Compendio di teoria della comunicazione
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essere falso”, “Non <strong>di</strong>re ciò per cui non hai prove adeguate”) si riferiscono al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> verità e<br />
sono focalizzate sull’intenzionalità e la competenza epistemica dell’interlocutore.<br />
Il significato è costruito dal punto <strong>di</strong> vista del parlante, senza che ci sia un vincolo del<br />
significato ai concetti tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> verità e falsità. (Grice, 1975)<br />
È l’enunciatore che costruisce l’enunciatario, che <strong>di</strong>viene testimone <strong>della</strong> veri<strong>di</strong>cità<br />
dell’enunciatore. Ciò produce un effetto <strong>di</strong> veri<strong>di</strong>zione nei confronti del ricettore. Naturalmente<br />
è possibile una violazione delle massime <strong>della</strong> Qualità, intenzionale o meno.<br />
L’enunciatario può essere costruito in modo paritetico, con assunzione <strong>di</strong> un vero ruolo<br />
conversazionale, ma può anche venir assoggettato alle ambiguità del testo, o ad<strong>di</strong>rittura ingannato.<br />
Lo spettatore potrà vivere la tipologia dell’enunciatario in un’ottica <strong>di</strong> completa soggiacenzamimesi,<br />
ma anche nel più ra<strong>di</strong>cale rifiuto-alternatività. (Bettetini, 1993, p. 32)<br />
Per quanto attiene alle altre massime, si può <strong>di</strong>re con Bettetini che “sono finalizzate al<br />
conseguimento <strong>di</strong> uno scambio efficiente <strong>di</strong> informazione, quin<strong>di</strong>, al successo <strong>della</strong> conversazione,<br />
al successo del passaggio <strong>di</strong> valori e <strong>di</strong> sapere dal testo al lettore-spettatore-consumatore”<br />
(Bettetini, 1993, p. 24)<br />
Sperber e Wilson propongono un modello ostensivo inferenziale. Distinguono tra<br />
intenzione informativa e intenzione comunicativa, laddove la prima fa riferimento<br />
all’intenzione <strong>di</strong> informare il destinatario <strong>di</strong> qualcosa, e la seconda si riferisce all’intenzione <strong>di</strong><br />
informare il destinatario sulla propria intenzione informativa.<br />
Perché vi sia <strong>comunicazione</strong> un fatto deve essere manifesto, ovvero il soggetto deve poter<br />
rappresentarsi mentalmente il fatto e accettare la sua rappresentazione come probabilmente vera.<br />
Nel mutuo ambiente cognitivo le ipotesi sono reciprocamente manifeste e vi è quin<strong>di</strong> possibilità<br />
<strong>di</strong> cooperazione. Ciò che si valuta è la pertinenza delle ipotesi al contesto.<br />
1.3.6. L’approccio pragmatico relazionale<br />
La Scuola <strong>di</strong> Palo Alto, in polemica con la <strong>teoria</strong> matematica <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong>, ha adottato<br />
una visione relazionale <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong>. Qui la <strong>comunicazione</strong> è vista come <strong>di</strong>alogo ed è<br />
bi<strong>di</strong>rezionale.<br />
Per Watzlawick (1971) la <strong>comunicazione</strong> è un “processo <strong>di</strong> interazione tra le <strong>di</strong>verse persone che<br />
stanno comunicando”<br />
Per lo stu<strong>di</strong>oso “non si può non comunicare” (Watzlavick, 1971, p. 44) . Non può esistere una<br />
non-<strong>comunicazione</strong>, in quanto non può esistere un non-comportamento. Perché vi sia<br />
<strong>comunicazione</strong> non vi è bisogno quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> intenzionalità.<br />
Watzlawich ha sviluppato la pragmatica <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong>, dove il primato spetta<br />
appunto alla relazione.<br />
Per lui la <strong>comunicazione</strong> può essere sud<strong>di</strong>visa in tre settori:<br />
• la sintassi: che comprende i problemi relativi alla trasmissione delle informazioni,<br />
• la semantica: che centra l’attenzione sui significati simbolici del messaggio,<br />
• la pragmatica: che indaga sull’influenza che la <strong>comunicazione</strong> ha sul comportamento.<br />
A Palo Alto si è voluto dare anche risalto ai paradossi e alle perturbazioni <strong>della</strong> <strong>comunicazione</strong>.<br />
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