Tesi - Alp Cub

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26.01.2013 Views

è andata affiancando un'altra fonte di reddito: l' occupazione nelle industrie minerarie. Lo sfruttamento dei minerali risale in queste vallate a tempi molto antichi : del ferro e dell' argento estratti dai giacimenti del comune di Perosa Argentina si trova infatti menzione già in documenti risalenti al Medioevo e si sa come sul finire del 1200 la castellania di Perosa inviasse una parte dell' argento raffinato al tesoro dello Stato. Nel XIV secolo il Principe Filippo I di Savoia utilizzava l' argento e il ferro di Perosa per la fabbricazione delle proprie monete,e lo stesso ferro a partire dal 1660 sarebbe servito a costruire le palle dei cannoni. Dove fossero ubicate queste miniere non è oggi possibile ricostruirlo esattamente ma la loro esistenza è confermata da alcuni toponimi indicati in una mappa di Perosa del 1772, quali il " rivo delle miniere " e " il combale dei ferrieri". xlviii Non solo l' argento e il ferro,ma anche il marmo fu estratto in tempi molto antichi, come è attestato dalla presenza di scalpellini a Perrero, menzionata già per il 1378. xlviii Ulteriori notizie sull' attività mineraria risalgono al 1600, quando risulta che venissero coltivate già in Val Germanasca presso Prali delle cave di calcari cristallini. Ne venivano ricavate due varietà di marmi pregiati: l'uno il cosiddetto Bianco di Prali, utilizzato per la costruzione delle statue e della 48

facciata di Palazzo Madama a Torino e l'altro, lo Striato Verde Piemonte, usato per la creazione delle statue della chiesa della Gran Madre di Dio,sempre nella capitale subalpina. xlviii I tesori sotterranei di queste vallate furono successivamente illustrati dal Cavalier Nicolis di Robilant, incaricato dal Re Carlo Emanuele III di riorganizzare il settore minerario dello Stato, che nel 1784 nel suo Saggio sulle risorse minerarie dello Stato Sabaudo, compilato per l' Accademia delle scienze di Torino, descrisse la presenza di giacimenti di rame, non sfruttati, presso Prali, di cave di marmo bianco a San Martino, oltre alla steatite bianca o " lapis ollaris ", che si trovava un pò ovunque nella Valle. xlviii Dei minerali presenti nelle Valli di S. Martino e Chisone se ne occupò anche Casalis, nel suo Dizionario, citando lo gneiss del Malanaggio e di Perosa, la grafite di S. Germano e di Mentoulles, il marmo delle cave di Maniglia e di Faetto, quello di Prali, e la steatite bianca ( talco ), proveniente da Roreto e dalle frazioni di Villa e di Majera,vicine a Prali, " questa steatite viene pestata e trasportata in gran quantità in Francia, dove si smercia sotto il nome di craje del Briançon." xlviii Infatti quella che in termini dialettali veniva definita la péiro douso ( pietra dolce ), per la sua duttilità, attraverso i colli del Sestriere e del Monginevro, veniva inviata a Briançon e da li, confezionata in tavolette spedita in tutta Europa come gesso per sarti. xlviii Soltanto verso la 49

facciata di Palazzo Madama a Torino e l'altro, lo Striato Verde Piemonte,<br />

usato per la creazione delle statue della chiesa della Gran Madre di<br />

Dio,sempre nella capitale subalpina. xlviii<br />

I tesori sotterranei di queste vallate furono successivamente illustrati dal<br />

Cavalier Nicolis di Robilant, incaricato dal Re Carlo Emanuele III di<br />

riorganizzare il settore minerario dello Stato, che nel 1784 nel suo Saggio<br />

sulle risorse minerarie dello Stato Sabaudo, compilato per l' Accademia delle<br />

scienze di Torino, descrisse la presenza di giacimenti di rame, non sfruttati,<br />

presso Prali, di cave di marmo bianco a San Martino, oltre alla steatite bianca<br />

o " lapis ollaris ", che si trovava un pò ovunque nella Valle. xlviii<br />

Dei minerali presenti nelle Valli di S. Martino e Chisone se ne occupò anche<br />

Casalis, nel suo Dizionario, citando lo gneiss del Malanaggio e di Perosa, la<br />

grafite di S. Germano e di Mentoulles, il marmo delle cave di Maniglia e di<br />

Faetto, quello di Prali, e la steatite bianca ( talco ), proveniente da Roreto e<br />

dalle frazioni di Villa e di Majera,vicine a Prali, " questa steatite viene pestata<br />

e trasportata in gran quantità in Francia, dove si smercia sotto il nome di<br />

craje del Briançon." xlviii Infatti quella che in termini dialettali veniva definita<br />

la péiro douso ( pietra dolce ), per la sua duttilità, attraverso i colli del<br />

Sestriere e del Monginevro, veniva inviata a Briançon e da li, confezionata in<br />

tavolette spedita in tutta Europa come gesso per sarti. xlviii Soltanto verso la<br />

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