OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora

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34 LE CERAMICHE COMUNI A ROMA E IN AREA ROMANA (TARDA ETÀ REPUBBLICANA - PRIMA ETÀ IMPERIALE) V. LA CERAMICA DA MENSA, DA DISPENSA E PER LA PREPARAZIONE V.1. MATERIA PRIMA E TECNOLOGIA Le ceramiche comuni da mensa, a differenza delle ceramiche da cucina di qualità, vengono spesso fabbricate con le argille che si hanno a disposizione. Esse rivestono inoltre un’importanza secondaria per lo studio dell’evoluzione generale delle tecniche ceramiche, rispetto alle ceramiche da cucina di qualità o alle terre sigillate 135. È anche nella realizzazione delle ceramiche da mensa che si manifesta però la tecnologia ceramica romana: dalla tarda età repubblicana compaiono forme e tipi realizzate con argille calcaree, le cui tonalità vanno dal beige chiaro all’arancio, cotte in atmosfera ossidante e con un repertorio formale che verrà imitato in molte aree del Mediterraneo. Caratteristici di molte olpai, brocche e coppe della zona di Roma sono impasti di colore nocciola/beige chiaro, in qualche caso che si sfarinano al tatto, talora ricoperti da una ingubbiatura opaca di colore rossastro o marrone. In base ai dati archeologici e archeometrici è possibile isolare alcuni tipi di produzione urbana e in qualche caso regionale (fig. 26, Tav XLII). Tra i tipi prodotti a Roma, ad esempio nelle fornaci del Gianicolo o in area romana, nelle fornaci della Celsa, sulla via Flaminia, ci sono l’olla tipo 1 (I/II sec.d.C.), le brocche tipo 2 (I/II sec.d.C.), tipo 3 (età flavia-età antonina) e tipo 4. Quest’ultima, ampiamente documentata a Roma e in area romana, ha avuto una diffusione piuttosto ampia, anche al di fuori dell’Italia centro-meridionale, da collegare probabilmente al contenimento di qualche alimento (salsa di pesce?). A Pompei e a Narbona recipienti appartenenti a questo tipo contenevano pezzetti di pesce, forse resti di garum 136. Anche l’olpe tipo 1 (I/II secolo d.C.) fa parte della produzione delle officine romane e di area romana. Il bacino tipo 3a (età augustea e flavia) è comune a Roma e dintorni e deriva forse dai bacini tipo 1, di epoca arcaica e classica, che riflettono la tra- 135 Blondé, Picon 2000, p. 175. 136 Si veda la scheda di catalogo. Per Narbonne, C. Sanchez, comunicazione personale. Fig. 26) Brocche e olpai: alcuni dei tipi più documentati in area romana (olla ansata tipo 1, brocche tipo 2, tipo 3, tipo 4, olpe tipo 1; i numeri rimandano alle tavole del catalogo) dizione ceramica dell’Etruria meridionale e del Lazio a nord di Roma (fig. 27). Ben noti sono i mortaria tipo 11 e 12, collegati alla produzione delle figline doliari urbane, la cui diffusione via mare è stata documentata già da tempo 137 (fig. 27). 137 Hartley 1973; Joncheray 1972, 1973, 1974.

La maggior parte delle ceramiche da mensa e per la preparazione degli alimenti di Roma e dell’area romana è eseguita con argille ricche di CaO, di cui si è parlato nel capitolo IV (per le medie dei valori delle ceramiche calcaree dell’area di Roma si veda la tabella n. 4). Con argille calcaree, cotte a temperatura elevata tra 900 e 1000 gradi, si ottengono ceramiche con una buona resistenza meccanica 138; le ceramiche da mensa e dispensa dell’area romana sono di buona qualità. Dalle analisi chimiche eseguite sembra che alcune delle ceramiche da mensa di Roma furono prodotte con argille simili a quelle utilizzate per l’esecuzione delle ceramiche a vernice nera di certe aree del Lazio 139, ad esempio per quelle di Capena, e prodotte forse dalle stesse officine, come dimostrano i valori analoghi di alcuni elementi 140 (tabella 7). La ceramica da mensa della zona di Roma e del Lazio - soprattutto le forme chiuse - sembra essere stata esportata in misura minore della ceramica da cucina, probabilmente anche per difficoltà di impilamento. Ciononostante alcuni tipi sono documentati su relitti o in siti terrestri, ma in quantità decisamente più ridotta di quella delle ceramiche da fuoco. Gloria Olcese 35 Fig. 27) Bacini e mortaria (bacino tipo 3a, mortaria, tipo 11, tipo 12; i numeri rimandano alle tavole del catalogo) 138 Blondé, Picon 2000, p. 124. 139 Analoga situazione si è riscontrata nella Grecia nord-orientale dove in età ellenistica la produzione di ceramica a vernice nera e ceramiche comuni calcaree avveniva nelle stesse officine (Blondé, Picon 2000). 140 Ad esempio il Ce, influenzato dal materiale vulcanico. Per le ceramiche a vernice nera dall’area di Roma e del Lazio, Olcese 1998; Olcese, Picon 1998. Tra le ceramiche comuni da mensa che troviamo anche al di fuori dell’area laziale, vanno inoltre ricordate la brocca tipo 4 e, in tono minore, l’olpe tipo 1. Molto più massiccia e visibile l’esportazione dei recipienti destinati alla preparazione di sostanze e alimenti, come i mortaria (per la forma si veda anche il capitolo VI.5). I mortaria tipo 11 e 12 (Cap Dramont 1 e 2) sono indubbiamente i recipienti destinati alla preparazione che hanno avuto la diffusione maggiore e più capillare. In molti casi sono i bolli delle officine doliari urbane, oltre che gli impasti caratteristici, a consentirne l’individuazione 141. V.2. FORME E TIPI Prima/media età repubblicana La prima età repubblicana non è stata presa in considerazione in questo lavoro, ma è interessante sottolineare che alcune tra le forme/tipi più documentate continuano anche in tarda età repubblicana. Tra quelle maggiormente diffuse durante l’età repubblicana in area laziale vi sono bacini di Per quanto riguarda la probabile produzione di ceramica a vernice nera a Capena, Camilli et al.1994; Patterson et al. 2000. 141 In questo lavoro non si è preso in considerazione l’aspetto epigrafico dei mortaria, che meriterebbero una ricerca approfondita. Di grande interesse il bollo T. CASSI, riscontrato sui mortaria tipo 11, rinvenuti tra i materiali della Domus publica sulle pendici settentrionali del Palatino (Lorenzetti, comunicazione personale) che si aggiunge a quelli descritti in Hartley 1973.

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LE CERAMICHE COMUNI A ROMA E IN AREA ROMANA (TARDA ETÀ REPUBBLICANA - PRIMA ETÀ IMPERIALE)<br />

V. LA CERAMICA DA MENSA, DA DISPENSA E PER LA PREPARAZIONE<br />

V.1. MATERIA PRIMA E TECNOLOGIA<br />

<strong>Le</strong> <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> da mensa, a differenza<br />

delle <strong>ceramiche</strong> da cucina di qualità, vengono<br />

spesso fabbricate con le argille che si hanno a disposizione.<br />

Esse rivestono inoltre un’importanza<br />

secondaria per lo studio dell’evoluzione generale<br />

delle tecniche <strong>ceramiche</strong>, rispetto alle <strong>ceramiche</strong><br />

da cucina di qualità o alle terre sigillate 135.<br />

È anche nella realizzazione delle <strong>ceramiche</strong> da<br />

mensa che si manifesta però la tecnologia ceramica<br />

romana: dalla tarda età repubblicana compaiono<br />

forme e tipi realizzate con argille calcaree, le cui<br />

tonalità vanno dal beige chiaro all’arancio, cotte in<br />

atmosfera ossidante e con un repertorio formale<br />

che verrà imitato in molte aree del Mediterraneo.<br />

Caratteristici di molte olpai, brocche e coppe<br />

della zona di <strong>Roma</strong> sono impasti di colore nocciola/beige<br />

chiaro, in qualche caso che si sfarinano al<br />

tatto, talora ricoperti da una ingubbiatura opaca<br />

di colore rossastro o marrone.<br />

In base ai dati archeologici e archeometrici è<br />

possibile isolare alcuni tipi di produzione urbana e<br />

in qualche caso regionale (fig. 26, Tav XLII).<br />

Tra i tipi prodotti a <strong>Roma</strong>, ad esempio nelle fornaci<br />

del Gianicolo o in area romana, nelle fornaci<br />

della Celsa, sulla via Flaminia, ci sono l’olla tipo 1<br />

(I/II sec.d.C.), le brocche tipo 2 (I/II sec.d.C.), tipo 3<br />

(età flavia-età antonina) e tipo 4. Quest’ultima,<br />

ampiamente documentata a <strong>Roma</strong> e in area romana,<br />

ha avuto una diffusione piuttosto ampia, anche<br />

al di fuori dell’Italia centro-meridionale, da collegare<br />

probabilmente al contenimento di qualche<br />

alimento (salsa di pesce?). A Pompei e a Narbona<br />

recipienti appartenenti a questo tipo contenevano<br />

pezzetti di pesce, forse resti di garum 136.<br />

Anche l’olpe tipo 1 (I/II secolo d.C.) fa parte della<br />

produzione delle officine romane e di area romana.<br />

Il bacino tipo 3a (età augustea e flavia) è comune<br />

a <strong>Roma</strong> e dintorni e deriva forse dai bacini tipo<br />

1, di epoca arcaica e classica, che riflettono la tra-<br />

135 Blondé, Picon 2000, p. 175.<br />

136 Si veda la scheda di catalogo. Per Narbonne, C. Sanchez,<br />

<strong>comuni</strong>cazione personale.<br />

Fig. 26) Brocche e olpai: alcuni dei tipi più documentati<br />

in area romana (olla ansata tipo 1, brocche tipo<br />

2, tipo 3, tipo 4, olpe tipo 1; i numeri rimandano<br />

alle tavole del catalogo)<br />

dizione ceramica dell’Etruria meridionale e del<br />

Lazio a nord di <strong>Roma</strong> (fig. 27).<br />

Ben noti sono i mortaria tipo 11 e 12, collegati<br />

alla produzione delle figline doliari urbane, la cui<br />

diffusione via mare è stata documentata già da<br />

tempo 137 (fig. 27).<br />

137 Hartley 1973; Joncheray 1972, 1973, 1974.

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