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Compendio di teoria della comunicazione

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1. La storia e le principali teorie <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong><br />

1.1. La <strong>comunicazione</strong><br />

Karl Erik Rosengren in “Introduzione allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong>” ci illustra l’etimologia<br />

del termine comunicare:<br />

Il termine comunicare è storicamente collegato alla parola comune, che deriva dal<br />

verbo latino communicare (“con<strong>di</strong>videre”, “rendere comune”), a sua volta correlato alla<br />

parola latina communis (“comune”).<br />

Quando comunichiamo, incrementiamo la nostra conoscenza con<strong>di</strong>visa, cioè il “senso<br />

comune”, la precon<strong>di</strong>zione essenziale per l’esistenza <strong>di</strong> qualsiasi comunità. (Rosengren,<br />

2001, p. 11)<br />

Luigi Anolli in “Psicologia <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong>” definisce la <strong>comunicazione</strong> come:<br />

...uno scambio interattivo osservabile fra due o più partecipanti, dotato <strong>di</strong><br />

intenzionalità reciproca e <strong>di</strong> un certo livello <strong>di</strong> consapevolezza, in grado <strong>di</strong> far<br />

con<strong>di</strong>videre un determinato significato sulla base <strong>di</strong> sistemi simbolici e convenzionali <strong>di</strong><br />

significazione e <strong>di</strong> segnalazione secondo la cultura <strong>di</strong> riferimento. (Anolli, 2002, p. 26)<br />

Sempre per Anolli bisogna fare attenzione a <strong>di</strong>stinguere la <strong>comunicazione</strong>, dal comportamento,<br />

dall’informazione e dall’interazione.<br />

Infatti il comportamento corrisponde ad una qualsiasi azione motoria messa in atto da un<br />

in<strong>di</strong>viduo, per svariate ragioni anche <strong>di</strong> natura riflessa, e percepibile da un altro.<br />

E mentre ogni <strong>comunicazione</strong> presuppone un comportamento, non è vero l’inverso.<br />

Per questo Anolli sottolinea come Watzlawick, Beavin e Jackson, sovrapponendo i concetti <strong>di</strong><br />

<strong>comunicazione</strong> e comportamento hanno inficiato la possibilità <strong>di</strong> comprensione <strong>della</strong> specificità<br />

<strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong>.<br />

D’altro canto, l’informazione è un processo <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> conoscenze, inferite<br />

autonomamente da chi le elabora, in base alla sua capacità, rispetto un certo oggetto o soggetto.<br />

L’interazione è invece quel contatto, anche involontario, tra in<strong>di</strong>vidui, che va a mo<strong>di</strong>ficare la<br />

situazione preesistente delle cose tra loro.<br />

L’interazione non è necessariamente intenzionale e quin<strong>di</strong> non implica necessariamente una<br />

<strong>comunicazione</strong>.<br />

L’interazione si trova in posizione interme<strong>di</strong>a tra la <strong>comunicazione</strong> e il comportamento.<br />

La <strong>comunicazione</strong> è caratterizzata, per Anolli, da due <strong>di</strong>mensioni principali:<br />

• la funzione proposizionale, in quanto le conoscenze sono organizzate e trasmesse<br />

sotto forma <strong>di</strong> proposizioni e quin<strong>di</strong> si ricorre al linguaggio per poter concettualizzare,<br />

significare e comunicare il proprio pensiero;<br />

• la funzione relazionale, in quanto la <strong>comunicazione</strong> genera e rinnova le relazioni<br />

generando quell’intersoggettività <strong>di</strong>alogica che consente <strong>di</strong> negoziare significati e<br />

con<strong>di</strong>videre scopi.<br />

Felice Cimatti in “Fondamenti naturali <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong>” sostiene che:<br />

…la <strong>comunicazione</strong> non è un fenomeno autosufficiente, ma rappresenta uno sviluppo<br />

delle interazioni non ancora comunicative che hanno luogo nella percezione…<br />

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