Tesi - Alp Cub
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volte nella traversata dal Ranclood al Bric de Lautaret dovevo caricarmi il mio compagno sulle spalle per non lasciarlo morire infangato nella neve. " " Il pericolo più grosso, per la nostra salute, era quando arrivavamo sudati dopo aver pestato neve per tutto il viaggio di salita, non avevamo il tempo per cambiarci e dovevamo entrare bagnati nella miniera ( e' la Tuno ), fredda e marcia : stavamo male tutto il giorno." Lo stesso Ferrero dovette smettere di lavorare in miniera nel febbraio del 1935, quando dopo un' assenza per malattia, causata da una seria affezione polmonare, che aveva contratta una notte in cui caricò in quattro ore 160 quintali di talco, fu licenziato "in tronco ". Il lavoro all' interno delle gallerie è rammentato come particolarmente penoso : agli inizi "si andava avanti con picconi, mazze, badili, mazzette, scalpelli e, man mano che il budello si allungava, l' aria veniva a mancare e il puzzolentissimo lume ad olio sottraeva gran parte del poco ossigeno, illuminando sempre meno. Si formava così lou poulhan, un gas tossico di anidride carbonica, a causa del quale non si riusciva più a respirare, fino a che un lieve mal di testa non si faceva sentire alla fronte e alle tempie e tosto si cadeva privi di sensi." I minatori spesso erano costretti a lavorare in spazi estremamente ridotti, sempre con il timore di venire seppelliti da una frana. 58
Anche quando le varie compagnie fecero costruire alcuni baraccamenti all' interno dei cantieri minerari, la situazione non migliorò molto. Per quanto i lavoratori delle miniere non fossero più costretti a viaggiare per recarsi al lavoro, la nuova sistemazione lasciava ancora molto a desiderare poichè questi primitivi ricoveri non erano nemmeno dotati di letti : " dopo aver fatto 12 ore sotto terra, entravano in una specie di squallida prigione, con acqua che colava dai muri - ricorda un vecchio minatore - si sdraiavano per terra sopra bracciate di rami di larici e di felci" xlviii . Ma, come racconta Ferdinando C. Charrier in un' intervista rilasciata pochi anni fa ad uno studioso di storia locale xlviii " malgrado le sofferenze, la pesantezza del lavoro, l' umidità, la terribile ed irreversibile silicosi, i pericoli per la vita stessa ( ci furono anche dei morti per frane ) le miniere furono una ricchezza perchè nelle nostre famiglie, alla fine del mese, entrava la paga e, in alcune di esse, tre o quattro buste paga ", infatti dalla medesima fonte apprendiamo che, nel periodo in cui egli ha iniziato a lavorare nella miniera di talco de la Rouso ( della Roussa ) - il giacimento di talco più importante della zona, nel comune di Roure, sotto il colle che mette in comunicazione la Val Chisone con la Val Sangone, da cui la miniera prese il nome xlviii , erano circa cinquanta i minatori provenienti dal suo stesso villaggio. 59
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volte nella traversata dal Ranclood al Bric de Lautaret dovevo caricarmi il<br />
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Lo stesso Ferrero dovette smettere di lavorare in miniera nel febbraio del<br />
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I minatori spesso erano costretti a lavorare in spazi estremamente ridotti,<br />
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