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OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora

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LE CERAMICHE COMUNI A ROMA E IN AREA ROMANA (TARDA ETÀ REPUBBLICANA - PRIMA ETÀ IMPERIALE)<br />

• Segni (Stanco 1988, tav. 2, nn. 11-13; da un sito<br />

frequentato tra il 390 a.C. e il 280 a.C.);<br />

• Sutri (Duncan 1965, fig. 10, A47-A48, forma 31;<br />

seconda metà II-I sec. a.C.);<br />

• Tusculum (Tusculum 2000, p. 31, fig. 26, n. 13;<br />

età tardo-repubblicana);<br />

• Veio (Murray Threipland 1963, pp. 55-58, fig. 14,<br />

nn. 1-8, gruppo B);<br />

• Veio, Campetti (Torelli, Pohl 1973, pp. 218-221,<br />

fig. 103; Comella, Stefani 1990, pp. 121-122, tav.<br />

58, M190-196).<br />

Cronologia<br />

IV-III secolo a.C., con alcune attestazioni anche nel<br />

II e I secolo a.C.<br />

Analisi<br />

Sono state effettuate sette analisi per il tipo: i campioni<br />

da Gabii R458 e R475 cadono nel sottogruppo<br />

chimico 1, di probabile origine romana. Gli<br />

esemplari da Macchia di Freddara (R144, R145)<br />

appartengono al sottogruppo chimico 5 che contiene<br />

solo esemplari di Macchia.<br />

L’analisi mineralogica eseguita su di una ceramica<br />

da Macchia (R142) ha rivelato che le inclusioni<br />

vulcaniche predominano su quelle non vulcaniche.<br />

L’esemplare da Casale Pian Roseto (R390) si<br />

distingue mineralogicamente dagli altri campioni<br />

perchè contiene leucite e ha pori allungati simili<br />

alle anfore del tipo definito “Eumachi” o “Pseudo-<br />

Eumachi”.<br />

L’olla tipo 2, quindi, è stata prodotta almeno in tre<br />

zone diverse: area di <strong>Roma</strong>, Macchia di Freddara e<br />

Casale Pian Roseto.<br />

A. III. 2. Olle a mandorla di età tardo repubblicana<br />

Questa olla sembra derivare dai tipi precedenti,<br />

più antichi (tipi 1 e 2).<br />

Si tratta di una forma utilizzata per la dispensa e<br />

la cucina, diffusa nel II e I secolo a.C., assente invece<br />

in alcuni contesti urbani come S. Omobono e i<br />

Templi Gemelli, della seconda metà del III secolo<br />

a.C. È inoltre interessante notare che il tipo in<br />

questione non è attestato né in alcuni contesti<br />

romani di età flavia (ad esempio tra i materiali<br />

pubblicati della Curia o tra quelli inediti dello<br />

scavo Carandini alle pendici orientali del Palatino),<br />

né tra i reperti visionati della fornace di Vasanello,<br />

attiva in età augustea. Invece è presente nel<br />

contesto augusteo della Domus Publica a <strong>Roma</strong><br />

(vedi Lorenzetti supra). Ad Ostia il tipo è documentato<br />

nei contesti inediti dell’area NE delle<br />

terme del Nuotatore datati dall’età tardo repubblicana<br />

all’1-50 d.C. (dati Coletti, supra). Non è possibile<br />

stabilire se le attestazioni più recenti a Ostia<br />

(tabella Coletti) siano residuali o se indichino una<br />

continuazione della produzione senza che il tipo<br />

sia più esportato fuori della zona di origine.<br />

Il tipo è abbondantemente documentato in siti del<br />

Mediterraneo occidentale e sui relitti di età tardo-<br />

repubblicana. La presenza di olle con orlo a mandorla<br />

sul relitto di Spargi (Sardegna) ben datato al<br />

periodo 120 – 100 a.C. (sono presenti i tipi 2, 3 a e<br />

3 b) fornisce un interessante dato cronologico.<br />

Esemplari di olle a mandorla di importazione centro-italica<br />

sono stati rinvenuti ed analizzati in<br />

Liguria ad Albintimilium (Olcese 1993, analisi<br />

4202, 4205, 6735, 6736) o nella Tarraconense<br />

(Aguarod Otal 1993).<br />

L’olla con orlo a mandorla è documentata in Campania,<br />

anche se nel sistema tripartito della ceramica<br />

di cucina campana delineato dal Di Giovanni<br />

non compaiono olle a mandorla, bensì olle ad orlo<br />

obliquo (tipo 2311) (Di Giovanni 1996, pp. 60 e ss.,<br />

fig. 18).<br />

Tipo 3 a (Ostia, Taberna dell’Invidioso 95) (Tav.<br />

VIII, nn. 1-5)<br />

Olla con orlo a mandorla a sezione semicircolare<br />

piena, scanalatura esterna all’attacco con la parete<br />

bombata, fondo piano. In alcuni casi la superficie<br />

esterna è decorata a linee orizzontali polite.<br />

Attestazioni<br />

• Bolsena (Santrot et al. 1992, p. 46, fig. 3, nn. 502,<br />

504-505, fig. 5, nn. 505-506; Bolsena VII 1995, pp.<br />

187-188, fig. 60, nn. 502, 504-506; seconda metà<br />

del III sec. a.C.- primo terzo del I sec. a.C) (Tav.<br />

VIII, n. 5);<br />

• Castel Giubileo (Castel Giubileo 1976, fig. 10, n.<br />

53, p. 302, fig. 43, nn. 443, 468, 469, 481, 483, 502,<br />

p. 305, fig. 45, n. 568);<br />

• Cosa (Dyson 1976, pp. 29-30, fig. 3, CF29-CF30,<br />

CF32; terminus ante quem il secondo quarto del<br />

II sec. a.C.; p. 44, fig. 9, FG34- FG35, circa 200<br />

a.C.; p. 73, fig. 21, V-D32-V-D35; 70 a.C. circa; pp.<br />

93-94, fig. 32, PD41- PD43; 110-30 a.C. circa);<br />

• Fregellae, santuario di Esculapio (Lippolis 1986,<br />

p. 83, tav. XLVII, nn. 1-2, 4-5; III sec. a.C.-125 a.<br />

C.);<br />

• Gabii (Vegas, Martin Lopez 1982, p. 452, fig.1,<br />

n.1; secondo gli Autori il recipiente in questione<br />

è tipico del periodo tardo-repubblicano, mentre<br />

non si incontra in età augustea; R456 c/m.)<br />

(Tav. VIII, n. 4);<br />

• Olevano <strong>Roma</strong>no (Gazzetti 1982, p. 78, terza dall’alto;<br />

la maggior parte della ceramica è datata<br />

tra il II sec. a.C. e la fine del I sec. d.C.);<br />

• Ostia, Piazzale delle Corporazioni (Ostia 1978, p.<br />

286, fig. 110, n. 1553, strato VI; età claudia);<br />

• Ostia, Taberna dell’Invidioso (Ostia 1978, p. 46,<br />

n. 2, fig. 59 (Tav. VIII, nn. 1-2); strato VII A;<br />

prima metà del III sec. a.C.; p. 74, fig. 82, n. 95;<br />

strato VI; fine II-inizi I sec. a.C.);<br />

• Ostia, Terme del Nuotatore (Ostia II 1969, p.<br />

101, tav. XXVIII, n. 507; strati VA, VB; età flavia);<br />

• Paliano (inedito; ricognizioni G.A.R; R118 c; si<br />

tratta in realtà di un fondo attribuito all’olla in<br />

questione perché simile ai fondi piani delle olle<br />

con orlo a mandorla);

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