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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Spazi <strong>di</strong> Hilbert<br />

infinitesima. Prendendo δ = δn per n = 1, 2, . . . , costruiamo una successione {vn} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> F e due<br />

successioni {xn} e {yn} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> S tali che d(xn, yn) ≤ δn e |vn(xn) − vn(yn)| ≥ ε per ogni n ≥ 1 .<br />

Ma F è relativamente compatto per ipotesi. Dunque da {vn} possiamo estrarre una sottosuccessione convergente<br />

in C(S) a una certa funzione v ∈ C(S) . Per non complicare le notazioni, continuiamo a denotare<br />

con {vn} anche la sottosuccessione estratta. Ora usiamo la compattezza dello spazio metrico S : da {xn}<br />

estraiamo una sottosuccessione {xnk } convergente a un certo punto x0 <strong>di</strong> S . Siccome d(xn, yn) ≤ δn per<br />

ogni n , anche la corrispondente sottosuccessione {ynk } converge a x0 . Ora per ogni k abbiamo<br />

ε ≤ |vnk (xnk ) − vnk (ynk )|<br />

≤ |vnk (xnk ) − v(xnk )| + |v(xnk ) − v(x0)| + |v(x0) − v(ynk )| + |v(ynk ) − vnk (ynk )|<br />

≤ 2�vnk − v�∞ + |v(xnk ) − v(x0)| + |v(x0) − v(ynk )|.<br />

Ma l’ultimo membro è infinitesimo per k → ∞ , assurdo.<br />

Viceversa, supponendo F equicontinuo, dobbiamo <strong>di</strong>mostrare la sua relativa compattezza. Fissiamo<br />

pertanto una qualunque successione {vn} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> F e costruiamo una sua sottosuccessione convergente<br />

in C(S) . A tale scopo fissiamo un sottoinsieme D ⊆ S denso al più numerabile, che esiste grazie al<br />

lemma, e usiamo il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>agonale <strong>di</strong> Cantor. Ricordando che F è un limitato <strong>di</strong> C(S) , fissiamo<br />

una costante M tale che �v�∞ ≤ M per ogni v ∈ F . Allora �vn�∞ ≤ M per ogni n . In particolare, per<br />

ogni z ∈ D , la successione {vn(z)} è una successione <strong>di</strong> scalari limitata. Dunque si può applicare il Teorema<br />

<strong>di</strong> Bolzano-Weierstrass a ciascuna <strong>di</strong> tali successioni e, ovviamente, anche a ogni sottosuccessione eventualmente<br />

estratta. Allora, presentato provvisoriamente D come immagine <strong>di</strong> una successione {zm} (senza<br />

ipotesi <strong>di</strong> iniettività, in modo da comprendere il caso, anche se banale, in cui D sia finito) e procedendo<br />

ricorsivamente, si estraggono dalla successione data infinite sottosuccessioni {x1,k} , {x2,k} . . . , ciascuna<br />

essendo sottosuccessione della precedente, in modo che tutti i limiti limk→∞ vm,k(zm) esistano finiti. Consideriamo<br />

allora la successione {vk,k} : questa è una sottosuccessione della successione data e, a meno <strong>di</strong><br />

un numero finito <strong>di</strong> termini, anche una sottosuccessione <strong>di</strong> ciascuna delle estratte, così che, per ogni m , il<br />

limite limk→∞ vk,k(zm) esiste finito. Abbandonata la notazione riguardante l’insieme D abbiamo pertanto<br />

che il limite limk→∞ vk,k(z) esiste finito per ogni z ∈ D . Quella così costruita è la sottosuccessione che<br />

andavamo cercando: <strong>di</strong>mostriamo che essa converge in C(S) . A tale scopo <strong>di</strong>mostriamo che essa è <strong>di</strong> Cauchy<br />

in C(S) . Fissiamo dunque ε > 0 ed eseguiamo un lavoro preliminare. Scelto δ > 0 come nella definizione<br />

<strong>di</strong> equicontinuità, in particolare tale che |vk,k(x)−vk,k(y)| ≤ ε per ogni k e per ogni coppia <strong>di</strong> punti x, y ∈ S<br />

verificanti d(x, y) ≤ δ , ricopriamo S con un numero finito <strong>di</strong> palle B δ/2(xi) , i = 1, . . . , p . Siccome D è<br />

denso, la palla B δ/2(xi) contiene un punto <strong>di</strong> D , che denotiamo con zi . Fatto ciò costruiamo k ∗ tale che<br />

�vk,k − vk ′ ,k ′�∞ ≤ ε per ogni k, k ′ ≥ k ∗ . Osservato che la successione {vk,k(zi)} è <strong>di</strong> Cauchy, in quanto<br />

convergente, sia k ∗ i tale che |vk,k(zi) − vk ′ ,k ′(zi)| ≤ ε per ogni k, k ′ ≥ k ∗ i . Poniamo k∗ = maxi=1,...,p k ∗ i<br />

e finalmente conclu<strong>di</strong>amo. Siano k, k ′ ≥ k ∗ e x ∈ S ad arbitrio. Scelto i tale che x ∈ B δ/2(xi) , essendo<br />

anche zi ∈ B δ/2(xi) , abbiamo d(x, zi) < δ , da cui<br />

|vk,k(x) − vk ′ ,k ′(x)| ≤ |vk,k(x) − vk,k(zi)| + |vk,k(zi) − vk ′ ,k ′(zi)| + |vk ′ ,k ′(zi) − vk ′ ,k ′(x)| ≤ 3ε.<br />

Per l’arbitrarietà <strong>di</strong> x deduciamo che �vk,k − vk ′ ,k ′�∞ ≤ 3ε per ogni k, k ′ ≥ k ∗ . Quin<strong>di</strong> la sottosuccessione<br />

costruita è <strong>di</strong> Cauchy in C(S) , <strong>di</strong> conseguenza convergente in tale spazio, grazie alla completezza.<br />

3.14. Esercizio. Dedurre che, per un sottoinsieme F ⊂ C(S) , sono equivalenti le con<strong>di</strong>zioni:<br />

i) F è compatto; ii) F è chiuso, limitato ed equicontinuo.<br />

3.15. Esercizio. Rivedere l’Esempio 3.1 alla luce del Teorema <strong>di</strong> Ascoli.<br />

3.16. Esempio. Sia Ω un aperto limitato e convesso <strong>di</strong> R d . Allora ogni sottoinsieme F limitato<br />

<strong>di</strong> C 1 (Ω) è relativamente compatto in C 0 (Ω) . Innanzi tutto F è limitato anche in C 0 (Ω) .<br />

Verifichiamo l’equicontinuità. Lasciando al lettore l’estensione al caso complesso, consideriamo il<br />

caso degli spazi reali e osserviamo che, per ogni coppia <strong>di</strong> punti x, y ∈ Ω , grazie al Teorema del<br />

valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Lagrange e alla convessità <strong>di</strong> Ω , esiste un punto z sul segmento <strong>di</strong> estremi x e y<br />

tale che v(x) − v(y) = ∇v(z) · (x − y) . Abbiamo pertanto |v(x) − v(y)| ≤ �∇v�∞|x − y| . Siccome<br />

F è limitato in C 1 (Ω) , esiste L tale che �∇v�∞ ≤ L per ogni v ∈ F , cosi che F è equicontinuo<br />

per l’Esempio 3.10. Dunque F è relativamente compatto in C 0 (Ω) per il Teorema <strong>di</strong> Ascoli.<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

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