OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora
OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora
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Nell’ambito di questa “regione” produttiva e di<br />
consumo, <strong>Roma</strong> gioca evidentemente un ruolo primario:<br />
è la città dei due porti, quello rivolto al<br />
mare (Ripa Grande) e quello collegato all’interno<br />
della penisola (Ripetta) che restano in uso fino al<br />
XIX secolo 280. <strong>Roma</strong>, all’inizio della repubblica,<br />
dipende in modo rilevante dalle importazioni granarie<br />
originarie dell’alta Valle del Tevere 281; anche<br />
per questo motivo i traffici fluviali con l’Etruria<br />
interna sono molto importanti, continuando consuetudini<br />
dell’età arcaica. Non deve quindi stupire<br />
la circolazione intensa di <strong>ceramiche</strong>, anche di quelle<br />
poco appariscenti come le <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> che<br />
approfittano della circolazione di altre merci. La<br />
diffusione verso <strong>Roma</strong> e l’area a sud di <strong>Roma</strong> di<br />
alcune <strong>ceramiche</strong> destinate alla cottura prodotte<br />
nell’area della Valle del Tevere (età tardorepubblicana<br />
- prima età imperiale) è stata evidenziata in<br />
questo lavoro, sulla base del confronto delle composizioni<br />
chimiche e mineralogiche dei contenitori.<br />
Poco si sa sulla circolazione, il trasporto e la<br />
vendita a corto e medio raggio, che avveniva anche<br />
durante mercati e fiere, in alcuni casi, soprattutto<br />
in età repubblicana, nell’ambito di santuari in cui<br />
erano attive fornaci 282. Uno studio dettagliato<br />
delle <strong>ceramiche</strong> dei diversi siti potrebbe consentire<br />
di fare luce su questo interessante argomento.<br />
Poco chiaro è anche come, in età imperiale, la ceramica<br />
africana da cucina si inserisca nei circuiti di<br />
distribuzione delle <strong>ceramiche</strong> da cucina<br />
locali/regionali, invadendo capillarmente il mercato<br />
e relegando ad una posizione marginale anche le<br />
<strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> locali. A questo proposito si<br />
rimanda ai dati di Ostia che rivelano in età tardo<br />
antonina la presenza di oltre il 50% di <strong>ceramiche</strong><br />
africane da cucina 283; oppure ai dati relativi alle<br />
<strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> del Tempio della Magna Mater<br />
che vedono nel V secolo d.C. il netto predominio<br />
delle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> africane 284.<br />
I dati concreti per ora in nostro possesso sulla<br />
circolazione della ceramica in area romana riguardano<br />
epoche più recenti - ad esempio le fonti di<br />
archivio e gli atti notarili del XV secolo - e sono di<br />
grande interesse 285. Lo studio dei documenti ha<br />
recentemente messo in luce l’importanza, nell’epoca<br />
considerata, della funzione trainante della Valle<br />
del Tevere nell’economia della produzione e del<br />
commercio della ceramica; ha fatto inoltre emergere<br />
una fitta rete di ateliers ceramici e il ruolo di<br />
primo piano giocato dai porti del medio Tevere,<br />
come Gallese, Orte e Magliano 286. I registri docu-<br />
280 Coarelli 1995, p. 205.<br />
281 Coarelli 1995; Colonna, in: Il Tevere e le altre vie d’acqua nel<br />
Lazio antico 1986.<br />
282 Nel Lazio la produzione di <strong>ceramiche</strong> nell’ambito di santuari<br />
sembra essere documentata frequentemente in epoca mediorepubblicana:<br />
si tratta spesso di <strong>ceramiche</strong> a vernice nera, come<br />
dimostrano, ad esempio, i rinvenimenti di Lavinio (Fenelli 1984;<br />
1995) o quelli di Palestrina (Gatti, Onorati 1990).<br />
283 Anselmino et al. 1986, pp. 57 e ss.<br />
284 Carignani et al. 1986, pp. 33 e ss.<br />
Gloria Olcese 65<br />
mentano il trasporto fluviale verso <strong>Roma</strong> di <strong>ceramiche</strong><br />
dall’Etruria tiberina, dalla Sabina e dall’appennino<br />
umbro. Accanto a tale trasporto appare<br />
anche il traffico via terra, a dorso di mulo. I maggiori<br />
centri di rifornimento di <strong>Roma</strong>, nel XV secolo,<br />
sono collocati nella bassa e media Valle del Tevere<br />
287 ed è probabile che la situazione non sia molto<br />
dissimile da quella dell’antichità, come sembrano<br />
testimoniare anche i risultati di questo lavoro circoscritto<br />
alla ceramica comune e di quello più<br />
ampio, comprendente anche altre classi <strong>ceramiche</strong>.<br />
Per l’epoca moderna, il caso di Vasanello, più<br />
volte citato in questo studio, testimonia a favore<br />
della diffusione di <strong>ceramiche</strong> da cucina di ottima<br />
qualità prodotte ancora nel XX secolo, in diversi<br />
centri della regione 288. Non è possibile non vedere<br />
un segno di continuità tra la produzione artigianale<br />
moderna - documentata per più secoli - e la produzione<br />
delle officine di età augustea. Il filo che<br />
lega la tradizione artigianale attraverso i secoli è<br />
spiegabile, nel caso di Vasanello, con la situazione<br />
geologica particolare di questo sito, situazione che<br />
ha favorito la fabbricazione di <strong>ceramiche</strong> di qualità<br />
destinate a usi diversi (si veda supra).<br />
Per ritornare all’epoca tardorepubblicana,<br />
alcune delle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> prodotte in area<br />
regionale vengono imbarcate insieme alle anfore<br />
289. Insieme ai vini italici e alle <strong>ceramiche</strong> fini,<br />
pentole di qualità di produzione centroitalica raggiungono<br />
intorno alla metà del I secolo a.C. mercati<br />
lontani nel sud della Francia o nella Spagna<br />
(dove la diffusione riguarda anche zone interne)<br />
anche se non sempre disponiamo di quantificazioni.<br />
Lo provano i carichi di alcuni relitti e la presenza<br />
proprio in Spagna di alcuni tipi caratteristici<br />
della Valle del Tevere, come le olle a mandorla o le<br />
pentole a tesa, realizzati con impasti contenenti<br />
inclusioni di origine vulcanica. In alcuni casi le<br />
<strong>ceramiche</strong> circolano insieme al loro contenuto<br />
(come la brocca tipo 4 che, talvolta, contiene una<br />
salsa di pesce).<br />
Non esistono più dubbi a proposito del fatto che<br />
alcune <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> di qualità - e molto ci si è<br />
soffermati in questo lavoro sull’importanza delle<br />
<strong>ceramiche</strong> da cucina nell’artigianato ceramico - originarie<br />
di aree economicamente e logisticamente<br />
importanti circolino secondo schemi che gli archeologi<br />
hanno considerato propri delle <strong>ceramiche</strong> fini e<br />
delle anfore e come queste siano in grado di contribuire<br />
alla ricostruzione dell’economia romana.<br />
285 Güll 1997 che ha preso in considerazione il fondo Camera<br />
Urbis con le serie contabili delle gabelle dell’urbe che riguardano<br />
il XV secolo.<br />
286 Güll 1997, p. 564.<br />
287 Güll 1997, p. 569.<br />
288 Sforzini 1990; Peña 1992, p. 97.<br />
289 È il caso del carico del relitto della Madrague de Giens costituito<br />
da anfore Dressel 1B e da <strong>ceramiche</strong> da cucina, tra cui<br />
pentole a tesa e coperchi (si veda il capitolo seguente).