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Corso di Antico Testamento: Pentateuco e Libri Storici

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nel senso che esso riproduceva, in forma fantasiosa, fatti che<br />

avrebbero potuto essere realmente avvenuti.<br />

Il suo collaboratore J.P.GABLER pubblicò, in seguito una<br />

monografia in tre volumi (1790-1793) in cui si <strong>di</strong>stingueva tra un mito<br />

“storico” - in cui si può ravvisare un fatto soggiacente – ed un “mito<br />

filosofico” che, invece, impiegava la forma mitologica per esprimere<br />

in una forma confacente alla cultura contemporanea, problemi teorici<br />

complessi quali l'origine delle cose, del male, o il rapporto tra l'uomo e<br />

Dio. Il mito <strong>di</strong> Gen 2-3 sarebbe stato un “mito filosofico”.<br />

Il giovane SCHELLING, studente del Seminario <strong>di</strong> Tubinga nella sua<br />

<strong>di</strong>ssertazione Antiquissimi de prima malorum humanorum origine<br />

philosophematis (Gen III) explican<strong>di</strong> tentamen criticum et<br />

philosophicum (1792 5 ) citando Heyne ed Eichhorn, interpreta il<br />

“filosofema” presente nel “mito filosofico” <strong>di</strong> Gen 3 alla luce <strong>di</strong><br />

Rousseau e dell'ultimo Kant nel senso che l'origine de male per<br />

l'umanità stava nell'abbandono dello “stato <strong>di</strong> natura” da cui, al tempo<br />

stesso, però, sorgeva anche il principio della responsabilità etica<br />

dell'uomo e la possibilità del suo progresso morale come vittoria della<br />

ragione sulla sensibilità.<br />

La reazione alla “scuola mitica” <strong>di</strong> Heyne-Eichhorn e ai rischi della<br />

nozione <strong>di</strong> un “mito filosofico” il cui “fatto” soggiacente era<br />

in<strong>di</strong>mostrabile, viene da W.M.L. De WETTE (1780-1849) per il quale<br />

il mito era storico solo in quanto esprimeva la consapevolezza<br />

religiosa e nazionale del popolo <strong>di</strong> Israele all'epoca in cui il <strong>Pentateuco</strong><br />

fu redatto e non gli si poteva attribuire nessuna riferimento fattuale<br />

(es. non era reale nessuna prima coppia umana).<br />

H. EWALD impone il principio che il mito rappresenta un prodotto del<br />

“paganesimo” e che, <strong>di</strong> conseguenza, non ci può essere assolutamente<br />

niente <strong>di</strong> “mitologico” nella Bibbia Sulla sua scia G.E.WRIGHT<br />

(1950); G.von RAD (1957).<br />

Questa impostazione trovò, in seguito, due <strong>di</strong>ramazioni. Quella <strong>di</strong><br />

R.BARTH secondo cui la Bibbia sarebbe pura e semplice parola <strong>di</strong><br />

Dio e quin<strong>di</strong> avulsa da ogni rapporto con fenomeni culturali,<br />

Commento [rosanna v1]: J.G.<br />

EICHORN“Urgeschichte. Ein Versuch”, in<br />

Repertorium für Biblische und<br />

Morgenlän<strong>di</strong>sche Litteratur (1779).<br />

Commento [rosanna v2]: Da qui<br />

prese le mosse la ra<strong>di</strong>cale critica del<br />

“mito” applicata al NT da D.F.STRAUSS<br />

nella sua famosa Vita <strong>di</strong> Gesù (1835)<br />

che, in seguito, troverà l'apice teorico<br />

nella “demitizzazione”<strong>di</strong> R. BULTMANN.<br />

Commento [rosanna v3]: Cfr.<br />

Geschichte des Volkës Israel bis Christus,<br />

Göttingen 1843-1859.

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