OLCESE G. (2003). Le ceramiche comuni a Roma - Immensa Aequora
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CATALOGO: GLI IMPASTI<br />
Sono raggruppate qui di seguito le descrizioni<br />
macroscopiche degli impasti di alcune delle <strong>ceramiche</strong><br />
<strong>comuni</strong> di <strong>Roma</strong> e del Lazio considerate in questo<br />
lavoro.<br />
<strong>Le</strong> osservazioni sulla ceramica da cucina precedono<br />
quelle delle <strong>ceramiche</strong> da mensa e per la preparazione.<br />
Tra parentesi, sotto il nome della località 1, è riportato<br />
il numero dei campioni considerati per la compilazione<br />
della scheda di impasto. Se non compaiono riferimenti<br />
a pezzi specifici, le osservazioni sono da riportare a<br />
tutti i campioni a disposizione per quella località, talora<br />
anche a quelli non sottoposti ad analisi.<br />
Alla voce analisi mineralogica sono riassunti alcuni<br />
dati relativi all’analisi mineralogica effettuata; per<br />
tali analisi si rimanda ai capitoli VII.7 e VII.8.<br />
A. CERAMICA DA CUCINA<br />
<strong>Roma</strong><br />
Per la città di <strong>Roma</strong> si sono presi in considerazione<br />
gli impasti della ceramica da cucina degli scavi del<br />
Palatino, del tempio della Concordia, delle Fornaci<br />
della Celsa (via Flaminia) oltre a quelli di alcune<br />
olle rinvenute a <strong>Roma</strong>, in via Po; inoltre gli impasti<br />
delle <strong>ceramiche</strong> da cucina della ricognizione effettuata<br />
al V miglio dell’Appia antica, nella zona della<br />
Villa dei Quintili 2.<br />
Si tratta di materiali di epoche diverse che consentono<br />
di farsi un’idea delle <strong>ceramiche</strong> da fuoco che<br />
hanno circolato nell’area di <strong>Roma</strong>.<br />
Ad un esame macroscopico gli impasti risultano tra<br />
di loro abbastanza simili, ma in pochi casi identici.<br />
La variabilità è data dalla quantità del degrassante<br />
(che spesso si ripete), dal tipo di struttura - più o<br />
meno compatta - e anche dall’aspetto complessivo<br />
che consente di definire delle caratteristiche ricorrenti<br />
ma a fatica permette raggruppamenti sulla<br />
base di soli criteri macroscopici (Tav. XLI).<br />
<strong>Le</strong> caratteristiche del gruppo dominante, corrispondente<br />
grosso modo alle <strong>ceramiche</strong> di tarda età<br />
repubblicana e della prima età imperiale (Palatino,<br />
Tempio della Concordia, alcuni materiali della Villa<br />
dei Quintili), sono le seguenti:<br />
colore : compreso tra rosso vivo e rosso mattone<br />
(Munsell 2.5 YR 5/6-5/8; 10 R 5/8)<br />
struttura : compatta<br />
1 Per la bibliografia relativa ai siti da cui provengono i campioni<br />
si rimanda al capitolo II.4.<br />
Gloria Olcese 107<br />
inclusioni : quarzo, materiale vulcanico (soprattutto<br />
granuli neri di dimensioni variabili), talora scaglie<br />
di mica dorata, talora calcite.<br />
Alcuni campioni di pentola (tipo 1 - R369 e R381)<br />
sono caratterizzati da una patina scura oppure rossastra,<br />
con una superficie biancastra. Si tratta evidentemente<br />
di caratteristiche particolari di lavorazione,<br />
già descritte e documentate per alcune forme<br />
<strong>ceramiche</strong> di area laziale (per alcune olle con orlo a<br />
mandorla, ad esempio), dal momento che la composizione<br />
non sembra essere differente da quella delle<br />
<strong>ceramiche</strong> che non presentano tali caratteristiche.<br />
Esistono poi anche impasti simili a quello caratteristico<br />
descritto ma con percentuali molto maggiori di<br />
degrassante (alcuni esemplari della Villa dei Quintili)<br />
e una colorazione tendente al marrone. Si tratta<br />
di impasti collegabili soprattutto ad alcune forme<br />
e tipi, come ad esempio la pentola a tesa molto sviluppata<br />
con dente sporgente (pentola tipo 5), documentate<br />
anche in età medio imperiale, mentre gli<br />
impasti rossi sembrano essere caratteristici soprattutto<br />
della ceramica da cucina di epoca repubblicana<br />
e di prima età imperiale.<br />
<strong>Le</strong> analisi mineralogiche hanno consentito di individuare<br />
un gruppo dalle caratteristiche abbastanza<br />
omogenee, che è stato definito “romano” ma che in<br />
realtà comprende materiali anche di siti della zona<br />
a nord di <strong>Roma</strong>, come Vasanello e Sutri (Tav.<br />
XLIII). <strong>Le</strong> inclusioni del gruppo “romano” sono vulcaniche<br />
e non vulcaniche, con molti sanidini arrotondati<br />
anche di grosse dimensioni, con fenditure,<br />
fino ad ora non riscontrati in produzioni <strong>ceramiche</strong><br />
del centro-sud Italia 3. Il sedimento da cui sono state<br />
prelevate le argille è secondario e non è limitato alla<br />
zona di <strong>Roma</strong> ma si ritrova anche nella valle del<br />
Tevere - in realtà è presente in tutto il vulcanismo<br />
centroitalico -. Il fatto che la gran parte della ceramica<br />
da cucina della zona di <strong>Roma</strong> presenti tali<br />
caratteristiche è una sorta di conferma che si tratti<br />
di <strong>ceramiche</strong> “locali” nell’accezione ampia del termine.<br />
Va comunque ricordato che non tutte le <strong>ceramiche</strong><br />
prodotte in area romana hanno le caratteristiche<br />
descritte. <strong>Le</strong> <strong>ceramiche</strong> delle fornaci della Celsa (via<br />
Flaminia), ad esempio, hanno caratteristiche un po’<br />
2 Tali <strong>ceramiche</strong> sono state recuperate nell’ambito degli scavi<br />
diretti negli anni ‘80 dalla Prof. A. Ricci.<br />
3 G. Thierrin Michael, supra.