OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora
OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora
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ciso di C. Coletti 4, solo in parte edito, in cui sono stati<br />
distinti alcuni tipi di impasto - tra cui i nn. 30, 31 e 34<br />
- caratteristici delle <strong>ceramiche</strong> da cucina. Tali impasti<br />
sono già stati individuati e descritti in bibliografia<br />
con diverse denominazioni; di seguito si fornisce una<br />
prima tabella di equiparazione (i campioni preceduti<br />
dalla R sono quelli analizzati in questo lavoro):<br />
• R 184 (olla tipo 6) = OSTIA impasto 34 - SCHU-<br />
RING FABRIC 1<br />
• R179, R180, R181 (olla tipo 8) = OSTIA impasto<br />
31 - SCHURING FABRIC 2<br />
• R171, R172, R173, R174 = OSTIA impasto 30 -<br />
SCHURING FABRIC 6 - PEACOCK fabric 1 -<br />
Analisi macroscopica<br />
In generale le <strong>ceramiche</strong> da cucina hanno caratteristiche<br />
macroscopiche simili a quelle di alcune <strong>ceramiche</strong><br />
da fuoco di <strong>Roma</strong> e della Valle del Tevere: il<br />
colore è rosso, rosso ruggine e sono presenti inclusi<br />
di dimensioni variabili (quarzo e minerali vulcanici<br />
e ossidi di ferro, talora calcite) (Tav. XLIII).<br />
Analisi mineralogica<br />
80 campioni sono stati analizzati da T. Mannoni con<br />
metodo mineropetrografico (Mannoni 1994, pp. 447-<br />
448, a cui si rimanda per le notizie analitiche). La<br />
maggior parte delle <strong>ceramiche</strong> da cucina analizzate<br />
(Ostia impasto 30, 31 e 34) va a cadere nel gruppo III<br />
di Mannoni, caratterizzato dalla presenza costante<br />
di “rocce neovulcaniche e/o minerali derivati da tufi<br />
vulcanici. I granuli di roccia vulcanica sono sempre a<br />
struttura ofitica con minerali tipici della famiglia<br />
delle trachiti. I minerali piroclastici […] dominanti<br />
sono l’augite e il sanidino […] <strong>Le</strong> matrici argillose<br />
sono sempre abbastanza ricche di ferro ossidato,<br />
spesso con granuli di ocra e contengono quarzo e<br />
miche bianche fini, tipici delle terre alluvionali.<br />
Circa le provenienze […] sono legate ai tufi vulcanici<br />
e le loro variazioni sono principalmente dovute<br />
alla minore e maggiore distanza dei minerali piroclastici<br />
dai tufi stessi, da cui derivano. <strong>Le</strong> associazioni<br />
di tali minerali con selce, calcari e siltiti è tipica<br />
della valle del Tevere, ma non differisce in modo<br />
apprezzabile da altre del Lazio e della Campania”.<br />
Palestrina<br />
(R336, R339)<br />
Analisi macroscopica<br />
Per quanto la campionatura delle <strong>ceramiche</strong> di Palestrina<br />
sia alquanto ridotta e poco rappresentativa,<br />
sembrano essere presenti almeno due tipi di impasto<br />
- uno utilizzato per la realizzazione dei votivi, l’altro<br />
per le pentole - distinguibili ad occhio nudo. Il primo<br />
è ricchissimo di inclusioni vulcaniche di colore nere<br />
lucide (leucite), anche di grossa taglia. Il colore è<br />
arancio vivo (Munsell 5 YR 7/8- 6/6) in qualche caso la<br />
parte più interna della ceramica è di colore grigio<br />
chiaro, con una netta differenza tra superficie esterna<br />
e interna (sono evidenti problemi di cottura).<br />
Il secondo impasto, invece, di colore arancio matto-<br />
4 Anselmino et al. 1986; Coletti, Pavolini 1996.<br />
Gloria Olcese 109<br />
ne (Munsell 2.5 YR 5/8) è molto compatto e non presenta<br />
ad un primo esame macroscopico le inclusioni<br />
nere lucide, ma solo inclusioni molto fini di colore<br />
grigio, bianco.<br />
Analisi mineralogica<br />
L’analisi mineralogica ha consentito di riscontrare<br />
la presenza di leucite sia nel campione di tegame<br />
(R339) che rappresenta il primo tipo di impasto, sia<br />
in quello di pentola a tesa R336. In quest’ultimo<br />
però sono presenti anche inclusioni non vulcaniche<br />
come frammenti di roccia silicatica e quarzo.<br />
Per quanto riguarda la ceramica a vernice nera<br />
analizzata contiene sanidini come quella da cucina,<br />
ma non contiene leucite.<br />
In considerazione del numero molto ridotto di campioni<br />
analizzati, non risolto resta il quesito relativo<br />
a quale possa essere la produzione locale e se i due<br />
gruppi - con o senza leucite - siano originari della<br />
zona di rinvenimento.<br />
Paliano (fornace)<br />
(R120-121-122-123)<br />
Analisi macroscopica<br />
La ceramica comune da cucina di Paliano è di colore<br />
prevalentemente arancio/rosso- chiaro (Munsell 2.5<br />
YR 6/8). Alcuni esemplari sono di colore tendente al<br />
nocciola (7.5 YR 7/6 -6/6), ma presentano caratteristiche<br />
di fattura e inclusioni del tutto simili agli<br />
altri campioni. La lavorazione è mediamente accurata.<br />
Tra gli inclusi visibili, mica, inclusioni vulcaniche di<br />
colore nero lucido, grosse inclusioni di colore grigio<br />
(dall’analisi mineralogica sappiamo che si tratta di<br />
sanidini)<br />
Analisi mineralogica<br />
L’analisi mineralogica consente di notare la somiglianza<br />
di alcuni campioni tra loro e con la ceramica<br />
da cucina di <strong>Roma</strong> (del Palatino e del Tempio della<br />
Concordia). La caratteristica dominante è la presenza<br />
di sanidini di grosse dimensioni e biotite.<br />
Sutri (fornace)<br />
(R211 e 212)<br />
Analisi macroscopica<br />
Gli unici due campioni di ceramica da cucina considerati<br />
presentano la superficie esterna molto annerita<br />
dall’esposizione al fuoco. La colorazione è color<br />
marrone ruggine (Munsell 2.5 YR 5/8).<br />
Gli inclusi visibili in frattura sono costituiti da mica<br />
dorata (anche in superficie) e da quarzo abbondante.<br />
Analisi mineralogica<br />
La ceramica comune contiene inclusioni vulcaniche<br />
di grossa taglia (sanidino, clinopirosseni, biotite,<br />
plagioclasi, vetro, roccia ofitica).<br />
Tivoli (fornace di ceramica italo-megarese)<br />
(R290-291)<br />
Analisi macroscopica<br />
La ceramica da cucina di Tivoli presa in considera-