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OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora

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III.1. TECNOLOGIA DI FABBRICAZIONE DELLA CERA-<br />

MICA: QUALCHE PUNTO<br />

Lo scopo di questo capitolo è quello di richiamare<br />

per sommi capi alcuni argomenti relativi<br />

alla tecnologia di fabbricazione della ceramica e<br />

all’organizzazione delle officine <strong>ceramiche</strong>. Poiché<br />

la letteratura specializzata conta numerosi e validi<br />

contributi, si ricorderanno solo alcuni punti<br />

necessari per comprendere definizioni adottate e il<br />

procedimento di studio utilizzato.<br />

Per approfondimenti si rimanda invece alle<br />

numerose pubblicazioni sull’argomento 77.<br />

III.2. CERAMICHE DA CUCINA E DA MENSA : UNA<br />

DISTINZIONE TECNOLOGICA IMPORTANTE<br />

Non sono molti gli studi fino ad ora effettuati<br />

che si occupano di indagare l’aspetto tecnologico<br />

delle <strong>ceramiche</strong> antiche; i pochi che sono stati realizzati,<br />

incentrati su aree diverse da quella considerata<br />

in questo lavoro, sono però una guida e consentono<br />

di guardare anche le <strong>ceramiche</strong> di <strong>Roma</strong> e<br />

del Lazio da un punto di vista particolare 78. Si<br />

ritiene importante per questo lavoro prendere in<br />

considerazione la funzione e la tecnica di fabbricazione<br />

della ceramica comune.<br />

Una prima grande distinzione è stata effettuata<br />

tra le <strong>ceramiche</strong> destinate alla cottura (definite<br />

solitamente <strong>ceramiche</strong> da cucina o <strong>ceramiche</strong> da<br />

fuoco o ancora <strong>ceramiche</strong> grezze) e quelle utilizzate<br />

per la mensa e la dispensa (<strong>ceramiche</strong> depurate).<br />

Tale distinzione è fondamentale ed era già nota<br />

agli artigiani del mondo antico e si basa sul fatto<br />

che le <strong>ceramiche</strong> che vengono esposte al fuoco,<br />

soprattutto quelle di qualità, sono realizzate con<br />

argille dalle caratteristiche particolari e comportano<br />

una tecnologia di fabbricazione mirata.<br />

Con la definizione ceramica da fuoco si indica<br />

una ceramica che può essere utilizzata per la cottura<br />

degli alimenti; <strong>ceramiche</strong> non da fuoco sono<br />

77 Picon 1992-1993; Id. 1995a; Id. 1997; Picon, Olcese 1995 e le<br />

recenti messe a punto di M. Picon sugli argomenti argille e<br />

modalità di fabbricazione in Picon 2002.<br />

78 Peacock 1997; Picon 1992-1993, 1995a, 1995b; Blondé, Picon 2000.<br />

Gloria Olcese 19<br />

III. TECNOLOGIA DI FABBRICAZIONE E ARTIGIANATO CERAMICO<br />

invece quelle escluse da questo uso, non tanto per<br />

la forma del recipiente, quanto per le caratteristiche<br />

dell’impasto.<br />

III.2.a. CERAMICHE CALCAREE E CERAMICHE NON<br />

CALCAREE<br />

Un’altra definizione importante è quella di<br />

<strong>ceramiche</strong> calcaree e <strong>ceramiche</strong> non calcaree. <strong>Le</strong><br />

<strong>ceramiche</strong> calcaree sono quelle le cui argille contengono<br />

una proporzione importante di calcite<br />

(CaCo 3) e che, se vengono analizzate chimicamente,<br />

hanno una percentuale di calce (CaO) superiore<br />

al 7-8 %. Ceramiche non calcaree, vengono definite<br />

invece le <strong>ceramiche</strong> con una percentuale di calce<br />

inferiore al 7-8 %.<br />

<strong>Le</strong> medie di CaO e SiO 2 delle <strong>ceramiche</strong> calcaree<br />

e non calcaree di <strong>Roma</strong> e dell’area di <strong>Roma</strong> sottoposte<br />

ad analisi di laboratorio in questo lavoro<br />

sono le seguenti:<br />

Ceramiche calcaree CaO 11,31 ± 3.48<br />

SiO2 56.47 ± 2.07<br />

Ceramiche silicee CaO 1,74 ± 0.79<br />

SiO2 64.24 ± 3.26<br />

I vasai hanno imparato fin dall’antichità a<br />

distinguere ad occhio le <strong>ceramiche</strong> calcaree da<br />

quelle non calcaree 79, anche se non sanno che tale<br />

distinzione è dovuta alla presenza più o meno<br />

abbondante di calcite nell’argilla. Di solito le<br />

distinguono in base al colore in funzione della temperatura<br />

di cottura: il colore delle argille calcaree<br />

si schiarisce quando la temperatura di cottura<br />

aumenta, mentre le <strong>ceramiche</strong> non calcaree, alle<br />

stesse condizioni di cottura, si scuriscono. Se le<br />

<strong>ceramiche</strong> sono calcaree, man mano che si aumenta<br />

la temperatura di cottura, si assiste allo schiarimento<br />

degli impasti (rosso chiaro - arancio - beige<br />

chiaro - bianco crema - verdastro) soprattutto con<br />

il modo di cottura di tipo A (si veda oltre); quelle<br />

79 Picon sostiene che tale distinzione sia stata una delle prime<br />

acquisizioni tecnologiche dei ceramisti, forse del neolitico antico<br />

nel Vicino Oriente (Picon 2002, p. 10).

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