Lope de Vega, Fuente Ovejuna, Dignità ed onore
Lope de Vega, Fuente Ovejuna, Dignità ed onore Lope de Vega, Fuente Ovejuna, Dignità ed onore
1 CANONE EUROPEO Una vita tUmUltUosa «Prodigio della natUra» 1562
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1<br />
CANONE<br />
EUROPEO<br />
Una vita<br />
tUmUltUosa<br />
«Prodigio<br />
<strong>de</strong>lla natUra»<br />
1562
2<br />
CANONE<br />
EUROPEO<br />
dalla Pratica<br />
alla teoria<br />
Dall’età <strong>de</strong>lla Controriforma al Barocco Il Siglo <strong>de</strong> oro spagnolo <strong>Lope</strong> <strong>de</strong> <strong>Vega</strong><br />
teatro, cosicché di <strong>Lope</strong> ci restano oltre 400 comm<strong>ed</strong>ie, circa 50 autos sacramentales<br />
(opere di carattere allegorico incentrate sul rito <strong>de</strong>ll’Eucarestia, rappresentate durante<br />
le celebrazioni <strong>de</strong>l Corpus Domini), a cui vanno sommati i testi brevi. Una produzione<br />
così vasta sfugge ai tentativi di catalogazione, tanto più se consi<strong>de</strong>riamo che accanto<br />
all’eterogeneità di temi l’opera di <strong>Lope</strong> presenta un’evoluzione nel tempo che da un lato<br />
condiziona la morfologia di <strong>de</strong>terminati sottogeneri (il dramma storico, la comm<strong>ed</strong>ia<br />
urbana, la comm<strong>ed</strong>ia mitologica ecc.) e dall’altro registra lo slittamento di alcuni temi<br />
dall’ambito <strong>de</strong>lla comm<strong>ed</strong>ia verso quello <strong>de</strong>lla trag<strong>ed</strong>ia, o viceversa.<br />
Nei primi anni <strong>de</strong>lla sua produzione <strong>Lope</strong> viene lentamente elaborando la sua formula<br />
teatrale; questo processo di messa a punto trova il suo momento di codificazione nella<br />
Nuova arte di far comm<strong>ed</strong>ie in questi tempi (1609), un trattato in versi in cui viene teorizzato<br />
il superamento <strong>de</strong>lla norma aristotelica. Proprio in nome di un concetto aristotelico,<br />
quello <strong>de</strong>lla verosimiglianza, <strong>Lope</strong> difen<strong>de</strong> la tragicomm<strong>ed</strong>ia, che mescola la gravità<br />
col riso: i personaggi alti convivono con i personaggi bassi, il linguaggio <strong>de</strong>i nobili si mescola<br />
a quello <strong>de</strong>l gracioso portatore di comicità, il gioco amoroso può culminare in una<br />
trag<strong>ed</strong>ia <strong>de</strong>ll’<strong>onore</strong>, ma una trasgressione in amore può risolversi in un lieto fine. Anche<br />
se tale fusione può apparire mostruosa ai dotti, il pubblico la troverà dilettevole perché<br />
«ci serve la natura da mo<strong>de</strong>lla / ché per tal variar natura è bella». La Natura si impone<br />
dunque sull’Arte, cioè sui precetti classici, e ciò in <strong>onore</strong> <strong>de</strong>l pubblico che ha istituito<br />
una nuova e imprescindibile norma, quella <strong>de</strong>lla legge di mercato, e dunque «siccome<br />
[le comm<strong>ed</strong>ie] le paga il volgo, è giusto / parlargli sciocco, e così dargli gusto».<br />
Non mancano poi, nella Nuova arte, insegnamenti pratici: <strong>Lope</strong> struttura la comm<strong>ed</strong>ia<br />
in tre atti e ne orienta lo svolgimento verso il finale, che <strong>de</strong>ve giungere inatteso<br />
per stupire il pubblico; non ritiene vincolante il rispetto <strong>de</strong>lle unità aristoteliche di<br />
tempo, luogo e azione, quanto piuttosto la coerenza nella tessitura <strong>de</strong>ll’intreccio; altrettanto<br />
importante è la plausibilità <strong>de</strong>i personaggi che <strong>de</strong>vono agire <strong>ed</strong> esprimersi<br />
in sintonia col proprio stato sociale e col proprio sesso (nel rispetto <strong>de</strong>l «<strong>de</strong>coro»); la<br />
loro cr<strong>ed</strong>ibilità psicologica sarà sorretta dall’uso <strong>de</strong>lla polimetria, che non rispon<strong>de</strong><br />
I TEMI<br />
L’<strong>onore</strong> e l’amore<br />
In una società ossessionata dal timore di essere<br />
giudicati diversamente da come si vuole (o si <strong>de</strong>ve)<br />
apparire, la perdita <strong>de</strong>ll’<strong>onore</strong> familiare diventa<br />
il simbolo su cui convergono tutte le angosce e<br />
i timori. L’amore ha il potere di incrinare la legge<br />
<strong>de</strong>ll’<strong>onore</strong> e mettere a repentaglio fama e rispettabilità:<br />
conduce le fanciulle a sottrarsi all’autorità<br />
paterna e a macchiare l’<strong>onore</strong> <strong>de</strong>ll’intero nucleo<br />
familiare; spinge a innamorarsi di una persona di<br />
rango superiore sovvertendo le gerarchie sociali;<br />
se incontrollato provoca l’adulterio e l’incesto. <strong>Lope</strong><br />
scandaglia le trasgressioni che l’amore è capace<br />
di mettere in atto e, se talora nella comm<strong>ed</strong>ia strizza<br />
l’occhio al suo pubblico (specie a quello colto<br />
e aristocratico, più smaliziato), lasciando trapelare<br />
la possibilità di raggirare le norme di quel codice<br />
ferreo, nella trag<strong>ed</strong>ia punisce inesorabilmente ogni<br />
comportamento eversivo.<br />
Una tematica così compatta trova un’infinità di variazioni<br />
nel ricco repertorio di situazioni che <strong>Lope</strong><br />
costruisce di comm<strong>ed</strong>ia in comm<strong>ed</strong>ia: i meccanismi<br />
bene oliati <strong>de</strong>i suoi intrecci conducono a soluzioni<br />
sorpren<strong>de</strong>nti; il gioco <strong>de</strong>gli inganni, la confusione tra<br />
realtà e finzione, l’ambiguità <strong>de</strong>lle apparenze sono<br />
alla base <strong>de</strong>gli equivoci su cui si è tessuta la peripezia,<br />
mentre ingegnose trovate consentono il superamento<br />
<strong>de</strong>gli ostacoli e il conseguimento <strong>de</strong>ll’anelato<br />
lieto fine o <strong>de</strong>l giusto castigo per i colpevoli.<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme
3<br />
CANONE<br />
EUROPEO<br />
il Palazzo, la<br />
città<br />
e il mondo<br />
rUrale:<br />
la dignità<br />
<strong>de</strong>l PoPolo…<br />
… e la difesa<br />
<strong>de</strong>ll’ordine<br />
costitUito<br />
<strong>Fuente</strong><br />
<strong>Ovejuna</strong><br />
Dall’età <strong>de</strong>lla Controriforma al Barocco Il Siglo <strong>de</strong> oro spagnolo <strong>Lope</strong> <strong>de</strong> <strong>Vega</strong><br />
solo a un’esigenza di varietà stilistica, ma anche a trasmettere <strong>de</strong>terminati contenuti<br />
in forme metriche appropriate (un nobile poteva esprimersi in en<strong>de</strong>casillabi, mentre a<br />
un servo si confaceva il più umile ottosillabo). A proposito <strong>de</strong>ll’intreccio, infine, <strong>Lope</strong><br />
ci ricorda che «di <strong>onore</strong> i casi sono i migliori, / che commuovono a fondo ogni persona».<br />
Di fatto il tema <strong>de</strong>ll’<strong>onore</strong>, intimamente connesso a quello <strong>de</strong>ll’amore, si impone<br />
in ogni sottogenere conducendo a tragici finali, se <strong>de</strong>clinato con modalità drammatiche<br />
(ad esempio nel Cavaliere di Olm<strong>ed</strong>o, Non è ven<strong>de</strong>tta il castigo), o risolvendosi in<br />
lieto fine sul versante più propriamente comico (La dama sciocca, Il cane <strong>de</strong>ll’ortolano,<br />
I capricci di Belisa ecc.).<br />
Il tema <strong>de</strong>ll’<strong>onore</strong> è al centro <strong>de</strong>lle comm<strong>ed</strong>ie ambientate a palazzo (le comm<strong>ed</strong>ie palatine)<br />
tra nobili personaggi che vivono drammi d’amore e di potere, o in città, dove<br />
(nelle comm<strong>ed</strong>ie di cappa e spada) eroine innamorate riescono a raggirare con sottili<br />
stratagemmi la sorveglianza di padri e fratelli, tutori <strong>de</strong>l loro <strong>onore</strong>. Vi è un poi gruppo<br />
di drammi (Peribáñez e il commendatore di Ocaña, <strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong>, Il miglior giudice<br />
è il re) in cui <strong>Lope</strong> trasporta il conflitto sull’<strong>onore</strong> in ambito rurale. Ricchi contadini<br />
si difendono dalle angherie di tirannici signori, che insidiano le loro mogli e promesse<br />
spose, fino al punto di farsi giustizia da sé e vendicare l’offesa subita dando la morte<br />
all’aristocratico farabutto. La novità di questi testi sembra risie<strong>de</strong>re nell’affermazione<br />
<strong>de</strong>lla dignità <strong>de</strong>l popolo dinanzi alla mancanza di principi morali <strong>de</strong>i suoi antagonisti.<br />
In effetti, i contadini di <strong>Lope</strong> possono con orgoglio vantare proprio quella “purezza<br />
di sangue” che è l’unico ambito su cui è possibile per il popolo spagnolo confrontarsi<br />
“ad armi pari” con chi è nobile di nascita. Prova di questa loro onorabilità (che non<br />
<strong>de</strong>riva, dunque, né dal censo, né da diritti sociali) è la lealtà al re, la nobiltà d’animo,<br />
l’innato senso di giustizia, l’amore puro che li lega alle loro donne, contrapposto alla<br />
lascivia <strong>de</strong>i signori.<br />
Tuttavia, se <strong>Lope</strong> si spinge fino a mostrare in scena la morte <strong>de</strong>l signore-tiranno, non è<br />
di certo in nome <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>mocrazia. Per quanto un’interpretazione in tal senso abbia tentato<br />
molti lettori mo<strong>de</strong>rni, <strong>Lope</strong> difen<strong>de</strong> ancora una volta l’ordine costituito, impersonato<br />
dal sovrano: infatti, gli aristocratici di questi drammi, oltre a offen<strong>de</strong>re i contadini,<br />
spesso si macchiano anche di colpe gravi nei confronti <strong>de</strong>l loro re; spezzano il patto di<br />
vassallaggio verso gli abitanti <strong>de</strong>l villaggio che dovrebbero proteggere e a loro volta non<br />
sono <strong>de</strong>gni vassalli <strong>de</strong>l loro re. La loro colpa principale è di aver infranto, in nome <strong>de</strong>lla<br />
propria arroganza e di <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri ignobili, l’ordine su cui si regge lanazione, quell’alleanza<br />
tra sovrano, aristocratici e popolo che dovrebbe garantire pace e concordia. Nella dicotomia<br />
corte/campagna, il polo rurale sembra appropriarsi <strong>de</strong>lle virtù cortesi, mentre la<br />
corte si macchia di colpe e <strong>de</strong>litti “selvaggi”: solo l’intervento finale <strong>de</strong>l re, unico in grado<br />
di ricostruire l’armonia perduta e rinsaldare l’alleanza con il popolo, riporta ordine<br />
nel caos <strong>de</strong>rivato dall’infrazione alla norma.<br />
Rappresentativa di questi temi è <strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong> (1612-14), comm<strong>ed</strong>ia in tre atti in versi,<br />
ambientata nel paese di <strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong>, dove tiranneggia il prepotente Fernán Gómez<br />
<strong>de</strong> Guzmán. Ai suoi atti di prevaricazione si oppongono con dignità i contadini<br />
<strong>de</strong>l luogo, finché l’intervento monarchico non giunge a ripristinare l’ordine costituito.<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme
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CANONE<br />
EUROPEO<br />
<strong>Dignità</strong> e <strong>onore</strong><br />
Dall’età <strong>de</strong>lla Controriforma al Barocco Il Siglo <strong>de</strong> oro spagnolo <strong>Lope</strong> <strong>de</strong> <strong>Vega</strong><br />
<strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong><br />
<strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong> ■ Atto secondo, scena V, vv. 938-1009<br />
Le norme<br />
sociali<br />
e la cortesia<br />
All’inizio <strong>de</strong>l secondo atto, assistiamo a una conversazione tra il Commendatore e alcuni<br />
contadini che ricoprono cariche di rilievo nel governo <strong>de</strong>l villaggio, tra cui Esteban, padre<br />
di Laurencia. Dal dialogo emerge il conflitto sull’<strong>onore</strong>: Fernán Gómez tratta con disprezzo<br />
i contadini, li insulta, si burla di loro, mentre essi difendono con coraggio la propria dignità,<br />
consapevoli <strong>de</strong>lla loro natura di cristianos viejos.<br />
5<br />
Commendatore, Assessore, Esteban, Lionello<br />
[Entrano il Commendatore, Ortuño e Flores]<br />
Commendatore Dio vi assista, brava gente.<br />
assessore Signoria!<br />
Commendatore Per la mia vita,<br />
comodi!<br />
esteban Vossignoria<br />
si<strong>ed</strong>a pure dov’è solita,<br />
noi staremo bene in pi<strong>ed</strong>i.<br />
Commendatore Ho <strong>de</strong>tto tutti a se<strong>de</strong>re!<br />
<strong>Lope</strong> <strong>de</strong> <strong>Vega</strong>, <strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong>, trad. a cura di F. Tentori Montalto, in<br />
<strong>Lope</strong> <strong>de</strong> <strong>Vega</strong>, Teatro, a cura di M. Socrate, Garzanti, Milano 1989.<br />
LA TRAMA<br />
<strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong><br />
Ambientata alla fine <strong>de</strong>l XV secolo, sullo sfondo<br />
<strong>de</strong>lla guerra fra i re Cattolici e Alfonso di Portogallo<br />
per il diritto alla corona di Castiglia, <strong>Fuente</strong><br />
<strong>Ovejuna</strong> mette in scena il conflitto tra Fernán Gómez<br />
<strong>de</strong> Guzmán, Commendatore <strong>de</strong>ll’ordine di Calatrava,<br />
e il popolo di <strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong> suo vassallo.<br />
Nelle pause <strong>de</strong>lla guerra, in cui il Commendatore si<br />
è schierato con i nobili ribelli contro i re Cattolici,<br />
Fernán Gómez insidia una giovane contadina, Laurencia,<br />
promessa sposa <strong>de</strong>l giovane Frondoso. Non<br />
riuscendo a convincere la fanciulla a ce<strong>de</strong>re ai suoi<br />
<strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri lascivi, non esita a rapirla e a far imprigionare<br />
Frondoso che, pur di difen<strong>de</strong>rla, ha osato le-<br />
vare le armi contro il Commendatore. I contadini,<br />
stanchi di subire tante angherie, trovano la forza di<br />
reagire, spronati dal coraggio di Laurencia che, dopo<br />
essere stata violentata, guida la ribellione popolare.<br />
Il castello è assaltato e il commendatore ucciso.<br />
Dinanzi al giudice, inviato dal re per trovare i colpevoli<br />
<strong>de</strong>l feroce <strong>de</strong>litto, il popolo unito si addossa<br />
la responsabilità <strong>de</strong>l gesto, al grido, anche sotto<br />
tortura, di «<strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong> lo ha ucciso». Nell’impossibilità<br />
di avere un reo confesso, i re Cattolici<br />
perdonano i contadini, riconoscendo l’atteggiamento<br />
tirannico <strong>de</strong>l Commendatore sleale e mettendo il<br />
villaggio sotto la loro diretta protezione.<br />
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CANONE<br />
EUROPEO<br />
La caccia…<br />
d’amore<br />
L’<strong>onore</strong><br />
Dall’età <strong>de</strong>lla Controriforma al Barocco Il Siglo <strong>de</strong> oro spagnolo <strong>Lope</strong> <strong>de</strong> <strong>Vega</strong><br />
10<br />
15<br />
20<br />
25<br />
30<br />
35<br />
40<br />
1. È <strong>de</strong>i grandi … ha: la formulazione<br />
<strong>de</strong>ll’umile Esteban ripren<strong>de</strong> un <strong>de</strong>tto<br />
proverbiale: «Chi <strong>onore</strong> ha, <strong>onore</strong> dà»;<br />
attraverso di essa, egli ricorda che un<br />
esteban È <strong>de</strong>i grandi fare <strong>onore</strong><br />
giacché non può certo dare<br />
<strong>onore</strong> chi non lo ha 1 .<br />
Commendatore Se<strong>de</strong>te, e parliamo un po’.<br />
esteban L’ha v<strong>ed</strong>uto poi il levriere?<br />
Commendatore Stanno ancora a bocca aperta<br />
i miei servi, che l’han visto<br />
correre come una freccia.<br />
esteban È un animale stupendo.<br />
Fila come un <strong>de</strong>linquente<br />
o un vigliacco in una lite.<br />
Commendatore Mi piacerebbe corresse<br />
dietro una lepre che sfugge<br />
da un pezzetto alle mie mani.<br />
esteban e dov’è mai questa lepre?<br />
Commendatore È vostra figlia.<br />
esteban Mia figlia?<br />
Commendatore Proprio così.<br />
esteban Ma sarà<br />
<strong>de</strong>gna che voi la prendiate?<br />
Commendatore Sì, lo è, e voi la dovete<br />
sgridare.<br />
esteban Perché?<br />
Commendatore S’è messa<br />
in testa di tormentarmi.<br />
Ci sono in paese donne<br />
il cui marito è qui in piazza 2 ,<br />
che son state invece liete<br />
di favorirmi.<br />
esteban Mal fatto,<br />
e neanche a voi va bene<br />
a parlare in tale modo.<br />
Commendatore Che contadino eloquente!<br />
Flores, dagli un po’ Aristotele<br />
perché legga la Politica.<br />
esteban Il paese, signoria,<br />
vuole vivere contento<br />
all’ombra <strong>de</strong>l vostro <strong>onore</strong>.<br />
E badate che ci abita<br />
non poca gente dabbene.<br />
LioneLLo Mai visto uno più sfrontato!<br />
comportamento <strong>onore</strong>vole da parte di<br />
un superiore si riverbera sui suoi subalterni.<br />
2. marito … piazza: hombre <strong>de</strong> plaza<br />
(‘l’uomo pubblico’) era colui che ricopriva<br />
cariche onorifiche nell’amministrazione.<br />
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CANONE<br />
EUROPEO<br />
L’ordine di<br />
Calatrava<br />
e la purezza<br />
di sangue<br />
La Corte<br />
e la<br />
campagna<br />
Dall’età <strong>de</strong>lla Controriforma al Barocco Il Siglo <strong>de</strong> oro spagnolo <strong>Lope</strong> <strong>de</strong> <strong>Vega</strong><br />
45<br />
50<br />
55<br />
60<br />
65<br />
70<br />
3. croce di Calatrava: sull’abito <strong>de</strong>i Cavalieri<br />
<strong>de</strong>ll’ordine di Calatrava era cucita<br />
una croce rossa che indicava il loro<br />
compito di combattere in difesa <strong>de</strong>lla<br />
fe<strong>de</strong>. Ricordiamo che in <strong>Fuente</strong> Oveju-
7<br />
CANONE<br />
EUROPEO<br />
Dall’età <strong>de</strong>lla Controriforma al Barocco Il Siglo <strong>de</strong> oro spagnolo <strong>Lope</strong> <strong>de</strong> <strong>Vega</strong><br />
guato per un contadino che si rivolge a un signore<br />
di campagna: la caccia, attività peculiare <strong>de</strong>i<br />
nobili; il Commendatore, avvalendosi di una metafora<br />
topica <strong>de</strong>l linguaggio amoroso, fa slittare il<br />
discorso dall’esercizio <strong>de</strong>lla caccia a quello <strong>de</strong>lla<br />
“caccia d’amore”, così che la lepre che fugge rappresenta<br />
Laurencia insensibile alle sue profferte.<br />
L’<strong>onore</strong><br />
Esteban illustra il patto di vassallaggio: è compito<br />
<strong>de</strong>l signore proteggere il villaggio che «vuole<br />
vivere contento all’ombra <strong>de</strong>l [suo] <strong>onore</strong>». Ma il<br />
Commendatore ha infranto l’armonia sociale e si<br />
è macchiato di viltà, turbando la pace coniugale,<br />
offen<strong>de</strong>ndo le donne e oltraggiando i mariti,<br />
mentre solo chi <strong>de</strong>tiene <strong>onore</strong> è in grado di trasmetterlo<br />
ai propri sudditi e di ottenerne in cambio<br />
rispetto e obb<strong>ed</strong>ienza. Con il suo comportamento<br />
licenzioso, Fernán Gómez ha infangato la<br />
dignità <strong>de</strong>i contadini. Il conflitto esplo<strong>de</strong> quando<br />
la convinzione popolare di essere stati offesi<br />
nella propria dignità («è ingiusto volerci toglier<br />
l’<strong>onore</strong>», vv. 45-46) si scontra con l’incr<strong>ed</strong>ulità <strong>de</strong>l<br />
Commendatore («dovreste averlo, per togliervelo»,<br />
v. 47).<br />
L’ordine di Calatrava e la purezza di sangue<br />
Agli inizi <strong>de</strong>l Seicento il prestigio <strong>de</strong>gli ordini<br />
militari era da tempo minacciato. <strong>Lope</strong>, pur am-<br />
bientando la storia secoli addietro, si fa eco <strong>de</strong>llo<br />
scontento popolare quando fa <strong>de</strong>l Commendatore<br />
di Calatrava un traditore <strong>de</strong>lla monarchia, in<strong>de</strong>gno<br />
<strong>de</strong>ll’abito che indossa. A differenza di chi<br />
ostenta la croce sull’abito cavalleresco, i contadini<br />
di <strong>Fuente</strong> <strong>Ovejuna</strong> sono «gente dabbene» che<br />
può rivendicare con orgoglio la propria “purezza<br />
di sangue”, senza timore di “macchie”. All’<strong>onore</strong><br />
mondano <strong>de</strong>i nobili, fatto d’apparenze e segni<br />
esteriori, Esteban e i suoi possono opporre l’unica<br />
vera dignità, quella <strong>de</strong>l sangue cristiano che scorre<br />
nelle loro vene.<br />
La Corte e la campagna<br />
Infastidito dalla saggia retorica <strong>de</strong>i contadini,<br />
Fernán Gómez richiama alla memoria, quasi con<br />
nostalgia, il mondo <strong>de</strong>lla corte. Dal suo punto<br />
di vista, la città è il luogo dove le leggi possono<br />
essere violate a proprio vantaggio e piacimento,<br />
dove i “gentiluomini” corteggiano le donne altrui<br />
e i mariti traditi se ne compiacciono. Dinanzi a<br />
tanta sfrontatezza, a questo mondo rovesciato, in<br />
cui la norma sociale è calpestata e la stessa religione<br />
è offesa con l’adulterio, Esteban ammonisce<br />
il Commendatore, evocando la giustizia divina<br />
che opera (anche in città) per mano <strong>de</strong>l sovrano,<br />
secondo quell’ordine Dio-monarca-popolo che<br />
regge le società d’antico regime e di cui <strong>Lope</strong> si<br />
fa promotore.<br />
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