OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora

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30 LE CERAMICHE COMUNI A ROMA E IN AREA ROMANA (TARDA ETÀ REPUBBLICANA - PRIMA ETÀ IMPERIALE) CeramiCa da CuCina ’rozza terraCotta’ da alCuni Contesti di ostia: dati quantitativi (in grassetto il riferimento ai tipi del catalogo del presente lavoro) Seconda metà III a.C., (Ostia 1978) Fine II – inizi I a.C., (Ostia 1978), Taberna dell’Invidioso Età claudia, (Ostia 1978), Piazzale delle Corporazioni 80-90 d.C. (Ostia II, Ostia III, Ostia IV) 90–140 d.C., (Ostia III, Ostia IV) 160–190 d.C., (inedito) Olle tipo 2 e tipo 3a - con orlo a mandorla Ostia 1978, fig. 60.14, 16; fig. 72.38 (=Ostia 1978, inv. 39) Olle tipo 2 - con orlo appiattito e collo cilindrico 8 Ostia 1978, fig. 72.37 1 Olla tipo 3 a - Ostia II, fig. 507 (=Ostia 1978, fig. 82.95 = Ostia 1978, invv. 1521-1569) Olle con orlo a mandorla, altri tipi (Ostia 1978, inv. 41) 1 Olle tipo 6 - con orlo ingrossato e collo cilindrico 2 49 (22%) 32 (2,6%) 3 (0,5%) 3 (0,2%) Coletti Pavolini 1996, fig. 8.2 Olle tipo 8 - con orlo ingrossato e collo troncoconico 118 (6%) Ostia II, figg. 487 – 488 (= Ostia III, fig. 630) 98 (8%) 84 (14,9%) 14 (0,7%) OLLE, tipi vari Pentole tipo 2 - con orlo a tesa 6 3 32 (14,3%) 86 (7%) 17 (3%) 426 (21,5%) Tipo 2a - Ostia II, figg. 479 – 480 (=Ostia 1978, fig. 82.103 = Ostia 1978, invv. 1602-1615) 1 14 (6,2%) 39 (3,2 %) Tipo 4 - Ostia II, figg. 477 – 478 (=Ostia 1978, fig. 110.1601) 1 (0,4%) 205 (16,8 %) 162 (28,6%) 9 (0,5%) Tipo 5a - Ostia III, fig. 49 1 (0,1 %) 356 (18%) Pentole con orlo a tesa, altri tipi 3 (0,5%) 124 (6,3%) PENTOLE, tipi vari Tegame tipo 1 - con incavo per coperchio 3 15 (6,7%) 2 (0,2%) 1 (0,2%) 372 (18,7%) Ostia 1978, fig. 72.44 Tegame tipo 3 - con orlo bifido 1 Ostia 1978, fig. 111.1639, 1640, 1660 (invv. 1638-1663) (=Ostia 1978, fig. 82.109 = Ostia II, fig. 308) Tegame tipo 5 - con orlo indistinto 7 25 (11,2%) 6 (0,5%) 4 (0,7%) 23 (1,2%) Ostia II, fig. 510 Tegame tipo 8 - con orlo a tesa 3 (0,3%) 1 (0,2%) 2 (0,1%) Ostia II, fig. 481 Tegame tipo 9 - con presa a tesa 106 (8,8 %) 53 (9,4%) Ostia II, fig. 501 2 (0,2%) 1 (0,1%) TEGAMI, tipi vari Coperchio tipo 1 - con orlo espanso Ostia 1978, fig. 68.47 (=Ostia 1978, invv. 20, 49, 51-53) 6 3 12 (5,3%) 35 (2,9%) 9 (1,6%) 99 (5%) Altri tipi (Ostia 1978, invv. 1835-1839, 1832-1833) Coperchi con orlo rialzato 7 (3,1%) Tipo 2 - Ostia 1978, fig. 112.1801 (=Ostia 1978, invv. 1796-1800) 6 (2,7%) Tipo 3 - Ostia II, figg. 512-514 (=Ostia 1978, fig. 68.50) 1 274 (22%) 62 (11%) 61 (3%) Coperchi con orlo rialzato, altri tipi (Ostia 1978, invv. 1802-1831) Coperchi con orlo a fascia 30 (13,4%) Tipo 4 - Ostia II, fig. 516 (= Ostia IV, fig. 244) 119 (9,8%) 92 (16,3%) 253 (12,8%) COPERCHI, tipi vari Incensieri 2 10 30 (13,4%) 145 (11,8%) 49 (8,7%) 63 (3,2%) Tipo 1 - Ostia II, fig. 467 27 (2,2%) 13 (2,3%) Ostia II, fig. 468 1 (0,1%) Ostia II, fig. 469 1 (0,1%) Ostia II, figg. 471-476 18 (1,5%) 4 (0,7%) ALTRE FORME, TIPI VARI 2 6 3 (1,3%) 23 (1,9%) 7 (1,2%) 55 (2,7%) TOTALE ORLI 28 35 224 (100%) 1223 (100%) 565 (100%) 1979 (100%) Tabella 1

giati in calce a ciascun gruppo tipologico sotto la voce ‘altri tipi’ 125. Per la maggior parte, i tipi guida presentano equivalenze tipologiche con altri tipi presenti negli stessi contesti, che sono stati anch’essi inseriti nei conteggi (i relativi riferimenti bibliografici sono indicati tra parentesi nella tabella). Analizzando i valori numerici e quelli percentuali, si riscontra che in ciascuna fascia cronologica soltanto alcuni dei tipi presi in esame sono documentati in quantità consistenti. A partire dall’età flavia risultano predominanti le pentole con orlo a tesa, presenti in proporzioni che variano da un quarto a un terzo del totale. L’incidenza quantitativa dei tipi maggiormente attestati aumenta considerevolmente se calcolata sul totale dei soli vasi riferibili alla produzione della zona di Roma: nel caso del contesto tardo-antonino dell’Area NE, su un totale di 967 orli di provenienza ‘locale’ il gruppo delle pentole con orlo a tesa (488 orli, in netta prevalenza del tipo 5 a - Ostia III, fig. 49), le olle tipo 6 - con orlo ingrossato e collo cilindrico Coletti, Pavolini 1996, fig. 8.2 (112 orli) e i coperchi tipo 4 - con orlo a fascia Ostia II, fig. 516 (241 orli) rappresentano quasi il 90% delle presenze. Se si considerano anche le altre due classi ‘tradizionali’ di ceramica da cucina (ceramica a vernice rossa interna e ceramica africana da cucina), si può constatare che nei contesti dell’Area NE delle Terme del Nuotatore la produzione ‘locale’ subisce nel tempo un progressivo decremento a favore delle ceramiche da cucina di importazione. Nei depositi datati all’età flavia e traianea i vasi fabbricati nella zona di Roma sono ancora i più attestati, e le importazioni riguardano soprattutto i tegami, forma funzionale pressoché assente dal repertorio locale; le ceramiche importate sono in netta prevalenza africane (circa il 30% del totale), seguite da quelle campane e di incerta provenienza, e in percentuale minima da quelle prodotte nel Mediterraneo orientale 126. Nell’età adrianea le importazioni salgono a due terzi del totale, e il loro incremento è dovuto esclusivamente al maggiore afflusso della ceramica africana da cucina, che ora supera quantitativamente la produzione ‘locale’, poiché le altre produzioni mantengono all’incirca le stesse proporzioni del periodo precedente. Nell’età tardo-antonina i vasi locali rappresentano soltanto un sesto di tutte le ceramiche comuni ‘grezze’: questa sensibile diminuzione è dovuta all’ulteriore crescita della ceramica africana da cucina, che raggiunge valori vicino al 50%, ma anche al maggiore afflusso di ceramiche provenienti dal Mediterraneo orientale, ben docu- 125 Il ‘gruppo di tipi’ è un grado gerarchico della classificazione utile ad esaminare nel loro complesso i tipi che presentano un elevato grado di somiglianza morfologica, si veda Pavolini 2000, p. 31. 126 Alcuni contesti datati tra l’80 d.C. e la fine del I secolo d.C. dallo scavo di un tratto urbano dell’Aqua Marcia offrono dati molto diversi da quelli di Ostia: i vasi riferibili alla produzione di area romana rappresentano l’80% del totale delle tre classi di Gloria Olcese 31 Fig. 23) le forme di ceramica comune documentate nella Domus publica mentate soprattutto tra le olle. Completano il quadro descritto i dati forniti dai contesti editi di età tardo-severiana delle Terme del Nuotatore, da cui risulta che in questa epoca Ostia è ormai divenuta uno dei principali centri di consumo della ceramica africana da cucina, con proporzioni che raggiungono il 90% del totale. IV.4. CERAMICA DA CUCINA DALLE PENDICI SET- TENTRIONALI DEL PALATINO NELLA PRIMA ETÀ AUGUSTEA (E.G. LORENZETTI) Le considerazioni che si presentano traggono origine dallo studio di 832 orli di ceramica da fuoco rinvenuti durante lo scavo delle stratigrafie di distruzione dell’ultima fase repubblicana della Domus publica alle pendici settentrionali del colle Palatino in Roma 127. L’unicità del ritrovamento è dovuta alla datazione notevolmente ristretta del contesto, 15-10 a.C., ed alla mancanza in ambito urbano di contesti di cronologia corrispondente. Il materiale non si presenta tuttavia cronologicamente omogeneo, dal momento che il continuo riutilizzo delle stesse terre ha infatti fatto sì che siano presenti alcuni frammenti pertinenti alle precedenti fasi edilizie dell’isolato. L’identificazione tipologica, avvenuta mediante i maggiori repertori formali dell’Italia centrale e tirrenica, ha permesso l’attribuzione del 93% dei frammenti a forme note e dell’83% a tipi prodotti o in produzione nell’ambito del I secolo a.C. (tabella 2) 128. Il materiale risulta quindi in gran parte con- ceramica da cucina, mentre i vasi di provenienza africana costituiscono solo l’1.5%: Aqua Marcia 1996, pp. 148, 151, 153. 127 Scavo diretto dal Prof. A. Carandini dell’Università La Sapienza; i materiali presentati sono parte della tesi di laurea discussa nel luglio 2001. 128 Sono esclusi dalla tabella n. 2 sei tipi non identificati, per un totale di 57 frammenti; inoltre i tegami di produzione campana (3 tipi) e due coppe per un totale di 59 frammenti.

giati in calce a ciascun gruppo tipologico sotto la<br />

voce ‘altri tipi’ 125. Per la maggior parte, i tipi guida<br />

presentano equivalenze tipologiche con altri tipi<br />

presenti negli stessi contesti, che sono stati anch’essi<br />

inseriti nei conteggi (i relativi riferimenti bibliografici<br />

sono indicati tra parentesi nella tabella).<br />

Analizzando i valori numerici e quelli percentuali,<br />

si riscontra che in ciascuna fascia cronologica<br />

soltanto alcuni dei tipi presi in esame sono<br />

documentati in quantità consistenti. A partire dall’età<br />

flavia risultano predominanti le pentole con<br />

orlo a tesa, presenti in proporzioni che variano da<br />

un quarto a un terzo del totale. L’incidenza quantitativa<br />

dei tipi maggiormente attestati aumenta<br />

considerevolmente se calcolata sul totale dei soli<br />

vasi riferibili alla produzione della zona di <strong>Roma</strong>:<br />

nel caso del contesto tardo-antonino dell’Area NE,<br />

su un totale di 967 orli di provenienza ‘locale’ il<br />

gruppo delle pentole con orlo a tesa (488 orli, in<br />

netta prevalenza del tipo 5 a - Ostia III, fig. 49), le<br />

olle tipo 6 - con orlo ingrossato e collo cilindrico<br />

Coletti, Pavolini 1996, fig. 8.2 (112 orli) e i coperchi<br />

tipo 4 - con orlo a fascia Ostia II, fig. 516 (241 orli)<br />

rappresentano quasi il 90% delle presenze.<br />

Se si considerano anche le altre due classi ‘tradizionali’<br />

di ceramica da cucina (ceramica a vernice<br />

rossa interna e ceramica africana da cucina), si può<br />

constatare che nei contesti dell’Area NE delle<br />

Terme del Nuotatore la produzione ‘locale’ subisce<br />

nel tempo un progressivo decremento a favore delle<br />

<strong>ceramiche</strong> da cucina di importazione. Nei depositi<br />

datati all’età flavia e traianea i vasi fabbricati nella<br />

zona di <strong>Roma</strong> sono ancora i più attestati, e le importazioni<br />

riguardano soprattutto i tegami, forma funzionale<br />

pressoché assente dal repertorio locale; le<br />

<strong>ceramiche</strong> importate sono in netta prevalenza africane<br />

(circa il 30% del totale), seguite da quelle campane<br />

e di incerta provenienza, e in percentuale<br />

minima da quelle prodotte nel Mediterraneo orientale<br />

126. Nell’età adrianea le importazioni salgono a<br />

due terzi del totale, e il loro incremento è dovuto<br />

esclusivamente al maggiore afflusso della ceramica<br />

africana da cucina, che ora supera quantitativamente<br />

la produzione ‘locale’, poiché le altre produzioni<br />

mantengono all’incirca le stesse proporzioni<br />

del periodo precedente. Nell’età tardo-antonina i<br />

vasi locali rappresentano soltanto un sesto di tutte<br />

le <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> ‘grezze’: questa sensibile diminuzione<br />

è dovuta all’ulteriore crescita della ceramica<br />

africana da cucina, che raggiunge valori vicino al<br />

50%, ma anche al maggiore afflusso di <strong>ceramiche</strong><br />

provenienti dal Mediterraneo orientale, ben docu-<br />

125 Il ‘gruppo di tipi’ è un grado gerarchico della classificazione<br />

utile ad esaminare nel loro complesso i tipi che presentano un<br />

elevato grado di somiglianza morfologica, si veda Pavolini<br />

2000, p. 31.<br />

126 Alcuni contesti datati tra l’80 d.C. e la fine del I secolo d.C.<br />

dallo scavo di un tratto urbano dell’Aqua Marcia offrono dati<br />

molto diversi da quelli di Ostia: i vasi riferibili alla produzione<br />

di area romana rappresentano l’80% del totale delle tre classi di<br />

Gloria Olcese 31<br />

Fig. 23) le forme di ceramica comune documentate nella<br />

Domus publica<br />

mentate soprattutto tra le olle. Completano il quadro<br />

descritto i dati forniti dai contesti editi di età<br />

tardo-severiana delle Terme del Nuotatore, da cui<br />

risulta che in questa epoca Ostia è ormai divenuta<br />

uno dei principali centri di consumo della ceramica<br />

africana da cucina, con proporzioni che raggiungono<br />

il 90% del totale.<br />

IV.4. CERAMICA DA CUCINA DALLE PENDICI SET-<br />

TENTRIONALI DEL PALATINO NELLA PRIMA<br />

ETÀ AUGUSTEA (E.G. LORENZETTI)<br />

<strong>Le</strong> considerazioni che si presentano traggono<br />

origine dallo studio di 832 orli di ceramica da fuoco<br />

rinvenuti durante lo scavo delle stratigrafie di<br />

distruzione dell’ultima fase repubblicana della<br />

Domus publica alle pendici settentrionali del colle<br />

Palatino in <strong>Roma</strong> 127.<br />

L’unicità del ritrovamento è dovuta alla datazione<br />

notevolmente ristretta del contesto, 15-10<br />

a.C., ed alla mancanza in ambito urbano di contesti<br />

di cronologia corrispondente. Il materiale non si<br />

presenta tuttavia cronologicamente omogeneo, dal<br />

momento che il continuo riutilizzo delle stesse<br />

terre ha infatti fatto sì che siano presenti alcuni<br />

frammenti pertinenti alle precedenti fasi edilizie<br />

dell’isolato.<br />

L’identificazione tipologica, avvenuta mediante i<br />

maggiori repertori formali dell’Italia centrale e tirrenica,<br />

ha permesso l’attribuzione del 93% dei frammenti<br />

a forme note e dell’83% a tipi prodotti o in produzione<br />

nell’ambito del I secolo a.C. (tabella 2) 128.<br />

Il materiale risulta quindi in gran parte con-<br />

ceramica da cucina, mentre i vasi di provenienza africana costituiscono<br />

solo l’1.5%: Aqua Marcia 1996, pp. 148, 151, 153.<br />

127 Scavo diretto dal Prof. A. Carandini dell’Università La<br />

Sapienza; i materiali presentati sono parte della tesi di laurea<br />

discussa nel luglio 2001.<br />

128 Sono esclusi dalla tabella n. 2 sei tipi non identificati, per un<br />

totale di 57 frammenti; inoltre i tegami di produzione campana<br />

(3 tipi) e due coppe per un totale di 59 frammenti.

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