OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora

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54 LE CERAMICHE COMUNI A ROMA E IN AREA ROMANA (TARDA ETÀ REPUBBLICANA - PRIMA ETÀ IMPERIALE) Come è noto, il metodo è particolarmente indicato per lo studio di ceramiche grezze, ricche di inclusioni, ma è stato utilizzato in questo come in altri casi, anche per la lettura di sezioni sottili di ceramiche fini. I risultati delle analisi mineralogiche sulle ceramiche comuni sono riassunti nel corso del lavoro e nella tabella redatta da G. Tierrin Michael che ha affrontato lo studio delle sezioni sottili 243 e a cui si rimanda per i dati particolari e per la presentazione delle problematiche (si veda anche la tavola XLIII). Qui di seguito si riassumono a grandi linee alcuni risultati delle analisi mineralogiche in base alle domande formulate all’inizio della ricerca. 1) Si può isolare una produzione “romana” di ceramiche comuni sulla base delle analisi mineralogiche? La domanda - relativa in realtà a più classi ceramiche - riguarda la possibilità di distinguere una o più produzioni ceramiche tipicamente “romane” e descriverne le caratteristiche. Il risultato più evidente concerne la ceramica da cucina, che meglio si presta allo studio mineralogico e che è rappresentata da un numero maggiore di campioni. Punto di partenza per la campionatura della ceramica comune da cucina sono stati alcuni recipienti documentati con frequenza in area romano / laziale, considerati di produzione locale / regionale (olle a mandorla, pentole a tesa, coperchi). Tali recipienti, dalle caratteristiche morfologiche simili, sono stati rinvenuti in più siti, tra cui Roma, Ostia, Vasanello e, in parte, Sutri. L’ipotesi della produzione nell’area Roma / Valle del Tevere è confermata dal fatto che la gran parte delle ceramiche da cucina analizzate presenta caratteristiche mineralogiche molto simili. Sembra inoltre che la produzione delle ceramiche comuni “romane” si possa distinguere in laboratorio - tramite l’analisi mineralogica - dagli altri gruppi fino ad ora conosciuti in area centro-meridionale costituiti, però, soprattutto da anfore (Thierrin Michael, infra). 2) Come si caratterizza il gruppo di ceramiche comuniRoma/Valle del Tevere” ? Sono stati isolati alcuni “marcatori” tipici della produzione “Roma / Valle del Tevere” che compaiono con frequenza in alcune forme/tipi di ceramiche da cucina tipiche di Roma (Palatino, Curia, 243 Il testo completo sulle analisi mineralogiche delle ceramiche comuni di Roma e del Lazio sarà pubblicato nel volume in preparazione, comprendente i risultati anche delle altre classi ceramiche. 244 Schuring 1986, p. 184. Tempio della Concordia) e dell’area a nord di Roma (Vasanello). In queste ceramiche da cucina documentate in molti siti dell’area romana sono presenti grandi sanidini, leggermente arrotondati, senza forme cristalline e attraversati da fenditure, che prevalgono nei confronti dei clinopirosseni (Thierrin Michael, infra). Già la Schuring nel suo studio sulle ceramiche di S. Sisto Vecchio aveva notato come “the dominant mineral in almost all the San Sisto fabrics is sanidine”. Il sanidino come precisa la Schuring “is formed in lavas and minor intrusions where cooling of very hot magma takes place rapidly and low pressure. The provenance of these fabrics should therefore be sought in a volcanic area” 244. Sono presenti inoltre minerali vulcanici singoli (oltre ai sanidini sono tipici clinopirosseni, plagioclasi e biotite) che prevalgono sui frammenti di roccia e tra cui raramente compaiono leuciti. Spesso si è notata della biotite, raramente orneblenda (Vasanello e Sutri), quasi mai granato melanitico. Va comunque tenuto presente che possono esistere produzioni romane anche senza sanidini e che non è escluso che i sanidini, con le associazioni descritte nei paragrafi successivi, si ritrovino anche in altre zone geografiche. Leucite e rocce leucitiche compaiono invece in alcune ceramiche da cucina rinvenute a Gabii, Tivoli, Palestrina e Casale Pian Roseto (Veio), la cui distinzione dal gruppo romano appare pertanto facilitata. 3) Quali ceramiche da cucina comprende il gruppo definito “Roma/Valle del Tevere” ? Il gruppo “romano” comprende alcuni dei recipienti da cucina più diffusi nei siti di età tardo repubblicana e della prima età imperiale 245. Di seguito si elencano alcuni dei recipienti che fanno parte di tale gruppo: • pentola a tesa tipo 1a da Paliano, 1a dal Tempio della Concordia (R381) e da Vasanello (R252); • pentola a tesa tipo 2a dal Tempio della Concordia (R380), dalle Pendici del Palatino (R192- 193) e da Vasanello (R 253); • pentola a tesa tipo 4 dal Palatino (R186-187; R370) e dal Tempio della Concordia (R382); • olla tipo 4a da Roma, via Pò (R158); • olla tipo 4b da Sutri (R211-212); • olla tipo 8 dal Palatino (R195); • tegame tipo 5 dal Palatino (R368); • incensiere tipo 1 dal Palatino (R367); • coppa tipo 3 da Sutri (R203). 245 Nella valutazione dei tipi prodotti in area romana va tenuto presente che non tutti i tipi considerati in questo lavoro e inseriti nel catalogo sono stati sottoposti ad indagine mineralogica.

4) Cosa ci permette di stabilire l’incrocio dei dati mineralogici con quelli chimici ? L’utilizzo dei due metodi ci consente di caratterizzare la ceramica da cucina la cui origine possibile è da riportare all’area compresa a grandi linee tra la città di Roma, Orte e Cerveteri, in parte occupata dalla valle del Tevere. In questa area le officine hanno utilizzato argille dalle caratteristiche simili provenienti dalle stesse formazioni, sovente ignimbriti nel caso delle ceramiche da cucina e argille del pliocene marino e del pleistocene inferiore per le ceramiche da mensa e per la preparazione (testo Picon, supra). Come si è detto, le ceramiche da cucina appartenenti al gruppo “Roma / Valle del Tevere” sono caratterizzate da inclusioni vulcaniche e non vulcaniche, il cui marcatore più tipico è il sanidino leggermente arrotondato e senza forme cristalline. Nell’ambito della produzione urbana/periurbana si distingue per variazioni chimiche minime la ceramica comune prodotta dalle fornaci della Celsa; dal punto di vista mineralogico, inoltre, le ceramiche della Celsa fino ad ora analizzate non contengono i sanidini che sembrerebbero caratterizzare il gruppo Roma / Valle del Tevere. Per quanto riguarda le ceramiche comuni da cucina di Ostia, mancano indagini mirate sulle argille a disposizione. In linea generale si è constatato che in molti casi le ceramiche da cucina hanno composizioni simili a quelle di Roma e di alcuni siti della zona a nord di Roma, fatto che ci può far ipotizzare che si tratti di contenitori importati ad Ostia proprio da queste aree oppure all’utilizzo di argille della Valle del Tevere. Dai dati a disposizione - basati però solo sulla cartografia geologica e soggetti a modifiche in caso di studi mirati - non sembra che le argille disponibili nell’area di Ostia siano le più indicate per la produzione di ceramica da cucina di qualità. Per quanto i dati siano preliminari, le ceramiche rinvenute nei centri come Gabii, Tivoli, Palestrina, Paliano, siti a sud/sud est di Roma, di probabile produzione locale/regionale, sembrano distinguersi sia dal punto di vista chimico che mineralogico da quelle del gruppo romano (tabella 7). Se nella cluster della ceramiche da cucina inseriamo le ceramiche da cucina di area campana, è nell’insieme formato dalle ceramiche di questi siti che le ceramiche campane si vanno a collocare. Va infine notato che anche in questi centri del Lazio sono state trovate ceramiche appartenenti al gruppo “Roma / Valle del Tevere”, a riprova di una circolazione regionale delle ceramiche comuni. 246 Geschätzt nach Matthew, Woods, Oliver 1991. Gloria Olcese 55 VII.8. PETROGRAPHISCHE CHARAKTERISIERUNG UND DIFFERENZIATION DER “RÖMISCHEN PRODUKTION” (G. THIERRIN MICHAEL) Charakterisierung der Grobkeramik Aus der Beschreibung, und insbesondere aus Tabelle 2, dürfte klar hervorgehen, dass die untersuchte Probenauswahl bezüglich der analysierten Kriterien eine ziemlich grosse Variationsbreite aufweist. Auf der Basis der hier beschriebenen Proben ist es nicht möglich, für eine oder mehrere der Fundorte typische Referenzgruppen zu definieren. Jedoch zeichnet sich eine Probengruppe mit mehreren gemeinsamen Merkmalen ab, die wohl als eine typische “römische Produktion” gelten kann (R120, R121; R158; R186, R187, R191, R193, R195, R367, R368, R370; R203, R211, R212; R252, R253; R380, R381, R382). Folgende Charakterisierung dieser Hauptgruppe wird als Arbeitshypothese formuliert, die an einer grösseren Probenzahl überprüft werden sollte: - relativ grobe Sanidine, die gegenüber Clinopyroxen mengenmässig meist eindeutig überwiegen; die typischen Sanidinkörner zeigen Risse, sind leicht angerundet und ohne kristallographische Umrisse; - vulkanische Einzelminerale (typisch: Sanidin, Clinopyroxen, Plagioklas, Biotit) überwiegen gegenüber vulkanischen Gesteinsfragmenten, wobei leuzitische Gesteine selten oder gar nicht vorkommen; - Biotit wird häufig beobachtet, Hornblende kaum; - melanitischer Granat kommt praktisch nicht vor, Erz ist ebenfalls selten. Eindeutig hiatale Korngrössenverteilung, mit vulkanischer Magerung in der groben Fraktion (über 0.2mm), Anteil der groben Fraktion ist ca. 15% 246. Auch Schuring 247 beschreibt ein Gefüge mit charakteristischen groben Sanidinkörnern als besonders häufig in der von ihr bearbeiteten römischen Kochkeramik der Kaiserzeit und des frühen Mittelalters vertreten. Dies kann als weiterer Hinweis auf lokale Produktion dieser Keramik gewertet werden. Aufgrund der Magerungszusammensetzung (Sanidin ohne kristallographische Umrisse und fast ausschliesslich Einzelminerale, Fehlen ignimbritischer Glasfetzen) muss ein sekundäres Sediment mit umgelagerten Tuffbestandteilen als Rohstoff für die untersuchte Keramik angenommen werden. Diese Art Sediment beschränkt sich nicht auf die Umgebung von Rom, sondert findet sich im gesamten vom mittelitalienischen Vulkanismus beherrschten Gebiet von Orbetello bis südlich von Sorrent. 247 Schuring 1986.

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LE CERAMICHE COMUNI A ROMA E IN AREA ROMANA (TARDA ETÀ REPUBBLICANA - PRIMA ETÀ IMPERIALE)<br />

Come è noto, il metodo è particolarmente indicato<br />

per lo studio di <strong>ceramiche</strong> grezze, ricche di<br />

inclusioni, ma è stato utilizzato in questo come in<br />

altri casi, anche per la lettura di sezioni sottili di<br />

<strong>ceramiche</strong> fini. I risultati delle analisi mineralogiche<br />

sulle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> sono riassunti nel<br />

corso del lavoro e nella tabella redatta da G. Tierrin<br />

Michael che ha affrontato lo studio delle sezioni<br />

sottili 243 e a cui si rimanda per i dati particolari<br />

e per la presentazione delle problematiche (si<br />

veda anche la tavola XLIII).<br />

Qui di seguito si riassumono a grandi linee<br />

alcuni risultati delle analisi mineralogiche in<br />

base alle domande formulate all’inizio della ricerca.<br />

1) Si può isolare una produzione “romana” di<br />

<strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> sulla base delle analisi mineralogiche?<br />

La domanda - relativa in realtà a più classi<br />

<strong>ceramiche</strong> - riguarda la possibilità di distinguere<br />

una o più produzioni <strong>ceramiche</strong> tipicamente<br />

“romane” e descriverne le caratteristiche. Il risultato<br />

più evidente concerne la ceramica da cucina,<br />

che meglio si presta allo studio mineralogico e che<br />

è rappresentata da un numero maggiore di campioni.<br />

Punto di partenza per la campionatura della<br />

ceramica comune da cucina sono stati alcuni recipienti<br />

documentati con frequenza in area romano<br />

/ laziale, considerati di produzione locale / regionale<br />

(olle a mandorla, pentole a tesa, coperchi).<br />

Tali recipienti, dalle caratteristiche morfologiche<br />

simili, sono stati rinvenuti in più siti, tra cui<br />

<strong>Roma</strong>, Ostia, Vasanello e, in parte, Sutri.<br />

L’ipotesi della produzione nell’area <strong>Roma</strong> /<br />

Valle del Tevere è confermata dal fatto che la gran<br />

parte delle <strong>ceramiche</strong> da cucina analizzate presenta<br />

caratteristiche mineralogiche molto simili.<br />

Sembra inoltre che la produzione delle <strong>ceramiche</strong><br />

<strong>comuni</strong> “romane” si possa distinguere in laboratorio<br />

- tramite l’analisi mineralogica - dagli altri<br />

gruppi fino ad ora conosciuti in area centro-meridionale<br />

costituiti, però, soprattutto da anfore<br />

(Thierrin Michael, infra).<br />

2) Come si caratterizza il gruppo di <strong>ceramiche</strong><br />

<strong>comuni</strong> “<strong>Roma</strong>/Valle del Tevere” ?<br />

Sono stati isolati alcuni “marcatori” tipici della<br />

produzione “<strong>Roma</strong> / Valle del Tevere” che compaiono<br />

con frequenza in alcune forme/tipi di <strong>ceramiche</strong><br />

da cucina tipiche di <strong>Roma</strong> (Palatino, Curia,<br />

243 Il testo completo sulle analisi mineralogiche delle <strong>ceramiche</strong><br />

<strong>comuni</strong> di <strong>Roma</strong> e del Lazio sarà pubblicato nel volume in preparazione,<br />

comprendente i risultati anche delle altre classi <strong>ceramiche</strong>.<br />

244 Schuring 1986, p. 184.<br />

Tempio della Concordia) e dell’area a nord di<br />

<strong>Roma</strong> (Vasanello).<br />

In queste <strong>ceramiche</strong> da cucina documentate in<br />

molti siti dell’area romana sono presenti grandi<br />

sanidini, leggermente arrotondati, senza forme<br />

cristalline e attraversati da fenditure, che prevalgono<br />

nei confronti dei clinopirosseni (Thierrin<br />

Michael, infra).<br />

Già la Schuring nel suo studio sulle <strong>ceramiche</strong><br />

di S. Sisto Vecchio aveva notato come “the dominant<br />

mineral in almost all the San Sisto fabrics is<br />

sanidine”. Il sanidino come precisa la Schuring “is<br />

formed in lavas and minor intrusions where<br />

cooling of very hot magma takes place rapidly and<br />

low pressure. The provenance of these fabrics<br />

should therefore be sought in a volcanic area” 244.<br />

Sono presenti inoltre minerali vulcanici singoli<br />

(oltre ai sanidini sono tipici clinopirosseni, plagioclasi<br />

e biotite) che prevalgono sui frammenti di<br />

roccia e tra cui raramente compaiono leuciti. Spesso<br />

si è notata della biotite, raramente orneblenda<br />

(Vasanello e Sutri), quasi mai granato melanitico.<br />

Va comunque tenuto presente che possono esistere<br />

produzioni romane anche senza sanidini e<br />

che non è escluso che i sanidini, con le associazioni<br />

descritte nei paragrafi successivi, si ritrovino<br />

anche in altre zone geografiche.<br />

<strong>Le</strong>ucite e rocce leucitiche compaiono invece in<br />

alcune <strong>ceramiche</strong> da cucina rinvenute a Gabii,<br />

Tivoli, Palestrina e Casale Pian Roseto (Veio), la<br />

cui distinzione dal gruppo romano appare pertanto<br />

facilitata.<br />

3) Quali <strong>ceramiche</strong> da cucina comprende il<br />

gruppo definito “<strong>Roma</strong>/Valle del Tevere” ?<br />

Il gruppo “romano” comprende alcuni dei recipienti<br />

da cucina più diffusi nei siti di età tardo<br />

repubblicana e della prima età imperiale 245.<br />

Di seguito si elencano alcuni dei recipienti che<br />

fanno parte di tale gruppo:<br />

• pentola a tesa tipo 1a da Paliano, 1a dal Tempio<br />

della Concordia (R381) e da Vasanello (R252);<br />

• pentola a tesa tipo 2a dal Tempio della Concordia<br />

(R380), dalle Pendici del Palatino (R192-<br />

193) e da Vasanello (R 253);<br />

• pentola a tesa tipo 4 dal Palatino (R186-187;<br />

R370) e dal Tempio della Concordia (R382);<br />

• olla tipo 4a da <strong>Roma</strong>, via Pò (R158);<br />

• olla tipo 4b da Sutri (R211-212);<br />

• olla tipo 8 dal Palatino (R195);<br />

• tegame tipo 5 dal Palatino (R368);<br />

• incensiere tipo 1 dal Palatino (R367);<br />

• coppa tipo 3 da Sutri (R203).<br />

245 Nella valutazione dei tipi prodotti in area romana va tenuto<br />

presente che non tutti i tipi considerati in questo lavoro e<br />

inseriti nel catalogo sono stati sottoposti ad indagine mineralogica.

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