OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora
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LE CERAMICHE COMUNI A ROMA E IN AREA ROMANA (TARDA ETÀ REPUBBLICANA - PRIMA ETÀ IMPERIALE)<br />
Fig. 21) La Giostra: alcuni tipi di ceramica da cucina (da<br />
Moltesen, Rasmus Brandt 1994; i numeri<br />
rimandano alle tavole del catalogo)<br />
li del Tempio Rotondo e nei corredi di alcune tombe<br />
dell’Esquilino e nel Lazio (si veda il catalogo).<br />
Il tipo in questione è molto simile ai tegami ad<br />
orlo sagomato e profonda incavatura, che imitano<br />
forse esemplari metallici, documentati in molti siti<br />
della Magna Grecia e della Sicilia tra il IV e il II<br />
secolo a.C. (a titolo di esempio si ricordano gli<br />
esemplari di Ischia, di Caulonia, di Roccagloriosa e<br />
di diversi siti della Sicilia) 103, in qualche caso<br />
anche sui relitti come in quello della Cavalière 104.<br />
Esemplari analoghi esistono anche tra le <strong>ceramiche</strong><br />
puniche 105.<br />
Non sono state effettuate analisi di laboratorio<br />
su questo tipo per verificare se si tratti di materiali<br />
di produzione locale/regionale (come farebbe<br />
pensare la diffusione capillare) o se esistano anche<br />
esemplari di importazione, ad esempio dalla Campania<br />
dove il tegame costituisce un contenitore<br />
caratteristico della batteria da cucina medio e<br />
tardo repubblicana 106. Negli studi degli etruscologi<br />
questi primi due tipi sono compresi tra la ceramica<br />
di impasto o talora nella coarse ware, mentre<br />
vengono collocati nella ceramica grezza o in quella<br />
comune dagli archeologi classici.<br />
Completa la batteria da cucina di questo periodo<br />
il recipiente definito clibanus negli studi del Cubberley<br />
107, documentato intorno alla metà del III<br />
secolo a.C. a Minturno, ad esempio, o nel sito La Giostra<br />
108. Con questo recipiente si effettuava la cottu-<br />
103 Per Ischia, si tratta di <strong>ceramiche</strong> da cucina inedite dallo scarico<br />
Gosetti, in corso di studio da parte di chi scrive; per Caulonia,<br />
H. Tréziny, Kaulonia 1, Sondages sur la fortification nord (1982-<br />
1985), Naples 1989, tipi 3.2.1, 3.2.2, fig. 59; per Roccagloriosa, M.<br />
Gualtieri, H. Fracchia, Roccagloriosa I, L’abitato: scavo e ricognizione<br />
topografica, Napoli 1990, fig. 185, nn. 237-240.<br />
104 Charlin, Gassend, <strong>Le</strong>quément 1978, fig. 21, n. 5.<br />
105 Forma 69 di Cartagine, metà del II secolo a.C., Vegas, Phoeniko-punische<br />
Keramik aus Karthago, in Karthago III (a cura<br />
di F. Rakob), Mainz 1999, p. 198.<br />
106 Di Giovanni, Gasperetti 1993, p. 69, fig. 4. Per i materiali di<br />
Ischia, dati inediti, Olcese, in corso di studio.<br />
107 Cubberley 1988; Cubberley 1995.<br />
ra sub testu: gli alimenti, soprattutto il pane, venivano<br />
sistemati sotto la campana e il listello serviva per<br />
l’appoggio di carboni ardenti. Tale tipo di cottura è<br />
diffuso in Italia dall’età del bronzo e continua anche<br />
in età medievale. La forma in questione, come i testi<br />
arcaici da cui pare derivare, potrebbe connotare una<br />
precisa area culturale 109. Alcuni tipi di età imperiale<br />
rinvenuti a <strong>Roma</strong> nell’area del Palatino e di cui<br />
non si conosce l’effettiva funzione (tipo 9), se fossero<br />
cioè tegami o clibani, caratterizzati da una fascia che<br />
corre sotto l’orlo, erano bollati 110.<br />
Completano il quadro dei tipi ceramici più diffusi<br />
alcuni recipienti da mensa: la brocca tipo 1 con<br />
ansa a bastoncello rialzata, il bacino tipo 1 con<br />
impasto augitico, spesso associati alla ceramica a<br />
vernice nera e a quella sovraddipinta.<br />
Per avere un panorama delle forme in uso in un<br />
sito mediorepubblicano, sono utili gli esempi delle<br />
<strong>ceramiche</strong> rinvenute in due siti, La Giostra (datato<br />
al tardo IV- seconda metà del III secolo a.C.) (fig.<br />
21) e Minturno (sito produttore della metà del III<br />
secolo a.C.) (figg. 15a, b).<br />
II secolo a.C. / I secolo a.C. (fig. 22)<br />
<strong>Le</strong> olle tipo 3 con orlo a mandorla sono ben documentate<br />
in questa fase. È difficile fissare con precisione<br />
l’inizio di attestazione di questa forma, che<br />
sembra essere la continuazione dell’olla con orlo<br />
svasato e ingrossato tipo 1; in alcuni centri come<br />
Casale Pian Roseto esistono alcuni tipi forse di<br />
transizione tra la ceramica dell’età del ferro e quella<br />
di epoca tardo-repubblicana.<br />
Tra i materiali di Minturno, datati alla metà del<br />
III secolo a.C., non ci sono olle a mandorla del tipo 3<br />
(non attestate nemmeno a La Giostra). Un solo<br />
frammento è documentato tra i materiali di Ostia<br />
della seconda metà del III secolo a.C.; contesti inediti<br />
dell’area NE delle Terme del Nuotatore, datati<br />
dall’età tardorepubblicana all’1-50 d.C., hanno<br />
restituito un buon numero di olle con orlo a mandorla<br />
(testo Coletti, infra).<br />
La Vegas riteneva che la forma in questione non<br />
fosse più documentata in età augustea 111. Anche se<br />
questa affermazione va oggi attenuata (il tipo è<br />
documentato ancora nel I secolo, come risulta dai<br />
rinvenimenti di Ostia 112 e <strong>Roma</strong> 113), è comunque<br />
108 Per le attestazioni dei clibani e la relativa bibliografia si veda<br />
il catalogo. Per la presenza di clibani nel III secolo a.C. si vedano<br />
le osservazioni di Hayes 2000, p. 287, a proposito dei rinvenimenti<br />
in Abruzzo. Recipienti analoghi, dipinti a fasce rosse nere,<br />
sono documentati a Cartagine tra le <strong>ceramiche</strong> fenicio-puniche<br />
del VII secolo a.C., Vegas 1999, p. 174, fig. 79, forma 43.2.<br />
109 Zifferero 2000.<br />
110 Papi 1994.<br />
111 Vegas 1968, pp. 37-38.<br />
112 Per le olle a mandorla rinvenute a Ostia, prevalentemente negli<br />
strati di età claudia (contenenti però parecchi residui) e flavia, si<br />
veda il testo e la tabella della Coletti in questo stesso capitolo.<br />
113 Lorenzetti, infra.