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VIVISEZIONE nei laboratori di MILANO - Un <strong>dossier</strong> di Nemesi Animale<br />
INTRODUZIONE<br />
Per quanto i ricercatori li chiamino modelli sperimentali, quelli che giacciono nei laboratori sono<br />
animali. Per quanto si esprimano con termini scientifici appropriati quel che di fatto i ricercatori in<br />
tutto il mondo fanno ogni giorno sono torture degne di un film dell’orrore.<br />
Per quanto mettano in campo le argomentazioni più scorrette e demagogiche come “Scegli, o un topo<br />
o tuo figlio”, non riusciranno mai a dare una qualche legittimità a una pratica tanto scientificamente<br />
assurda quanto moralmente aberrante.<br />
La prima mossa di un vivisettore o di una vivisettrice è privare gli animali sottoposti a sperimentazione<br />
scientifica della loro più intrinseca essenza, quella di esseri viventi, dotati della nostra stessa capacità<br />
di provare dolore, disagio fisico e psicologico, paura per la propria incolumità e voglia di vivere una vita<br />
libera e felice.<br />
L’unica ragione per considerare prioritaria l’esigenza di sperimentare su un animale rispetto all’interesse<br />
dell’animale all’integrità del suo corpo è la specie a cui l’animale appartiene, una specie non umana.<br />
La <strong>vivisezione</strong> si basa sull’assunto che specie animali possano essere modello sperimentale attendibile<br />
per conoscere quel che può essere nocivo oppure benefico per la specie umana. Il semplice buonsenso<br />
porta chiunque a capire che se fosse così noi potremmo farci tranquillamente curare da un veterinario<br />
anzichè ricorrere alle cure di un medico specializzato in medicina umana. L’assurdità scientifica della<br />
<strong>vivisezione</strong> è palese perchè si può facilmente capire che i dati ricavati da test su un topo, su un cane, un<br />
macaco o su qualsiasi altro animale non sono trasponibili agli esseri umani.<br />
Ma non è l’inattendibiltà della sperimentazione animale quel che ci muove contro questa pratica:<br />
nessun possibile risultato attendibile è giustificabile se a dover soccombere sono altri animali.<br />
Una delle argomentazioni che i vivisettori utilizzano per reggere il loro traballante impianto ideologico<br />
è che gli animali non umani non sono dotati di intelligenza. La sperimentazione sugli animali presenta<br />
una delle più grandi anomalie mai viste: gli animali sarebbero dei perfetti modelli sperimentali perchè<br />
fisiologicamente, biologicamente, anatomicamente simili agli umani. Polmoni, cuore, apparato<br />
riproduttivo, occhi, ossa, epidermide, tutto in loro sarebbe assimilabile al componente corrispondente<br />
nel corpo umano. Tutto tranne la mente e la capacità di provare sentimenti, sensazioni.<br />
Il dogma della <strong>vivisezione</strong> è difficile da scardinare perchè riflette la convinzione umana di essere gli<br />
unici detentori di alte qualità intellettive e morali.<br />
La supposta mancanza di intelligenza ha esposto gli animali alla supremazia dell’umanità, che si è<br />
approfittata della diversa indole degli altri animali.<br />
La verità è che ogni animale possiede un’intelligenza caratteristica della propria specie e ognuna di<br />
queste intelligenze è adatta all’etologia di quell’animale ed è più che sufficiente per procurarsi cibo e<br />
riparo, per avere abitudini più o meno sociali, per accoppiarsi e per procreare, in definitiva per vivere<br />
nel mondo.<br />
Senza bisogno di intervento umano.<br />
In ogni caso, mancanza di intelligenza, incapacità di linguaggio e altre deficienze che gli umani<br />
possono riscontrare negli altri animali non possono essere argomenti per giustificare l’inflizione del<br />
dolore perchè allora dovremmo accettare la sperimentazione scientifica su persone che non sono né<br />
intelligenti né capaci di parlare. L’intelligenza è in fondo uno dei tanti paramentri di valutazione, ma<br />
potremmo usarne altri, come la forza o la velocità, per esempio, che scalzerebbero gli umani dalla<br />
posizione dominante.<br />
La zoologia sistematica vuole offrire un’ordinata visione comparativa della multiforme varietà delle<br />
specie animali viventi.<br />
Purtroppo questa ossessiva comparazione delle diverse forme di vita ha prodotto quella convinzione<br />
secondo cui gli esseri umani siano il risultato finale e il prodotto perfetto dell’evoluzione. La presenza del<br />
genere Homo ha storia piuttosto recente se comparata a quella della maggior parte degli altri animali,<br />
ma invece che riconoscere e guardare con meraviglia il fantastico viaggio attraverso il pianeta Terra<br />
condiviso con le altre creature, gli scientisti e i loro proseliti vogliono soltanto rimarcare la distanza e<br />
le differenze tra noi e i nostri compagni.