OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora
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OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora
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Umbria, sono importanti quartieri artigianali<br />
destinati alla produzione di terra sigillata, in cui<br />
hanno lavorato più ceramisti che bollano la produzione<br />
262. Nel caso di Scoppieto il quartiere abitativo<br />
dei vasai si trova in prossimità dell’area di produzione,<br />
come era già stato notato per alcuni quartieri<br />
artigianali di età ellenistica in area magnogreca<br />
263. In entrambi i casi si tratta di officine<br />
destinate a fornire anche il mercato urbano e<br />
extra-urbano, in alcuni casi transmarino, come<br />
rivela la distribuzione della terra sigillata bollata.<br />
Per quanto riguarda il tipo di ceramica prodotta,<br />
in età tardo repubblicana e nella prima età<br />
imperiale, sembra prevalere uno schema che si<br />
ripete: le fornaci producono <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong>,<br />
<strong>ceramiche</strong> a pareti sottili, in qualche caso ceramica<br />
a vernice nera (si vedano ad esempio i casi delle<br />
officine di Segni e quella di Chiusi in Etruria) 264.<br />
Utilizzano le argille che hanno a disposizione (il<br />
più delle volte si tratta di argille di qualità mediocre<br />
o normale), scegliendo le più indicate a seconda<br />
della funzione dei recipienti.<br />
Alcune officine sono specializzate nella produzione<br />
di terra sigillata, specializzazione che, come<br />
è stato ben evidenziato, implica l’introduzione di<br />
tecnologie avanzate, se non altro nella fase della<br />
cottura 265. In alcuni casi, si può ipotizzare che l’impianto<br />
dell’officina specializzata, ad esempio quella<br />
che produceva la terra sigillata o la ceramica da<br />
fuoco di qualità, sia collegato alla presenza di formazioni<br />
geologiche particolarmente adatte. In<br />
questo senso il caso di Vasanello è esemplare: si<br />
tratta dell’unico sito in area vulcanica, in cui siano<br />
raggiungibili anche le argille calcaree del pliopleistocene<br />
(utilizzate per la produzione di terra sigillata).<br />
In questa zona la tradizione artigianale<br />
riguarda però soprattutto <strong>ceramiche</strong> destinate<br />
all’esposizione al fuoco, prodotte e smerciate in<br />
tutto il Lazio ancora nel XX secolo (si veda la fig. 9<br />
che illustra i centri di smistamento delle <strong>ceramiche</strong><br />
prodotte a Vasanello in età moderna).<br />
Se ci basiamo sul caso di Vasanello, quindi,<br />
potremmo ritenere che i grandi centri di produzione<br />
di ceramica, quelli che hanno prodotto anche<br />
per una commercializzazione ad ampio raggio,<br />
sono legati in primo luogo alla realtà geologica<br />
della zona di insediamento.<br />
Mancano purtroppo dati sulle officine di ceramica<br />
da cucina di “qualità”; alcune erano probabilmente<br />
in funzione nell’area di Vasanello.<br />
Possiamo ipotizzare che, come in altre zone<br />
262 Per le officine di Scoppieto si vedano i contributi di M. Bergamini<br />
e collaboratori tra cui, a titolo di esempio, Bergamini<br />
1993; Nicoletta 2000.<br />
263 Arte e Artigianato in Magna Grecia 1996, con numerosi contributi<br />
sulle aree produttive.<br />
264 Per Chiusi, Pucci, Mascione 1993; inoltre A. Pizzo, La produzione<br />
dell’officina ceramica di Chiusi Marcianella, tesi di<br />
laurea dell’Università di Siena, anno 1997-98, relatore Prof. G.<br />
Pucci.<br />
Gloria Olcese 63<br />
geografiche e in altri periodi, alla base dell’impianto<br />
di nuove officine ci fosse anche la concorrenza e<br />
la trasmissione di modelli e di tipi simili.<br />
VIII.3. LA SPECIALIZZAZIONE DELLE OFFICINE<br />
CERAMICHE<br />
<strong>Le</strong> officine di area centro-italica considerate<br />
producevano più classi <strong>ceramiche</strong>? Oppure esistevano<br />
specializzazioni? I dati a disposizione, anche<br />
in questo caso, sono pochi.<br />
Se consideriamo la produzione delle fornaci<br />
conosciute in Italia centrale, Sutri ha prodotto<br />
ceramica comune e ceramica a pareti sottili 266. La<br />
fornace di Chiusi Marcianella - in Etruria meridionale<br />
- ha prodotto ceramica comune, ceramica a<br />
vernice nera e ceramica a pareti sottili 267. I forni<br />
individuati nella zona di Torrita di Siena producevano<br />
terra sigillata, ceramica a pareti sottili e<br />
ceramica comune datati intorno alla metà del I<br />
secolo d.C. 268. Durante la prima età imperiale le<br />
fornaci della Celsa sembrano aver incentrato la<br />
loro produzione sulla ceramica comune (da cucina<br />
e da mensa) e sulle <strong>ceramiche</strong> a pareti sottili.<br />
Se consideriamo poi anche il caso di Minturno<br />
(metà del III secolo a.C.), sulla base dei soli dati<br />
editi, sembra che la produzione nella media età<br />
repubblicana comprenda una varietà maggiore di<br />
prodotti tra cui, ad esempio, anche ceramica decorata<br />
a matrice oppure dipinta (ma i dati sono troppo<br />
pochi per affermarlo con certezza) 269.<br />
Nell’impianto di officine <strong>ceramiche</strong> in Italia<br />
centrale una fase importante a livello tecnologico e<br />
specialistico si verifica probabilmente intorno alla<br />
metà del I secolo a.C. con la fabbricazione della<br />
terra sigillata. Tale fase, di cui sappiamo molto<br />
poco, è legata all’introduzione di modalità di cottura<br />
differenti 270 e potrebbe essere la spia di cambiamenti<br />
importanti a livello tecnologico in diverse<br />
fasi del processo di fabbricazione.<br />
Non sappiamo se le officine di <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong><br />
fossero una realtà a sé stante, in ogni caso in<br />
esse lavoravano artigiani con un certo grado di<br />
specializzazione. Una specializzazione era indubbiamente<br />
necessaria nella scelta e nella lavorazione<br />
e nella cottura delle <strong>ceramiche</strong> di qualità destinate<br />
all’esposizione al fuoco.<br />
L’utilizzo dei metodi di laboratorio, che consentono<br />
di caratterizzare e confrontare le composizioni<br />
delle diverse classi <strong>ceramiche</strong>, può dare un aiuto<br />
notevole anche nel campo della definizione delle<br />
specializzazioni delle officine.<br />
265 Picon 2002.<br />
266 Si veda la nota n. 64.<br />
267 Si veda la nota n. 264.<br />
268 Fornace di Umbricio Cordo 1992.<br />
269 Per l’officina ceramica di Minturno, Kirsopp Lake 1934-35.<br />
270 Per la messa a punto dell’argomento, Picon 2002.