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OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora

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asso, p. 77, penultima e ultima in basso, p. 78,<br />

ultima in basso; la maggior parte della ceramica<br />

è datata tra il II sec. a.C. e la fine del I sec. d.C.;<br />

R139 c/m) (Tav. XIII, n. 4).<br />

Analisi<br />

L’esemplare cade nell’insieme situato sulla destra<br />

della cluster della ceramica da cucina, in cui si trova<br />

la maggior parte della ceramica proveniente dai siti a<br />

sud/sud-est di <strong>Roma</strong>. L’analisi mineralogica ha consentito<br />

di rilevare la presenza di leucite. Si tratta di<br />

ceramica fabbricata forse nella zona dei Colli Albani.<br />

Tipo 15 (Olevano D1 555) (Tav. XIII, n. 5)<br />

Olla ad orlo estroflesso, a profilo triangolare.<br />

Attestazioni<br />

• Olevano <strong>Roma</strong>no (Gazzetti 1982, p. 76, prima in<br />

alto, p. 77, terza e quarta dall’alto; la maggior<br />

parte della ceramica è datata tra il II sec. a.C. e<br />

la fine del I sec. d.C.; R135 c) (Tav. XIII, n. 5).<br />

Analisi<br />

L’esemplare cade nell’insieme situato sulla destra<br />

della cluster della ceramica da cucina, insieme in<br />

cui si trova la maggior parte della ceramica analizzata<br />

proveniente dai siti a sud/sud-est di <strong>Roma</strong>.<br />

A. IV. TEGAMI (tipi 1-9)<br />

I tegami, ad eccezione di alcuni tipi, sembrano<br />

esser meno documentati delle olle. Spesso si tratta<br />

di tegami di importazione dall’area campana, il cui<br />

impasto è da tempo conosciuto dagli studiosi (Peacock<br />

1977 Fabric 1 = Albintimilium tipo 15).<br />

Il tipo più antico (tipo 1) è indubbiamente il tegame<br />

con gradino nel lato interno, caratteristico in<br />

Italia centro-meridionale nel IV/II secolo a.C. Non<br />

è chiaro se tra i recipienti in questione esistano<br />

anche materiali di importazione, in quanto la<br />

forma, che fa evidentemente parte di una koiné<br />

mediterranea, è comune anche tra la ceramica da<br />

cucina documentata in Campania, Magna Grecia e<br />

Sicilia, oltre che in Grecia (ad esempio ad Atene) e<br />

in Tunisia (Hayes 191-192).<br />

Non mancano testimonianze di questi recipienti<br />

nei relitti (si veda la scheda qui di seguito).<br />

Tale forma è associata talora all’olla con orlo a<br />

mandorla del tipo più antico (tipo 3 a), ad esempio<br />

nel sito di La Giostra.<br />

Il tipo 3 è caratteristico della produzione campana.<br />

In alcuni casi, però, esistono probabilmente<br />

esemplari di produzione laziale, come dimostrano<br />

anche i materiali di alcune fornaci, come quella<br />

della Celsa, a <strong>Roma</strong>.<br />

Il tipo 5 è prodotto nelle fornaci di Vasanello.<br />

A proposito dei tegami si vedano le osservazioni<br />

nel capitolo VI.4 (patina).<br />

Tipo 1 (<strong>Roma</strong>, Magna Mater 81 d) (Tav. XIV, nn.<br />

1-6)<br />

Gloria Olcese 85<br />

Tegame con tesa sormontante, spesso appuntita,<br />

talora arrotondata; orlo ingrossato che forma con<br />

l’inizio della presa una scanalatura, in alcuni casi<br />

molto profonda, talora per l’appoggio del coperchio.<br />

Quando conservato, il fondo è spesso bombato<br />

e collegato alla parete tramite una carena.<br />

Attestazioni<br />

• Caere (inedito, tra i materiali di Greppe S. Angelo;<br />

R497 c/m);<br />

• Cosa (Dyson 1976, pp. 22-23, fig. 1, CF12; terminus<br />

ante quem il secondo quarto del II sec. a.C.;<br />

p. 40, fig. 7, FG7; circa 200 a.C.);<br />

• La Giostra (Moltesen, Rasmus Brandt 1994, p.<br />

128, fig. 80, n. 269; tardo IV-seconda metà del III<br />

sec. a.C.) (Tav. XIV, n. 4);<br />

• Minturno (Kirsopp Lake 1934-35, p. 105, XVI-<br />

XVII; metà del III sec. a.C.) (Tav. XIV, nn. 1-3);<br />

• Monti della Tolfa, loc. Frassineta Franco (Stanco<br />

2001, pp. 104-105, fig. 4, I2FF9, 31; prima metà<br />

del II sec. a.C.);<br />

• Ostia, Taberna dell’Invidioso (Ostia 1978, pp. 59-<br />

60, fig. 72, n. 44; strato VII B2; seconda metà del<br />

III sec. a.C.);<br />

• Pyrgi (Pyrgi 1970, p. 505, fig. 384, nn. 6-7, pp.<br />

514-515, fig. 387, nn. 1-4; dagli strati superficiali<br />

e rimescolati del Santuario);<br />

• <strong>Roma</strong>, circonvallazione Cornelia (<strong>Roma</strong> medio<br />

repubblicana 1973, p. 257, n. 410, tav. LIX; fine<br />

IV - inizi III sec. a.C.);<br />

• <strong>Roma</strong>, Foro Boario, tempio di Portuno (Ruggiero<br />

1991-1992, p. 262, fig. 8, F39; III-inizi II sec.<br />

a.C.);<br />

• <strong>Roma</strong>, Palatino, Tempio della Magna Mater<br />

(<strong>Roma</strong>nelli 1963, p. 314, fig. 81 c-e; fine età<br />

repubblicana) (Tav. XIV, n. 5);<br />

• <strong>Roma</strong>, Templi Gemelli (Mercando 1963-64, tav.<br />

VI, nn. 1-2, 4-6, tav. IX, n. 1; saggio C, strato III,<br />

insieme a ceramica a vernice nera e coppe Lamboglia<br />

27) (Tav. XIV, n. 6);<br />

• Satricum (Satricum II, p. 31, fig. V; fine IV-III<br />

sec. a.C.);<br />

• Tarquinia (Chiaromonte Treré 1999, tav. 31, nn.<br />

3-6, in contesti ellenistici, simile ad esemplari da<br />

Vetulonia, datati al III - prima metà del II secolo<br />

a.C.);<br />

• Veio, Campetti (Comella, Stefani 1990, p. 122,<br />

tav. 59, M200).<br />

Cronologia<br />

Fine IV secolo a.C. - III secolo a.C. (in prevalenza),<br />

con alcune attestazioni anche nel II secolo a.C.<br />

Osservazioni<br />

Il tipo è documentato anche in Campania, tra i<br />

materiali di Pompei e di Ischia, ed è noto in Francia,<br />

tra le <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> italiche datate al<br />

periodo compreso tra il 300 e la fine del I sec. a.C.<br />

(Dicocer 1993, p. 359, COM-IT4b).<br />

È attestato anche sui relitti, come ad esempio su<br />

quello di S. Jordí (Cerdà Juan 1980, nn.72-73) e tra<br />

i reperti rinvenuti sulle navi dei mercanti punici

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