenti sarebbe ingiustificato122.<br />

Un silenzio che invece è successivamente calato sull'intenso rapporto <strong>Sturzo</strong>-<strong>Rosselli</strong>,<br />

che è rimasto in ombra per troppi anni. Probabilmente le vicende storico-politiche del<br />

dopoguerra, segnate dalla guerra fredda e dalla conseguente polarizzazione <strong>tra</strong> democri-<br />

stiani e comunisti, non hanno fornito l'hurnus adatto per la riscoperta degli stretti legami<br />

<strong>tra</strong> due personalità forti, feconde, ma tutto sommato eccentriche rispetto all'evoluzione<br />

del quadro politico e culturale del momento. Le lezioni di <strong>Sturzo</strong> e di <strong>Rosselli</strong> furono for-<br />

se emarginate e sacrificate, da una parte e dall'al<strong>tra</strong>, alle esigenze di uno scontro radicale<br />

che non ammetteva sfumature, dissensi o scomodità dialettiche. La storia non si fa con i<br />

se, ma resta da chiedersi come e quanto una maggiore assimilazione, all'interno dei due<br />

blocchi con<strong>tra</strong>pposti, delle idee di <strong>Sturzo</strong> e di <strong>Rosselli</strong> avrebbe giocato a favore di una<br />

diversa e più netta evoluzione del sistema politico italiano verso la democrazia compiuta.<br />

Concludendo, esprimo l'augurio che la pubblicazione del Carteggio <strong>tra</strong> Sturm e la<br />

famiglia <strong>Rosselli</strong> possa dare un contributo alla riscoperta di questa feconda amicizia, resti-<br />

tuendola pienamente alla storia e alla democrazia del nostro Paese che trova - nonostante<br />

121 Letrera n. <strong>6.</strong><br />

122 Ricordo dPifiattlli <strong>Rosselli</strong>, Lettera di Smm a Gaetano Saivemini, 1 maggio 1951, ora in L. Stum,<br />

Politica di questi anni, 11, p. 4 1 3.<br />

38


i cinici, ricorrenti e, se mi è permesso, spesso scadenti tentativi di rimozione - le sue<br />

radici - più - profonde e autentiche nelle vicende drammatiche ed esaltanti di coloro che, in<br />

tempi di piena oscurità, non ebbero paura di testimoniare a viso aperto, anche a costo<br />

della propria vita, gli ideali di libertà, di democrazia e di giustizia.<br />

Giovanni Grasso


Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

<strong>Sturzo</strong> a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Amelia <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Srurzo a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

<strong>Sturzo</strong> a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

<strong>Sturzo</strong> a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

tarlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

St~irzo a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Stum a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

<strong>Sturzo</strong> a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Carlo <strong>Rosselli</strong> a Stutzo<br />

<strong>Sturzo</strong> a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

<strong>Sturzo</strong> a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Stutzo a Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Marion <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

~Mation <strong>Rosselli</strong> a Srurzo<br />

Amelia <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Mation <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Marion <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Marion <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Marion <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Marion <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

Elenco delle lettere e collocazione d'archivio<br />

ALS, f. 41, C. 17<br />

ALS, f. 308, C. 13a<br />

ALS, f. 308, C. 14<br />

AGL, Appendice, Carte John <strong>Rosselli</strong>, C. 7,<br />

inserto 13<br />

ALS, f. 457, C. 31<br />

ALS, f. 316, C. 28<br />

ALS, f. 316, C. 29<br />

ALS, f. 316, C. 74<br />

ALS, f. 317, C. 53<br />

ALS, f. 318, C. 9<br />

ALS, f. 318, C. 49<br />

ALS, f. 319, C. 8<br />

AGL, sez. I, f. 114, C. 1<br />

ALS,f.319,c. 13<br />

ALS, f. 321, C. 15<br />

ALS, f. 321, C. 48<br />

ALS, f. 322, C. 2<br />

ALS, f. 322, C. 47<br />

ALS, f. 416, C. 12<br />

ALS, f. 416, C. 30<br />

AGL, sez. I, f. 114, C. 2<br />

ALS, f. 416, C. 32<br />

ALS, E. 325, C. 13<br />

ALS, f. 325, C. 14<br />

AGL, sa. I, f. 114, C. 3<br />

ALS, f. 325, C. 20<br />

AGL, sez. I, f. 114, C. 4<br />

ALS, f. 416, C. 71<br />

ALS, f. 416, C. 76<br />

AGL, sez. I, f. 114, C. 5<br />

ALS,f. 416,c. 78<br />

ALS,f.416,~. 80<br />

ALS, f. 331, C. 78<br />

ALS, f. 339, C. 68<br />

ALS, f. 655, C. 26<br />

ALS, f. 654, C. 27<br />

ALS, f. 655, C. 28<br />

ALS, f. 602, C. 52<br />

ALS, f. 655, C. 29<br />

ALS, f. 662, C. 123


Marion <strong>Rosselli</strong> a Sturm<br />

Marion <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

<strong>Sturzo</strong> a Marion RosseUi<br />

Marion <strong>Rosselli</strong> a <strong>Sturzo</strong><br />

<strong>Sturzo</strong> a Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Marion <strong>Rosselli</strong> a Sturm<br />

Sturm a Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Marion <strong>Rosselli</strong> a Stum<br />

ALS, f. 662, C. 124<br />

ALS, f. 662, C. 125<br />

AGL, Appendice, Carte John <strong>Rosselli</strong>, C. 7,<br />

inserto 13<br />

ALS, f. 662, C. 126<br />

AGL, Appendice, Carte John <strong>Rosselli</strong>, C. 7,<br />

inserto 13<br />

ALS, f. 664, C. 59<br />

AGL, Appendice, Carte John <strong>Rosselli</strong>, C. 7,<br />

inserto 13<br />

ALS, f. 664, C. 60


Nota redazionale<br />

Le lettere sono state riprodotte integralmente e fedelmente dagli originali. Sono stati<br />

corretti i lapsus calami. Sono state uniformate le date, così come i titoli di !giornali, riviste,<br />

libri. I movimenti politici sono in corsivo, i giornali omonimi <strong>tra</strong> virgolette, come gli altri<br />

periodici.<br />

Le parole sottolineate nell'originale sono rese dal corsivo. Ogni altro intervento sul<br />

testo è segnalato <strong>tra</strong> parentesi quadre o dalle note a piè di pagina.


Parigi, 12 novembre 19291<br />

Gent.mo Sig. <strong>Sturzo</strong>2,<br />

mio fratello Nello, dopo 3 mesi di deportazione, è stato prosciolto3. I1 giorno<br />

seguente il proscioglimento gli nacque la seconda bambina4. È nata proprio al momento<br />

giusto!<br />

Credo che egli sarebbe incantato di poter avere una sua recensione. Ma non so<br />

se lo Steed5 potrà e vorrà ora pubblicarla. Ad ogni modo le fornisco qualche dato essen-<br />

zialeG:<br />

Mio fratello ha 29 anni. Si laureò a Firenze e il volume su Maz.[zini] e<br />

Bak.[unin]' è appunto la sua tesi di laurea. Fu scolaro di Salvemini. Ha scritto un libro su<br />

Pisacanes che dovrebbe pubblicarsi presto e attende a un lavoro sulla Des<strong>tra</strong> storica. Da<br />

due anni e più era addetto alla R.[egia] Scuola Storica per un importante lavoro docu-<br />

mentario sui rapporti italo inglesi nel periodo del Risorgimento. Lavoro che richiedereb-<br />

be evidentemente la sua presenza in Inghilterra.. .<br />

Fu deportato una prima volta a Usrica nel 1927 e vi rimase 7 mesi in condizio-<br />

ni drammaticissimes. Anche allora per rappresaglia generica contro la famiglia e per il suo<br />

1 Lettera manoscritta su carta intestata «Carlo <strong>Rosselli</strong> - 6, Rue des Marroniers. Paris lGe -TéI: Auteuil<br />

30-48)); datata erroneamente 12 ottobre. La circostanza non è sfuggita a <strong>Sturzo</strong>, che apporta una correzione a<br />

penna. <strong>Sturzo</strong> spesso segnava sul frontespizio anche la data di ricevimento, come in questo caso: 18 novem-<br />

bre.<br />

2 Successivamente, <strong>Rosselli</strong> si rivolgerà a <strong>Sturzo</strong> con l'appellativo «don» e, infine, «professore».<br />

3 Si <strong>tra</strong>tta del processo intentato per complicità nella rocambolesca fuga dal confino di Lipari di Carlo Ros-<br />

selli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti, awenuta il 27 luglio del 1929. Due giorni dopo la Fuga, per rappre-<br />

saglia, Mussolini ordinò l'arresto di Nello, che si trovava in vacana a Fiuggi insieme alla moglie Maria Vittoria<br />

Todesco, incinta, e alla primogenita Silvia, di un anno. Nello fu prima <strong>tra</strong>dotto ad Ustica e poi a Ponza.<br />

4 Paola, nata il 6 novembre 1929.<br />

5 Henry Wckham Steed (1871-1956), giornalista, editore e storico inglese, nacque a Long Melford. Fu<br />

direttore del «Times,, <strong>tra</strong> il 1919 e il '22; successivamente acquistb e diresse «The Review of Reviews)), alla quale<br />

<strong>Sturzo</strong> collaborava. Scrisse numerosi libri di storia europea. Di ispirazione liberale, divenne un importante pun-<br />

to di riferimento per gli antifàscisti in Gran Bretagna. Su di lui vedi D. Forgacs, Sturm e la culturapolitica inglese<br />

in <strong>Luigi</strong> Sturm e la homazia europea, a cura di G. De Rosa, Editori Laterza, Bari 1990, pp. 343-346, e G. Far-<br />

rell-Vinay, Stum e lllnghilterra, in Universalità e cultura nelpensiero di <strong>Luigi</strong> Sturm, Atti del Convegno interna-<br />

zionale di Studio (Roma - Istituto <strong>Sturzo</strong>, 28-30 novembre 1999), Rubbettino, Soveria Mannelli 2001, pp. 181-<br />

223. I1 carteggio con Stum in corso di pubblicazione a cura di Giovanna Farrell-Vinay.<br />

6 Con lettera del 4 novembre 1929, <strong>Sturzo</strong> chiese a Gaetano Salvemini di fornirgli particolari biografici<br />

su Nello <strong>Rosselli</strong> in vista della recensione che dovwa scrivere per iiThe Rwiew of Reviews)). Salvemini girò la<br />

richiesta a Carlo <strong>Rosselli</strong>, che scrisse a sua volta al sacerdote siciliano. Vedi Introduzione, p. 9.<br />

7 I1 libro di Nello <strong>Rosselli</strong>, Mazzini e Bakunin, pubblicato dai Fratelli Bocca di Torino (ristampa Einau-<br />

di, Torino, 1967) fu recensito da <strong>Sturzo</strong> nella «Review of Rwiews* del 15 gennaio 1930, ora in L. <strong>Sturzo</strong>,<br />

Miscellanea Londinese [da ora in poi ML], <strong>Vol</strong>. I (1925-30), Zanichelli, Bologna 1965, pp. 352-35<strong>6.</strong> Vedi<br />

Introduzione, p. 10.<br />

8 Si <strong>tra</strong>tta di N. <strong>Rosselli</strong>, Carlo Pisacanr nel Risorgimento italiano, F.lli Bocca, Torino 1932; Ristampe: C.<br />

M. Lerici, Milano 1958; Einaudi, Torino 1977.<br />

9 Nello <strong>Rosselli</strong> fu arrestato la prima volta a Firenze il Io giugno del 1927 e confinato ad Ustica, per anti-<br />

fascismo e attività sowersiva, il mese successivo. Sarebbe dovuto rimanere nell'isola siciliana per cinque anni.


liberalismo dichiarato. Si rifiutò ostinatamente di fare qualsiasi atto di sottomissione e<br />

anzi rivendicò esplicitamente il diritto alla critica e ai controllo.<br />

È un'anima candida e sensibilissima, ma tanto diritta e fiera.<br />

Recentemente, sapendomi molto crucciato per il suo confinamento, mi mandò<br />

a dire che lui se ne . ..fregava e stava dopotutto meglio a Ponza che a Firenze.<br />

Io sarò costì il 26, se, come spero, riuscirò a superare le formalità necessarie ai<br />

passaggio di frontiera. I1 Consolato d'Italia ha dato il passaporto a tutti, anche a un con-<br />

dannato a 4 anni per espatrio. Ma a me e a Gianninilo lo si è negato.<br />

Si vede che il processo di Savona1' e la fuga da Lipari stanno ancora sullo sto-<br />

maco dei papaveri romani.<br />

Spero di avere dunque presto il grande piacere di rifare la sua conoscenza. Forse<br />

si ricorderà che ero da Crespi12 al suo triste arrivo nel '2413. Chi l'avrebbe detto che tanti<br />

anni sarebbero passati?<br />

Ma grazie all'interessamento del deputato fascista Gioacchino <strong>Vol</strong>pe, direttore della Regia Scuola di Storia<br />

Moderna e Contemporanea, e del senatore Paolo Boselli, presidente del Comitato nazionale per la Storia del<br />

Risorgimento, Nello ottenne la libertà condizionale alla fine del gennaio '28.<br />

10 Alberto Giannini (1885-1952), nato a Napoli, giornalista, iscritto alla massoneria, militò nel Psi. Nel<br />

1924 fondò un settimanale satirico antifascista, «Il Becco Giallo», soppresso dal regime nel 192<strong>6.</strong> Condannato<br />

al confino, riparò in Francia dove diede vita, insieme ad Alberto Cianca, ad una nuova serie del «Becco<br />

Giallo». Nel 1933, pieno di debiti, accettò la proposta del regime fascista italiano di dar vita ad un'al<strong>tra</strong> rivista<br />

satirica, «Il Merlo», nella quale denigrava sistematicamente i suoi ex compagni di lotta e di esilio. Tra i collaboratori<br />

di questa nuova pubblicazione anche l'ex socialista rivoluzionario Arturo Labriola. Particolarmente<br />

abietto fu il modo in cui «I1 Merlo» di Giannini <strong>tra</strong>ttò la vicenda dell'assassinio dei fratelli <strong>Rosselli</strong>, cercando<br />

di addossarne prima la responsabilità all'interno del fùoriuscitismo antifascista e poi addirittura facendo circolare<br />

voci su una presuntà rivalità <strong>tra</strong> i due fratelli. Espulso dalla Francia nel 1938, rientrò in Italia dove, sotto<br />

la protezione di Farinacci, collaborò a diverse testate e alle <strong>tra</strong>smissioni radiofoniche della EIAR. Alla caduta<br />

del regime cercò di farsi passare per antifascista badogliano, ma fu arrestato dalle forze alleate per collaborazionismo<br />

e internato per un anno. Nel dopoguerra, vicino a posizioni della des<strong>tra</strong> monarchia, fondò e diresse<br />

un nuovo settimanale, «Il Merlo Giallo».<br />

11 A Savona si tenne, <strong>tra</strong> il 9 e il 13 settembre del 1927, il processo a sette imputati, <strong>tra</strong> cui Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

e Ferruccio Parri, per aver organizzato nel novembre del 1926 l'espatrio clandestino di Turati e Pertini. I1<br />

processo si <strong>tra</strong>sformò in un atto di accusa contro il regime fascista. Agli imputati la corte riconobbe di aver<br />

agito per sot<strong>tra</strong>rre Turati alla persecuzione politica e li condannò ad una pena molto mite: per Carlo 10 mesi,<br />

di cui 8 già espiati. Al processo assistette la giornalista inglese Barbara Barclay Carter, inviata del ((Manchester<br />

Guardiann (vedi note 23 e 24 dell'Introduzione).<br />

12 Angelo Crespi, (1877- 1949) nato a Milano, giornalista; inizialmente vicino alle posizioni di Treves e<br />

Turati, approdò, dopo un lungo <strong>tra</strong>vaglio interiore, al cattolicesimo. Fu corrispondente da Londra del<br />

uPopolo», del corriere della Sera,) e del ~Messaggeron. Con I'awento del regime in Italia si dedicò anima e<br />

corpo alla causa dell'antifascismo. La sua casa londinese divenne punto di riferimento per tutti gli esuli itaiiani,<br />

a cominciare da <strong>Sturzo</strong>, ai quale lo legò una amicizia fervida e profonda. Morì a Londra. Vedi il profilo,<br />

curato da M.L. Frosio, in Dizionario Storico &l Movimento Cattolico, vol. 111-1, Lefigure rappresentative, pp.<br />

267-268.<br />

'3 Carlo <strong>Rosselli</strong> si trovava in Inghilterra, quando nell'ottobre del 1924 - in pieno Aventino - <strong>Sturzo</strong><br />

giunse a Londra da Roma, obbedendo ad un ordine della segreteria di Stato vaticana, che gli imponeva una<br />

temporanea assenza dall'Itaiia, assenza giustificata con il rischio di rappresaglie fasciste contro chiese e organizzazioni<br />

cattoliche. Uficialmente, <strong>Sturzo</strong> si sarebbe dovuto recare in Inghilterra per un periodo di studi. Di<br />

fronte però ai consolidarsi del regime fascista, il fondatore del Ppi dovette presto prendere atto che il viaggio<br />

di studio si era di fatto <strong>tra</strong>sformato in un esilio vero e proprio. Esilio che durò 22 anni. Per le complesse<br />

vicende dell'esilio di Scurzo, vedi G. De Rosa, <strong>Luigi</strong> Stuno, Utet, Torino 1977, pp. 240-262; Sturm mi disse,<br />

Morcelliana, Brescia 1982, pp. 138-139. F. Malgeri, <strong>Luigi</strong> Sturm, Edizioni Paoline, Torino 1993, pp. 169-<br />

185. Cfr. anche G. Grasso, /cattolici e12uentin0, Srudium, Roma 1994, pp. 95-105.


Ciò nonostante io sono pieno di fede. Anche se non mi cullo nelle stolte illu-<br />

sioni di certuno.<br />

Mi creda, con profondo rispetto, suo dev.mo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Parigi, 16 dicembre 192914<br />

Gentilissimo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

due righe per ringraziarla una volta ancora dell'accoglienza cordiale15 e del<br />

dono graditissimo. Sto leggendo il suo libro16 con grandissimo interesse; ma ho pochissi-<br />

mo tempo disponibile, cosicché mi ci vorranno parecchi giorni ancora per finirlo. Dopo<br />

di che, se mi permette, le scriverò con la franchezza che uno spirito superiore come lei<br />

pretende, le mie impressioni.<br />

Una vecchia amica mia e dei Ferrerol7, e sua grande ammiratrice, terrebbe<br />

ormai a conoscerla di persona. È la Signora Bertha Pritchard 18 1<strong>04</strong> Hereford Road, Lon-<br />

don W. 2. Tra le tante virtù che possiede ha anche quella di conoscere otto lingue, <strong>tra</strong> le<br />

quali l'italiano. È una grande <strong>tra</strong>duttrice e forse potrebbe esserle utile per <strong>tra</strong>duzioni tede-<br />

sche o slave. Conosce bene il mondo russo, è stata per vari mesi all'ambasciata sovietica<br />

(pur non essendo bolscevica) ed 2 imparentata con metà della socialdemocrazia tedesca.<br />

Se le darà modo di incon<strong>tra</strong>rsi con lei, la farà felice.<br />

Continuo a sgobbare come un cane e debbo difendere con le unghie e con i<br />

denti le mie mattinate dedicate a lavori di maggior respiro.<br />

14 Lettera manoscritta su carta intestata «Carlo <strong>Rosselli</strong> - 6, Rue des Marroniers. Paris lbe - Té1: Auteuil<br />

30-48)).<br />

15 Carlo <strong>Rosselli</strong> <strong>tra</strong> la fine di novembre e i primi di dicembre del 1929 si recò in Inghilterra per una serie di<br />

conferenze. Nei primi giorni di permanenza a Londra, incontrò <strong>Luigi</strong> Stum. Vedi Introduzione, p. 9.<br />

'Votrebbe <strong>tra</strong>ttarsi de La comunità internazionale e ildiritto di guerra, pubblicato nel 1929 in Inghilter-<br />

ra, dall'editore Allen Unwin; oppure di Italy and Fmczimo, pubblicato nel 1926 da Faber e Gwyer.<br />

17 Sui rapporti <strong>tra</strong> i <strong>Rosselli</strong> e Gugliemo e Gina Ferrero vedi in particolare il bel saggio di L. Cedroni, I<br />

fiatelli <strong>Rosselli</strong> e la famiglia Ferrero, in Politica e affettifimiliari. Lettere dei <strong>Rosselli</strong> ai Ferrero, Feltrinelli, Mila-<br />

no 1997, pp. 31-43. Anche <strong>Sturzo</strong> aveva rapporti di stima e amicizia con la famiglia Ferrero, attestati da una<br />

fitta corrispondenza, conservata nelllArchivio <strong>Sturzo</strong> e ancora inedita.<br />

18 Bertha Pritchard (1865-1956) sposò l'esponente della socialdemocrazia tedesca Adolf Braun. Negli<br />

anni Venti aveva frequentato a Firenze casa Ferrero e <strong>tra</strong>dotto in tedesco e in inglese alcune opere di Gugliel-<br />

mo. Ptobabilmente a casa Ferrero conobbe i <strong>Rosselli</strong>. Trasferitasi a Londra seguendo il secondo marito ingle-<br />

se, Guy Pritchard, fu presentata proprio da Carlo <strong>Rosselli</strong> a don <strong>Sturzo</strong>, diventandone inseparabile e fedelissi-<br />

ma collaboratrice. Tra l'altro <strong>tra</strong>dusse in spagnolo il poema di <strong>Sturzo</strong> Il ciclo della Creazione (vedi nota 37 del-<br />

l'Introduzione). La Pritchard teneva rapporti epistolari con numerosi esponenti italiani dell'antifascismo, di<br />

cui spesso curava le pubblicazioni all'estero: oltre i <strong>Rosselli</strong> e i Ferrero, Nitti, Salvemini, Tarchiani, Treves, ecc.<br />

Nell'archivio <strong>Sturzo</strong>, dove esiste un imponente carteggio (più di cento lettere), è conservata una cartolina<br />

illus<strong>tra</strong>ta di Ginevra, inviata a <strong>Sturzo</strong> da Bertha Pritchard il 16 agosto del 1936, che reca le firme di Gugliel-<br />

mo e Gina Ferrero, Paola Carrara Lombroso e Marion <strong>Rosselli</strong> (ALS, f. 328 - C. 66).


Mi ricordi a Miss Carter e a Miss MarshaLll9, che spero si andrà rimettendo.<br />

E accolga i miei più cordiali devoti saluti<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Parigi, 7 febbraio 193020<br />

Gent.mo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

anche a nome di mio fratello21 la ringrazio per la sua affettuosa e fine recensio-<br />

ne, e ancor più per lo spirito solidale che la indusse, in un momento per noi doloroso, a<br />

scriverla. Amici italiani mi assicurano che la «R. [eview] of R. [eviews] » si trova sempre in<br />

Italia e si è anzi andata assai diffondendo negli ambienti intellettuali.<br />

Finalmente un principio di buone notizie per gli amici carcerati". La famosa<br />

19 Barbara Barclay Carter (1900-1951), nata a Santa Barbara, California, da madre irlandese, si convertì<br />

al cattolicesimo e si legò a don <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> durante gli anni dell'esilio londinese: <strong>tra</strong>dusse in inglese<br />

Italy and Fascismo, e con <strong>Sturzo</strong> fondò l'associazione cristiana democratica People and Freedom, dirigendone<br />

l'omonimo giornale. Morì in Italia, a Bordighera. Negli anni Venti la Barclay viveva a Londra insieme a<br />

una amica, Cicely Mary Marshall. Nella loro casa di Gloucester Terrace e poi di Chepstow Villas, dal<br />

novembre del 1926 fino alla partenza per l'America nel settembre del 1940, trovò ospitalità <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>.<br />

Sull'importanza della Barclay nell'esilio londinese di <strong>Sturzo</strong> vedi: Farrell-Vinay, Srurw e l'lnghilterra.. .,<br />

cit., pp. 187-19<strong>6.</strong><br />

20 Lettera manoscritta su carta intestata «Carlo <strong>Rosselli</strong> - 6, Rue des Marroniers. Paris 16e -TéI: Auteuil<br />

30-48)).<br />

21 Nello scrisse alla madre da Firenze il 15 mam 1930: ((Mi scrivono che Stum ha lungamente recensito<br />

il mio libro sulla ~Review of Reviewsn! Ma vedi che uomo celebre)). (Vedi I <strong>Rosselli</strong>. Epistokzriofamiliare ...,<br />

cit., p. 483).<br />

22 I1 30 dicembre del 1929, la polizia francese effettub delle perquisizioni nelle case dei giellini Carlo<br />

<strong>Rosselli</strong>, Alberto Cianca, Alberto Tarchiani e dell'ex deputato socialista Giuseppe Sardelli. Gli ultimi tre<br />

furono fermati; il fermo di Cianca fu <strong>tra</strong>mutato in arresto, perché gli furono trovati in casa una certa quantità<br />

di esplosivo, detonatori e miccia, insieme ad un biglietto di Camillo Berneri, un esponente anarchico,<br />

arrestato poco tempo prima a Bruxelles, per il possesso di una pistola consegnatagli da un doppiogiochista<br />

fascista, Ermanno Menapace, che lo andò poi a denunciare alla polizia belga. Berneri che, con ogni probabilità,<br />

stava organizzando un attentato ad Alfredo Rocco che si recava spesso a Bruxelles, durante gli interrogatori<br />

si assunse le proprie responsabilità, scagionando gli amici parigini. Nel corso del processo belga si<br />

sgonfiarono le accuse di complotto e furono svelati gli intrighi di Menapace, che fu condannato a 7 mesi di<br />

carcere, due in più di quelli inflitti allo stesso Berneri. Anche a Parigi le cose si misero male per Menapace,<br />

che fu condannato - in contumacia - a due anni di reclusione. Berneri, anche lui contumace, si prese 6<br />

mesi; analoga pena, con la condizionale, a Cianca, che fu scarcerato il 9 aprile 1930, prima della conclusione<br />

del processo, che - come awenne a Savona - diventò un boomerang per il regime fascista e diede enorme<br />

notorietà agli esponenti del fuoriuscitismo. A Carlo <strong>Rosselli</strong>, Tarchiani e Lussu Fu notificato un prowedimento<br />

di espulsione dalla Francia, un atto formale, senza nessuna conseguenza pratica, che li obbligava a<br />

rinnovare di canto in tanto il loro permesso di soggiorno. Per queste vicende vedi A. Garosci, Vlta di Carlo<br />

Rossclli, Vallecchi, Firenze 1973, pp. 187-190 e nota n. 15, p. 201.


dichiarazione Berneri23, che solleva completamente Cianca24 da ogni responsabilità,<br />

all'infuori da quella puramente materide della detenzione, è arrivata ed è ormai nei do$-<br />

sier. 11 secondo interrogatorio ebbe luogo ieri e andò ottimamente. Per Tarchiani25 e Sar-<br />

delli26, nulla risultando contro di essi, fu richiesta la libertà provvisoria che forse potrà<br />

<strong>tra</strong>sformarsi senz'altro in non lieu. Per Cianca si preferì non chieder nulla, prevedendosi il<br />

rifiuto. I1 suo reato è formale. Il processetto avrà luogo rapidamente, forse addirittura ver-<br />

so la metà del mese. Ma speriamo intanto di veder liberate due delle tre vittime. Servirà<br />

immensamente a sgonfiare il pallone che ancora si libra in Italia. Del complotto, s'inten-<br />

de, nessuno parla più. Da informazioni ricevute ci risulta che gli ambienti fascisti ufficiali<br />

considerano la partita come perduta. L'avrebbero persa in modo ancor più clamoroso se<br />

non ci fosse stata la lunga tappa brussellese27.<br />

Non at<strong>tra</strong>verso un periodo lieto. Ho raggiunto anch'io il punto critico dopo<br />

questi sei mesi di esilio. E sento ogni giorno di più la necessità e l'obbligo morale e intel-<br />

lettuale di cooperare ad un lavoro più costruttivo e a più lunga scadenza. Difficile però<br />

conciliare l'attività pratica con la teoretica, glielo assicuro. Quest'ultimo mese è stato il<br />

mese piùpragmathtico della mia vita. Ora son stanco e istupidito.<br />

23 Camillo Berneri (1897-1937), nato a Lodi, allievo di Salvemini, aderi al movimento anarchico e collaborò<br />

con le riviste di Carlo <strong>Rosselli</strong> e Ernesto Rossi. Nel 1926, con la promulgazione da parte del fascismo<br />

delle leggi speciali, fu costretto ad espatriare in Francia, da dove venne espulso nel 1928. Nel 1929 fu arrestato<br />

in Belgio nell'ambito di un'azione di polizia che coinvolse altri fuoriusciti a Parigi, <strong>tra</strong> cui Alberto Cianca e<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong>. Nel 1936, allo scoppio della Guerra Civile in Spagna, si fece promotore della partecipazione<br />

del contingente italiano a fianco dei repubblicani. 11 5 maggio 1937 venne ucciso a Barcellona, insieme ad un<br />

altro anarchico Francesco Barbieri, da sicari comunisti italiani e spagnoli.<br />

24 Alberto Cianca (1884-1966). Romano, giornalista, diresse le due riviste amendoliane, «Il Mondo))<br />

e ((11 Risorgimento)). Nel 1927 espatriò a Parigi dove diede vita insieme a Giannini al «Becco Giallo)). Nel<br />

1929 conobbe Carlo <strong>Rosselli</strong> e aderì al nucleo originario di Giustizia e Libertà, partecipando attivamente<br />

alle azioni dimos<strong>tra</strong>tive del movimento. Condirettore della «Libertà», il giornale della Concen<strong>tra</strong>zione antifascista,<br />

divenne caporedattore e, dopo l'assassinio di <strong>Rosselli</strong>, direttore di ({Giustizia e Libertà». Alla vigilia<br />

dell'occupazione nazista di Parigi fuggì a New York. In America aderì alla Mazzini Society e ne diresse il<br />

bollettino, «Nazioni Unite». Dopo la spaccatura della Mazzini, dovuta al con<strong>tra</strong>sto con Randolfo Pacciardi,<br />

che aveva proposto l'esclusione dei comunisti, si recb insieme a Tarchiani in Inghilterra e da lì, nel<br />

1943, sbarcò in Italia al seguito delle truppe inglesi. Ministro senza portafoglio nel governo Bonomi, fu<br />

eletto alla Costituente per il Partito d'Azione. Non eletto parlamentare nel 1948, tornò al giornalismo,<br />

diventando capo della redazione romana del filo-comunista ((Momento Sera),. Fu infine eletto senatore per<br />

due legislature (1953 e 1958).<br />

25 Alberto Tarchiani (1885-1964). Nato a Roma, fu redattore capo del ((Corriere della Sera)). Espatriato a<br />

Parigi nel 1926, fu <strong>tra</strong> gli organizzatori della fuga di Carlo <strong>Rosselli</strong> e gli altri da Lipari. Tra i fondatori di Giustizia<br />

e Libertà, fu arrestato più volte (1929, 1930, 1931) e poi assolto. Dopo l'occupazione tedesca di Parigi,<br />

riparò negli Stati Uniti, dove fece parte della Mazzini Society. Rien<strong>tra</strong>to in Italia nell'agosto del 1943, fu<br />

nominato ministro dei Lavori Pubblici nel governo di Salerno (1944). Fu poi (1945) nominato ambasciatore<br />

d'Italia a Washingron, dove rimase fino al 1964.<br />

26 Giuseppe Sardelli (1880-1972), brindisino, si <strong>tra</strong>sferì a Roma dove lavorb come meccanico presso l'azienda<br />

<strong>tra</strong>nviaria; membro del sindacato <strong>tra</strong>nvieri, aderì al Partito socialista. Condannato a 5 anni di reclusione<br />

dal tribunale militare per la sua azione pacifista durante la Grande Guerra, nel 1921 h eletto deputato per la<br />

circoscrizione di Roma. Espatriato clandestinamente in Francia dopo l'approvazione delle leggi speciali, aderì<br />

a Giwtizia e Libertà e fu coinvolto nel processo di Parigi (vedi nota 22). Confinato dal regime di Vichy in un<br />

campo nei Pirenei, nel dopoguerra tornb in Italia, aderendo al Psiup e, dopo la scissione di Palazzo Barberini,<br />

seguì Saragat nel Psli.<br />

27 Cfr. L. Salvatorelli - G. Mira, Storia ditalia nelperiodo fmcista, vol. 11, pp. 56-58.


Mia moglie benino. I1 grande evento a giorni, o a un paio di settimane al massi-<br />

mo. Mi ricordi a Miss Carter e a Miss Marshall anche a nome di mia moglie.<br />

E accolga i miei saluti cordiali e devoti.<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Londra, 16 marzo 193 128<br />

Le più vive congratulazioni a Lei e Signora per la nascita del terzogenito29.<br />

Saluti cordialissimi,<br />

L. <strong>Sturzo</strong><br />

Parigi, 14 aprile 193 130<br />

Gent.mo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

credo ch'Ella sarà stato messo al corrente delle svariate e non piacevoli vicende<br />

familiari che si sono per me ininterrottamente susseguite dal momento che lasciai Lon-<br />

dra: o almeno per quel tanto che sarà bastato a scusarmi presso di Lei del mio altrimenti<br />

ingiustificabile e sgarbato silenzio.<br />

Ella mi aveva molto cortesemente autorizzata a leggere il Suo lavoro31, e voglio<br />

ora dirle, per quanto in ritardo, come io avessi subito e col più vivo interesse approfittato<br />

della gentile autorizzazione. Premetto che mi dichiaro incompetente a giudicare di un'o-<br />

pera di poesia: però, data la vastità di concezione del Suo poema e la sua importanza<br />

intrinseca come opera a sé stante, mi pare poco atto a essere musicato, nel senso che<br />

dovrebbe forzatamente essere mutilato per non piccola parte. Secondo me, l'opera del<br />

musicista dovrebbe invece limitarsi a inquadrare il poema con intermezzi, e rilevarne qua<br />

28 Cartolina illus<strong>tra</strong>ta con la fotografia della St. Paul's Cathedral di Londra, timbro postale 16 mano<br />

1931, indirizzata a: C. <strong>Rosselli</strong>, 5 Place du Pantheon, Paris (v), France. <strong>Sturzo</strong> annota il suo indirizzo: 213/b<br />

Gloucesrer Terrace, London W2.<br />

29 Andrea, detto Aghi o Eghi, nato a Parigi il 12 marzo 1931.<br />

30 Lettera manoscritta. Srurzo annota di suo pugno: 61714, risposto \ [a mezzo] prof. N.[ello] <strong>Rosselli</strong>,<br />

ringraziando ancora)).<br />

31 Si <strong>tra</strong>tta del Ciclo della Creazione. Poema drammatico in quamo azioni, pubblicato in Francia nel 1932<br />

dalla casa editrice Bloud e Gay. . Opera - poetica . ambiziosa, alla quale <strong>Sturzo</strong> teneva moltissimo, e che tentò di<br />

far musicare, riuscendoci solo parzialmente.


e la, col commento musicale, i punti più salienti. Così il lavoro nulla verrebbe a perdere<br />

del suo valore letterario, ma anzi acquisirebbe in efficacia e potenza drammatica.<br />

Con ogni migliore augurio, ringraziandola ancora, e di nuovo scusandomi le<br />

porgo i miei cordiali saluti.<br />

Amelia <strong>Rosselli</strong><br />

Parigi, 1 6 aprile 193332<br />

Gentilissimo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

la sua bella lettera alla aCroixn33 chiude la nos<strong>tra</strong> piccola ma cordide polemica<br />

con molti punti a suo vantaggio! I1 voto emesso dal PP.1. nell'aprile del 1923 a Torino<br />

dimos<strong>tra</strong> che la mia tesi - essere impossibile per un cattolico militante una rivendicazione<br />

esplicita della "libertà" senza riserve e qu&fiche - era infondata. Le assicuro che mai<br />

come in questa occasione sono stato lieto di riconoscere il mio torto! Rimane invece sem-<br />

pre aperto l'altro problema, quello della interferenza che il Vaticano ha in fatto e in dirit-<br />

to, specie in Italia, sull'indirizzo di un movimento politico cattolico. Che questa interfe-<br />

renza si sia verificata per il passato, e in un senso non precisamente favorevole alle posizio-<br />

ni liberali, mi pare fuori di dubbio. E che sia probabile abbia a verificarsi per I'awenire mi<br />

pare anche troppo probabile. Credo che lei concordi meco nel ritenere che qualunque<br />

grande problema sociale, fosse pure di indole economica, è, nelle sue ultime conseguenze,<br />

problema politico e morale appunto perché problema umano. Ora se la Chiesa può disin-<br />

teressarsi dell'aspetto tecnico e politico, non può per definizione disinteressarsi di quello<br />

-<br />

morale, in cui ha, da un punto di vista cattolico, assoluta potestà normativa. Ne consegue<br />

che in periodi di crisi o di fronte a problemi estremamente importanti, la Chiesa ha il<br />

diritto e il dovere di far sapere ai credenti quel che ne pensa; e i credenti hanno l'obbligo<br />

di seguirne l'avviso. Ora io non contesto il diritto di una frazione della comunita di<br />

uniformare il proprio atteggiamento pratico ai dettami della religione o della Chiesa. Ciò<br />

che sostengo è che la alienazione della propria autonomia di pensiero in una sfera così<br />

- - -<br />

decisiva come è quella morale, il riconoscimento a priori di un rapporto di sudditanza e<br />

di una sfera di infallibilità, è l'antitesi stessa della forma mentis liberale. Non nego - che<br />

singoli cattolici possano essere dei liberali infinitamente più schietti e conseguenti di tanti<br />

32 Lettera manoscritta.<br />

33 Lettera aldirettore, in nLa Croixn, 12 marzo 1933. Ora in ML, 11, pp. 192-19<strong>6.</strong> In quella lettera <strong>Sturzo</strong><br />

rivendicava la svolta antifascista impressa al Partito Popolare Italiano dopo il Congresso di Torino (aprile<br />

1723), che mettwa fine alla collaborazione governativa con il partito fascista. Ricordando le violenze squadri-<br />

ste commesse <strong>tra</strong> il 1922 e il 1723, <strong>Sturzo</strong> scriveva: «In queste condizioni, la collaborazione (che del resto non<br />

era tale se non di nome, essendo di fatto una subordinazione) diventava connivenza. La soluzione di Torino<br />

rispondwa alla coscienza dell'intero partito. Nel luglio seguente, solo dieci deputati su 107, con qualche ade-<br />

rente qua e là, si staccarono dal partito popolare italiano per formare il centro nazionale.


pseudo liberali; ma contesto che una organizzazione di cattolici veramente credenti e<br />

ubbidienti possa educare liberalisticamente.<br />

Ma anche qui non chiedo che di ricredermi e amerei molto che il problema, da<br />

parte cattolica, fosse affrontato e risolto tenendo presenti queste ed altrettali banali, ma<br />

non perciò meno vere, obbiezioni della nos<strong>tra</strong> parte.<br />

I1 «Manch.[ester] Guardiann34 di sabato ha pubblicato una mia lunga lettera e<br />

ci ha fatto per di più un leading di commento. Sono davvero contento. La gita35 non fu<br />

dunque inutile e la posizione che Salvemini, nel suo pessimismo nero, credeva perduta, è<br />

sempre in mano di persone all'altezza della <strong>tra</strong>dizione. Speriamo ora che quaiche fascista<br />

risponda. Tengo altri fatti in riserva, ma vorrei poi dai fatti risalire a un discorso più gene-<br />

rale sulla crisi della libertà in Europa.<br />

Una buona notizia: alcuni degli arrestati di Milano36 sono stati liberati. Don<br />

Vercesi37 pare non fosse mai fermato.<br />

Gli arresti hanno un probabile e duplice punto di partenza: Genova, dove la<br />

polizia cercò invano di organizzare un gruppo socialista provocatorio, e il gruppo neo-<br />

guelfo di Milano. Purtroppo nella raffica è andata perduta anche la nos<strong>tra</strong> Tipografia.<br />

A Genova fu arrestato anche il filosofo prof. Poggi38, deii'Ist. Sup. di Magistero.<br />

A presto rivederla, spero. Mia moglie desidera esserle ricordata e mi prega di<br />

fare i suoi saluti alle sue ospiti gentili.<br />

34 C. <strong>Rosselli</strong>, The Fascist Regime in Italy. 'Legal'Repression continues, lettera al direttore, in ~Manchester<br />

Guardian)), 15 aprile 1933. Vedi anche Il fascismo e lbpinionepubblica inglese, in %La Libertà)), anno VII,<br />

n. 15, 13 aprile 1933, p. 3.<br />

35 A metà marzo del 1933 <strong>Rosselli</strong> si recò in Inghilterra per una serie di conferenze e di incontri. I1 16<br />

marzo parlò al Royal Institute of Foreign Affairs di Londra sul tema La politica estera delgoverno fascista. I1<br />

testo della conferenza è ora in «Il Mulino», XXXIII, 1984, pp. 24 1-261.<br />

36 il 20 marzo del 1933 furono arrestati a Milano, insieme ad altri antifascisti, Gioacchino Malavasi, Piero<br />

Malvestiti e Armando Ridolfi, esponenti del Movimento neo-guelfo di azione, gmppo cattolico di opposizione<br />

clandestina che operava soprattutto nel nord Italia. Due giorni prima dell'arresto i neo-guelfi - che avevano<br />

stabilito contatti operativi con le altre forze di opposizione, in particolare con socialisti e Giustizia e<br />

Libertà - avevano avuto un incontro, a casa di Malavasi, con esponenti della Concen<strong>tra</strong>zione dntijiì.scista di<br />

Parigi. Furono processati e condannati per propaganda anti-nazionale il 30 gennaio del 1934 dal Tribunale<br />

speciale a cinque (Malavasi e Malvestiti) e a tre (Ridolfi) anni di reclusione. Due anni furono inflitti al padro-<br />

ne deila tipografia Ortodossi, dove i ne~-~uelfi avevano fatto stampare i loro opuscoli contro il regime. Su di<br />

loro vedi, <strong>tra</strong> gli altri, R. Moro, Azione Cattolica, clero e laicato difionte al fascismo, in Swrza &l Movimento<br />

Cattolico in ftalia, a cura di F. Malgeri, IV, I1 Poligono editore, Roma 198 1, pp. 247-254. Aii'indomani della<br />

condanna don <strong>Sturzo</strong> scrisse un bellissimo articolo, i neo-guelfi di Milano, pubblicato su HEI Matiw di Barcel-<br />

lona il 16 febbraio 1934, ora in ML, 111, pp. 18-20.<br />

37 Ernesto Vercesi (1873-1936), sacerdote, fwra di primo piano del movimento cattolico milanese, fu<br />

coinvolto nel 1933 nelle azioni di polizia contro il movimento neoguelfo di Malavasi e Malvestiti. Su di lui<br />

vedi: Malgeri, Introduzione, in E. Vercesi, Le origini&lMovimento Canolico in Italia 1870-1922,Il Poligono,<br />

Roma 1979, pp: VII-XV. Il volume P una ristampa del saggio omonimo di don Vercesi, pubblicato dalle edi-<br />

zioni La Voce di Firenze nel 1923.<br />

38 Aifredo Poggi (1881-1974) filosofo e pedagogo, nato a S ama (La Spezia); combattente pluridecora-<br />

to, militante del PSI, ottenne la libera docenza di Pedagogia all'università di Genova nel 1926, ma nel '30<br />

venne esonerato per essersi rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà ai Regime. Fu più volte arrestato per<br />

artivita antifascista e deportato in un campo di concen<strong>tra</strong>mento. Nel secondo dopoguerra fu incaricato di<br />

Storia della Filosofm presso l'arene0 del capoluogo ligure e membro eletto del Consiglio Superiore della<br />

Magis<strong>tra</strong>tura. Morì a Genova. Tra le sue numerose pubblicazioni, Xant e ilSocialim (1902), Sodismo e al-<br />

tura (1926), Lafilosofia di G. Herbal* e lafrlosofia &lI'azione (1932), Capitalismo c socialismo (1945), Cultura<br />

e socialismo (1958).


Le stringo la mano formulando l'augurio che sa e la ringrazio ancora per l'acco-<br />

glienza tanto cortese. Suo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Parigi, 30 aprile 193339<br />

Gent.mo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

la legge corporativa è del 3 aprile 192<strong>6.</strong> Io però non la posseggo, ma ho pregato<br />

Buozzi di spedirle il testo assieme ad altri documenti che po<strong>tra</strong>nno esserle utili. Mi pro-<br />

mise di spedire ieri sera, sabato.<br />

Le ricordo il volume Nitti-Buozzi40, dove può trovare qualche dato. Per la legi-<br />

slazione forse potrebbe consultare la pubblicazione ufficiale sintetica delle leggi e decreti<br />

fascisti sino al 1929 o 1930 che non mancherà al British Museum. Alla London School of<br />

Economics avranno pure del materiale.<br />

Il libro di Labriola41 glielo manderei <strong>tra</strong> due o tre giorni, perché proprio ora sto<br />

facendogli la recensione42. Ma non condivido l'entusiasmo di Treves per la nota sol cor-<br />

porativismo.<br />

La saluto cordialmente,<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Il green pamphlet del 1" gennaio 1929 ((&aly to day»43) riproduce un lungo<br />

articolo del «Times».<br />

Trentin ha ~ubblicato i ~rincipali testi di legge corporativi nel suo VOI, sulle<br />

Transformations du droitpublic italien44.<br />

39 Lettera manoscritta.<br />

40 B. Buozzi -V. Nitti, Fmcisme et SYnhcalisme, <strong>tra</strong>duit de I'italien par Stefan Priacel, Paris 1930. Ora in<br />

Buozzi-Nitti, Fmcismo e sindacalismo, a cura di Giuseppe Bonanni, Marsilio, Venezia 1988.<br />

41 A. Labriola, Atr ah2 du capitalisme etdu socialisme, <strong>tra</strong>duit de I'italien par Stefan Priacel, Paris 1932.<br />

42 Vedi la recensione Aldi Ià del socialismo e del capitulismo, in ((Quaderni di Giustizia e Libertb, [da ora<br />

«QGL»]<br />

IIa serie, n. VII, giugno 1933, pp. 97-100.<br />

43 ((Italy<br />

to-day) era il bollettino, edito a cura di Virginia Mary Crawford, del Comitato dei "Friends of<br />

Italian Freedom" nella cui sede Rosseili aveva incon<strong>tra</strong>to don <strong>Sturzo</strong> nel 1929.11 numero in questione, intito-<br />

lato The "Corporative Staten in Fmcist Italy, riprende articoli del «Timesn del 16- 17- 18 agosto del 1927; 16,<br />

maggio e del 10 e 11 giugno del 1928. Sulla figura della Crawford vedi: Farrell-Vinay, Sturw e linghilterra,<br />

cit., p. 185 e nota.<br />

44 S. Trentin, Les <strong>tra</strong>nsformations recentes du droitpublic italien: de la Charte de Charles-Albert à la rrea-<br />

tion a!e 1Etat fmciste, preface de J. Bonnecase, Paris 1929.


Parigi, 5 ottobre 193345<br />

Gent.mo Professore,<br />

si trova da alcuni giorni a Londra il nostro amico e collaboratore Max Salvado-<br />

ri4<strong>6.</strong> Subito dopo la costituzione di Giustizia e Libertà partì per l'Italia con l'incarico di<br />

lavorare nell'Italia Cen<strong>tra</strong>le e particolarmente nel Lazio per il movimento. Dopo tre anni<br />

di ininterrotta attività, durante i quali rischiò più volte di finire al Trib. Speciale, fu arre-<br />

stato nel luglio del 1932 insieme a un forte gruppo di giovani romani. Trascorsi sei mesi<br />

di durissimo carcere venne inviato a Ponza per essere finalmente rimpatriato due o tre<br />

mesi fa.<br />

Per quello che il Salvadori ha fatto e per quello che vale credo che meriti di<br />

essere aiutato sotto ogni rapporto, e mi permetto perciò di raccomandarlo vivamente alla<br />

sua attenzione e a quella degli amici inglesi. Il fatto che egli possegga anche la cittadinan-<br />

za inglese dovrebbe facilitargli una sistemazione, di cui ha impellente bisogno. Noi gli<br />

abbiamo dato di che vivere per un mese, passato il quale è alla fame. I1 padre, che oltre a<br />

essere in condizioni difficili è un tipo un po' s<strong>tra</strong>no, non lo aiuterà in nessun modo. D'al-<br />

tronde credo che il figlio vada poco d'accordo con lui.<br />

Non sarebbe possibile trovargli subito delle lezioni, qualche collaborazione,<br />

magari un posto di insegnante? I1 Salvadori è pieno di buona volontà, è assai intelligente e<br />

colto, parla bene l'inglese, il francese e un poco il tedesco, ha brillanti titoli di studio.<br />

Il prof. Barker47, al quale avevo scritto per raccomandargli il Salv., mi avverte<br />

che potrebbe darsi rimanesse libero il posto di Crespi nel caso che questi vincesse un con-<br />

corso al quale ha di recente partecipato. Forse il Salvadori potrebbe sostituirlo.<br />

Pensiamo che occorrerebbe utilizzare subito e largamente il Salvadori dal lato<br />

politico. Egli è un testimonio prezioso e può raccontare cose impressionanti sul regime<br />

carcerario, sulle torture subite dai suoi compagni, nelle isole ecc.<br />

I1 fatto che sia dotato di un temperamento calmo, che sia così giovane, che pro-<br />

fessi un liberalismo integrale, non può che facilitare il suo compito.<br />

La ringrazio vivamente, anche a nome degli amici, per quanto vorrà fare per il<br />

Salvadori. Supponendo che ella lo conoscesse già bene scrissi a Steed di rivolgersi a lei per<br />

ulteriori informazioni. Mi scusi perciò se non scrissi prima che a ogni altro a lei. Oltre a<br />

45 Lettera manoscritta. <strong>Sturzo</strong> annota la data di recapito: 13 ottobre 1933.<br />

46 Max Salvadori (1908-1992), nato a Londra ma d'origine marchigiana, antifascista e partigiano. Sua<br />

sorella Joyce sposò Emilio Lussu. In realtà, Salvadori si presentò a Stum prima dell'arrivo della lettera di Car-<br />

lo <strong>Rosselli</strong>. Si legge infatti in un biglietto che Sturu> mandò a Bertha Pritchard il 5 ottobre 1933: uIeri è venu-<br />

to a trovarmi un giovanotto inviatomi da Carlo <strong>Rosselli</strong>. Egli desiderava essere presentato a lei. Io non ricor-<br />

davo di averlo incon<strong>tra</strong>to una volta da Saivemini. È stato un anno in prigione e al confino. Ma è anche citta-<br />

dino inglese. Così ha avuto il passaporto ancora libero e spera di trovare lavoro qui a Londra. Si chiama dr.<br />

Max Salvadori [...l. La prego di relefonargli o di scrivergli, dandogli un appuntamento. Non è necessario che<br />

ci sia io. Al solito, si <strong>tra</strong>tta di consigli e aiuti». Vedi De Rosa, <strong>Luigi</strong><strong>Sturzo</strong>, cit., p. 394.<br />

47 Ernest Barker, docente di scienza della politica a Cambridge, era governatore del King's College del-<br />

l'Università di Londra.


Steed e a Barker, ho scritto a Mrs Russe1148 e a Lady Astor-49. Scrivo ora al direttore del<br />

~Manchester Guardian)) per vedere se è possibile combinare per qualche articolo.<br />

Prima di chiudere questa mia desidero ringraziarla per il cortese invio dei suoi<br />

articoli che leggo sempre con grande interesse. L'ultimo, sulla crisi della democrazia, mi<br />

parve sottovalutare troppo il problema sociale. Io stesso mi accorgo spesso di formulare il<br />

problema della libertà e della democrazia in termini troppo esclusivamente politici e<br />

morali.<br />

Ha visto l'ultimo libro di C0le5o? Parrebbe che sia stato lei a impedire la rivolu-<br />

zione in Italia!<br />

Mi ricordi alle sue ospiti e riceva i miei saluti devoti e cordiali<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Parigi, 15 novembre 193351<br />

Gentilissimo professore,<br />

Stefano Oberti è un mentecatto megalomane squilibrato che da due anni si è<br />

messo ai bassi servizi del gruppo de Jouvenel52. Suo padre, che vive a Parigi, è l'ex presi-<br />

dente della Camera di Commercio di Genova. Condannato dal fascismo a 10 o 12 anni<br />

di prigione per bancarotta fraudolenta ecc. fu salvato dall'es<strong>tra</strong>dizione in seguito all'inter-<br />

vento di Turati e di Nitti che affermarono essere la condanna dovuta a persecuzione poli-<br />

tica. Effettivamente fu sempre antifascista e notissimo massone.<br />

Lo Stefano, una assoluta nullità, fu espulso dalla Lega dei Diritti dell'uomo per<br />

una serie di manifestazioni del tipo di quelle che riproduce «l'Eveil des Peuples)). Due o tre<br />

anni fa tentò di en<strong>tra</strong>re in Giustizia e Libertà, ma lo mettemmo alla porta. Dà ad intendere<br />

ai gonzi di essere capo di un grande movimento di giovani, movimento che non è mai esisti-<br />

48 Alys Pearsall Smith, prima moglie di Ber<strong>tra</strong>nd Russell, era chairman dell'ltalian Rejugees ReliefCom-<br />

mittee, una importante organizzazione molto attiva nell'aiuto ai fuoriusciti italiani. Tra i soci fondatori il prof.<br />

Barker, Barbara Barclay Carter, Virginia Mary Crawford, Angelo Crespi, Ivy Marion Enthoven, Wickham<br />

Steed e don <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>.<br />

49 Nancy Witcher (1879-1964) sposò in seconde nozze il visconte Walford Astor e fu la prima donna<br />

inglese a sedere nel Parlamento britannico, nelle file dei conservatori. Lady Astor si distinse in particolare per<br />

l'apertura sociale a favore dell'assistenza alle donne e d'infanzia.<br />

50 Si <strong>tra</strong>tta di G.D.H. Cole e M. Cole, The intelligent mani review ofEurope To-day, Gollann, Londra<br />

1933. L'illustre storico del socialismo George Douglas Howard Cole scriveva a proposito dell'Italia che I'a-<br />

scendente di Stuno e del Ppi sui contadini cattolici aveva di fatto impedito la possibilith della presenza di un<br />

forte partito socialista, aprendo la s<strong>tra</strong>da al fascismo. «...Don Stuno and his followen were succesful in pre-<br />

venting Socialism from permeating the peasanrs, and accordingly in interposing barriers, which seemed to<br />

most of the Socialist leaders to be absolure, in che way of a succesful Socialist revolution. The contest for<br />

popular support between Socialist and Don <strong>Sturzo</strong>'s Catholics thus led to a position of stalematen (p. 618).<br />

51 Lettera manoscritta. Smrzo annota: 16 dicembre 1933.<br />

52 Henri de Jouvenel (1876-1935), giornalista e senatore, fu ambasciatore di Francia in Italia nel 1933.


to. Non ha nessun contatto in Italia. Tutta la sua famosa attività antifascista si riduce ad aver<br />

partecipato <strong>tra</strong> il '22 e il '24 al movimento studentesco antifascista in qualità di delegato per<br />

Genova o la Liguria. Da sette o otto anni che è all'estero non ha avuto che una preoccupa-<br />

zione: partecipare in qualità di delegato giovanile.. . a tutti i Congressi Internazionali.<br />

I1 modo con cui parla di Treves e dei vecchi parlamentari che frequentò per<br />

anni e che salvarono il padre dalla rovina, è sconcio. Spero che Marc Sangnier53, una volta<br />

informato, vorrà metterlo alla porta. Il padre, che incon<strong>tra</strong>i tempo addietro dai Nitti (e<br />

che non mi piace) mi disse che era in rotta completa col figlio per via di questo suo odio-<br />

so atteggiamento.<br />

Non ho ricevuto il fascicolo di «Politique». Eppure la posta funziona bene qui<br />

in Francia.<br />

I miei tutti bene. Sarei lietissimo di tornare il prossimo inverno in Inghilterra.<br />

Ma bisognerebbe che potessi fare una o due conferenze retribuite, altrimenti ci rimetto<br />

troppo. Pare che a. Cambridge vorrebbero invitarmi. Se si potesse combinare un'al<strong>tra</strong> con-<br />

ferenza a Londra verrei certamente.<br />

La situazione europea è <strong>tra</strong>gica. La incapacità delle democrazie di governo e<br />

soprattutto dei partiti socialisti di aderire alla realtà, la illusione che la politica estera<br />

briandista possa ancora trionfare in un'Europa per metà fascistizzata, il passivisrno totale<br />

di fronte alle iniziative hitleriane, se procrastineranno l'urto, lo renderanno infinitamente<br />

più terribile e incerto di qui a due oire anni. Il Quai d'Orsay proprio in questi giorni ha<br />

avuto nuove prove della duplicità mussoliniana; ma preferisce far buon viso a cattivo<br />

giuoco, per non confermare un nuovo fallimento. Lapousske laburista accentuerà la pru-<br />

denza anglosassone e il rifiuto di impegnarsi in qualunque linea obbligata. È perciò pro-<br />

babile che continuando per questa s<strong>tra</strong>da la Francia rischierà di trovarsi isolata anche nel-<br />

la politica di accordo, dopo aver lasciato passare le rare occasioni che le si presentavano di<br />

agire risolutamente. Paul Boncour54 e MacDonald55 sono le due piaghe d'Europa, per lo<br />

meno quanto Hitler e Mussolini. E prevedibile di qui a poco una nuova crisi di governo<br />

in Francia e l'andata al potere di una formazione di concen<strong>tra</strong>zione. Non si vede però<br />

l'uomo capace di fare una politica risoluta senza cadere prigioniero della des<strong>tra</strong> e dello<br />

Stato Maggiore. Nell'articolo di fondo del 9" cahier di «G.L.» che sta per uscire56 espri-<br />

miamo francamente il nostro pessimismo e indichiamo per sommi capi quella che, a<br />

53 Marc Sangnier (1 873-1 950). Uomo politim francese. Fondò I'associazione policica e sociale cristiana<br />

"Le Sillon", poi condannata dalla Santa Sede. Successivamente promosse il movimento politico di ispirazione<br />

democratico cristiana "Ligue de la Jeune rdpublique". Eletto deputato nel 1919, a partire dal 1926 si dedicò<br />

all'azione per la pace e contro il razzismo, presiedendo il Comitato internazionale d'azione democratica per la<br />

pace. Fu arrestato nel 1943. Nel dopoguerra, divenne presidente onorario dell'Mrp e fu eletto all'Assemblea<br />

Costituente e all'Assemblea Nazionale.<br />

54 Joseph Paul Boncour (1873-1972), primo miniscro e ministro degli Esteri francese fino al dicembre<br />

1932; rimase al ministero degli Esteri nel governo DaIadier (1 933).<br />

55 James Ramsay MacDonald (1866-1937), leader laburista, guidò il primo governo laburista in Inghilterra,<br />

nel 1924; nuovamente premier nel 1929, propose nel 193fdei t& ai susiidi di disoc~u~azione~che<br />

divisero i laburisti. Accertò quindi di guidare un nuovo governo di coalizione con l'appoggio dei conservatori,<br />

il che gli valse la qualifica di <strong>tra</strong>ditore da - parte della maggioranza -- della sinis<strong>tra</strong> inglese. Si dimise nel 1935,<br />

lasciando il posto d governo Baldwin.<br />

56 Vedi iugucrra che torna, in wQGb, I1 serie, n. 9, novembre 1933, pp. 4-8.


parer nostro, sarebbe forse l'unica politica capace di salvare la pace. Ma siamo certi a prio-<br />

ri che non sarà applicata.<br />

In Italia il solito clima. Ancora accentuata, se possibile, l'indifferenza e il passi-<br />

vismo. Solo una minoranza giovane lavora, ma con animo più di mordisti che di politici.<br />

Se non interverranno fattori risolutivi la rinascita sarà lentissima.<br />

Ha visto i'ordine del giorno mussoliniano per le istituende corporazionij7? Un<br />

nuovo organo burocratico e conservatore. Il che era, beninteso, nelle previsioni nostre,<br />

ma non di quelli che attendono da undici anni da Mussolini la rivelazione della sua<br />

fede.. . socialista.<br />

Mia moglie desidera esserle ricordata. Ci saluti le sue ospiti gentili, Mrs. Prit-<br />

chard e riceva i miei saluti cordiali.<br />

Suo dev.mo<br />

Carlo RosselIi<br />

IO.<br />

Parigi, 20 dicembre 193358<br />

Caro Professore,<br />

sono molto lieto di apprendere che verrà qui 1'8 gennaio. Veda di conservarsi<br />

una serata libera, possibilmente. Amerei poter parlare con lei di molte cose.<br />

Condivido le sue preoccupazioni per la situazione internazionale. Da un paio<br />

di settimane pare che ci sia qui un certo miglioramento nel senso della fermezza. Ma non<br />

è Paul Boncour e neppure Daladierjy che rovescerà le parti nel giuoco europeo. Quanto<br />

all'Inghilterra spero che le inverosimili gaffes di Schachtuo serviranno più che mille requi-<br />

sitorie morali ad aprirle gli occhi. Pare impossibile, ma quando le cose sembrano andar<br />

57 Il 13 novembre 1933 Benito Mussolini presentò un ordine del giorno al Consiglio nazionale delle cor-<br />

porazioni, al quale fece seguito, il giorno successivo, un discorso solenne, ma assolutamente vago, sulla strut-<br />

tura corporativa da assegnare allo Stato. Carlo <strong>Rosselli</strong> attaccb a fondo il duce sulla «Libertà)) del 23 novembre<br />

1933 (pag. 1) con un articolo dal titolo Mussolini e il capitalismo. «La mia impressione - scriveva <strong>tra</strong> l'altro - 6<br />

che Mussolini abbia voluto pronunciare un discorso demagogico, ma non crede affatto né all'awenuto supe-<br />

ramento del capitalismo, né all'awento delle corporazioni. La sua corporazione sarà un organo burocratico<br />

che funzionerà (forse) per i rami morti della produzione nazionale, per le imprese facenti parte di quell'ospe-<br />

dale che l'Istituto Liquidazioni, ma che non funzionerà affatto nei rami vivi*. Cfr. anche TMa, in «La<br />

Libertà)), 16 novembre 1933, pag. 1, non firmato, ma riconducibile a <strong>Rosselli</strong>.<br />

58 Lettera manoscritta.<br />

59 Édouard Daladier (1884-1970), socialista radicale, fu primo ministro in Francia dal gennaio all'otto-<br />

bre del 1933 e ancora per due mesi nel 1934, quando fu costretto a dimettersi per i disordini seguiti al cosid-<br />

detto "Affare Stavinsky", una vicenda di corruzione, nel quale non risultava implicato personalmente (vedi<br />

nota 64). Fu di nuovo a capo del governo francese a partire dall'aprile del 1938 fino al marzo del 1940, quan-<br />

do si dimise da premier, rimanendo però al governo. Fu poi arrestato dal governo di Vichy e internato in Ger-<br />

mania fino al 1945. Nel dopoguerra sedette all'Assemblea Nazionale fino al 1958.<br />

60 Hjalmar Schacht (1877-1970), potente e spregiudicato presidente della Reichsbank e ministro dell'e-<br />

conomia di Hitler.


ene per la Germania, interviene sempre qualche suo madornale errore a ristabilire l'equi-<br />

librio. On n'est sauvé que par ses ennemis!<br />

Non ho in corso nessuna <strong>tra</strong>ttativa per conferenze in Inghilterra. Farei volentie-<br />

ri la conferenza sullo Stato corporativo, possibilmente ai Foreign AfFairs; e a quella poi ne<br />

aggancerei una o due altre. Ma Pettoello61, che interessai per Cambridge, non mi ha<br />

risposto.<br />

Cerco i dati per l'articolo sulla battaglia del grano. Credo che, indipendente-<br />

mente da ogni giudizio intrinseco sulla saviezza della battaglia in un paese ipergranicoio<br />

come l'Italia, si possa dimos<strong>tra</strong>re che anche il raccolto eccezionale di quest'anno è dovuto<br />

alle favorevoli condizioni climatiche. I1 raccolto europeo è stato abbondantissimo, del 17%<br />

superiore a quello del 1932!<br />

A presto rivederla, dunque. Se lei potesse occuparsi per la conferenza sarei con-<br />

tento. Crede che sarebbe possibile ottenere una piccola indennità per coprire una parte<br />

delle spese di viaggio? Le mie condizioni non sono così brillanti e poi non amo troppo le<br />

esibizioni gratuite là dove ordinariamente si paga.<br />

Abbiamo in famiglia un monte di guai, che fortunatamente vanno lentamente<br />

passando. Grazie per i saluti e gli auguri ai miei lontani. Mi permetta di con<strong>tra</strong>ccambiarli.<br />

E inoltre di ringraziarla per l'invio di «Politique» e degli articoli. I1 suo ultimo, forte e bel-<br />

lo, lo sottoscriverei integralmente, solo sostituendo alla parola finale carità la parola li-<br />

bertà. Per quanto senta che esiste anche una carità obbiettiva, politica, che consiste nel<br />

non spogliare con la violenza gli uomini dell'autonomia e della responsabilità dei loro<br />

atti.<br />

Lavoro, a s<strong>tra</strong>ppi, al libro. Mi serve se non altro a chiarire le idee e a far letture<br />

meno superficiali.<br />

Auguri alle sue ospiti e agli Steed e, dimenticavo, al Dr. Sicca62.<br />

Suo dev.mo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

[Parigi] 7 febbraio 193463<br />

Caro professore,<br />

ho mandato la lettera al «Times». Speriamo pubblichi. Ma temo che la mia<br />

gocciolina si perda nel mare agitatissimo delle notizie di Francia.<br />

6' Decio Pettoello, antifascista emigrato in Inghilterra.<br />

62 Michele Sicca, medico e amico di Smm, lavorb per qualche tempo all'ospedale italiano a Londra.<br />

Seguì Stum in America, condividendone l'impegno politico.<br />

63 Lettera manoscrirca.


Le dimissioni di Daladierb4 costituiscono, per le circostanze in cui soprawen-<br />

gono, una disfatta storica'della sinis<strong>tra</strong> francese. La battaglia era male impegnata, ma una<br />

volta impegnata bisognava andare sino in fondo. Andare sino in fondo non doveva signi-<br />

ficare, come comodamente volevano gli S.F.I.0.65, riposare sulla truppa, ma attaccare<br />

con possenti dimos<strong>tra</strong>zioni le dimos<strong>tra</strong>zioni di des<strong>tra</strong>. Questo non essendosi voluto o<br />

potuto fare, era fatale la débdcle. Non credo che avremo mutamenti costituzionali seri, la<br />

des<strong>tra</strong> mancando di un capo, e i vecchi leaders stile Tardieu-Lavai e compagni null'altro<br />

desiderando che riafferrare il potere in Repubblica. Può anche darsi che l'Unione Nazio-<br />

nale operi un raddrizzamento netto in politica estera, il che, nonostante la diversa impo-<br />

stazione, sarebbe un guadagno.<br />

'L'unico punto nero è la prefettura di polizia. Chiappe reintegrato e l'ipoteca di<br />

Chiappe sulla repubblica. Quello che oggi non è avvenuto potrebbe avvenire <strong>tra</strong> sei mesi.<br />

La saluto in fretta. Suo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

[Parigi] 8 marzo 193466<br />

Caro professore,<br />

l'accusa67 lanciata all'ultim'ora contro di me, Salvemini ecc. è assolutamente<br />

64 Succeduto a Camille Chautemps, dimessosi per l'affare Stavinsky, Daladier decise di rimuovere il pre-<br />

fetto di polizia di Parigi Jean Chiappe, considerato troppo morbido con i manifestanti di des<strong>tra</strong>. Quest'ulti-<br />

mi, per tutta risposta, organizzarono una nuova grande dimos<strong>tra</strong>zione di piazza il 6 febbraio, giorno della<br />

presentazione alle Camere del nuovo governo. La manifestazione fu dispersa con la forza dalla polizia e gli<br />

incidenti provocarono la morte di quindici persone. I1 giorno dopo Daladier fu costretto a dimettersi.<br />

6s Séction Francaise de l'International Ouvrière.<br />

66 Lettera dattiloscritta, con firma autografa.<br />

67 Nel marzo del 1934 si aprì al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato il processo per l'attentato<br />

di San Pietro: il 25 giugno 1933 infatti uno sconosciuto aveva tentato di portare dentro la Basilica vaticana<br />

una valigetta; nel corso di una colluttazione con i custodi, la valigetta era esplosa, provocando quattro feriti.<br />

Ma l'attentatore era riuscito a scappare. Nell'ottobre successivo furono arrestati come organizzatori dell'atten-<br />

tato Renato Cianca (fratello di Alberto), suo figlio Claudio, Leonardo Bucciglione e un chimico, poi pro-<br />

sciolto, Pasquale Capasso. I quattro arrestati furono imputati anche di aver progettato un attentato per ucci-<br />

dere Mussolini con l'acido cianidrico. I giornali de11'8 marzo 1934 riportano ampi brani della requisitoria del<br />

procuratore generale Landolfi che indica in Alberto Cianca, Carlo <strong>Rosselli</strong> e Salvemini «i mandanti, i finan-<br />

ziatori e gli organizzatori della criminosa impresa». I tre, scriveva Landolfi, si «trovano tutti a Parigi e ancora<br />

una volta hanno dato prova di quello che possa in animi perversi la sicurezza della loro personale incolumith<br />

che derivano dalla territorialità delle leggi penali [. . .] Mossi da odio senza speranza verso la Patria, hanno<br />

dato incarico ai nuovi sicari per attentare alla vita del Capo del Governo mediante un ordigno contenente<br />

miscela chimica [...].n (Cfr. Il npfando complotto contro il Dure, in «Il Corriere della Seran, 8 marzo 1934, p.<br />

2). I1 processo contro i presunti mandanti fu s<strong>tra</strong>lciato. Nonostante la perizia balistica avesse escluso che I'e-<br />

splosivo contenuto nella valigia fosse in grado di uccidere - si <strong>tra</strong>ttava in sostanza di un'azione dimos<strong>tra</strong>tiva<br />

contro il Vaticano - il Tribunale Speciale, il 20 macm del 1934, condannò Cianca padre e Bucciglione a<br />

trent'anni di reclusione e Cianca figlio a diciassette (vedi La sentenza del Tribuna& Speriah contro i sicari &i<br />

fuoriusciti, in .I1 Corriere della Serar, 21 marzo 1934, p. 2).


falsa, inventata di sanissima pianta. Come avrà visto dalla «Libertà» di oggi68 (o come<br />

vedrà, giacché questa mia le arriverà prima del giornale) certe circostanze affermate dal-<br />

l'accusa sono evidentissimamente inventate. Ho mandato subito una lettera al «Times)) e<br />

ho scritto a Steed per sapere se ci sono gli estremi per libel69 contro il «Daily Mail» e con-<br />

tro il «Daily Herald)) del 5 marzo. Immagino che Salvemini vorrà pure dar querela.<br />

È caratteristica anche la fretta con cui fanno il processo pochi giorni prima del-<br />

la nascita di un erede nella famiglia del principe ereditario70. Vogliono poter fucilare sen-<br />

za disturbo. Ma in ogni caso le responsabilità del Vaticano che non ha reclamato o alme-<br />

no cercato di reclamare la competenza e che ha permesso che quattro lievi feriti dallo spo-<br />

stamento d'aria prodotto dallo scoppio e da pezzi della valigetta contenente l'ordigno<br />

diventassero, per i bisogni del Tribunale Speciale, s<strong>tra</strong>ge e attentato alla sicurezza dello<br />

Stato.. . italiano, sono gravissime.<br />

La ringrazio per gli articoli, tutti estremamente interessanti. Segnalo quello<br />

francese sull'Austria71 a Tasca che lavora da qualche settimana al «Populaire» e che firma<br />

André Lerom. Bisognerebbe <strong>tra</strong>durre anche quello in inglese72 che corrisponde piena-<br />

mente al nostro pensiero. Ma a leggere i1 «Times» ci si deve sempre più convincere che<br />

l'Inghilterra è incapace di assumere una posizione netta; l'articolo sul viaggio di Eden73<br />

era colmo di filogermanismo hitleriano. Le segnalo l'articolo Nazionalpacifismo sul nlul-<br />

timo «Quaderno» dovuto a un fine scrittore italiano74 perché mi sembra che la sua critica<br />

alla mediazione a posteriori inglese sia definitiva.<br />

Non ricordo se prima di andar via lei mi restituì l'ultimo N. della «Riforma<br />

Sociale)). Se per caso lo avesse lì le sarei grato se volesse con tutto suo comodo, restituirmelo.<br />

La situazione qui è un po' migliorata dopo il rinvio del Congresso radicale. Ma<br />

resta sempre grave.<br />

Cordiali saluti, suo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

68 Vedi Una nuova sinis<strong>tra</strong> peculazionepolitica sulprocesso per la bomba in San Pietro, in «La Libertà),, 8<br />

marzo 1934, pp. 1-2. Cfr. anche Ilprocesso per la bomba di San Pietro, ibidem, 15 marzo 1934, p. 1; Ilprocesso<br />

per il 'petardonin S. Pietro, ibidem, 22 marzo 1934.<br />

69 Diffamazione.<br />

70 Si riferisce all'imminente nascita della principessa Maria Pia di Savoia, che awerrà il 24 settembre<br />

1934 a Napoli.<br />

71 L. Stum, L&stnh vista dallinghilterra, in ~L'Auben, Parigi, 23 febbraio 1934, ora in ML, 111, pp. 20-24.<br />

72 L. Stum, LAustria elinghilterra, in ~New Britain)), Londra, 28 febbraio 1934, ora in ML, 111, pp. 24-<br />

28. Sulla questione austriaca e il ruolo dell'Inghilterra, Siurzo scriveva: ~Awenimenti come la persecuzione<br />

degli ebrei in Germania o la repressione sanguinosa d'Austria (per parlare solo dei fatti recenrissimi) oggi passano<br />

<strong>tra</strong> il mormorio timido e sommesso della camera dei comuni, senza che nessun uomo del governo elevi<br />

una procesra morale. Non intendo con ciò assegnare al governo inglese il compito della tutela della moralità<br />

degli altri stati; ma ci sono occasioni in cui la polinchetca ispirata alla massima, alquanto ipocrita, "di non<br />

inrerferire negli &ai interni degli altri paesi", dovrebbe dar posto a quelle manifestazioni di etica internazionale,<br />

che sollevano le questioni dette politiche in un'atmosfera più generale e più umana. E se ce n'è di cali<br />

questioni, quella dell'Austria è una..<br />

73 Si riferisce al viaggo che il ministro degli Esteri inglese Robert Anthony Men fece a Berlino, dove il 20<br />

febbraio del 1934 incontrò Adolf Hitler.<br />

74 Pens. [pseudonimo di <strong>Luigi</strong> Salvatorelli], Naziona4anf;M.. in wQGb, Ii serie, n. X febbraio 1934, pp.<br />

30-93.


P.S. I due Cianca compromessi nel processo non sono zio e nipote ma padre e<br />

figlio. All'udienza è prevedibile una scena impressionante. Pare infatti che ciascuno cerchi<br />

di scagionare l'altro addossandosi le colpe. Dico pare perché nessuna notizia è <strong>tra</strong>pelata<br />

sin qui neppure dai parenti di Cianca. Tanto vero che sinora credeva <strong>tra</strong>ttarsi di zio e<br />

nipote e oggi solo scopre che sono padre e figlio.<br />

Londra, 10 marzo 193475<br />

Caro Amico,<br />

ho telefonato a Steed, il quale si scusa di non averle risposto subito. M.me Rose<br />

giovedì sera prese una caduta; niente di grave, ma è molto sofferente. Oggi il suo awocato,<br />

Woodrd, non è a Londra. Lunedì gli parlerà e sentirà il suo parere circa il caso di diffamazione<br />

di vari giornali londinesi (non son solo il «Daily Mail)) e il «Daily Herald))).<br />

-<br />

L'opinione personale di Steed è che il caso di diffamazione, secondo il criterio<br />

inglese, ci sia di sicuro. Egli però fa osservare che secondo le abitudini inglesi, si potrebbe<br />

domandare la pubblicazione di una dichiarazione di rettifica e il pagamento di una<br />

indennità, senza arrivare al processo. Se poi il giornale rifiuta l'una e l'al<strong>tra</strong> (o l'una o l'al<strong>tra</strong>),<br />

allora andare avanti la corte. Altro caso per fare il processo, anche senza tentare l'accordo<br />

amichevole, è quando si vuole fare un processo politico. In ogni caso bisogna considerare<br />

che le spese processuali sono molte e che può darsi il caso (non probabile secondo<br />

la comune esperienza) di un non luogo.<br />

A ogni modo, egli sentirà l'avvocato. Però gli sembra di non aver ancora ricevuto<br />

quel che Lei gli aveva scritto di avere inviato o dovere inviare.<br />

Ieri ho visto Salvadori76 e l'ho pregato di guardare tutti i giornali che hanno fatto<br />

il suo nome e quello di Salvemini. Lo stesso Salvadori mi ha detto di aver saputo o sentito<br />

dire che Bolton King77 aveva dovuto rimettere di suo 200 sterline, non ostante l'indennità<br />

liquidatagli di 1700 sterline nella causa contro il «D.[aily] Telegraph».<br />

Parecchio tempo addietro avendo parlato con un awocato italiano degno di<br />

credito e non legato al regime, gli domandai se nel caso Cianca poteva il Vaticano rivendicare<br />

qualche suo diritto leso. Egli mi disse che l'accusa di complotto, anche semplicemente<br />

preparato o in qualsiasi modo ideato, sul territorio italiano, contro la sicurezza dello<br />

75 Lettera manoscritta. <strong>Sturzo</strong> riporta il suo indirizzo londinese di 32, Chepstow Villas London W1 1.<br />

76 Nell'archivio <strong>Sturzo</strong> (f. 414 - C. 32) 6 conservata una lettera del 12/3/1734 di Max Salvadori a don<br />

<strong>Sturzo</strong>, nella quale si parla della vicenda: "Chiarissimo Professore, ho acquistato un certo numero (20) di<br />

copie del «Daily Heraldn e del eDaily Mail* da consegnare all'awocato nel caso che <strong>Rosselli</strong> faccia il processo.<br />

Ho acquistato pure il «Daily Expressn (che non menziona l'attentato) il uNews Chroniclen che dà i tre nomi<br />

di <strong>Rosselli</strong>, Salvemini e Cianca, e il «Sunday Pictorial» che accenna all'attentato senza nominare i tre esuli.<br />

<strong>Rosselli</strong> aveva già il «Daily Telegraphr, il ((Timesa, il uManchester Guardiann e altri. Manderò direttamente a<br />

<strong>Rosselli</strong> i ritagli del aNews Chroniclea e del «Sunday Pictorialr".<br />

77 Henry Bolton King, storico. Tra le sue pubblicazioni la biografia di Giuseppe Mazzini (L$ ofMazzi-<br />

ni, Dent, Londra 1912) e il famoso LItalia di ogqi, scritto insieme a Thomas Okey, pubblicato in Italia da<br />

Laterza nel 19<strong>04</strong>.


Stato, o classificato tale, dà diritto, secondo le leggi vigenti, d a giustizia italiana di fare<br />

un processo autonomo indipendentemente da un altro processo che potrebbe fare il Vati-<br />

cano per un reato commesso nel suo territorio. Il Vaticano avrebbe dovuto domandare<br />

l'es<strong>tra</strong>dizione, che sarebbe stata negata, per il fatto (che per il governo è principale), che<br />

l'intenzionalità del complotto rilevata da indizi, sia stata contro lo Stato italiano.<br />

Questo le scrivo non per discolpare il Vaticano, ma per chiarire la figura giuri-<br />

dica del fatto. Questo awocato mi diceva che egli pensava (come sua idea) che il Vaticano<br />

avesse desiderato che l'affare di S. Pietro non fosse portato avanti. Non so se sia vero. In<br />

ogni caso a me sembra non giusto accusarlo, senza seria e sicura ragione, e peggio non<br />

contare sopra una non impossibile azione per mitigare la pena e evitare un'esecuzione.<br />

Questo lo scrivo per lei e riservatamente. Non desidero che su questo tema sia fat-<br />

to il mio nome. Penso però con molta tristezza ai Cianca padre e figlio e alla loro reciproca<br />

generosità di sacrificarsi i'uno per l'altro; nel fatto finiscono per accusarsi tutti e due.<br />

Ho qui la «Riforma Sociale)) - ultimi no, che le manderò al più presto insieme<br />

ad un mio articolo.<br />

Le accludo la sua lettera pubblicata (finalmente) dal «Times». Se Tasca ha fatto<br />

cenno del mio articolo sul «Populaire», la prego di mandarmelo.<br />

Non ho avuto tempo di leggere il «Quaderno»; ma lo leggerò di sicuro. Ho<br />

visto diversi articoli che mi interessano.<br />

Mi ricordi alla Signora.<br />

Gradisca i miei più cordiali saluti e quelli di miss Marshall, Miss Carter e Mrs<br />

Pritchard.<br />

<strong>Luigi</strong> Sturw<br />

[Parigi] 14 marw [l 934178<br />

Gentilissimo Professore,<br />

grazie infinite per la sua lettera. Può contare sulla mia riserva.<br />

L'art. 22 del Concordato stabilisce effettivamente la competenza italiana ma il<br />

Vaticano avrebbe per lo meno potuto protestare contro l'accusa di attentato alla sicurezza<br />

dello Stato italiano per un fatto awenuto in territorio Vaticano79.<br />

I giornali italiani insistono nella loro campagna a evidenti fini di intimidazione<br />

alla vigilia del cosidetto plebiscito. Salvemini ha scritto ai giornali americani e ha telegra-<br />

fato a Mussolini sfidandolo a farlo condannare dal Trib. Spec. e a far poi domanda di<br />

78 Lettera dattiloscritta.<br />

79 In realtà al prowso per l'attentato di San Pietro, il pubblico ministero non si appellò al Concordato<br />

ma sostenne la tesi che - in base all'articolo 6 del Codice penale allora in vigore - "si intende commesso in<br />

territorio dello Stato il reato che comunque in esso abbia inizio e preparazione". Cfr. La sentenza drl Tribuna-<br />

le speciale contro i sicari dpifwriusciti, in *Il Corriere della Seran, cit.


es<strong>tra</strong>dizione presso il governo degli St. Uniti. In caso che la sua sfida non sia raccolta<br />

annuncia che farà esaminare le cosidette prove che il Trib. Spec. pubblicherà da un grup-<br />

po di eminenti personalità americaneso.<br />

Non so ora se questa sua iniziativa possa compromettere la querela. Io sarei in<br />

ogni modo per darla. Ma Steed non mi ha risposto. Gli scrivo ma pregherei lei di volersi<br />

nuovamente interessare della cosa. Se ad es. I'awocato ritenesse necessario esigere prima<br />

la inserzione di una adeguata smentita e il pagamento per via amichevole dell'indennità<br />

bisognerebbe non tardare troppo. Tenga presente che <strong>tra</strong> i querelanti potrebbero essere<br />

anche mia moglie - e mio suocero.<br />

Purtroppo il «Times» non poté pubblicare la mia lettera perché effettivamente<br />

non aveva pubblicato niente sul processo. Fui <strong>tra</strong>tto in errore da un amico che mi mandò<br />

un ritaglio di giornale scrivendoci su «Times». Ho allora pregato il «Manch. [ester] Guar-<br />

dian» di inserire la smentita prima del 1<strong>6.</strong> Speriamo che accetti.<br />

La lettera di Adelphi è un capolavoro di finezza psicologica e di buon senso<br />

liberale. Varrebbe la pena di <strong>tra</strong>durla sui ((Quaderni)). È triste però dover leggere sui gior-<br />

nali inglesi il resoconto di un processo per somminis<strong>tra</strong>zione di olio di ricino. Sembra che<br />

questa ondata fascista prima di essere schiantata debba tutto e tutti <strong>tra</strong>volgere. La stessa<br />

vittoria laburista nelle elezioni londinesi, con la distruzione completa del partito liberale,<br />

indica che ci si awia anche in Inghilterra ad una lotta mortale <strong>tra</strong> des<strong>tra</strong> e sinis<strong>tra</strong>. Può<br />

darsi che l'Inghilterra eviti, in virtù del suo meraviglioso equilibrio, gli estremi continen-<br />

tali. Ma potrà evitarli la Francia? E la Spagna?<br />

La Concen<strong>tra</strong>zione è in piena crisi e mi pare difficile che possa sopravvivere. I<br />

socialisti sono sempre più preoccupati del nostro movimento e prendendo a pretesto un<br />

articolo personale di Lussu (a cui si potrebbero con<strong>tra</strong>pporre infinite altre loro manifesta-<br />

zioni) vorrebbero ridurci a un gruppo di leva castagne dal fuoco per i begli occhi di Modi-<br />

gliani e di Nenni.<br />

Può immaginare l'impressione e il dolore per la morte del povero Clericisi, gio-<br />

vane simpatico, generoso e combattivo. La polizia si orienta sempre di più verso la tesi del<br />

delitto politico.<br />

Riceva, insieme ai miei ringraziamenti, i miei migliori saluti.<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

80 Salvemini, che si trovava negli Stati Uniti, inviò a Mussolini il seguente telegramma: «Al Capo del<br />

Governo - Roma. Apprendo dai giornali che il Tribunale Speciale fascista mi accusa di aver partecipato ad un<br />

complotto per far esplodere una bomba in S. Pietro e per attentare alla vita vos<strong>tra</strong>. Io vi sfido a farmi condan-<br />

nare dal vostro tribunale e a domandare la mia es<strong>tra</strong>dizione dagli Stati Uniti in base a quella sentenza. Cosl<br />

avrete la opportunità di portare davanti a un tribunale americano le prove della mia colpa e io avrò quella di<br />

rifiutare le accuse dinnanzi a giudici imparziali. Se questa sfida rimarrà vana, domanderò che una cornmissio-<br />

ne di eminenti cittadini americani esamini le prove che il vostro tribunaie pubblicherà e dia un suo giudizio»<br />

(vedi «La Libertà*, anno ViII, n. 11, 15 marzo 1934, p. 2).<br />

81 Franco Clerici (1897-1934). Awocato milanese, esponente del Psi milanese e poi nazionale, si rifugiò,<br />

dopo le leggi speciali del 1926, in Croazia, e dopo pochi mesi, aVienna. Nel 1930 raggiunse la Francia. Stre-<br />

nuo fautore dell'accordo di azione comune <strong>tra</strong> G.L. e il Psi (1931), fu ucciso il 12 marzo 1934 a Parigi con un<br />

colpo di rivoltella da un italiano squilibrato che gli aveva chiesto e invano, di farsi garante del suo antifasci-<br />

smo. Vedi il profilo di A. Landuyt, in IL movimento operaio italiano. Dizionario biograf;co (1853-1943), 11, a<br />

cura di Franco Andreucci eTommaso Detti, Editori Riuniti, Roma 1976, pp. 55-58.


Parigi, 13 maggio 1934g2<br />

Gentilissimo Professore,<br />

le presento I'arnico e profugo ungherese Bèla Menczers3, profondo conoscitore dei<br />

problemi dell'Europa Cen<strong>tra</strong>le, che desidera vivamente fare la sua personale conoscenza.<br />

Avrà forse letto i suoi articoli sui nostri «Quaderni»84 e diversi contributi appar-<br />

si recentemente in riviste inglesi.<br />

La prego di accogliere i miei migliori saluti, suo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

P.S. Il Menczer si interessa in modo particolare ai problemi italiani ed è in rela-<br />

zione con molte personalità del movimento cristiano sociale.<br />

Parigi, 13 luglio [l934185<br />

Gentilissimo Professore,<br />

non risposi subito all'ultima sua accusandole <strong>tra</strong> l'altro ricevuta delle due sterli-<br />

ne perché dovetti partire improvvisamente per La Baule dove Marion era stata colta da un<br />

fortunatamente lieve attacco cardiaco, probabilmente colpa del gran caldo aggiuntosi alla<br />

fatica. L'ho lasciata ieri pomeriggio meglio, ma non ancora rimessa.<br />

Salus ab inimicis, dai crimini dei nemici, è proprio il caso di dire dopo gli even-<br />

ti di Germania8<strong>6.</strong> Vedremo ora come Hitler spera di poter ristabilire il suo prestigio e<br />

82 Lettera manoscritta.<br />

83 Bèla Menczer nato a Budapest nel 1902 militò nelle file del partito socialista rivoluzionario e nel 1924<br />

seguì in esilio a Parigi I'ex capo del governo prowisorio della Repubblica popolare ungherese Kàrolyi. Docen-<br />

te universitario e giornalista, esperto di problemi del centro-Europa, collaborò a diverse testate. Nel 1933 si<br />

avvicinò ai cattolici. Nel 1940 si arruolò nelle Forze francesi libere e h inviato in Chad. Nel 1946 collaborò<br />

con il governo prowisorio di Parigi. Nel dopoguerra insegnò in diverse università europee. Tra le sue opere,<br />

i'antologia Catholicpolitical thought, 1789-1848, Burn Oates, Londra 1952. <strong>Sturzo</strong> ricevette Menner il 9<br />

giugno del 1933. Data e ora dell'appuncamento sono segnati da Stum sulla lettera di presentazione che il<br />

profugo ungherese gli inviò il 4 giugno 1934 per chiedergli di essere ricevuro. Vedi ALS, BP f. 321. C. 14.<br />

84 Vedi B. Menner, Lettera di un prohgo hlla Germania a un amico italiano, in uQGL>, I1 serie, n. VII,<br />

giugno 1933, pp. 20-30 e Aush c Germania, in uQGLn, 111 serie, n. IX, novembre 1933, pp. 41-48.<br />

85 Lettera manoscritta. S mm annota la data di ricevimento: 23 luglio.<br />

86 Si riferisce alla cosiddetta "Notte dei lunghi coltelli". La nome fra il 30 giugno e il lo luglio del 1934 in<br />

Germania su ordine di Hirler vennero uccisi il discusso capo delle Sturmabtezlung (SA), Ernst Rohm, insieme<br />

a rutto il suo stato maggiore, nonché altri oppositori interni come Gregor S<strong>tra</strong>sser e I'ex cancelliere Kurc von<br />

Schleicher. In turco il Paese si contarono circa duecento vittime. .Giustizia e Libertàn, il settimanale di Carlo


soprattutto sot<strong>tra</strong>rsi alla tutela militare. Ma per quanto faccia il suo prestigio è scosso nel<br />

mondo e anche in Germania, dove debbono esistere ormai centinaia di candidati - giustizieri<br />

<strong>tra</strong> gli amici degli scomparsi. Dicevo salute dagli avversari, perché l'intesa francoinglese<br />

si è fatta e le cose debbono essere andate molto al di là di quanto noi non immaginassimo<br />

dopo gli scambi di missioni militari. Se almeno al Foreign O6ce si convincessero<br />

che è l'ora di non sorreggere più Mussolini, di non assicurargli ulteriori successi di prestigio.<br />

Ma le 'due corazzate ricatto temo funzionino nelle mani di Mussolini come mezzo<br />

di con<strong>tra</strong>ttazione; gli inglesi sono empirici; un problema alla volta; ottenere dunque la<br />

rinuncia alle 35.000 tonnellate, poi si vedrà.<br />

Dall'Italia giungono voci di amnistia in grande per settembre, data della nascita<br />

di un erede presunto. Non credo assolutamente che Mussolini possa disarmare, possa<br />

rinunciare alla sostanza della sua legislazione e dei suoi metodi. Ma v'è chi ci vuol credere.<br />

Cosicché è prevedibile per allora una nuova crisetta nell'emigrazione. Caldara87 farà la<br />

rivista e Giannini fa da Parigi «I1 Merlo)) che si vende liberamente in Italia. Il caso Giannini<br />

è sconcio88, Dopo aver mangiato, sot<strong>tra</strong>tto, profittato per anni, venutigli meno i soccorsi<br />

che ormai finivano tutti nelle bische, ha cambiato casacca. Uno di quegli uomini<br />

che è bene aver perduto.<br />

Cordiali saluti, suo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

<strong>Rosselli</strong>, che raccolse l'eredità della «Libertà» dopo la chiusura legata allo scioglimento della Concen<strong>tra</strong>zione<br />

antifascista, dedicb ai gravissimi fatti di Germania l'intera prima pagina del numero del 6 luglio 1934. Depravazione<br />

e sangue era il titolo dell'editoriale.<br />

87 Emilio Caldara (1868-1942). Esponente socialista, vicino alla posizioni di Turati e Treves, fu il primo<br />

sindaco socialista di Milano (1914-20) e successivamente deputato. Partecipb alla protesta aventiniana e nel<br />

1926 fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare insieme a tutti gli altri deputati di opposizione.<br />

Dopo una condanna per il possesso di un'arma, si <strong>tra</strong>sse in disparte dalla vita politica attiva. Nel 1934 chiese<br />

udienza a Mussolini, per sottoporgli il progetto di una rivista sui problemi del lavoro che doveva coinvolgere<br />

alcuni ex oppositori del regime, soprattutto socialisti riformisti, ma anche massimalisti e cattolici favorevoli<br />

all'orientamento corporativo dello Stato. Mussolini ricevette Caldara, sul momento si mostrò interessato ma<br />

poi lasciò cadere il discorso. Sul «caso Caldara~, che fece clamore negli ambienti del fuoriuscitismo, vedi R.<br />

De Felice, Mussofini ildure, I, Gli anni &/consenro (1929-1930, Einaudi, Torino 1996, pp. 3 13-322 e «GL»,<br />

Un accordo Mussolini-Caldara per la pubblicazione di una rivista socialista, 25 maggio 1934, p. 3; Sul caso Caf-<br />

dara, 7 settembre 1934, p. 3.<br />

88 Vedi <strong>tra</strong> l'altro Giannini, Carozzo, Lotario, «Il Merkmed altre nobili speculazioni editoriali, in «Gb,<br />

20<br />

luglio 1934, p. 3. Nelle carte della segreteria particolare del Duce c'è un appunto datato 31 dicembre del<br />

1936, in cui si legge: «Domandare a Bocchini [capo della polizia, ndr] perché il "Merlo* non ha pubblicato<br />

l'ordine del giorno degli anarchici contro <strong>Rosselli</strong>n, vedi ACS, SPD, CR, b.77, HIR, fasc. <strong>Rosselli</strong> Carlo e Saba-<br />

tino; ora in Un'al<strong>tra</strong> Italia ..., cit., p. 164 e nota.


[Parigi] 29 luglio 193489<br />

Gentilissimo Professore,<br />

mi spiace infinitamente non poterla vedere domani. Parto proprio oggi con<br />

mia moglie per La Baule (L.I.), Villa Cabriole, Av. Général Berthelot dove mi <strong>tra</strong>tterrò<br />

due o al massimo tre settimaneso. Mia moglie fortunatamente va meglio. Spero di poterla<br />

vedere al suo ritorno. Grazie per i giornali e gli articoli di cui vorrei parlare.<br />

Cordiali saluti, suo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Tarchiani è qui. Qualora volesse vederlo può telefonare a Odeon 98-47, oppure<br />

scrivergli a 15, rue Olier.<br />

Parigi, 25 settembre 193491<br />

Gent.mo Professore,<br />

mi spiacque molto non poterla vedere. Ma lei partì proprio la stessa mattina in<br />

cui io arrivavo reduce da un week-end a Pontigny.<br />

Nulla di molto importante da segnalarle in merito alla situazione italiana. Tar-<br />

chiani mi disse che lei giudicava prossima la crisi. Può darsi: ma per ora non la si vede<br />

all'orizzonte. Anche dal lato finanziario il periodo più acuto sembra superato. Non per<br />

nulla Jung92 e Beneducen, tanto corrotti quanto scaltri, lavorano a rattoppare. L'unico<br />

aspetto nuovo è un certo movimento intorno al fatto corporativo che delude i giovani.<br />

Ma sono piccoli sintomi. Tuttavia noi proseguiamo e anzi cerchiamo di intensificare il<br />

lavoro. I Nitti mi dissero che lei desiderava sapere di dove avevamo <strong>tra</strong>tto la fotografia del<br />

89 Lettera manoscritta su carta intestata con lo stemma di Giustizia e Libertà e la dicitura «G.L, insorge-<br />

re-risorgere». Sul bordo superiore reca due cifre scritte da Stum (prob.: a9 ? ») di difficile interpretazione.<br />

90 Stum scrive il 31 luglio da Parigi a Bercha Pritchard: ,Carlo <strong>Rosselli</strong> non 6 a Parigi, mi ha scritto che<br />

partiva domenica per La Bauk (L.I.) villa Cabriole, Av. Général Berthelot, dove starà circa tre settimane)).<br />

(Lerrera di <strong>Sturzo</strong> a Bercha Pritchard, 31 luglio 1934, conservata presso l'lnternational Institute of Social<br />

History di Amsterdam).<br />

91 Lettera manoscritta. Stum annota data di ricevimento: 17 ottobre 1934.<br />

92 Guido Jung, ministro delle Finanze dal 1932 al 1935.<br />

93 Alberto Beneduce (1877-1944). Pur provenendo dalle file democratiche (fu ministro nel governo<br />

Bonomi, di cui era seguace) divenne ben presto ascoltato e influentissimo consigliere di Mussolini per le poli-<br />

tiche industriali e creditizie. At<strong>tra</strong>verso la costituzione delllIri (di cui fu presidente) e dell'Imi, fu l'ispiratore<br />

della linea di intervento statale nell'economia realizzata dal fascismo.


sacerdote che bacia la mano al duce94. Si <strong>tra</strong>tta del numero unico sulle dittature pubblica-<br />

to l'anno scorso da «Vu».<br />

Noi non possiamo sorvolare su questi aspetti della vita italiana, che non sono<br />

episodici ma illuminano un processo lento ma fatale di conversione del fascismo in una<br />

reazione classica, di tipo autoritario-dinastico-cattolico. Proprio in questi giorni le riviste<br />

fasciste pubblicano fotografie di suore maestre che salutano romanamente Mussolini.<br />

Mi rendo conto quanto dolorose certe manifestazioni debbono riuscirle. Ma la<br />

verità, la realtà innanzitutto.<br />

Perdoni la franchezza e accolga il mio saluto cordiale. Mia moglie desidera<br />

esserle ricordata.<br />

Suo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Londra, 7 febbraio 193595<br />

Egregio Professor <strong>Rosselli</strong>96,<br />

non comprendo la ragione dell'attacco contro il Partito Popolare Italiano a pro-<br />

posito della libertà di insegnamento, contenuto nel numero dei 1 febbraio di ((Giustizia e<br />

Libertàn97.<br />

Che il Partito Popolare Italiano abbia mantenuto sempre la sua fede nella<br />

libertà (la sua insegna fu il motto Libertas dei Comuni italiani), non credo che si possa<br />

dubitare. A parte ogni al<strong>tra</strong> prova ne fanno fede i due dei nostri capi morti in esilio, Giu-<br />

seppe Donati e Francesco <strong>Luigi</strong> Ferrari. Che poi i cattolici al potere sappiano rispettare la<br />

libertà di insegnamento che hanno sempre invocata, la prova è data dal Belgio dove i cat-<br />

tolici da soli han governato per circa 40 anni [fino198 al 1914, e poi sempre in maggioran-<br />

94 La foto venne pubblicata, sotto il titolo Conciliazione, da «GL» del 31 agosto 1934, p. 2.<br />

95 La data è in inglese.<br />

96 Dattiloscritto, copia in carta carbone. Nelle carte <strong>Sturzo</strong> è conservata anche la minuta: f. 416-1 1.<br />

97 In un lungo articolo in polemica con «L'Osservatore Romano» sulla difesa della libertà, <strong>Rosselli</strong> scriveva:<br />

([Prendiamo un esempio più recente. I1 partito popolare in Italia si è battuto strenuamente per la "liberth di insegnamento".<br />

Ma non è perché si ritenesse giusto il principio in se, ma perchi gli premeva rompere il monopolio<br />

dello Stato. Va da sé che se il partito popolare avesse avuto la maggioranza, avrebbe abolito la libertà di insegnamento.<br />

In parte v'è riuscito il Papa, ottenendo dal fascismo l'istruzione religiosa obbligatoria. [. . .] Il cattolico è<br />

fatalmente un nemico della libertà, di tutte le libertà. Solo quando la libertà gli è negata, diventa prowisoriamente<br />

liberale, salvo cimangiarsi la libertà non appena abbia il mestolo in mano. Percib il mestolo non solo non<br />

bisogna lasciarglielo nelle mani, ma bisogna tenere le sue mani quanto più lontano possibile dal mestolo. Se,<br />

putacaso, dopo la morte di Mussolini, la Chiesa tentasse di ipotecare la successione, noi ci alleeremmo anche<br />

con i fascisti anticattolici per mettere a posto la Chiesa. Il fascismo passa, la Chiesa no (e preghiamo di credere<br />

che non siamo massoni)>. Vedi Stampa amica e nemica. MissionedlmbmgIio, in «GL, 1 febbraio 1735, p. 4.<br />

98 I1 termine manca nel dattiloscritto, ma non nella minuta.


za fino ad oggi. In sì lungo periodo mai la libertà di insegnamento è stata da essi rinnegata<br />

o menomata; al con<strong>tra</strong>rio, sempre sostenuta e difesa.<br />

Non desidero fare ~olemiche, ma solo rigettare una ingiusta insinuazione.<br />

Distinti saluti,<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

Parigi, 14 febbraio 193599<br />

Gentilissimo Professore,<br />

prima di rispondere alla sua lettera avrei voluto che il giornale - avesse fatto cenno<br />

della protesta pervenuta (senza beninteso nominarla) per quanto era stato scritto in<br />

Stampa amica e nemica sul Partito Popolare e la libertà di insegnamento. - Ma poiché sono<br />

costretto a rinviare al numero prossimo non voglio più oltre tardare a risponderle.<br />

Non contesto che in pratica vi siano democratici cristiani che difendono sinceramente<br />

la libertà di insegnamento; ma così facendo non possono che obbedire a un criterio<br />

di opportunità, non a un principio; giacché la Chiesa ha condannato come errore il<br />

principio della libertà di insegnamento. Come è possibile che questa condanna non abbia<br />

influenza su coloro che fanno del cattolicesimo la base morale della loro azione, e per di<br />

più in una questione in cui la suscettibilità della Chiesa è grandissima? Le riconosco che<br />

l'esempio belga è abbastanza suadente (inpratica); per quanto sembra che proprio in questi<br />

ultimi mesi i democratici-cristiani belgi si siano mos<strong>tra</strong>ti molto spinti sulla questione<br />

dell'insegnamento nelle discussioni intorno a un eventuale appoggio al Piano De Manloo.<br />

Ma l'esempio austriaco? L'esempio spagnolo? È un fatto che dove non si è verificata la<br />

rivoluzione democratica e laica i cattolici, anche i più democratici, non rinunciano a<br />

imporre alla scuola ufficiale carattere confessionale.<br />

Ma non voglio riaprire la discussione antica; piuttosto pregarla di mandarmi<br />

qualche elemento di fatto a suffragio della sua tesi, sia perché sarei ben lieto di farla presente<br />

ai lettori, sia perché non chiederei di meglio che di ricredermi sul punto in contestazione.<br />

La minaccia di guerra abissina sembra un poco allontanata. Ma è impossibile<br />

. avanzare previsioni, anche per il gioco delle opposte rivalità e gli incidenti possibili, tanto<br />

più possibili dopo la mobilitazione provocatrice.<br />

Accolga i miei saluti più cordiali.<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

W Lettera manoscritta.<br />

100 Henri De Man, uomo politico belga (1 885-1953) di es<strong>tra</strong>zione socialista, propose nel 1933 in Belgio<br />

il Phn du <strong>tra</strong>vail, un progetto di alleanza <strong>tra</strong> il proletariato e le classi medie per la realizzazione di un'econo-<br />

mia mista pianificata. Dopo l'invasione tedesca del Belgio, prese le parti di Leopoldo I11 contro il governo<br />

belga in esilio. Morì in Svizzera, dopo essere stato condannato (1 946) in contumacia per collaborazionismo.


[Londra] 21 febbraio 1935101<br />

Egregio Prof. <strong>Rosselli</strong>,<br />

ricevo, con il ritardo di sei giorni, la sua del 14 c.m. Grazie intanto.<br />

La mia del 7 c.m. fu scritta per essere pubblicata compresa la firmal02.<br />

Quando io con i miei amici abbiamo, nel 18 gennaio 1919, pubblicato il pro-<br />

gramma del Partito Popolare, al Numero I1 abbiamo scritto: «Libertà di insegnamento in<br />

tutti i gradi. Riforma scolastica. Lotta contro l'analfabetismo. Educazione e cultura popo-<br />

lare. Diffusione dell'istruzione professionale)). Per quale ragione dubitare della nos<strong>tra</strong> sin-<br />

cerità? E chi e quale cosa autorizza G. e L. a fare il processo aHe intenzioni?<br />

Si ricorda Lei la polemica Donati-Turati sulla libertà di insegnamento nell'esta-<br />

te del 1922? Era quello il punto difficile per un'eventuale intesa fra popolari e socialisti.<br />

Lei mi domanda della Spagna e dell'Austria. Ma l'accusa era diretta ai popolari<br />

d'Italia. I cattolici di Austria e Spagna che sono ora al governo non hanno affatto il pro-<br />

gramma dei popolari italiani. Del resto in Spagna si domanda quella libertà di insegna-<br />

mento che la Costituzione ha ristretto a danno dei cattolici.<br />

Potrei aggiungere che i cattolici di Francia sostengono la libertà d'insegnamen-<br />

to fin dai tempi di Montalembert; e che in Olanda i cattolici insieme ai protestanti di<br />

des<strong>tra</strong> hanno organizzato uno dei migliori sistemi di libertà scolastica. Nella mia lettera<br />

del 7 c.m. ho solo portato l'esempio belga, perché il più probante: là i cattolici sono stati<br />

da soli al potere per quasi mezzo secolo; avrebbero allora potuto sopprimere le scuole<br />

avverse (l'ipotesi di G. e L.) e non l'hanno mai fatto né pensato. La discussione oggi dei<br />

cattolici belgi con i socialisti è più o meno la stessa di quella di Donati e Turati.<br />

Sono i socialisti che negano la parità nella libertà.<br />

Questi i fatti. Ciascuno li può interpretare come crede, ma non mai negarli.<br />

Sono lieto che questa questione mi ha dato l'occasione di scriverle di nuovo.<br />

Spero di essere a Parigi ai primi di marzo.<br />

Omaggi alla Signora. Auguri per i bambini.<br />

Cordialmente,<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

101 Lettera manoscritta, conservata in AGL. <strong>Sturzo</strong> scrive il suo indirizzo: 32, Chepstow Villas, London<br />

W 11. Nell'archivio <strong>Sturzo</strong> (f.416, C. 31) è conservata la minuta, che presenta variazioni <strong>tra</strong>scurabili rispetto<br />

alla versione spedita.<br />

102 La lettera di <strong>Sturzo</strong> fu pubblicata su «GL del 15 marzo 1935. Ad essa fu fatto seguire un commento.<br />

«La lettera di <strong>Sturzo</strong> -scriveva il giornale di <strong>Rosselli</strong> - dice bensì che il Partito Popolare ha mantenuto sempre<br />

la sua fede nella libertà - quantunque ai nobili nomi di Ferrari e Donati si potrebbero con<strong>tra</strong>pporre quelli dei<br />

moltissimi Cavazzoni e Anile -; ma non dice che il Partito Popolare accettasse come principio la libertà di<br />

insegnamento. L'esempio del Belgio non è suadente, perche là i cattolici oggi al potere con maggioranza rela-<br />

tiva e incerta sono controllati e vincolati dal movimento socialista e da quello liberale. Il nostro, comunque,<br />

non era solo un problema di fatto. Era anche un problema di principio che la lettera di <strong>Sturzo</strong> non risolve. Un<br />

cattolico non pub accettare la libertà come principio; ma solo come spediente pratico-tecnico, data "la mise-<br />

ria dei tempin>. Vedi Una &era di Stutw, in uGb, 15 marzo 1935, p. 2.


Parigi, 8 marzo 1935103<br />

Gentilissimo Professore,<br />

non le ho risposto prima per via di complicazioni famigliari (mia moglie ha<br />

dovuto subire un piccolo intervento) ora finite. Sono lieto di sapere che verrà presto a<br />

Parigi e parleremo così assieme delle novità italiane. Vedo che in Inghilterra continuano a<br />

non prendere molto sul serio i preparativi duceschi e in realtà, stando ai precedenti, han-<br />

no ragione. Ma ormai mi pare da ciechi negare l'evidenza. Nelle due colonie sono stati<br />

concen<strong>tra</strong>ti già da 100 a 120.000 uomini, e un imponente materiale. Piuttosto è probabi-<br />

le che si speri o di s<strong>tra</strong>ppare col ricatto e la corruzione il protettorato, o ci si proponga di<br />

stabilire fortissime posizioni di attacco, rimandando poi a periodo più opportuno l'azio-<br />

ne decisiva. Ma di ciò a voce.<br />

<strong>Vol</strong>evo pregarla di un favore: vorrebbe chiedere a Miss Carter di procurarmi un<br />

libro in cui possa trovare dei particolari precisi sull'azione svolta dalle colonie irlandesi<br />

degli St. Uniti in pro della indipendenza e del movimento d'Irlanda? Credo che questa<br />

azione sia stata veramente formidabile. Vorrei citarla ad esempio ai lavoratori italo-ameri-<br />

cani, <strong>tra</strong> i quali andrò probabilmente in aprile-maggio per un giro di conferenze. Come<br />

vede il libro mi occorrerebbe con una certa sollecitudine. Nel caso che Miss Carter non<br />

riuscisse a trovare nulla che faccia per me, le sarei tanto grato se potesse darmi o procurar-<br />

mi dei dati da e!ementi irlandesi. Beninteso rimborserei le spese.<br />

Riceva, insieme alle sue ospiti, anche a nome di mia moglie, i miei saluti più<br />

cordiali.<br />

23-<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Parigi, 16 aprile [l 9353 1<strong>04</strong><br />

Gentilissimo Professore,<br />

ha potuto occuparsi del collocamento dell'articolo Borgeselo5? Le sarei molto<br />

grato se volesse informarmi in proposito perché Borgese conta su una edizione migliore.<br />

103 Lettera manoscritta.<br />

1<strong>04</strong> Lettera manoscritta.<br />

105 Lo scrittore e critico letterario Giuseppe Antonio Borgese (1882-1952) fu uno dei pochi professori<br />

universitari che rifiutarono di fare il giuramento di fedeltà ai regime fascista. Al momento della richiesta del<br />

giuramento, Borgese si trovava negli Stati Uniti, dove finì per rimanere proseguendo, parallelamente all'atti-<br />

vità accademica, razione antifascista. Le sue lercere a Mussolini, nelle quali spiegava i motivi della sua opposi-<br />

zione al giuramenro di fedeltà, furono pubblicate integralmente su uQGb, serie 11, n. 12, gennaio 1935, pp.<br />

148-162.


Come vede non sono ancora partito per gli S. U. e non so neppure se ormai<br />

potrò partire. Proprio il giorno dopo aver ottenuto il visto, telegrafato in America, mia<br />

moglie è stata colpita da un grave attacco cardiaco. Abbiamo passato delle ore molto dure.<br />

Ora va benino, ma la convalescenza sarà lunga. Dovrà restare a letto almeno sino al 25-30<br />

aprile.<br />

Mia madre è qui per alcuni giorni e desidera esserle ricordata. Mi saluti le sue<br />

ospiti e riceva i miei migliori saluti. Suo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

Parigi, 22 aprile [19351106<br />

Gent.mo Professore,<br />

ci giunge solo ora notizia del processone contro i 226 di Ponzal07. Le accludo<br />

un es<strong>tra</strong>tto del nostro prossimo Service de Presselos. Se le fosse possibile far pubblicare una<br />

nota da qualche giornale inglese giovedì mattina, giorno del processo, farebbe cosa assai<br />

utile.<br />

Grazie e molti saluti,<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

P.S. Mia moglie si rimette lentissimamente. Ho dovuto rinunciare per ora al<br />

viaggio negli S.U.<br />

106 Lettera manoscritta su carta intestata *Giustizia e Liberti».<br />

107 I1 18 febbraio del 1935 un'ordinanza della Direzione della Colonia Confinati politici vietava il permesso<br />

ai confinati - che di notte dovevano dormire in apposite camerate - di affittare dalla popolazione locale<br />

camere per uso diurno. Queste camere, spesso prese in locazione da due o tre confinati, venivano utilizzate<br />

per riposare, studiare o incon<strong>tra</strong>rsi durante il giorno. I confinati di Ponza non ritennero questo divieto così<br />

tassativo e continuarono ad affittare stanze. Dopo più di due mesi, alla fine di aprile, a sorpresa, furono arrestati<br />

in blocco, inviati nel carcere napoletano di Poggioreale e processati per indisciplina. Le pene variarono<br />

dai 6 ai 10 mesi di reclusione. A quattordici mesi fu condannato Giorgio Amendola, figlio di Giovanni, morto<br />

a seguito delle percosse fasciste, il quale fu imputato di essere recidivo. La moglie di Giorgio, Germaine<br />

Lecoq, francese, incinta, fu malmenata dalla polizia per aver protestato contro l'arresto del marito. Cfr. Mentre<br />

a Napoli si svolge ilprocesso contro i 287confinati di Ponzu, in «Gb, 26 aprile 1925, prima pagina. Il «Manchester<br />

Timen attaccò duramente il regime fascista per questo nuovo processo.<br />

108 Vedi Leprocèscks287antifarcistes d+ortPs ck Ponza, in «GL, 26 aprile 1935, p. 4.


Londra, 25 aprile 1935109<br />

Egregio Professore,<br />

da parte mia e di Miss Marshall e Miss Carter la preghiamo di presentare alla<br />

sua Signora i nostri migliori auguri per il suo pronto ristabilimento. Ci ha fatto tanta<br />

pena sentire che non è stata bene,; e ci conforta il sapere che migliora.<br />

Ieri stesso, appena avuta la sua, pregai Miss Carter di andare personalmente al<br />

((Daily Herald)) e parlare con.. . [nome illeggibile]. Egli accettò con piacere, e stamane ha<br />

pubblicato la notizia, che le acchiudo; io aspettavo un miglior posto e un miglior tono.<br />

Non tentai altri giornali per assicurarmene uno di certo, facendo dire ch'era per<br />

esso una primizia.<br />

Non ho parlato, ancora, con Mr Goochllo per la «Cont. [emporary] R. [ewiew] D.<br />

Lo farò al più presto possibile. Sono stato tanto occupato, e il giorno che pensavo di par-<br />

largli dopo una sua conferenza su "The Ethical Disadvantages of Dictatorships" (il 2 apri-<br />

le), io durante la conferenza non mi sentii bene e dovetti andar via.<br />

Con i più cordiali saluti,<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

Parigi, 23 maggio 1935111<br />

Gentilissimo Professore,<br />

mi scusi se non la ringraziai subito per il pronso interessamento e sopraautto se<br />

non rsingraziai Miss Carter. Purtroppo ai casi di Ponza e di Ventotene e alle enormi con-<br />

danne del T.[ribunale] S.[peciale] si aggiungono ora gli arresti in massa degli intellettuali<br />

di Torinoll2. Non le copio la lista che diamo sul giornale. Ma cerito sarebbe opportuno far<br />

109 Lettera manoscritta conservata In AGL; Sturm annota a penna il suo indirizzo: 32, Chepstow Villas,<br />

London W 11. Dopo la firma scrive: «Al Prof. <strong>Rosselli</strong>, Parisw.<br />

110 George Peabody Gooch, direttore della uContemporary Reviewm. Su di lui, ch. GGarrell-Vinay, Stur-<br />

W e IinghiIteva, cit., p. 203 e nota.<br />

111 Lettera manoscritta. Sturm annota la data di ricevimento: 5/6/1935.<br />

112 Il 15 maggio a Torino hrono arrestati Vittorio Foa, Massimo Mila, Augusto Monti, Michele Giua,<br />

Vindice Cavailera, tutti appartenenti ai gruppo torinese di Giustizia e Libertà arrestati - grazie alle delazioni<br />

di Cesare Segre, in arte PitigriIIi, che a Parigi fama il doppio gioco <strong>tra</strong> fuoriusciti e OVRA - numerosi intellettuali<br />

che gravitavano nell'orbira del movimento. Tra gli altri, Franco Antonielli, Piero Martinetti, Carlo<br />

Zini, Alfredo Perelli, Giulio Einaudi, Cesare Pavese, Norberto Bobbio, Carlo Levi. Cfr. anche C. <strong>Rosselli</strong>,<br />

Italys Political kiswm. IntelIrftuaIArre~tcd, in ~Manchester Guardiann, lettere al direnore, 3 1 maggio 1935.<br />

Una suggestiva rievocazione degli arresti di Torino in N. Bobbio, Autobiogru&, a cura di Alberto Papuzzi,<br />

Laterza, Bari 1999, pp. 19-28.


pubblicare subito la notizia sul «D.[aily] Heraid» e possibilmente anche sul «News Chro-<br />

nicle» In questi giorni di tensione la stampa inglese dovrebbe marciare. Bisognerebbe<br />

convincere il «D. Heraid)) a fare un lead per dire che chi <strong>tra</strong>tta in questo modo i suoi con-<br />

cittadini non può avanzare pretese civilizzatrici. In sei processi del 6 maggio, 7 secoli e<br />

mezzo di galera.<br />

Gli arresti di Torino non sono giustificati in nessun modo. Si <strong>tra</strong>tta di una per-<br />

secuzione a freddo che rien<strong>tra</strong> probabilmente nel quadro della ((preparazione morale)). I1<br />

«Temps» di stasera parla di un improwiso mutamento di tono verso la Germania! Povera<br />

Italia, in che mani si trova.<br />

I1 suo articolo sugli inglesi113 mi ha interessato molto e se per dis<strong>tra</strong>zione non<br />

I'avessi lasciato entro la busta lo avrei utilizzato. Ma mi offre uno spunto per la prossima<br />

rassegna.<br />

Gooch mi ha scritto cortesemente declinando le lettere Borgesell*. Pazienza.<br />

Ormai lavora per noi il Duce. Mia moglie va rimettendosi piano piano. Alla fine del mese<br />

andrà a Evian per un lungo soggiorno. Ringrazia per gli auguri e con<strong>tra</strong>ccambia di gran<br />

cuore i saluti.<br />

Suo<br />

C. <strong>Rosselli</strong><br />

Londra, 23 giugno 1939115<br />

Personak<br />

Caro prof. <strong>Rosselli</strong>,<br />

le acchiudo una lettera per il Direttore di «Giustizia e Libertà)), con preghiera di<br />

farla pubblicare. Suppongo che vi farete dei commenti, e certo non sarò io a domandarvi<br />

di essere discreti. Soio mi permetto suggerire che sarebbe più esatto e anche più interes-<br />

sante (sopra tutto più esatto) non svalutare la citazione del papa contro «le nazioni (stati)<br />

che vogliono kguem. .» (al plurale).<br />

Dacchk ho la penna in mano, mi permetto (dati i nostri rapporti di<br />

dirle il mio rincrescimento e anche la mia incomprensione per la vos<strong>tra</strong> dichiarazione di<br />

anti-cattolicisrno che suona come antireligiositall<strong>6.</strong><br />

113 Si <strong>tra</strong>tta probabilmente di Rilievi e impressioni sullcfese giubilati ingksi, in «E1 Mati» di Barcdona,<br />

maggio 1935, ora in ML, 3Ii, pp. 151-1 54.<br />

114 Vedi nota n. 105.<br />

115 ktera manoscritta, si trova in %L. In AL5 (f. 41-6 - C. 69) è conservata la minuta. La lettera hi spe-<br />

dita da <strong>Sturzo</strong> insieme alla lettera seguente.<br />

116 I1 24 settembre 1935 era apparso sull'aOsservarcue %manon un Gommento, fumato C., dal titolo L'i-<br />

dea colonizzamice, nel quale si definiva razione cdapiizzarrice (spera immensadi solidarieti umana [. . .] qualora


Comprendo che nel vostro gruppo di G. e L. vi possano essere degli a-religiosi e<br />

degli anti-cattolici, ma non comprendo perché un gruppo di azione come G. e L. debba<br />

fare professione di anti-cattolicismo.<br />

Secondo la vos<strong>tra</strong> stessa concezione dovrebbe prevalere in politica la libertà di<br />

coscienza e di culto. Limitatela come volete, ma libertà dovrebbe essere.<br />

Né credo che voi vi vogliate identificare né con la filosofia materialistica, né<br />

con quella idealista ma lascereste ai vostri compagni e agli altri anche la libertà filosofica.<br />

In sostanza, pressati sopra un terreno politico, potrete discutere i poteri politici<br />

deila chiesa, se ne ha, come fecero al Risorgimento ma non credo che abbiate l'idea arro-<br />

gante e insulsa di Hitler o degl'hitleriani di creare una religione pagana di Stato, ovvero<br />

l'idea dei bolscevichi di fare una lega degli anti-Dio e dei senza-Dio.<br />

Non le sembra che sia opportuno riconsiderare il problema?<br />

So che Salvemini è arrivato a Parigi. Gli dia i miei più cordiali saluti, e scriven-<br />

domi mi faccia conoscere il suo attuale indirizzo.<br />

Mi ricordi alla sua Signora, a cui presenti gli omaggi e gli auguri più devoti e mi<br />

creda cordialmente,<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

amata con sistemi onesti ed umani e non barbari e anticristiani)). «Gb aveva attaccato duramente questo articolo:<br />

«Questo linguaggio, <strong>tra</strong> ipocrita e brutale, è una esplicita dichiarazione di complicità del Vaticano con il<br />

governo fascista per l'avventura abissina.)) (Il I/aticano e la cofunizzazione, in «GL», anno 11, n. 10,8 mam 1935,<br />

pag. 3). La dura polemica <strong>tra</strong> il giornale vaticano e ((Giustizia e Libertà>) prosegui per diversi mesi. Vedi «L'Osservatore<br />

Romano,), Falsi, 23 marzo 1935, pag. 2; Ildiavolo lifa, 25 aprile 1935, pag. 2; Sempre in tema, 29 maggio<br />

1935, pag. 2; Codicilli, 19 giugno 1935, pag. 2; Documentazione, 10 luglio 1935 e «GL», «L'Osservatore Romano))<br />

protesta, in Stampa amica e nemica, 5 aprile 1935 pag. 4; Dedicato all'uOsservatore Romano)) in Stampa amica e<br />

nemica, 19 aprile 1935, pag. 4; Unapokmira im «Giustizia e Libertà» e hOsservatore Romano)) in tema di cofunizazione,<br />

10 maggio 1935, pag. 2; «L'Osservatore Romano» rlrponde, 7 giugno 1935, pag. 1; Povero «Osservatore<br />

Romano)), 10 luglio 1935, pag. 3. Lo scontro <strong>tra</strong> le due testate raggiunse temperature altissime. L'organo della<br />

Santa Sede alludeva continuamente d'appanenenza massonica da parte del movimento di <strong>Rosselli</strong>, che replicò<br />

con un corsivo al vetriolo suscitando la protesta di Stum: "...«L'Osservatore» ha proceduto come la seppia,<br />

intorbidando le acque. ((Giustizia e Liberti)) si è <strong>tra</strong>sformato per l'occasione in un periodico "italo-massonico", o<br />

in 'foglietto tripuntato', afinchk i fedeli lettori che potessero dubitare siano portati sin dall'inizio a considerare<br />

come dettati dal diavolo i nostri argomenti. Ora ne prenda nota l'«Osservatore» una volta per tutte: noi, come<br />

abbiamo stampato più volte, non siamo massoni. Siamo awersari della Chiesa cattolica, siamo anzi l'unico<br />

movimento antifascista che lega strettamente e apertamente la lotta antifascista alla lotta contro la morale, la<br />

politica, la gerarchia cattolica, ma non sentiamo alcuna simpatia per quel moribondo resto dell'illuminismo borghese<br />

che chiarnasi massoneria.<br />

La serietà della rivoluzione italiana si misurerà proprio dalla sua capacità di affrontare alla radice, e da luce<br />

del sole, il problema della Chiesa e dei rapporti con la Chiesa, eliminando ogni ragione di esistere di un'arsocia-<br />

zione segreta ormai così manifestamente impotente". Vedi L'«Osservatore Romano,) risponde, in a Gb, cit. Sulla<br />

polemica intervenne, con un articolo pubblicato su «Gb, anche Angelo Crespi. Nella risposta a Crespi, pubblicata<br />

sdo stesso numero, Carlo <strong>Rosselli</strong> approfittò per confermare il suo pensiero: "I1 peccato mortale della<br />

Chiesa non è l'inquisizione, la censura, i roghi, ma è la sua vecchiaia. Da tre secoli almeno il cattolicismo - siamo<br />

chiari: il cristianesimo, il buon Dio in persona - & ailo stato di cadavere insepolto: un cadavere enorme, verso<br />

cui è urgente usare la settima opera di misericordia [. . .] Come la Chiesa inverò la sinagoga superandola, e<br />

dichiarò guerra al mondo pagano, così noi nella nos<strong>tra</strong> lotta antifascista e antinazista siamo bensì eredi del cristianesimo<br />

[. . .], ma solo a patto di averlo superato e seppellito con quella pietà che i figli debbono ai padri. Non<br />

si mette vino nuovo in botti vecchie. La scure è alla radice degli alberi. La nos<strong>tra</strong> religione è atea, immanentistica,<br />

umanixica: anti-cattolica, anti-cristiana, anti-teisuca." (Polemica sulla Chiesa, in uGL., 13 settembre 1935;<br />

ora in C. <strong>Rosselli</strong>, Sdclaiésilio, I, a cura di Cosranm Gsucci, Einaudi, Torino 1988, pp. 21 1-213).


Londra, 23 giugno 1935"'<br />

Nel riportare alcuni periodi del mio articolo "Un problème de conscience"<br />

pubblicato su «I'Aube» il 31 marzo scorsoll8, «Giustizia e Libertà~"9 ha soggiunto fra<br />

l'altro che il Papa «non ha mai avuto una parola contro la guerra)) nel ricevimento dato ai<br />

Granatierilzo.<br />

Ciò è vero, e credo che a parlare contro la guerra non sarebbe stato quello il<br />

momento più opportuno né il pubblico più adatto, <strong>tra</strong>ttandosi di personale militare sog-<br />

getto ad una disciplina patria, indipendentemente dal fatto che i regitori della patria sia-<br />

no fascisti o bolscevichi.<br />

Però il papa recentemente ha parlato contro la guerra due volte, (non ho il tem-<br />

po di ricercarne le date), in forma solenne avanti ai Cardinali, quando accennando al riar-<br />

mamento ed alle voci di guerra ha finito col citare le forti parole dei Salmi: ((Dissipa gen-<br />

tes quae bella volunt)).<br />

Ricordo che diversi giornali (fra i quali certamente «l'Echo de Paris») dissero<br />

che il papa intendeva alludere alla Germania. Nessuno c'impedisce di pensare che il papa<br />

avesse anche alluso alla probabile guerra Italo-Abissinal21. Certo, senza portare un giudi-<br />

zio di fatto sulle responsabilità particolari, egli intendeva condannare coloro che vogliono<br />

la guerra; in termini giuridici internazionali "l'aggressore".<br />

117 Copia in carta carbone di lettera dattiloscritta, indirizzata. "Al Direttore di ((Giustizia e Libertà» -<br />

Parigi", con correzioni autografe di <strong>Sturzo</strong>. In ALS (f. 416 - C. 70) anche la minuta manoscritta, identica per<br />

forma e contenuto.<br />

"8 Ora in L.<strong>Sturzo</strong>, ML, 111, Zanichelli, Bologna 1970, pp. 124-12<strong>6.</strong> L'articolo fu pubblicato anche su<br />

«e1 Mati» di Barcellona i1 21 febbraio 1935.<br />

119 I1 21 giugno 1935, nella rubrica Stampa amica e nemica, il settimanale «GL pubblicava alcuni bra-<br />

ni dell'articolo di <strong>Sturzo</strong> sull'«Aube», facendolo seguire da questo commento: "Ah, no <strong>Sturzo</strong>. La Chiesa<br />

non ha taciuto. I vescovi benedicono i gagliarderti delle truppe partenti, l'«Osservatore Romano» riporta<br />

senza un commento tutte le notizie della guerra prossima e il Papa, ricevendo proprio in questi giorni<br />

5000 granatieri venuti a Roma per essere arringati dal duce con accenti di guerra, non solo non ha avuto<br />

una parola contro la guerra, ma li ha lodati per avere dato tante belle prove in guerra divertendosi a stabili-<br />

re l'origine del loro nome: 'lanciatori di granate'. Tanto rispetto personale abbiamo per <strong>Sturzo</strong> quanto<br />

disprezzo per la Chiesa a cui egli conserva una cosi figliale obbedienza" (Sturzu e laguerra d'Af;ica, in «GL»,<br />

21 giugno 1935, p. 4).<br />

120 Pio XI celebrò il 15 giugno del 1935 nell'aula delle Benedizioni una messa per gli iscritti all'hsocia-<br />

zione dei Granatieri d'Italia rivolgendo loro successivamer.te un breve discorso di saluto. Vedi IL Sommo Pon-<br />

tefie cekbra il Diuin Sacrifcio, in «L'Osservatore Romano», 16 giugno 1935, p. 1.<br />

121 Nelle carte <strong>Sturzo</strong> è conservato un appunto del 13 giugno molto critico sull'atteggiamento del-<br />

l'«Osservatore Romano» sul conflitto italo-abissino: al'O.[osservatore] R.[omano] dovrebbe almeno augurare<br />

la pacificazione <strong>tra</strong> i due popoli, e fare delle riserve sulla giustizia e moralità della guerra. I1 silenzio non può<br />

continuare. I cattolici non possono difendere il contegno dell'0.R. nella questione» (ora in: SI, 11, p. 388). La<br />

forte con<strong>tra</strong>rietà di <strong>Sturzo</strong> alla guerra abissina è ulteriormente testimoniata da una lettera a Guglielmo Ferrero<br />

del 5 maggio 1936, di cui esiste la minuta nell'archivio <strong>Sturzo</strong> (f. 490, C. 92). ((La <strong>tra</strong>gedia dell'Abissinia è gra-<br />

vissima. Gl'inglesi la sentono terribilmente. Gran parte degli errori commessi dipendono dalla loro lentezza a<br />

comprendere il conrinente e a rendersi conto della natura del fascismo e del carattere di Mussolini. Il peso<br />

della crisi si rovescia su Ginevra. I1 Gabinetto inglese 6 diviso. Baldwin non è all'altaza della situazione.<br />

Dovrebbe dimettersi.»


È del resto nella <strong>tra</strong>dizione della Curia dalla caduta del potere temporale in poi,<br />

di non pronunziarsi a favore di uno e contro l'altro belligerante, ma di volere la pace fra<br />

tutti i popoli e di cooperarvi per quel poco che oggi è possibile.<br />

Non per me, ma per coloro che cercano di leggere nelle intenzioni altrui, vale la<br />

pena di riportare per intiero il versetto del Salmo 67 citato dal papa: «Disperdi le nazioni<br />

che voglion le guerre. Verranno (allora) ambasciatori dall'Egitto, l'Etiopia stenderà le sue<br />

mani a Dio.» (Traduzione, Libreria Editrice Fiorentina 1929).<br />

Devotissimo,<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

Parigi, 27 giugno 1935122<br />

Caro Professore,<br />

pubblichiamo oggi la sua lettera con un commento123 che certo non riuscirà<br />

gradito in Vaticano, ma che mi sembra difficilmente contestabile.<br />

122 Dattiloscritto. Ilpostscriptum e la firma sono autografe.<br />

123 Pio XZ e IXbissinia, in «GL», 28 giugno 1935, prima pagina. Ecco il testo della risposta: «<strong>Vol</strong>entieri<br />

pubblichiamo la lettera di don <strong>Sturzo</strong>, prima per rispetto all'uomo che 2 un galantuomo, e poi perché essa ci<br />

offre l'opportunith di riconfermare il nostro disprezm per l'atteggiamento assunto da Pio Xi nella questione<br />

abissina e per dimos<strong>tra</strong>re che il nostro disprezzo 2 pienamente giustificato.<br />

"Don Stum pensa che Pio XI non poteva dire nessuna parola contro la guerra nel ricevimento dato ai Gra-<br />

natieri in congedo, perché quello non sarebbe stato il momento opportuno né il pubblico sarebbe stato adatto.<br />

Eppure Pio XI trovò che il momento opportuno per quel ricevimento era proprio quello in cui tutta la stampa<br />

mussoliniana imbottiva i cranii contro I'Abissinia. E scelse proprio quel momento per ricordare proprio a quell'u-<br />

ditorio che granatieri significa "lanciatori di granate" e non, come qualcuno di essi potrebbe credere, "gustatori di<br />

granatine". Un papa che non avesse messo la sua anima al servizio del fascismo per la moneta di un miliardo e rot-<br />

ti di lire, avrebbe rinviato quel ricevimento a miglior tempo o almeno si sarebbe limitato a dire ai granatieri che il<br />

padre era lieto di ricevere nella sua casa i suoi figli, come i figli erano lieti di visitare 11 padre, e il padre ama i figli e i<br />

figli amano il padre, e il padre felice di amare i suoi figli come i figli sono felici di amare il loro padre, ed altre<br />

consimili scempiaggini con cui, in questo genere di ricevimenti, egli & uso lardellare le sue concioni.<br />

Arroge che mentre Pio XI insegna ai granatieri che il loro mestiere e il loro dovere 6 quello di lanciare<br />

granate, I'uOsservatore Romano),, organo ufficioso del Vaticano, sceglie questo momento per fare I'apologia<br />

delle imprese coloniali, e arcivescovi e vescovi partecipano alle manifestazioni bellicose, mettendosi in gara<br />

con i balilli che fanno gli esercizi coi moschetti di legno.<br />

C'& stata un'al<strong>tra</strong> guerra italo-abissina, nel 1875-9<strong>6.</strong> Durante quella guerra, tutti i giornali cattolici,<br />

I'uOsservatore Romano» in prima linea, biasimarono apertamente il governo italiano per l'impresa. Allora<br />

nessun cardinale, nessun arcivescovo, nessun vescovo benedì le truppe partenti per il macello. Cosi il clero<br />

cattolico si comporta quando riceve dalla Curia l'ordine di disapprovare una guerra. È vero che Leone XIII<br />

non aveva intascato un miliardo e rotti di lire per vendere la sua anima<br />

Ma che bisogno abbiamo noi di risalire a quarant'anni orsono? Don <strong>Sturzo</strong> non può aver dimenticato il<br />

discorso pronunciato dal cardinal Ferrari di Milano. durante la guerra mondiale, contro i disastri prodotti<br />

dalla guerra in Itaiia, innanzi al presidente del Consigiio, Salandra, che aveva dichiarata la guerra. La Curia<br />

romana allora trovb molti modi per far sapere ch'essa biasimava l'intervento dell'Itaiia nella guerra. Ma Bene-<br />

detto XV non aveva nel gom un miliardo di lire e rotti.


Certo, nel nostro gruppo ci sono elementi nettamente anticattolici; ma questo<br />

non significa che essi intendano nell'awenire non rispettare il principio della libertà di<br />

coscienza e di culto. Né nessuno di noi cova la melanconica idea di creare, come ella scri-<br />

ve, una religione pagana di Stato, a meno che una posizione in<strong>tra</strong>nsigente di difesa della<br />

libertà spirituale e di assoluta separazione <strong>tra</strong> Stato e Chiesa significhi creare una religione<br />

pagana. Il Papa e l'alto clero hanno assunto in questi anni delle responsabilità durissime,<br />

ancora aggravate dalla viltà mos<strong>tra</strong>ta nel conflitto con l'Abissinia, e certo non possono<br />

illudersi che queste responsabilità possano essere obliate.<br />

D'altronde, la cura che «l'Osservatore» mette nel rilevare ogni nostro accenno<br />

dimos<strong>tra</strong> che le nostre critiche hanno bene qualche fondamento e che la coscienza di cer-<br />

tuni laggiù a Roma è alquanto inquieta. Io sono certo che lei, nel suo foro interno, non<br />

può disapprovarci interamente, anche se nella critica deve arrestarsi a una posizione stret-<br />

tamente politica.<br />

La ringrazio per l'invio degli articoli, che, come vede, mi interessano (anche<br />

troppo, dirà lei.. .). Particolarmente forte e nobile mi è parso quello recente sull'«Aube»<br />

sul mito razziale e l'atteggiamento miope ed egoista delle Chiesel24.<br />

Salvemini sta benissimo. Abita 14, avenue des Pavillons Villa des Ternes, Paris<br />

(17).<br />

Facciamo dunque ogni riserva sulla tesi di <strong>Sturzo</strong> secondo cui la Curia avrebbe perduto l'abitudine di<br />

pronunciarsi a favore d'uno contro l'altro belligerante. Ma anche se fosse esatto, potremmo rispondergli che<br />

la Curia rivendica al Papa il diritto di giudicare principi e popoli. A questo diritto risponde un dovere: quel-<br />

lo di pronunciarsi. Non & serio invocare diritti senza volere incorrere in responsabilità. Ma non spetta a noi<br />

preoccuparci dei diritti e delle responsabilità del Papa. A noi basta affermare che la curia non si pronuncia,<br />

ma agisce a favore di Mussolini. Sarebbe meglio se Pio Xi, oltre ad agire, si pronunciasse. Non aggiungereb-<br />

be alla mala azione la ipocrisia.<br />

Don <strong>Sturzo</strong> è troppo intelligente per aspettarsi che i nostri precordi si lascino commuovere dal fatto che<br />

Pio XI, mentre non si è pronunciato per nessuno in particolare, ha condannato la guerra in generale ed ha invo-<br />

cato la dispersione delle nazioni che vogliono le guerre. Verba generalia - don Stutzo lo sa meglio di noi - non<br />

sunt appiccicatoria. L'«Echo de Paris» Sermb che con quella invocazione il Papa aveva condannato Hider; ma<br />

l'arcivescovo di Colonia - quello che ordinò ai fedeli della Saar di votare per l'annessione alla Germania di Hitler<br />

- potrebbe dire che Hitler non vuole la guerra e che il Papa condannò non Hitler ma la Francia che rifiutandosi<br />

di accettare le domande di Hitler, dimos<strong>tra</strong> di volere la guerra. Don <strong>Sturzo</strong> ritiene che "nessuno ci impedisce di<br />

pensare" che Pio XI alludesse alla possibile guerra italo-etiopica quando citò "le forti parole del Salmo". Disgra-<br />

ziatamente "tutto ci obbliga a pensare" che il Papa, dato che pensasse proprio alla guerra italo-abissina, si sarebbe<br />

messo a tremare in tutte le ossa se qualcuno avesse potuto sospettare ch'egli condannasse Mussolini.<br />

Del resto don <strong>Sturzo</strong> ci rivela quello che noi non sapevamo: che il Salmo 67 citato dal Papa dice:<br />

'Disperdi le nazioni che vogliono la guerra. Verranno (allora) ambasciatori dall'Egitto, l'Etiopia stenderà le<br />

sue mani a Dio'. Pio Xi si fermò alla prima parte della citazione, alla parola 'guerra', e tacque il resto. Eppure<br />

questo sarebbe il momento per citare il testo nella sua integrità e per domandare che Mussolini stenda insie-<br />

me con l'Etiopia le mani a Dio".<br />

124 Si <strong>tra</strong>tta probabilmente dell'articolo Due concezioni: la cristiana e la barbarica, pubblicato sull'<br />

«Auber l'l 1 aprile 1935 (ora in ML, 111, pp. 143-145). In questo articolo <strong>Sturzo</strong> criticava ancora l'atteggia-<br />

mento ambiguo delle grandi potenze nei confronti della Germania di Hitler, «che purtroppo incarna oggi<br />

non il cristianesimo ma la barbarie. Ma - proseguiva - se la coscienza europea di oggi fosse più cristiana di<br />

quanto non lo sia e avesse più a cuore i valori morali, avrebbe protestato: non solo oggi che Hitler viola il <strong>tra</strong>t-<br />

tato di Versailles, ma con maggiore efficacia contro Hitler quando cominciò la sua fortunata carriera di can-<br />

celliere con l'incendio del Reichstag e la persecuzione contro gli ebrei, la proseguì con i campi di concen<strong>tra</strong>-<br />

mento e la portb al culmine con il massacro del 30 giugno 1934. [. . .] Che cosa sarebbe successo, se per tutti<br />

questi fatti una protesta per lesa moralith fosse partita dai parlamenti europei e americani? E se al ricevimento<br />

del corpo diplomatico per gli omaggi al nuovo capo di Stato, non si fossero presentati né ambasciatori né<br />

nunzi, fino a che Hitler non si fosse lavate in pubblico le mani rosse di sangue, che cosa sarebbe successo?^.


Perdoni la fretta con la quale le rispondo, ma sto per partire per Evian dove mi<br />

<strong>tra</strong>tterrò tre o quattro giorni con Marion. Sta meglio, ma la convalescenza è lenta.<br />

Le sarei molto grato se potesse darmi qualche particolare della conversazione<br />

Eden-Mussolinil*5. Forse via Steed si potrebbe sapere qualche cosa. Vedrà la nos<strong>tra</strong> opi-<br />

nione nel breve articolo di fondo. La posizione inglese mi pare ormai gravemente com-<br />

promessa.<br />

Cordiali saluti, suo<br />

Carlo <strong>Rosselli</strong><br />

P.S. Avrà notato come ci siamo pronunciati nei riguardi della massoneria. La<br />

deviazione dell'«Osse~atore» non ha funzionato!<br />

[Londra] 30 giugno 1935126<br />

Personale<br />

Caro Prof. <strong>Rosselli</strong>,<br />

i voti fervidi di completa guarigione accompagnino la cura della sua Signora a<br />

Evian.<br />

Un'al<strong>tra</strong> lettera per ((Giustizia e Libertà)). Mi sono limitato al mio fatto persona-<br />

le, rettificando alcune affermazioni di Maginil27 (che non mi deve conoscere) e al ricor-<br />

do del discorso del card. Ferrari.<br />

125 I1 24-25 giugno 1935 Anthony Eden, ministro senza portafogli nel gabinetto Baldwin ed incaricato<br />

degli affari della Società delle Nazioni, si era recato a Roma per tentare di trovare un accordo <strong>tra</strong> Italia e<br />

Etiopia, promettendo a Mussolini concessioni territoriali ed economiche. I1 tentativo di Eden non andò in<br />

porto per la con<strong>tra</strong>rietà italiana, tuttavia non si verificb una rottura <strong>tra</strong> Italia e Gran Bretagna. Tra il 16 e il<br />

18 agosto si tenne a Parigi una conferenza trilarerale alla quale presero parte Francia, Gran Bretagna e Italia,<br />

ma il governo italiano respinse la proposta franco-inglese di affidare all'Italia lo sviluppo economico dell'E-<br />

tiopia.<br />

126 Lettera manoscritta, si trova in AGL. In ALS è presente la minuta (f. 416, C. 77).<br />

127 Pseudonimo di Aldo Garosci. Magrini era intervenuto nella polemica su guerra d'Abissinia e Vatica-<br />

no con una lettera pubblicata su «Giustizia e Libertà» del 28 giugno 1935. Eccone il testo: "Caro Lector [così<br />

<strong>Rosselli</strong> firmava la rubrica Scampa amica e nemica, NdR], in Stampa amica e nemica dell'ultima G.L. ho let-<br />

to, con particolare interesse, gli es<strong>tra</strong>tti dell'articolo di Stum sull'&ube». Fra l'altro mi ha sorpreso che vi si<br />

dia peso al fatto che una parola del Vaticano contro l'aggressione africana scatenerebbe 'almeno una campa-<br />

gna anticlericale'.<br />

Pensando al pericolo terribile che rappresenta una campagna anticlericale, e a quella cosa da nulla che è<br />

la guerra, certo viene fatto di inchinarsi davanti all'inelunabile, e acceme il silenzio del Santo Padre, con il<br />

fermo proposito tuttavia di menare noi un giorno (e cominciando da adesso, con gli scarsi mezzi a nos<strong>tra</strong><br />

disposizione) una azione tale da costringer la Chiesa, o quel tanto che ne rimarrà, a un po' più di elementare<br />

pudore verso la verità e la giustizia. Si può tuttavia riflettere a quello che sarebbe avvenuto se nello stato totali-<br />

tario ebraico Gesù Cristo avesse prudentemente riflettuto prima di scatenare una campagna anticlericale che<br />

doveva terminare con la sua personale crocifssione, o se la Chiesa del Medio Evo tanto vagheggiata da <strong>Sturzo</strong><br />

avesse avuto paura di quelle non crascurabili campagne che furono le lotte religiose e politiche delle Investiture.


Io conchiudo per la libertà di apprezzamento e di condotta civica in materia di<br />

guerre nazionali o coloniali. L'interferenza positiva e politica della Chiesa in tale materia<br />

oggi non è desiderabile né per la Chiesa né per lo Stato. Voi di G. e L. fate tutte e due le<br />

figure, quella di anticlericali e quella di ... clericali. E una s<strong>tra</strong>na posizione la vos<strong>tra</strong>. Di<br />

fronte alla quale la mia è molto più moderna.<br />

Altro appunto che fo alle vostre polemiche è quello di non distinguere i periodi<br />

storici; e quindi di unire nella stessa critica fatti antichi e moderni. Per un momento il<br />

vostro obiettivo sembra l'attuale politica vaticana, e poi invece prende in pieno la Chiesa<br />

come entità storica e religiosa. Per giunta voi non distinguete mai le due correnti ortodos-<br />

se che sono sempre viventi dentro la Chiesa cattolica. Per una ipostatizzazione antistorica,<br />

voi mettete di fronte, come due entità impermeabili la Chiesa e il pensiero moderno, e<br />

chi ha torto è sempre la Chiesa.<br />

Una domanda: - che cosa vuol dire: "una posizione in<strong>tra</strong>nsigente di difesa della<br />

libertà spirituale"? In materia di libertà di coscienza e di culto ammettete il regime vigente<br />

negli Stati Uniti? o quello vigente in Inghilterra? oppure volete un interventismo statale?<br />

e dentro quali limiti? Ecco il problema.<br />

Spero che queste mie non le riusciranno sgradite, in quel caso, sarà meglio met-<br />

ter punto.<br />

Gradisca i miei rinnovati auguri per la Signora.<br />

Cordiali saluti,<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

P.S. Credo che valga la pena leggere il libro del D. H. Finer Mussolini: Italy -<br />

Gollancz 18. Oggi ne parla W. Steed nell'«Obsemer».<br />

E, per quanto totalitario lo stato moderno, esso attinge certamente la sua potenza a fonti spirituali meno ele-<br />

vate dell'antico Impero, stabilito direttamente da Dio.<br />

Ma forse la Chiesa non ha osato affrontare, anche nei tempi moderni, la 'campagna anticlericale'? Essa<br />

l'ha affrontata in Italia per sostenere il cadente diritto del potere temporale, in Germania per la scuola confes-<br />

sionale, in Francia per le congregazioni, dappertutto per uno s<strong>tra</strong>ccio di concordato o di privilegio. Mai per<br />

una ragione vitale dei popoli; mai perché una ingiustizia o un'usurpazione non fosse compiuta in danno di un<br />

debole. Più barbara della società moderna, la Chiesa ragiona come associazione clericale e mai come condut-<br />

trice di popoli.<br />

Per questo, e non perché sia una teocrazia bisognerà che ci passi il fuoco. Mussolini invitava, con scem-<br />

pio mangiacristiani, Dio a fare un miracolo per la sua modesta persona, e a fulminarlo entro cinque minuti.<br />

Per me, credo che si possa fare un'al<strong>tra</strong> sfida più seria, perché non riguarda le nostre persone; invitare la Chie-<br />

sa, tempo cinque, dieci, vent'anni, a dire, contro la forza armata dell'autorità, una sola parola di aperta, preci-<br />

sa difesa, non di interessi ecclesiastici, ma della verità e dell'umanith. Credo vinceremo questa scommessa con<br />

Sua Santità meglio che Mussolini quella col buon Dio, il quale, si sa, non paga il sabato." (Vedi Stampa amica<br />

e nemica: «L'Osservatore Romano)) alkstrette, in «GL», 28 giugno 1935, p. 4).


30 giugno [l 9351128<br />

Al D[irettore] di G. e L.<br />

perdoni se scrivo una seconda volta; ma non posso lasciar passare senza una retti-<br />

fica la frase di Magrini: «La Chiesa del Medio Evo tanto vagheggiata da <strong>Sturzo</strong>)). Se egli aves-<br />

se letto qualcuno dei miei scritti, si sarebbe convinto che io mai ho vagheggiato un ritorno<br />

al passato, perché la storia non è reversibile; e non ho mancato di criticare coloro che colori-<br />

scono il Medio Evo come il passato aureo del Cristianesimo, al quale fare ritorno.<br />

Ma più grave è l'al<strong>tra</strong> considerazione che io abbia dato peso ad una campagna<br />

anticlericale, al punto da preferire la guerra dell'Italia con 1'Abissinia. Il mio articolo Un<br />

problème de conscience nel suo complesso sosteneva la ingiustizia e immoralità di una pos-<br />

sibile guerra contro 1'Abissinia ed analizzavo in qual modo l'attuale opinione pubblica<br />

italiana dei cattolici, del Parlamento e della Chiesa potrebbero formare una corrente con-<br />

<strong>tra</strong>ria, e da realista ne notavo l'impossibilità. E facevo la differenza fra le condizioni di<br />

uno Stato sotto dittatura e di uno Stato costituzionale attuale; e perfino fra gli Stati<br />

medievali e quelli della Monarchia assoluta e gli Stati di oggi. Uno studio sopra un gior-<br />

nale francese per un pubblico francese.<br />

L.S.<br />

Londra, 30 giugno 1935129<br />

Perdoni se le scrivo una seconda volta; ma non posso lasciar passare alcune<br />

affermazioni che mi riguardano, sen. fare le opportune rettifiche.<br />

128 Minuta manoscritta. Prima versione, poi abbandonata da <strong>Sturzo</strong>.<br />

129 Minuta dattiloscritta in carta carbone con correzioni autografe di <strong>Sturzo</strong>, indirizzata: «Al Direttore di<br />

"Giustizia e Libertà" - Parigi W. Nelle carte <strong>Sturzo</strong> è conservata anche (f. 416, C. 79) la minuta manoscritta. La<br />

lettera fu pubblicata da uGL», anno 11, n. 27, 5 luglio 1935, sotto il titolo Il Vaticano ekzgueva. Unàl<strong>tra</strong> lene-<br />

ra di <strong>Luigi</strong> Sturm. Magrini replicò sullo stesso numero: "Don <strong>Sturzo</strong> mi sospetta di sospettarlo teocratico e<br />

medievalista, di supporgli delle simpatie per la chiesa e la costituzione politica medievale, e proprio nel corso<br />

della lettera mi ricorda che risolve il caso di coscienza della guerra abissina secondo la moderna regola di<br />

coscienza politica di San Tommaso ... Forse questo non sarebbe il migliore degli argomenti, quando avessi<br />

quel sospetto; ma la realtà 8 che mi importa assai poco del sistema politico al quale si aderisce, in un caso<br />

come questo; non avrei nessuna prevenzione neppure contro la teocrazia, e solo m'interessa in questo caso la<br />

sincerità dell'atteggiamento, la sua conformità al vero. La domanda che ponevo era: che cosa ha fatto il Vati-<br />

cano nell'occasione della guerra d'Africa? Se ha taciuto nelle parole, e consentito nei fatti, 8 esso colpevole?<br />

Può scusarlo I'onnipotenza fascista?<br />

Il dilemma implicito in tutto il mio scritto non era dunque "campagna anticlericale o guerra abissina",<br />

ma semplicemente "campagna anticlericale o complice silenzio nella guerra abissina". Che cosa rischia il Vati-<br />

cano a dir la verità? Qualcosa certo (una "campagna anticlericale" - pensa don Smrzo); ma forse bisogna<br />

mancare a un dovere perchk vi sono delle difficoltà? Sarebbe curioso che don Smm mi obbligasse a rifare<br />

proprio a lui i ragionamenti che teneva a don Abbondio il cardinal Federico, o, più modestamente, Perpetua.


I1 Signor Magrini credo mi sospetti per un teocratico (e dire che ho fatto sempre<br />

professione di democrazia!); egli accennando alla Chiesa del Medio Evo aggiunge un<br />

«tanto vagheggidta da <strong>Sturzo</strong>.)) Se per caso egli avesse letto qualcuno dei miei scritti si<br />

sarebbe convinto subito che io non ammetto che la storia sia reversibile, e che non ho<br />

mancato di criticare coloro che sognano ritorni al passato, sia esso vicino o lontano, sia<br />

anche il Medio Evo.<br />

Più grave è l'altro sospetto ch'è venuto in mente al Signor Magrini, che io abbia<br />

((datopeso)) ad una possibile campagna anticlericale al punto'di preferire la guerra dell'Italia<br />

con 1'Abissinia. I1 mio articolo Un problème de conscience nel suo complesso sosteneva<br />

che una tale guerra, secondo la teoria di S. Tomaso, non sarebbe una guerra giusta, e giuridicamente<br />

violerebbe i patti esistenti. Quindi analizzavo le gravi - difficoltà sotto una dittatura,<br />

ad esprimere un'opinione con<strong>tra</strong>ria alla guerra, sia da parte dei cattolici come cittadini,<br />

sia nel Parlamento e sia da parte del Vaticano. E facevo rilevare la differenza fra le<br />

condizioni di uno Stato sotto dittatura e quella di uno Stato a regime costituzionale; con<br />

degli accenni alle condizioni storiche degli Stati medievali e delle monarchie assolute. In<br />

sostanza il mio era uno studio obbiettivo fatto sopra un giornale francese per un pubblico<br />

non italiano.<br />

Se il Signor Magrini avesse letto senza preconcetti il mio articolo, non mi<br />

avrebbe attaccato come egli ha fatto. Per di più, avrebbe omesso il dilemma polemico e<br />

irrealistico, «o campagna anticlericale o guerra abissina)) come se bastasse la prima a impedire<br />

la seconda.<br />

Un'ultima rettifica a proposito del Cardinal Ferrari. Don <strong>Sturzo</strong> non l'ha<br />

dimenticato; però ricorda anche l'appello de11'8 maggio 1915 della Giunta Direttiva dell'Azione<br />

Cattolica (della quale egli faceva parte e ne era allora il Segretario Generale),<br />

appello in favore dell'intervento dell'Italia. Seppi che tale appello in Vaticano non piacque,<br />

mai però la Giunta n'ebbe un'osservazione o un biasimol30. La verità è che i cattolici<br />

[erano] divisi (come tutti gl'italiani) in neu<strong>tra</strong>listi e interventisti, e il Vaticano lasciava<br />

quella liberti di apprezzamento e di azione, che oggi noi quali cittadini italiani invano<br />

invochiamo per tutti, sia per i favorevoli, sia per i con<strong>tra</strong>ri alla guerra abissina.<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

È stato proprio don <strong>Sturzo</strong> a mettermi su questa s<strong>tra</strong>da; don <strong>Sturzo</strong>, ricordando che l'«Osservatore<br />

Romano)) è un giornale ematenitoriak, facendomi pensare che il Santo Padre non rischia alla fin fine il mar-<br />

tirio a dir quella verità che don <strong>Sturzo</strong> comprova con solidi e obbiettivi ragionamenti. Ora, poiché una frase<br />

del suo articolo mette in campo questo problema della responsabilità vaticana senza risolverlo esplicitamente;<br />

poiché accennava alle difficoltà di parlare che ha il Vaticano, senza dirci se esse lo scusavano o no (e io per<br />

conto mio avevo piuttosto creduto che egli pendesse all'afferrnativa) allora aveva il dovere di non lasciar cade-<br />

re l'argomento.<br />

Conchiudendo, ripeto a don <strong>Sturzo</strong>: secondo voi, le difficoltà che il Vaticano potrebbe avere parlando<br />

aperto e onesto sulla guerra abissina, scusano esse la sua complicità, più grave che a voi non paia? Secondo<br />

me, no. E non venite a ripetere che il Vaticano non Simmischia nelle politiche degli stati; abbiamo visto il<br />

con<strong>tra</strong>rio, quando, anziché la verità e la giustizia, erano in gioco interessi ecclesiastici".<br />

130 Per questa vicenda vedi Malgeri, <strong>Luigi</strong> Sturw, cit., pp. 87-88 e note.


Amphion, 9 agosto 1937131<br />

Caro Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

vorremmo avere, mamma e io, migliori notizie della sua salute. Spero che stia<br />

meglio e che sua Sorella sia con lei. Quando nell'awenire passerà per Parigi spero che<br />

vorrà conservare la cara abitudine di venirci a trovare.<br />

Cordialmente sua,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Cambridge, 27 novembre 1939'32<br />

Gentilissimo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

se non le ho scritto prima per ringraziarla delle sue buone parole di accoglienza<br />

non è stato perché non mi erano molto ben venute, ma perché soffrivo così acutamente<br />

di nostalgia e di malessere generale che non potevo accettare di essermi stabilita qui in<br />

Inghilterra. Sono ancora in forse se rimanere o se tornare in Francia e a Nantes dove una<br />

mia cara amica133 mi aspetta ansiosamente. Non esiterei a tornare se non avessi trovato<br />

qui una scuola eccezionalmente buona e simpatica per Mirtillinol34, la Perse School. La<br />

cittadina di Cambridge mi piace assai, ed è molto animata, ma non riesco, non sono mai<br />

riuscita a trovarmi chez moi in questo paese.<br />

13' Manoscritto su biglietto listato a lutto. <strong>Sturzo</strong> segna la data di ricevimento: 3/9/37. Marion<br />

annota : «Hotel des Princes. Amphion. H.te Savoie)). Nel numero di interamente dedicato all'omicidio<br />

dei fratelli <strong>Rosselli</strong>, sotto il titolo Lésacrazione degli Italiani e del mondoper L'orrendo delitto è riportato<br />

un telegramma di <strong>Sturzo</strong> che recita: ~Londra. Profonde condoglianze alle due famiglie desolate. <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong>o<br />

(&h, anno IV, n. 25, 18 giugno 1937, p. 5). Anche Angelo Crespi inviò un telegramma: «Londra. Leggo<br />

ora del nuovo terribile delitto fascista. Ne sono costernato. È la vendetta di Mussolini per la sconfitta<br />

inflittagli dal battaglione Garibaldir (vedi Voci di solidarietà, di dolore, di luna, in «GL», anno IV, n. 26, 27<br />

giugno 1937, p. 2).<br />

132 kttera manoscritta. Marion annota a penna il suo indirizzo di Cambridge: 33. Eltisley Avenue.<br />

133 Nel gennaio del 1940, Marion con i tre figli John, Amelina e Andrea, lascia l'Inghilterra e accetta l'ospitalità<br />

a Nantes di Franqoise Joxe, moglie di huis Joxe, hturo ministro di De Gaulle. A Nantes Marion<br />

viene colpita da un icm che le paralizza parzialmente il corpo. Dopo l'invasione tedesca della Francia, ripartono<br />

il 9 giugno per l'Inghilterra, dove raggiungono Amelia e Maria con i figli. Di li, infine, il <strong>tra</strong>vagliaro<br />

viaggio verso New York, via Montreal, a fine agosto.<br />

1% Soprannome di John [Giovanni Andrea] <strong>Rosselli</strong>, figlio primogenito di Carlo e Marion Cave, nato a<br />

Firem 1'8 giugno 1927 e morto a Cambridge il 17 gennaio 2001. Storico e musicologo ha insegnato in<br />

diverse università inglesi e pubblicato numerosi saggi, <strong>tra</strong> cui una biografia di Mozart e una di Bellini. Su di<br />

lui, G. Fiori, Gssa RosscUi, cit., pp. 2 16-2 17.


Ho saputo con molto dispiacere da Mrs Pritchard che lei si sente molto stanco,<br />

e che è nel Devonshire per riposarsi. Spero che il clima più mite e l'ambiente le permetta<br />

un vero riposo e che non si tormenti troppo per la pazzia del mondo.<br />

Le faccio gli auguri più affettuosi perché si rimetta presto in buona salute. Spe-<br />

ro di vederla ai suo ritorno a Londra.<br />

Cordialmente sua,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Larchmont, 19 dicembre 1940135<br />

Gent.mo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

volevo, a suo tempo, darle il ben arrivato in America venendo a farle la visita<br />

che le avevo promesso in Inghilterra, prima di partire, e che non mi fu possibile di fare.<br />

L'intenzione e il desiderio restano.. . con un piccolo mutamento di luogo! Ma senza aspet-<br />

tare dell'aitro, voglio intanto farle i miei migliori auguri per l'anno che sta per comincia-<br />

re, e che Dio voglia porti a tutti noi la conferma di quelle speranze che appena ora ci<br />

aibeggiano nel cuore. Sarei molto contenta se Lei potesse darmi notizie della buona cara<br />

Mrs Pritchard, della quale non ho saputo più nulla dopo la mia partenza.<br />

Di nuovo auguri, auguri e saluti amichevoli.<br />

Arnelia <strong>Rosselli</strong><br />

Larchmont, 26 gennaio 1941 136<br />

Gentilissimo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

ho fatto con grande furia la <strong>tra</strong>duzione del suo articolo perché capivo quanto<br />

era di attualità. E purtroppo è venuto in un momento in cui dovevo decidere se mandare<br />

un avvocato nella Francia non occupata per cercare di racimolare un po' di denaro.<br />

Non so se qualcuno le avrà riferito il mio desiderio di vederla a Brooklyn137.<br />

Ma la mia salute, non molto migliore della sua, mi ha reso impossibile il viaggio.<br />

l35 Lettera manoscritta. Arnelia annota i'indirizzo di 9, Clark Court. <strong>Sturzo</strong> la data di ricevimento:<br />

2/1/1941.<br />

136 Lettera dattiloscritta. Marion scrive da The Manor Inn. Smrzo annota in alto a sinis<strong>tra</strong>: «29/1/[1941].<br />

Ringraz. - spero al ritorno farle una visita.»<br />

137 Stuno giunse a New York la sera del 3 ottobre 1940, a bordo del piroscafo Samaria. Fu ospite della<br />

famiglia Bagnara, di Caltagirone, che abitava nella 72= di Brooklyn.


Le faccio tanti auguri perchd si possa rimettere nella [sic] mite clima della Flori-<br />

da. E sono la sua devotissima<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Larchmont, 12 gennaio 1942138<br />

Caro Don Smrzo,<br />

sono rimasta molto commossa dei suoi auguri e delle parole d'incoraggia-<br />

mento che li accompagnano. Non ho la fiducia che ha lei nel «nostro awenire come<br />

italiani)). Ci ho giusto abbastanza speranza per farmi fare - come una obbligazione spi-<br />

rituale - quella dichiarazione ai Comizio della Mazzinil39, ma è una speranza piuttosto<br />

disperata.<br />

Sì, è vero che ho fatto qualche progresso, in salute, dall'anno scorso. Ma non<br />

quanto avrei sperato di fare. Lo scrivere e il parlare mi sono quasi impossibile per il gran-<br />

de nervosismo della mia mano e il balbuziare che ho molta difficoltà a controllare. Ma<br />

devo essere contenta se ii mio stato generaie mi permette di vivere qui, in un appartamen-<br />

to piccolo, con mia figlia MelinalM, e di avere qui, nelle sue vacanze, anche il Mirtillino.<br />

Andrea141 sta sempre con la nonna.<br />

Mi dispiace, per noi ancora pib che per lei, se il freddo di questo dima la tiene<br />

lontanoi42, e spero che abbia qualche visione di bellezza naturale sotto gli occhi che la<br />

consoli per la mancanza di una vita più attiva. Ma è attiva poi quanto pub essere, se conti-<br />

1% kctera manoscritta. Marion scrive dali'indirizm di 1A. Alden House. Si nota, rispetto alle lettere<br />

precedenti, un evidente peggioramento della grafìa.<br />

139 La Mazuni Society, fondata negli Stati Unici nel 1939 da esuli itaiiani e iraio-americani antifascisti.<br />

Presidente deiia Società fu Max Ascoli, segretario generale Tarchiani, diremre dei periodico «Nazioni Unite»<br />

Alberto Cianca. Cispiratore politico hi Cado Sforza. Tra i membri Gaetano Salvemini, bnello Venturi,<br />

Roberto 301~0, Michele Cantarella, Renato Poggioii, hdoifo Pmiardi e Marion <strong>Rosselli</strong>. Stum, pur<br />

condividendone il "programma" non aderì alla Maaimi, nonosranre le pressioni di Sfom "io cauolico -<br />

spiegava in una lettera a Sforza del 4 mam 1941 - non posso mettere per insegna deUa mia amvità il nome<br />

storico di un anncattolico, quale ne siano i suoi mriri, che io ho riconosciuro non da ora ma da lungo m-<br />

po. E mentre sono d'accordo sul programma [.. .] non ne accetro il simbolo o i1 nome. 1. ..] io non posso<br />

ripiegare la mia bandiera di democrazia cristiana dopo iG anni di iavoro e di batta* e divenire a 69 anni fatti<br />

un seguace di Mazzini. Ci sono ruuo il mio passato e ii mio pensiero poliuco e Pa mia fede impegnacin. Cfr.<br />

L. Smrzo, Snirti inediti, iZII, a cura di Francesco %eri, Edizioni Cinque Lune, Roma 1976, pp. 19-20.<br />

Marion nek lercera si riferisce probabilmente ad una manifestazione della Mazzini che si svolse a New York il<br />

20 dicembre 5940, alla quale presero parte oltre a lei Cado Sforza, Max Ascoli e G. A. Borgesc. Cfr. uThe<br />

New York Tmeu, Gcnts T&yY 20 dicembre 194 1, p. 22.<br />

140 Amelia, dem Arnelina o M&a pcr distingueda dalla nonna, sandogenia di Cario hsselli, nata a<br />

Parigi il 28 marzo del 1930. Stimata poetessa, si tolse I? vira a Roma l'l 1 febbraio del 139<strong>6.</strong> Vedi G. Fiori,<br />

Casa RosseUi, cit., pp. 247-218.<br />

441 Terzo fgio di Carlo e Uarion, derto Agb, nato a Parigi il 12 marzo da 3931.<br />

142 Smm si rrovava in Fbrida, a JacksonviUe, ospite del St. Vincent Hospid.


nua a scrivere quegli interessanti articoli sul «Mondo»l43 e altrove. Le ricambio di cuore i<br />

suoi auguri e mi dico sua dev.ma<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Larchmont, 21 dicembre 1942144<br />

Caro Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

spero tanto che questa carta la trovi migliorato di salute in modo che possa<br />

godere almeno della natura. Penso spesso a lei e leggo con molto interesse i suoi articoli<br />

nei giornali che mi pervengono. Non crede che siamo più vicini ora al giorno in cui tor-<br />

neremo nel nostro paese? Io lo spero e glielo auguro con tutto il cuore.<br />

Cordialissimi saluti,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Larchmont, 3 l dicembre 1943145<br />

Caro Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

non voglio lasciare passare la fine dell'anno senza averle detto quanti auguri io<br />

6ormuli per lei e per tutti noi che desideriamo tornare in patria. Mi scusi se non ho potu-<br />

to procurare una carta <strong>tra</strong>dizionale. Una leggera influenza m'impedisce di uscire e a dire<br />

della mia bambina Larchmont è privo di ogni cosa. Spero tanto che la sua salute regge e<br />

migliora e che basterà per riportarla là dove è il suo cuore. I1 momento è buio, ma non mi<br />

dispero che vedremo giorni migliori. Sono gih migliori di quanto non sono stati e mi pare<br />

saggio di ricordarlo quando si sarebbe tentati invece di pensare a quanto sono più tristi di<br />

quello che avrebbero potuto essere. A lei che so desidera tanto il ritorno, il mio augurio<br />

più fervente e più profondo.<br />

Devotamente,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

143 «I1 Mondo*, rivista mensile in lingua italiana, edita a New York e diretta da Giuseppe Lupis. Snirzo<br />

ne era un assiduo collaboratore.<br />

144 Lettera manoscritta su cartoncino pieghevole, contenente una fotografia, firmata "Crivellin, (proba-<br />

bilmente di Carlo e Nello, oppure dei figli di Marion) andata perduta. <strong>Sturzo</strong> annota: u30BaI. Ringraz.<br />

Auguri/ "Nostro paese"/ Condizioni di mia salute difficili per andare in Italia. L'impresa di invadere l'Italia<br />

non &facile. Omensiva] Russa. Seguono altre tre parole illeggibili.<br />

145 Lettera dattiioscritta. L'indirizzo di Marion & 2nd Alden House.


Larchmont, 3 1 marzo 1945146<br />

Gentilissimo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

Nina Raditzal47 mi ha fatto sapere che Ella desidera una copia della mia lettera<br />

al «Times» «sul processo))l48. I1 «Times» ha pubblicato due lettere mie e non sapendo<br />

bene quale delle due ha in mente le mando tutte e due.<br />

Donna Antonia Nitti mi ha scritto domandandomi notizie sue fra quelle di<br />

pochi altri. Suo marito è in Germania da 16 mesi149 e ora, per colmo di angoscia, non ha<br />

più notizie sue dal 30 luglio scorso. Se vuol scriverle lei, l'indirizzo è sempre 26 rue Vavin.<br />

Ma devo scriverle io e mi farebbe molto piacere anche a me avere sue notizie.<br />

Mia suocera comincia a sentire l'età e deve fare una vita molto riparata. Ma dal<br />

lato intellettuale è sempre assai viva.<br />

Devotamente sua,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Larchmont, 19 maggio 1945150<br />

Gentilissimo Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

mi fa molto piacere sentire che Lei pensa di tornare a Roma, sia per la causa<br />

politica sia per la sua salute, che suppongo sia abbastanza buona per permetterle il viaggio<br />

e quello che c'è di incognito nella vita in Italia, una volta arrivato. Io ho un problema<br />

146 Lettera dattiloscritta. Marion scrive da 9, Concord Avenue.<br />

147 Nina Radiaa Ferrero, figlia di Guglielmo e Gina, si trovava a New York dove ricopriva la carica di<br />

segretario della Lega internazionale per i diritti dell'uomo.<br />

148 I1 29 gennaio 1945 si era aperto a Roma, presso l'Alta Corte di Giustizia, il processo contro i mandanti<br />

deli'omicidio dei fratelli <strong>Rosselli</strong>. Imputati, oltre a Mussolini e a Ciano (nel frattempo fucilato a Verona), l'ambasciatore<br />

Filippo Anfuso (latitante), il capo del S1M Paolo Angioi e gli alti uficiaii del SIM Mario batta e Sante<br />

Emanuele. Le <strong>Rosselli</strong>, assistite da Piero Calamandrei, Alberto Carocci, Alberto Cianca ed Emilio Lussu, si<br />

erano costituite parte civile. I1 processo si conduse con la condanna di tutti gli imputati, le cui pene furono poi<br />

ridotte in un nuovo processo. Nel 1949, infine, la Corte d'Assise di Pemgia assolse per insufficienza di prove tutci<br />

gli imputati, pur riconoscendo che i'omicidio di Carlo e Nello fu deciso ali'interno del SIM.<br />

149 Francescesco Saverio Nitti fu arrestato a Parigi dai tedeschi nel 1943 e deportato a Iner e poi a Hirschegg.<br />

La lenera di Antonia Nitti a Marion dell'11 gennaio del 1945 da Parigi, è conservata in AGS, Appendice,<br />

Carte di John <strong>Rosselli</strong> fasc. 1, inserto 20. «Io - scrive <strong>tra</strong> l'altro - sono sempre sola: oramai sono sedici<br />

mesi che mio marito è in Germania e, per colmo di angoscia, ora dal 31 luglio non so nulla di lui». In chiusura<br />

uMi dia notizie degli amici Venturi, Saivemini, Stum».<br />

150 Lettera manoscritta, su carta intestata "Swarthmore College - Swarthmore, Pennsylvania". Marion<br />

annota l'indirizzo di Larchmont 9, Concord Avenue. Stum scrive la data di ricevimenro (1010611945) e una<br />

notazione illeggibile.


complicato da risolvere prima di decidermi per il ritorno. Mirtillino, a cui faccio una visi-<br />

ta ora nel suo collegio, avrà 18 anni 1'8 giugno prossimo e dovrà essere draftatolsl, o qui o<br />

in Inghilterra. Ho scelto l'Inghilterra per lui come la prima tappa di un ritorno di tutta la<br />

famiglia in Italia. Ma siccome non mi sento la forza fisica di portare Andrea e Melina in<br />

Inghilterra, il che comporterebbe la ricerca di una casa e di scuole per loro, con poi la<br />

necessità di un secondo cambiamento più tardi, penso di andare diretto in Italia, a Firen-<br />

ze; di sistemare i due figli minori e poi di affidarmi un po' al caso per permettermi di visi-<br />

tare il mio adorato Mirtillino in Inghilterra. È un grosso rischio, ma mi pare la via più<br />

saggia. Mia suocera e mia cognata pensano pure di tornare.<br />

Tarchiani ci ha fatto sperare di poter tornare tutti insieme, meno Mirtillino, in<br />

Autunno.<br />

Ho visto la notizia della liberazione di Nitti nel ((N.Y. Times)). I1 suo nome era<br />

aggiunto, senza commenti, alla lista di quelli liberati in Austria. Donna Antonia dev'esse-<br />

re felice.<br />

Cordialissimi saluti,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Larchmont, 13 giugno 1945152<br />

Caro Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

apprezzo moltissimo il suo pensiero affettuoso per me e per i figlioli per l'anni-<br />

versario di qzrelgiorno. Per quanto io mi ragioni e mi dica che l'assenza di mio marito la<br />

sento tanto ogni giorno che passa e non c'è ragione che la senta di più in quel giorno par-<br />

ticolare, pure quel giorno sembra più atroce che mai la mia perdita personale, forse per-<br />

ché è raddoppiata dalla perdita che hanno fatto gli altri, perdendo lui. Ci sono state in<br />

questi anni tante occasioni di dare la vita per un uomo generoso e senza paura come era<br />

lui che a volte penso che non avrebbe mai potuto vivere fino ad oggi. Ma se avesse potuto!<br />

Quanta gioia e quanta attività s<strong>tra</strong>ordinaria ci sarebbe stata per lui! E sarebbe stato assai<br />

felice.<br />

Noi abbiamo fatto la domanda di essere rimpatriati e spero che non dovremo<br />

aspettare troppo l'esito.<br />

Molto cordialmente,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

151 Da drajee, termine americano per coscritto.<br />

152 Lettera manoscritta su carta intestata: 9, Concord Avenue Larchmont New York. Stum annota in<br />

alto a des<strong>tra</strong>: u27M - Scritto per sapere data partenza e rivedere Lei e i suoi».


Brooklyn, 27 giugno 1945153<br />

Cara Signora,<br />

la prego di farmi sapere quando avrà ottenuto il permesso di rien<strong>tra</strong>re in Italia<br />

sia Lei che i suoi; vorrei trovare il modo di rivedervi prima della partenza.<br />

Con i migliori auguri e più cordiali saluti, mi creda<br />

Suo Dev.mo<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

Larchmont, 2 luglio 1945154<br />

Caro Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

per ora abbiamo fatto la domanda di rien<strong>tra</strong>re e Tarchiani ci ha parlato di un'e-<br />

poca a cominciare dall'autunno. In una lettera seguente accenna però a certe difficoltà.<br />

Ho l'impressione che sarà per più tardi. Questa incertezza non ha cominciato a darmi<br />

noia perché sono io pure assai incerta sui miei movimenti. Mirtillino ha compiuto 18<br />

anni in questi giorni. È andato al Draft Board, ha riempito il suo "questionnaire", e ora<br />

aspetta la visita medica per sapere se sarà preso militare (credo di sì), e poi aspetterà per<br />

sapere dalle autorità britanniche quando dovrà essere mandato in Inghilterra. La mia idea<br />

è di aver il Mirtillino in Inghilterra mentre noi andiamo a farci una nuova (e spero defini-<br />

tiva!) casa in Italia. Mi fiderei alla fortuna ed ai miei sforzi per arrivare poi fino a lui in<br />

Inghilterra. k tutto molto complicato. Aggiunga che ho bisogno per vivere di un "job" in<br />

Italia.. . Non dispero però di trovarlo.<br />

È da molto tempo il mio desiderio di rivederla. Senza aspettare che la partenza<br />

diventi una attualità, non potrei venire a trovarla a Brooklyn? Anche Mirtillino desidere-<br />

rebbe vivamente di conoscerLa.<br />

Avrei moltissimo piacere che Lei venisse fin quaggiù dove ho ora una casa<br />

comoda e un pezzettino di giardino; un sogno per me che son sempre vissuta negli appar-<br />

tamenti. Ma temo perfino di fare questa proposta, sapendo che Lei non lascia volentieri la<br />

Sua casa.<br />

153 Cartolina postale manoscritta con intestazione a stampa: uDon <strong>Luigi</strong> Stum, 2274 Eight-First Street,<br />

Brooklyn 14, New Yorkn, timbro posde di Brookiyn del 261611945, indirizzata a Signora Marion <strong>Rosselli</strong>, 9<br />

Concord Avenue, Larchmont, N.Y.<br />

154 Lettera dattiloscritta su carta intestata con l'indirizzo di Larchmont 9, Concord Avenue. Stum<br />

annota data di arrivo (8 luglio) e una frase illeggibile.


La famiglia di Maria e mia suocera non hanno queste stesse preoccupazioni ma<br />

hanno, con me, quella della salute, piuttosto fragile ormai, di mia suocera.<br />

I1 fatto che Lei aveva scritto che aspettava di tornare a Roma entro due o tre<br />

mesi mi aveva fatto sperare che forse avremmo fatto il viaggio insieme.<br />

Molto cordialmente,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Brooklyn, 8 luglio 1945 l55<br />

Cara Signora <strong>Rosselli</strong>,<br />

certo, sarei felice rivederla e rivedere Mirtiilino, che non riconoscerò più dopo<br />

quasi sette anni che non lo vedo.<br />

Io non mi muovo da Brooklyn. Se a Lei non sarà troppo pesante il . . . viaggio,<br />

potremo combinare un pomeriggio nel quale io sia libero da visite. Mi telefoni a Bea-<br />

chwiew 2-7124 quando Lei decide venire, e fisseremo il giorno. - - Non so da Larchmont,<br />

ma da Times Square a qui ci vogliono per treno 50 o 55 minuti. - La stazione più vicina<br />

da questa casa è quella di Bay Parkway. Di là (86 street) a 8 1 street 2274 non ci sono che<br />

5 minuti a piedi (più o meno).<br />

Accetti i miei più cari ringraziamenti per il pensiero gentile di venirmi a trova-<br />

re, con l'augurio che possiamo rien<strong>tra</strong>re insieme in Italia.<br />

Suo cordiaknente,<br />

Dev.mo<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

Larchmont, 23 luglio 1945156<br />

Caro Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

ho saputo oggi che mio figlio non è, dopo tutto, "rejected dall'esercito. Ha<br />

ricevuto, lasciando l'induction centre, una carta su cui era scritto "adminis<strong>tra</strong>tive rejec-<br />

155 Lettera manoscritta, su foglio con timbro «Rw. Don <strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong> - 2274 -81st Street, Brooklyn 14,<br />

New Yorkn. Busta indirizzata a Signora Marion <strong>Rosselli</strong>, 9 Concord Avenue, Larchrnont, N.Y., timbro postale<br />

de11'8 luglio 1945.<br />

156 Lettera dattiloscritta. Marion scrive l'indirizzo di 9 Concord Avenue, Larchrnont New York. <strong>Sturzo</strong><br />

annota: ((20 agosto: risposto. Comunicarmi se partirete [?] col Gripsholrnn.


tion". Questo vuol dire, secondo loro, che non è accettato neil'esercito americano, come<br />

sapevo che non sarebbe stato, dato che è un suddito britannico. E vuol dire anche, sem-<br />

pre secondo loro ma non so come possono aspettarsi che si capisca da sé, che è accettato<br />

nell'esercito inglese. I1 Drafi Board gli ha detto che i suoi papers sono in giro <strong>tra</strong><br />

Washington e Albany, e che poi debbono tornare al Draft Board. Ci vorrà qualche setti-<br />

mana.<br />

Ho voluto mettere le cose a posto, avendole detto che Mirtillino era stato<br />

"rejected.<br />

Grazie per averci ricevuto così simpaticamente venerdì scorso. Mi auguro assai<br />

che la sua salute torni ad essere quello che era e che lei sia libero da febbrette stancanti.<br />

Devotamente,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

Brookl~n, 20 agosto 1945157<br />

Cara Signora,<br />

va Lei col Gripsholml58 il 28 agosto?<br />

Io non ho ricevuto a tutt'oggi l'exit permit (la burocrazia è lenta) sì che ci ho<br />

rinunziato per questa volta, tanto più che ancora ho molto da fare e non ero guarito. La<br />

febbretta era andata da due settimane, ed è tornata giovedì scorso.<br />

Fui tanto lieto di rivederla insieme a Mirtillino. Dopo tutto, se non sarà am-<br />

messo anche presso l'esercito britannico, non credo che ci perderebbe.<br />

Auguri a Lei e ai figli tanto bene. Mi ricordi alla Signora suocera e alla cognata.<br />

Mi faccia sapere se e quando partirà.<br />

Cordialmente,<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Sturzo</strong><br />

157 Lettera manoscritta, su foglio con timbro uRev. Don <strong>Luigi</strong> Smm - 2274 -81st Street, Brooklyn 14,<br />

New York,. Busta, intestata Don <strong>Luigi</strong> Stum, indirizzata a Signora Marion <strong>Rosselli</strong>, 9 Concord Avenue, Lar-<br />

shmont, N.Y., timbro postale del 21 agosto 1945.<br />

15s Storico <strong>tra</strong>nsatlantico della Swediih American Line, impiegato come nave da crociera e da <strong>tra</strong>sporto<br />

passeggeri. Preso a nolo dal governo degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale fu utilizzato per <strong>tra</strong>-<br />

sporti umanitari e per lo scambio di prigionieri. Dopo il 1946 riprese la sua attività ordinaria. Sia S wm che<br />

Marion <strong>Rosselli</strong> dovettero in realtà aspettare quell'anno per tornare in Iralia. Amelia, Marion e Maria, irnbar-<br />

care sul Vuhnia insieme ai figli, giunsero a Napoli il 30 giugno. Stum partì da New York il 27 agosto sem-<br />

pre con il Vulraniu e sbarcb a Napoli il 6 settembre.


Larchmont, 23 agosto 1945'59<br />

Caro Don <strong>Sturzo</strong>,<br />

no, noi non partiremo sul Gripsholm, a meno che non ci fosse un ritardo della<br />

partenza di due o tre settimane, il che non sembra probabile quando la sua partenza è stata<br />

già annunziata due volte per il 28 agosto. Non siamo pronte neanche noi. Io ho finito per<br />

mandare la domanda di exit permit solo adesso e credo che Maria non sia più avanti colle<br />

carte. Per il resto, sono completamente in ritardo. Tarchiani mi ha parlato di un ritardo di<br />

circa due mesi. Ma dubito che possa venire da un momento all'altro una chiamata dell'Ambasciata<br />

per farci partire. Sono assai contenta, per noi, che anche lei andrà più tardi.<br />

Non sono così contenta della notizia che mi dà della sua salute. Non sarebbe<br />

possibile sapere da che cosa dipendono queste febbrette, e quindi farle sparire?<br />

La ringrazio molto per il giornale ((People and Freedomn. Quando scrive a Miss<br />

Carter e a Miss Marshall mi ricordi cordialmente a loro. Non ho dimenticato le giornate<br />

febbrili passate insieme a Savona, né la loro accoglienza tanto amichevole a LondralGO.<br />

C'è nell'articolo sul Governo Italiano una cosa che mi riesce nuova. Dice ~Working in<br />

hiding, Parri's Genera1 Command preparared the final general rising ... in the convent of<br />

the Sisters of the Redemption in Milan ... )) Sa niente lei di questo incidente?<br />

Sono ora gravemente turbata dalla notizia data dall'«Herald Tribune)) della grave<br />

malattia di Ester Parri. Se sa niente di come procede la malattia, la prego di scrivermelo.<br />

fi una coppia, come era la nos<strong>tra</strong>, unitissima.<br />

Mirtillino è arrivato fino a riempire le formule per il suo viaggio in Inghilterra.<br />

Poi è venuta la fine della guerra col Giappone. Ci domandiamo ora se vorranno prenderlo.<br />

, La terrò informato se ci capita qualche cosa di nuovo.<br />

Molto cordialmente,<br />

Marion <strong>Rosselli</strong><br />

l59 Lettera daniloscritca da 9 Concord Avenue, Larchmont. <strong>Sturzo</strong> annota: «24MI1. Risposto molti<br />

punti di convegno dei patrioti. Seminari, Conventi e Clausure con [per] i Catt.~.<br />

160 Vedi Introduzione, pp. 1 1-1 2.


Finito di stampare nel mese di febbraio 2001<br />

dda Rubbetuno Industrie Grafiche ed Editoriali<br />

per conto di Rubbenino Editore Srl<br />

88019 Soveria Mannelli (Catanzaro)

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