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OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora

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LE CERAMICHE COMUNI A ROMA E IN AREA ROMANA (TARDA ETÀ REPUBBLICANA - PRIMA ETÀ IMPERIALE)<br />

cucina dell’area laziale e più in generale dell’Italia<br />

centro-meridionale tirrenica, in età imperiale.<br />

La pentola a tesa è in assoluto tra le più documentate<br />

in area romana dall’età flavia, come risulta<br />

dai dati percentuali di Ostia, uno dei pochi siti<br />

in cui siano state effettuate anche quantificazioni<br />

relative ai diversi tipi (Coletti, infra).<br />

In questa fase sono documentati altri tipi la cui<br />

funzione era legata alla cucina, ma in qualche<br />

caso, come in quello delle pentole tipo 1a, anche al<br />

contenimento delle ceneri.<br />

Per l’epoca augustea è fondamentale il panorama<br />

offerto dalle <strong>ceramiche</strong> di Vasanello (figg. 10-<br />

11), centro situato in una zona in cui la tradizione<br />

della produzione di <strong>ceramiche</strong> da cucina è continuata<br />

fino in epoca moderna. Prevalgono le pentole<br />

tipo 2 con tesa non molto pronunciata.<br />

Altrettanto significative per l’età augustea<br />

sono le <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> rinvenute a <strong>Roma</strong> sulle<br />

pendici settentrionali del Palatino, durante lo<br />

scavo delle stratigrafie di distruzione dell’ultima<br />

fase repubblicana della Domus publica (Lorenzetti,<br />

infra). Dalle tabelle che racchiudono i dati sulle<br />

<strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> da cucina si rileva che le forme<br />

più documentate sono l’olla con orlo a mandorla<br />

tipo 3 (3a), alcuni coperchi (tipi 1, 2, 3), il tegame<br />

tipo 3 (attribuito alla produzione campana). Meno<br />

documentate le pentole, riportabili al tipo 2.<br />

Tra le pentole della prima età imperiale è stato<br />

isolato il tipo 1 a tesa ricurva che è documentato in<br />

età augustea (Vasanello) ed è ricorrente nei contesti<br />

di età flavia di <strong>Roma</strong>.<br />

Molto diffusa nei contesti di età flavia è l’olla<br />

tipo 8 con impasto locale, che corrisponde al tipo<br />

trasportato dal Relitto di Cap Dramont, piena di<br />

una sostanza simile alla semola. In alcuni siti sembra<br />

essere attestata già in epoca precedente (Minturno,<br />

Gabii, Bolsena) anche se alcuni particolari<br />

morfologici sono un po’ differenti.<br />

Tra le olle è presente il tipo 4 (ad orlo triangolare<br />

e collo cilindrico), che è documentato anche<br />

tra i materiali di Sutri e forse è la continuazione di<br />

tipi più antichi.<br />

Numerose sono le attestazioni della circolazione<br />

di ceramica da cucina centro-italica in diversi<br />

siti del Mediterraneo, come dimostrano ad esempio<br />

gli studi effettuati sui materiali di Albintimilium<br />

117 e nella Tarraconense 118 (per questo argomento<br />

si veda il capitolo IX).<br />

I/II secolo d.C.<br />

Il II secolo d.C. è stato considerato solo per quei<br />

tipi che continuano dal I secolo d.C.<br />

117 Olcese 1993; Ead. 1996a.<br />

118 Aguarod Otal 1991; Ead. 1995.<br />

119 Olcese 1993; Schuring 1986; Schuring 1987.<br />

Ricordiamo solo l’olla tipo 6, che sembra essere<br />

caratteristica del II secolo d.C., è presente nei contesti<br />

dell’area NE di Ostia dagli anni 120-140 d.C.<br />

e non risulta attestata negli strati di età severiana<br />

(Coletti, infra e <strong>comuni</strong>cazione personale).<br />

IV.3. CERAMICA DA CUCINA DI OSTIA: PRESENZE E<br />

DATI QUANTITATIVI (C. COLETTI)<br />

<strong>Le</strong> conoscenze sugli aspetti tipologici e cronologici<br />

delle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> fabbricate nella zona<br />

di <strong>Roma</strong> sono ancora piuttosto sommarie, dato lo<br />

scarso numero di edizioni di materiali ceramici<br />

corredate di informazioni sulla composizione delle<br />

argille. Comincia tuttavia a delinearsi un primo<br />

quadro del repertorio morfologico caratteristico<br />

della produzione, che risulta costituito in parte da<br />

tipi peculiari, in parte da tipi riconducibili ad una<br />

tradizione artigianale di più vasto raggio, che<br />

venivano fabbricati in diverse località dell’area<br />

centro-tirrenica.<br />

Tra le informazioni bibliografiche disponibili<br />

per <strong>Roma</strong> e il suo circondario, quelle relative ad<br />

Ostia rappresentano un riferimento di particolare<br />

interesse per la definizione dei tipi pertinenti<br />

alla produzione di area romana, perché le <strong>ceramiche</strong><br />

<strong>comuni</strong> sono state oggetto di diverse indagini<br />

di carattere archeometrico, quali lo studio di G.<br />

Olcese sulle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> di Albintimilium<br />

e quello di J. Schuring sulle <strong>ceramiche</strong> da fuoco<br />

dallo scavo di S. Sisto Vecchio a <strong>Roma</strong>, che includono<br />

l’esame di diversi campioni provenienti<br />

dalle Terme del Nuotatore 119 e lo studio di C.<br />

Pavolini sulle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> in argilla depurata<br />

dei Magazzini 120. A queste ricerche si affianca<br />

un lavoro sulle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> dell’Area NE<br />

delle Terme del Nuotatore, curato da Tiziano<br />

Mannoni per quanto concerne le analisi di laboratorio,<br />

del quale sono stati presentati alcuni<br />

risultati anche in altra sede 121. Rimandando al<br />

lavoro di C. Pavolini per l’illustrazione delle problematiche<br />

inerenti alle <strong>ceramiche</strong> <strong>comuni</strong> in<br />

argilla depurata, si presenta una sintesi dei dati<br />

offerti dai contesti di Ostia riguardo alla produzione<br />

‘locale regionale’ di ceramica comune da<br />

cucina.<br />

Nelle pubblicazioni ostiensi la ceramica comune<br />

da cucina rientra nella classe definita ‘rozza<br />

terracotta’ o ‘ceramica grezza’, che comprende in<br />

misura minoritaria anche vasi con funzioni varie,<br />

fabbricati con impasti analoghi a quelli delle <strong>ceramiche</strong><br />

da fuoco 122.<br />

Analizziamo innanzitutto i contesti stratigrafici<br />

dell’Area NE delle Terme del Nuotatore, datati<br />

120 Pavolini 2000.<br />

121 Mannoni 1994; Coletti, Pavolini 1996.<br />

122 In alcune edizioni di scavo, per esempio Ostia 1978, la ‘ceramica<br />

grezza’ include anche la ceramica africana da cucina.

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