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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 4<br />

formula aε(u, v) = (u, v) + ε 2 ((u, v)) è ovviamente ben definita, bilineare e simmetrica ed è anche<br />

continua e coerciva in quanto<br />

|aε(u, v)| ≤ |u| |v| + ε 2 �u� �v� ≤ (c 2 + ε 2 )�u� �v� e aε(v, v) = |v| 2 + ε 2 �v� 2 ≥ ε 2 �v� 2<br />

per ogni u, v ∈ V , ove c è sempre la norma dell’immersione continua <strong>di</strong> V in H . Ci proponiamo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che, per ε → 0 , si hanno le convergenze forti<br />

uε → f in V ∗ se f ∈ V ∗ , uε → f in H se f ∈ H e uε → f in V se f ∈ V . (5.7)<br />

Applichiamo R −1 all’equazione, osservando che tutti i termini dell’uguaglianza ottenuta appartengono<br />

a V , e moltiplichiamo scalarmente per uε nel prodotto scalare <strong>di</strong> H . Otteniamo<br />

(uε, R −1 uε) + (uε, ε 2 uε) = (uε, R −1 f) cioè 〈Rvε, vε〉 + ε 2 |uε| 2 = 〈uε, R −1 f〉 ove vε = R −1 uε.<br />

Ma 〈Rvε, vε〉 = ((vε, vε)) = �vε� 2 = �uε� 2 ∗ e 〈uε, R −1 f〉 ≤ �uε�∗�R −1 f� = �uε�∗ �f�∗ . Quin<strong>di</strong><br />

�uε� 2 ∗ + ε 2 |uε| 2 ≤ �uε�∗ �f�∗ da cui �uε� 2 ∗ ≤ �uε�∗ �f�∗ da cui �uε�∗ ≤ �f�∗ . (5.8)<br />

Riprendendo la prima delle <strong>di</strong>suguaglianze (5.8) e tenendo conto dell’ultima, deduciamo<br />

ε 2 |uε| 2 ≤ �uε�∗ �f�∗ ≤ �f� 2 ∗ da cui ε|uε| ≤ �f�∗ . (5.9)<br />

Sia ora {εn} una qualunque successione infinitesima. Mostriamo che da questa possiamo estrarre<br />

una sottosuccessione {εnk } tale che la corrispondente successione ottenuta prendendo ε = εnk in<br />

uε converge a f in V ∗ . Allora, per la Proposizione A.1.9, o meglio a una sua variante ovvia<br />

in cui il parametro <strong>di</strong>screto n è sostituito dal parametro continuo ε , varrà la prima delle (5.7).<br />

Tuttavia, per semplificare le notazioni, scriviamo ε sia al posto <strong>di</strong> εn sia al posto <strong>di</strong> εnk . Grazie al<br />

Teorema 5.1 <strong>di</strong> compattezza debole, abbiamo uε ⇀ u in V ∗ per una certa sottosuccessione e per un<br />

certo u ∈ V ∗ . Dimostriamo che u = f . Siccome R −1 ∈ L(V ∗ ; V ) abbiamo R −1 uε ⇀ R −1 u in V<br />

(si ricor<strong>di</strong> il Corollario 4.8). D’altra parte, applicando R −1 alla (5.6) e tenendo conto della (5.9),<br />

deduciamo che<br />

R −1 f − R −1 uε = ε 2 uε e ε 2 |uε| ≤ ε�f�∗ , da cui R −1 uε → R −1 f in H .<br />

Conclu<strong>di</strong>amo che R −1 u = R −1 f e quin<strong>di</strong> che u = f . Dunque uε ⇀ f in V ∗ , sempre per la<br />

sottosuccessione estratta. Ma la (5.8) implica che lim sup�uε�∗ ≤ �f�∗ . Per la Proposizione 4.5<br />

conclu<strong>di</strong>amo che la convergenza è forte e quin<strong>di</strong> che vale la prima delle (5.7). Per ottenere la<br />

seconda, supponiamo f ∈ H e scegliamo v = uε nella seconda delle (5.6). Otteniamo subito<br />

|uε| 2 + ε 2 �uε� 2 = (f, uε) da cui |uε| ≤ |f| (5.10)<br />

imitando il ragionamento precedente. Ancora per il Teorema <strong>di</strong> compattezza debole, applicato ora<br />

allo spazio H , abbiamo uε ⇀ u in H per una certa sottosuccessione e per un certo u ∈ H . Ma<br />

ciò implica che uε ⇀ u in V ∗ e quanto abbiamo già <strong>di</strong>mostrato continua a valere. Dunque u = f<br />

e tutta la famiglia {uε} , e non solo la sottosuccessione, converge a f debolmente in H . Lo stesso<br />

ragionamento fatto sopra, appoggiato ora alla stima (5.10), mostra poi che la convergenza è forte.<br />

Supponiamo infine f ∈ V . Siccome uε ∈ V , abbiamo anche Ruε = ε −2 (f − uε) ∈ V e possiamo<br />

applicare R a tutti i termini dell’equazione (5.6). Otteniamo Ruε + ε 2 R(Ruε) = Rf , cioè che<br />

Ruε è la soluzione della stessa equazione (5.6) quando f è sostituito da Rf . Allora, siccome<br />

Rf ∈ V ∗ , possiamo applicare a Ruε e a Rf la prima delle (5.7) e concludere che Ruε → Rf<br />

in V ∗ . Applicando R −1 , che è continuo, conclu<strong>di</strong>amo che uε → f in V .<br />

94<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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