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Via Faentina, il sottopasso ritarda ancora - Il Reporter

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attualità<br />

sAN LORENZO/2. In aumento <strong>il</strong> numero dei commercianti dell’estremo oriente che affittano bancarelle<br />

E tra i banchi si parla sempre più cinese<br />

Riccardo Bianchi<br />

Quando chiedi di un<br />

cinese che ha un<br />

banco di alimentari<br />

nel mercato coperto<br />

di San Lorenzo, qualcuno<br />

dice che forse ti sbagli. Eppure<br />

Dong è lì, e da quattro mesi<br />

vende la sua verdura. Qui è <strong>il</strong><br />

primo della sua etnia: “Volevo<br />

lavorare - dice - <strong>il</strong> mercato mi<br />

piaceva e ho provato”. Accanto,<br />

due bangladeshi che vendono<br />

frutta. “Anni fa i bangladeshi<br />

hanno comprato tanti banchi e<br />

vendevano tutti frutta e verdura<br />

- dice Alessandro, uno degli<br />

operatori storici - ma è andata<br />

male. Hanno smesso quasi tutti”.<br />

Nessuno commercia carne<br />

o pesce: i frigoriferi costano<br />

tantissimo. Anche fuori, tra le<br />

242 bancarelle, gli ultimi arrivati<br />

sono originari di Cina e<br />

Bangladesh, ma sono già tanti.<br />

Negli anni ci sono stati prima<br />

i persiani, poi i palestinesi, poi<br />

gli slavi, i rumeni e i bras<strong>il</strong>ia-<br />

Nell’area esterna sono tanti<br />

In via Panicale un ragazzo nero<br />

alticcio saluta un uomo bianco<br />

e gli mette una mano sulla<br />

spalla. “Amore?”, chiede, e lo<br />

accompagna in un negozio, sorpassando<br />

due africani che stanno<br />

sulla porta. Dopo dieci minuti,<br />

l’uomo è <strong>ancora</strong> seduto accanto<br />

alla cassa, in fondo al locale.<br />

Scene del genere si ripetono <strong>ancora</strong><br />

nella strada, un tempo feudo<br />

dei neri.<br />

Ma oggi non più. Nel bazar col<br />

nome africano c’è un cinese.<br />

Ovunque rivendite e call center<br />

di bangladeshi. “Si notano di<br />

più da quando fanno capannello<br />

fuori dal centro Snai” dicono<br />

i commercianti italiani. Ma<br />

c’è chi è storico, come Alamgir,<br />

che nel 2001 ha aperto l’Oriental<br />

Alimentari, un supermarket<br />

etnico: “Vendiamo solo a stranieri,<br />

anche operatori del mercato.<br />

Abbiamo avuto un calo del<br />

70 per cento in pochi anni, ma<br />

ni. Adesso loro, che per alcuni<br />

hanno superato le altre etnie. E,<br />

pure qui, vendono tutti la stessa<br />

roba: vestiti e foulard i cinesi,<br />

borse e ciondoli gli altri. Tutto<br />

a pochi euro. Parlarci è diffic<strong>il</strong>e.<br />

Qualcuno sa l’inglese, l’italiano<br />

<strong>il</strong> minimo indispensab<strong>il</strong>e.<br />

Ma gli affari vanno male: “È<br />

mezzogiorno e ho venduto 15<br />

euro. Lui zero e lei pure - racconta<br />

Otello, quarant’anni di<br />

esperienza, indicando <strong>il</strong> vicino<br />

senegalese e la vicina mandarina<br />

- I cinesi ci provano. Ma <strong>il</strong><br />

problema è che c’è qualcuno,<br />

italiano, che affitta i banchi a<br />

prezzi alti nonostante la crisi.<br />

Li frega”. Le cifre vanno dai<br />

2.500 euro al mese per un posto<br />

intorno alla bas<strong>il</strong>ica ai 500<br />

di via Panicale, dove ci sono<br />

tanti posti vuoti, perché aprire<br />

al mattino costa più che tenere<br />

chiuso.<br />

A San Lorenzo quasi tutti vendono<br />

accessori in pelle, vestiti<br />

gli ambulanti asiatici, mentre in quella<br />

coperta per adesso c’è solo Dong,<br />

che da quattro mesi vende lì la sua verdura<br />

FOCUs. Calo di vendite anche per gli stranieri<br />

“La crisi c’è anche per noi”<br />

Perso <strong>il</strong> 50 per<br />

cento in un anno,<br />

se continua così<br />

noi chiudiamo<br />

continuo a pagare 1400 euro al<br />

mese di affitto”. Ad un italiano.<br />

In piazza del mercato, un piccolo<br />

negozio di accessori ha aperto<br />

vicino al kebabbaro. Dentro due<br />

ragazzi cinesi. Una, molto bella,<br />

non capisce l’italiano. L’altro<br />

dice che l’attività, di tre mesi, è<br />

del fratello. Ma della crisi non sa<br />

niente. Nel senso che non conosce<br />

la parola. I cinesi stanno acquistando<br />

i tanti fondi vuoti del<br />

quartiere. <strong>Via</strong> Faenza e le strade<br />

limitrofe sono una costellazione<br />

di commercianti asiatici. Tra i<br />

colleghi italiani la frase è: “Sono<br />

bravi, non danno noia. Ma mi<br />

domando chi e perché gli affitta<br />

i fondi”. Le clientele sono separate.<br />

Al mini-market all’incrocio<br />

con via Panicale una commessa<br />

anziana con gli occhi a mandorla<br />

dice che la sua è solo asiatica.<br />

Alla friggitoria numero 34,<br />

come riportato sulla targa storica,<br />

i gestori ora sono cinesi. La<br />

ragazza al banco spiega che gli<br />

affari sono calati perché non ci<br />

sono turisti: “Meno 50 per cento<br />

in un anno. Abbiamo mandato<br />

via una commessa. Ma l’affitto<br />

non è calato. Se continua così,<br />

chiudiamo”. Chi è <strong>il</strong> proprietario?<br />

“Un italiano”. /R.B.<br />

e poco altro. Colpa anche di un<br />

turismo più povero. “I cinesi<br />

pagano sempre - li difende Angelo,<br />

che gestisce una delle cooperative<br />

che monta i banchi al<br />

mattino e li smonta la sera - Con<br />

i bangladeshi si fa fatica, ma<br />

anche con gli italiani. Solo che<br />

se loro poi se ne vanno, chi ti<br />

paga?”. Qualche commerciante<br />

li accusa di slealtà: “Vendono la<br />

tua stessa merce, ma abbassano<br />

<strong>il</strong> prezzo. Ti fanno chiudere”,<br />

sostiene Edgar, bras<strong>il</strong>iano. Ma<br />

ormai nel mercato è quasi tutto<br />

uguale, fatto in Cina o comunque<br />

dai cinesi. A punirli, però,<br />

è l’inesperienza. “Sono anch’io<br />

15<br />

straniero - dice Dragosh, che ha<br />

un banco in via Panicale - ma<br />

ho lavorato come commesso per<br />

otto anni, prima di mettermi in<br />

proprio. Loro aprono dall’oggi<br />

al domani e si fanno concorrenza.<br />

Non sanno come si lavora.<br />

Alcuni hanno già chiuso. Andrà<br />

così anche per gli altri”.<br />

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