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OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora

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ti tra l’età tardorepubblicana e la prima età imperiale<br />

319.<br />

IX.2. LE MOTIVAZIONI DELLA CIRCOLAZIONE<br />

DELLE CERAMICHE COMUNI DI ORIGINE CEN-<br />

TRO- ITALICA<br />

Lo studio effettuato sulle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> del<br />

Lazio ha permesso di confermare quanto già emerso<br />

e ipotizzato in seguito alle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> di<br />

Albintimilium e cioè che alcune <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong><br />

originarie dell’area romano/laziale hanno avuto<br />

una circolazione ad ampio raggio, che ricorda in<br />

molti casi quella delle <strong>ceramiche</strong> fini e delle anfore.<br />

Tra le <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> che hanno circolato<br />

tra l’epoca repubblicana e la prima età imperiale<br />

sono presenti <strong>ceramiche</strong> prodotte in area laziale,<br />

con tutta probabilità nell’area di <strong>Roma</strong>, e in particolare<br />

nella Valle del Tevere. La circolazione interessa<br />

sia il mercato urbano/regionale, sia il Mediterraneo<br />

occidentale, mentre poco per ora si sa di<br />

una eventuale circolazione in quello orientale 320.<br />

La motivazione principale della circolazione<br />

delle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> di origine tirrenica centromeridionale<br />

è da ricondurre all’importanza storico-economica<br />

giocata dalla zona di origine delle<br />

<strong>ceramiche</strong> 321. Nel caso in questione si tratta di<br />

un’area economicamente sviluppata tra l’epoca<br />

repubblicana e la prima età imperiale, periodo in<br />

cui l’attività commerciale romano-italica mostra<br />

un incremento sensibile 322. <strong>Le</strong> <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong><br />

accompagnano con tutta probabilità l’esportazione<br />

del vino trasportato in anfore; alcune di tali <strong>ceramiche</strong><br />

hanno anche una funzione di contenimento<br />

di qualche prodotto alimentare, come la brocca<br />

tipo 4, destinata forse a contenere salse di pesce. In<br />

più, come già sottolineato, si tratta spesso di <strong>ceramiche</strong><br />

di qualità, dalle caratteristiche tecnologiche<br />

particolari, capaci di garantire una resa migliore<br />

di altri prodotti (figg. 18-19). È il caso delle <strong>ceramiche</strong><br />

da cucina fabbricate nell’area di <strong>Roma</strong> / Valle<br />

del Tevere con argille provenienti dalle ignimbriti,<br />

che si avvicinano alle <strong>ceramiche</strong> del polo 3 di cui si<br />

è parlato nel capitolo III e che non erano facili da<br />

ottenere per un ceramista dell’antichità.<br />

La romanizzazione comporta accanto al trasporto<br />

di <strong>ceramiche</strong> prodotte in Italia, legate ad<br />

abitudini alimentari precise, anche la diffusione in<br />

area mediterranea di tecniche artigianali elaborate<br />

a <strong>Roma</strong> e in area italica. È logico supporre che<br />

l’arrivo dei <strong>Roma</strong>ni, che portavano per uso perso-<br />

319 Olcese 1993, pp. 123 e seguenti, p. 172, p. 179.<br />

320 Come si è detto, indicazioni si ricavano da alcuni lavori, tra<br />

cui ricordo quelli di Hayes (Hayes 1997 e 2000), anche se manca<br />

un censimento delle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> italiche, paragonabile a<br />

quello effettuato in alcune aree del Mediterraneo occidentale,<br />

come ad esempio nella Penisola Iberica.<br />

321 L’argomento è stato trattato a proposito delle <strong>ceramiche</strong><br />

Gloria Olcese 69<br />

nale o per motivi commerciali <strong>ceramiche</strong> dalle loro<br />

aree di provenienza, abbia originato la diffusione<br />

di abitudini alimentari e di alcune “mode” artigianali.<br />

Gli artigiani delle aree romanizzate si sono<br />

confrontati con le <strong>ceramiche</strong> dei conquistatori e con<br />

la loro tecnologia di fabbricazione, in alcuni casi<br />

hanno provato a imitare e produrre a loro volta le<br />

nuove <strong>ceramiche</strong>. Il fenomeno è stato studiato ed è<br />

più conosciuto per la produzione delle <strong>ceramiche</strong><br />

fini. Anche per quanto riguarda le <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong><br />

si notano delle novità tecnologiche in diverse<br />

aree geografiche del Mediterraneo, spiegabili proprio<br />

con l’arrivo di nuove mode artigianali e con l’adozione<br />

di nuove tecnologie di fabbricazione.<br />

Se consideriamo i dati a disposizione nelle aree<br />

di più antica romanizzazione, come la Gallia, i<br />

cambiamenti che si rilevano, grosso modo dall’epoca<br />

augustea, sono i seguenti:<br />

1) l’introduzione di forme prodotte in Italia, in<br />

particolare in area tirrenica centro-meridionale<br />

(caccabus, patina, mortarium) sia attraverso l’importazione<br />

che per mezzo dell’imitazione locale. Il<br />

fenomeno si riscontra dall’età tardo repubblicana,<br />

in Italia settentrionale, ad esempio ad Albintimilium,<br />

dove le <strong>ceramiche</strong> da cucina italiche - cottura<br />

di tipo a (ossidante) e tornite - affiancano le <strong>ceramiche</strong><br />

da cucina di tradizione gallica, cotte in<br />

atmosfera riducente e non tornite. A Lugdunum, lo<br />

stesso fenomeno si riscontra con più frequenza<br />

dall’epoca tiberiana 323. Osservazioni analoghe valgono<br />

anche per moltri centri della Spagna, dove<br />

alla circolazione di forme italiche si accompagna la<br />

fabbricazione di recipienti che imitano i materiali<br />

importati 324.<br />

Tale avvenimento è collegato a nuove abitudini<br />

alimentari e culinarie, ma è da ricondurre anche<br />

alla diffusione di un gusto artigianale particolare,<br />

tipicamente “romano”, che si accompagna alla conquista.<br />

2) L’utilizzo frequente del tornio e la fabbricazione<br />

di <strong>ceramiche</strong> da cucina di qualità, grazie ad<br />

accorgimenti nella tecnologia di fabbricazione,<br />

quali l’aumento delle temperature e l’utilizzo di<br />

impasti più fini 325. A La Graufesenque, nella Francia<br />

meridionale (Aveyron) l’avvento dei <strong>Roma</strong>ni<br />

favorisce l’abbandono della cottura ad aria aperta<br />

a favore della fornace e l’utilizzo del tornio. A Lione<br />

prima dell’avvento dei <strong>Roma</strong>ni le <strong>ceramiche</strong> da<br />

cucina non sono mai tornite, in alcuni casi solo l’orlo<br />

è lisciato; in età augustea la maggior parte dei<br />

<strong>comuni</strong> di origine tirrenica centro-meridionale ad Albintimilium<br />

in Olcese 1993.<br />

322 Gabba 1990, con bibliografia precedente.<br />

323 Batigne 1997, p. 75.<br />

324 Diversi esempi concernenti la ceramica da cucina e i mortaria<br />

in Ceramica comuna 1995.<br />

325 Picon 1997.

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