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Compendio di teoria della comunicazione

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Platone, nel <strong>di</strong>alogo “Cratilo” mostra i punti <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Cratilo, Ermogene e Socrate riguardo il<br />

legame sussistente tra segno e realtà.<br />

Per Cratilo i nomi esprimono autenticamente le cose cogliendone la giustezza universale. Per<br />

Ermogene il nome è inerente alla cosa solo per consuetu<strong>di</strong>ne e per l’uso protratto nel chiamare le<br />

cose in un certo modo. Infine per il portavoce <strong>di</strong> Platone (Socrate) il naturalismo estremo non è<br />

sostenibile, conoscere i nomi delle cose non consente l’accesso alla verità e si deve prescindere<br />

dal linguaggio per assurgere alla autentica contemplazione delle idee.<br />

Aristotele nel “De interpretatione” <strong>di</strong>stingue tra entità foniche, cose e concetti (le cose che<br />

sono nell’anima).<br />

Secondo Stefano Gensini, vi è in Aristotele uno spostamento dell’attenzione dal rapporto fra<br />

suono e realtà al rapporto fra il suono <strong>della</strong> voce e un contenuto psichico. (Gensini, 1999,<br />

p. 34)<br />

La questione <strong>della</strong> arbitrarietà del segno <strong>di</strong>verrà una centrale questione semiologica.<br />

Aristotele ha stu<strong>di</strong>ato anche la retorica, arte <strong>della</strong> persuasione, che ha il fine <strong>di</strong> muovere<br />

pragmaticamente le passioni del destinatario tramite l’uso <strong>di</strong> sillogismi.<br />

Saper comunicare e persuadere è stato sempre fondamentale per i detentori del potere.<br />

Sant’Agostino, nel “De doctrina christiana”, riflette su cosa siano i segni e le parole (che<br />

sono segni in senso stretto poiché servono solo a significare, ma anche “cose” perché abbisognano<br />

<strong>di</strong> un supporto materiale). Per Agostino il segno nasce dalla associazione <strong>di</strong> un oggetto sensibile<br />

con un significato.<br />

Come sostiene Stefano Gensini nel suo “Manuale <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong>”, in Agostino è già<br />

presente la percezione <strong>della</strong> relazione tria<strong>di</strong>ca del segno per cui “qualcosa sta per qualcos’altro per<br />

qualcuno in certe circostanze” (Gensini, 1999, p. 29)<br />

Si sono avute <strong>di</strong>spute me<strong>di</strong>evali sul nominalismo, che si interrogava sulla natura degli<br />

universali.<br />

Già nel Cinquecento in Francia e in Germania fiorirono stu<strong>di</strong> sulla <strong>comunicazione</strong> a carattere<br />

storico a seguito <strong>della</strong> comparsa dei primi giornali stampati.<br />

Nella modernità per <strong>comunicazione</strong> si intende spesso il mezzo <strong>di</strong> <strong>comunicazione</strong>.<br />

Per lungo tempo la <strong>comunicazione</strong> è stata legata alla metafora spaziale e territoriale.<br />

Gli stu<strong>di</strong> sulla <strong>comunicazione</strong> all’inizio del Novecento hanno spesso fatto riferimento a una<br />

prospettiva teorica ed umanistica più che empirica.<br />

Solo con la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale si rafforzò la prospettiva delle scienze sociali e del<br />

comportamento.<br />

1.3. I <strong>di</strong>versi approcci allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong><br />

1.3.1. L’approccio matematico-cibernetico<br />

Nel Novecento si è iniziato a parlare <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> informazioni.<br />

Nell’approccio matematico si considera l’informazione come <strong>di</strong>fferenza tra due o più elementi o<br />

dati.<br />

La <strong>teoria</strong> dell’informazione, <strong>di</strong> carattere ingegneristico, è stata elaborata da Claude Shannon<br />

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