G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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Capitolo 4<br />
Per meglio chiarire la <strong>di</strong>mostrazione del teorema che ci accingiamo a presentare premettiamo<br />
qualche considerazione generale sul cosiddetto proce<strong>di</strong>mento o metodo <strong>di</strong>agonale <strong>di</strong> Cantor, il quale<br />
torna utile in più <strong>di</strong> una situazione. Ricor<strong>di</strong>amo inoltre due proprietà degli spazi metrici compatti.<br />
3.11. Il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>agonale. Immaginiamo <strong>di</strong> avere una successione {xn} <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong><br />
natura qualunque e <strong>di</strong> estrarre da questa una successione. Dall’estratta estraiamo ancora una<br />
sottosuccessione. Immaginiamo <strong>di</strong> procedere all’infinito costruendo in tal modo infinite successioni<br />
ciascuna delle quali è una sottosuccessione della precedente. Per formalizzare una situazione <strong>di</strong><br />
questo tipo conviene assumere delle notazioni ad hoc: denotiamo gli in<strong>di</strong>ci, che sono numeri naturali,<br />
con coppie (n, k) <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci interi positivi. L’in<strong>di</strong>ce n corrisponde al fatto che siamo all’ n -esima<br />
estrazione, mentre k in<strong>di</strong>ca quale elemento dell’ n -esima sottosuccessione stiamo considerando.<br />
Poi, per brevità, omettiamo le parentesi tonde nel simbolo <strong>di</strong> coppia. Costruiamo allora la “matrice”<br />
x1,1 x1,2 x1,3 . . . . . .<br />
x2,1 x2,2 x2,3 . . . . . .<br />
x3,1 x3,2 x3,3 . . . . . .<br />
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />
Abbiamo dunque (n, 1) < (n, 2) < (n, 3) < . . . per ogni n . Inoltre (2, 1), (2, 2), . . . sono scelti<br />
fra gli in<strong>di</strong>ci (1, k) e allo stesso modo (3, 1), (3, 2), . . . sono scelti fra gli in<strong>di</strong>ci (2, k) , eccetera. Il<br />
metodo <strong>di</strong>agonale consiste nel prendere in considerazione la successione {xk,k} . Ve<strong>di</strong>amo che accade.<br />
Si ha (2, 2) > (2, 1) ≥ (1, 1) . Analogamente si vede che (3, 3) > (2, 2) , eccetera. Si conclude<br />
che {xk,k} è una sottosuccessione della successione {xn} <strong>di</strong> partenza. Inoltre ciascuno degli in<strong>di</strong>ci<br />
(k, k) è scelto fra gli in<strong>di</strong>ci della prima sottosuccessione, per cui {xk,k} è anche sottosuccessione<br />
<strong>di</strong> {x1,k} . Analogamente si vede che, se si esclude il valore k = 1 , gli in<strong>di</strong>ci (k, k) sono scelti<br />
fra gli in<strong>di</strong>ci della seconda sottosuccessione, per cui {xk,k} è, a meno del suo primo termine, una<br />
sottosuccessione <strong>di</strong> {x2,k} . In generale, per ogni n , se si escludono i valori k < n , la successione<br />
{xk,k} è una sottosuccessione <strong>di</strong> {xn,k} . In particolare, se le estrazioni successive sono fatte in<br />
modo che, per ogni n , una certa successione {Xn(xn,k)} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> uno spazio topologico,<br />
costruita a partire da {xn,k} con qualche procedura, converga a un elemento yn <strong>di</strong> tale spazio per<br />
k → ∞ , la stessa cosa avviene per la successione {Xn(xk,k)} , e ciò per ogni n .<br />
Come preannunciato, ricor<strong>di</strong>amo, <strong>di</strong>mostrandole per completezza, due proprietà degli spazi<br />
metrici compatti. La prima è la seguente: se (S, d) è uno spazio metrico compatto, allora<br />
p�<br />
per ogni δ > 0 , esistono punti x1, . . . , xp ∈ S tali che S = Bδ(xi) (3.5)<br />
come enunciato nel Teorema A.1.20 (limitatezza totale dello spazio metrico). Infatti la famiglia<br />
{Bδ(x) : x ∈ S} che, banalmente, ricopre S ed è costituita da aperti contiene una famiglia finita<br />
che ancora ricopre S . Ecco l’altra proprietà che vogliamo evidenziare:<br />
3.12. Lemma. Sia (S, d) uno spazio metrico compatto. Allora esiste un sottoinsieme D ⊆ S<br />
che è al più numerabile e denso.<br />
Dimostrazione. Per m = 1, 2, . . . ricopriamo S con un numero finito <strong>di</strong> palle B 1/m(z m i ) , i = 1, . . . , pm ,<br />
e poniamo D = {z m i : i = 1, . . . , pm, m = 1, 2, . . .} . Allora D è al più numerabile, chiaramente. Ma D<br />
è anche denso. Presa infatti una palla Br(x) ad arbitrio, scegliamo m tale che 1/m ≤ r e un valore <strong>di</strong> i<br />
tale che x ∈ B 1/m(z m i ) . Allora d(x, zm i ) < r , cioè zm i ∈ Br(x) . Dunque D interseca la palla data.<br />
3.13. Teorema (<strong>di</strong> Ascoli). Siano (S, d) uno spazio metrico compatto e F un sottoinsieme<br />
limitato <strong>di</strong> C(S) . Allora F è relativamente compatto se e solo se è equicontinuo.<br />
Dimostrazione. Supponiamo F relativamente compatto. Per <strong>di</strong>mostrare che F è anche equicontinuo<br />
ragioniamo per assurdo. Supponiamo cioè che F non sia equicontinuo e cerchiamo <strong>di</strong> arrivare a una contrad<strong>di</strong>zione.<br />
Negando l’equicontinuità ve<strong>di</strong>amo che esiste ε > 0 tale che per ogni δ > 0 esistano v ∈ F e<br />
x, y ∈ S verificanti d(x, y) ≤ δ e |v(x)−v(y)| ≥ ε . Fissiamo un tale ε e una successione {δn} reale positiva<br />
84<br />
i=1<br />
Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>