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Compendio di teoria della comunicazione

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iniziato ad avviare il <strong>di</strong>scorso sul funzionamento del linguaggio, visto in un ottica sincronica.<br />

De Saussure considera langue (lingua) il co<strong>di</strong>ce o sistema che comprende i segni e le loro<br />

regole <strong>di</strong> connessione e considera parole (parola) l’uso che si fa in<strong>di</strong>vidualmente del co<strong>di</strong>ce.<br />

Secondo Gensini il livello <strong>della</strong> lingua o sistema è costituito da “proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> classificazione<br />

(sia delle esecuzioni fonetiche, sia delle significazioni) i quali formano il patrimonio linguistico<br />

con<strong>di</strong>viso da una comunità e depositato nel cervello dei parlanti”.<br />

Nella prospettiva strutturale (<strong>di</strong> de Saussure), il segno è l’unione <strong>di</strong> un significante<br />

(l’immagine acustica) e <strong>di</strong> un significato (l’immagine mentale). La funzione semiotica del segno è<br />

frutto <strong>di</strong> una relazione tra il significante e il significato, e si colloca quin<strong>di</strong> oltre la realtà<br />

fisica.<br />

Il segno è costituito da una equivalenza tra espressione e contenuto ed è arbitrario e<br />

convenzionale, in quanto denotato culturalmente. È oppositivo, in quanto non corrisponde a<br />

nessun altro segno del sistema <strong>di</strong> <strong>comunicazione</strong> <strong>di</strong> riferimento.<br />

Il segno come equivalenza implica la nozione <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce o struttura.<br />

Per il filosofo pragmatista nordamericano Charles Sanders Peirce il segno è qualcosa che sta<br />

per qualcosa d’altro per qualcuno, sotto qualche rispetto. È un sostituto significante <strong>di</strong><br />

qualcosa, che non necessariamente deve esistere. Non vi è rapporto con le cose. Della cosa il segno<br />

rappresenta solo un certo punto <strong>di</strong> vista, con determinati fini pratici.<br />

La conoscenza è abduzione, o inferenza ipotetica. Il processo <strong>di</strong> semiosi ha avvio dalla<br />

percezione, ma l’oggetto imme<strong>di</strong>ato, che è l’oggetto come il segno se lo rappresenta, è <strong>di</strong>stinto<br />

dall’oggetto <strong>di</strong>namico, reale, che non è imme<strong>di</strong>atamente presente.<br />

Il significato <strong>di</strong> un segno è tradotto me<strong>di</strong>ante un interpretante, che è il segno che interpreta il<br />

segno. Così ha luogo una traduzione, che è appunto un processo <strong>di</strong> interpretazione. Via via che si<br />

prosegue nel processo si scopre sempre qualcosa in più.<br />

Il processo <strong>di</strong> significazione avviene a livello psichico. Significante e significato costituiscono le<br />

due facce <strong>della</strong> stessa realtà del segno.<br />

Peirce in<strong>di</strong>vidua tre tipi <strong>di</strong> segni:<br />

• le icone, si hanno quando vi è una certa comunanza <strong>di</strong> qualità tra significante e<br />

significato (per esempio i segnali stradali sono icone),<br />

• gli in<strong>di</strong>ci, si hanno quando c’è contiguità e connessione tra il segno e i fatti (il segno è<br />

qui <strong>di</strong>rettamente causato da ciò che esso significa, ad esempio un segnale <strong>di</strong> fumo ci<br />

indurrà a fuggire da un incen<strong>di</strong>o)<br />

• i simboli, si hanno quando la connessione coi fatti è arbitraria o convenzionale (sono il<br />

frutto <strong>di</strong> un accordo più o meno esplicito, <strong>di</strong> una associazione mentale).<br />

Solo i simboli costituiscono delle relazioni segniche a pieno titolo, ovvero sono segni generali.<br />

Ad ogni modo per Peirce un determinato segno concreto può essere sia in<strong>di</strong>ce che simbolo: le classi<br />

citate non sono <strong>di</strong>sgiunte <strong>di</strong> necessità.<br />

Il segno come inferenza rimanda a una nozione <strong>di</strong> contesto.<br />

La conoscenza è abduzione, ovvero consiste nell’assunzione <strong>di</strong> un ipotesi. L’inferenza è un<br />

in<strong>di</strong>zio da cui trarre una conseguenza.<br />

L’abduzione <strong>di</strong>fferisce sia dalla deduzione (che procede dalla regola ai casi particolari) sia<br />

dall’induzione (che inversamente procede dai molti casi particolari alla regola).<br />

Il pensiero precedente rimanda al successivo in un processo interpretativo sempre<br />

aperto. Si cerca <strong>di</strong> fissare una regola, che possa essere successivamente confermata dai dati o<br />

smentita, dando luogo ad una nuova ipotesi. Si tratta in definitiva <strong>di</strong> una ricerca <strong>di</strong> punti <strong>di</strong><br />

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