G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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13.01.2013 Views

Capitolo 4 3.4. Teorema. Sia V uno spazio normato. Allora sono equivalenti le condizioni seguenti: i) da ogni successione limitata di V si può estrarre una sottosuccessione convergente; ii) la palla chiusa unitaria B di V è compatta; iii) la sfera unitaria S di V è compatta; iv) V ha dimensione finita. Più precisamente, se dim V = +∞ e {xn} una successione di vettori indipendenti di V , per ogni ϑ ∈ (0, 1) esiste una successione {un} di elementi di V fra loro indipendenti e verificanti span{u1, . . . , un} = span{x1, . . . , xn} e �un� = 1 per ogni n e �un − um� ≥ ϑ per m �= n . Dimostrazione. Naturalmente i termini che abbiamo usato per B e S sono quelli della Definizione I.3.4. Dimostriamo che i) e ii) sono equivalenti. Valga i) . Allora da ogni successione di elementi di B si può estrarre una sottosuccessione convergente, necessariamente a un elemento di B . Ciò prova che vale anche ii) . Viceversa, valga ii) e siano {xn} una successione limitata di elementi di B e r > 0 tale che �xn� ≤ r per ogni n . Siccome Br(0) è omeomorfa a B , anch’essa è compatta e dalla successione considerata si può estrarre una sottosuccessione convergente. Ciò prova i) . Dimostriamo ora che ii) e iii) sono equivalenti. Se B è compatta, anche S lo è dato che S è un chiuso di B . Se S è compatta, anche B lo è in quanto immagine dell’applicazione continua f : S × [0, 1] → B definita dalla formula f(x, λ) = λx . Supponiamo ora V di dimensione finita. Allora V è isomorfo a uno spazio euclideo per cui vale, ad esempio, la condizione i) . Supponiamo infine V di dimensione infinita e dimostriamo prima l’ultima affermazione dell’enunciato. Fissiamo ϑ ∈ (0, 1) e il sistema indipendente {xn} . L’idea è la stessa della Proposizione 2.21, ove la possibilità di proiettare è rimpiazzata dal Lemma 3.3 di Riesz. Notiamo che tutti i sottospazi che consideriamo sono chiusi in quanto di dimensione finita. Chiaramente prendiamo u1 = x1/�x1� . Per induzione, sia n ≥ 1 e supponiamo di aver costruito i primi n vettori uk indipendenti, di norma unitaria e verificanti span{u1, . . . , un} = span{x1, . . . , xn} e �um − uk� ≥ ϑ per m �= k . Poniamo Vn = span{u1, . . . , un} e Vn+1 = span{u1, . . . , un, xn+1} . Applicando il lemma, troviamo un+1 ∈ Vn+1 di norma unitaria e verificante dist(un+1, Vn) ≥ ϑ . In particolare i vettori u1, . . . , un+1 sono indipendenti (dato che un+1 �∈ Vn e i primi n vettori sono indipendenti per ipotesi di induzione), anch’essi generano Vn+1 e risulta �um − un+1� ≥ ϑ per m = 1, . . . , n . Allora è chiaro che la successione {un} così costruita verifica tutte le condizioni che abbiamo richiesto nell’enunciato. Da ciò la conclusione della dimostrazione segue immediatamente. Fissato infatti uno dei valori ammissibili di ϑ , ad esempio ϑ = 1/2 , e una qualunque successione indipendente {xn} , che esiste in quanto V ha dimensione infinita, la successione {un} che esiste in corrispondenza è limitata e non ha sottosuccessioni di Cauchy, dunque nemmeno sottosuccessioni convergenti. Ciò prova che non vale la condizione i) . Il teorema fornisce tre condizioni importanti che sono equivalenti al fatto che lo spazio abbia dimensione finita. Le righe immediatamente successive contengono altri esempi ed osservazioni e portano a caratterizzazioni ulteriori. 3.5. Osservazione. Siano V uno spazio normato di dimensione infinita e {un} data dal teorema precedente ad esempio con ϑ = 1/2 . Detta ancora B la palla unitaria chiusa di V , costruiamo una funzione f : B → R continua tale che f(B) non sia un insieme limitato. Fissiamo r > 0 abbastanza piccolo, ad esempio r = 1/5 (così che 2r < 1/2 , per cui, per ε > 0 opportuno e per ogni n , la palla Br+ε(un) non interseca Br(um) per m �= n ), e definiamo f : B → R come segue: f(x) = n(r − �x − un�) se x ∈ B ∩ Br(un) e f(x) = 0 se �x − un� > r per ogni n . Si verifica senza difficoltà che f è continua. Eppure un ∈ B e f(un) = nr per ogni n , per cui f(B) non è un insieme limitato. Siccome nel caso della dimensione finita tutte le funzioni reali continue in B sono limitate, abbiamo ottenuto quest’altra caratterizzazione: dim V < +∞ se e solo se ogni f : B1(0) → R continua è limitata. (3.2) Osserviamo che la funzione costruita or ora non è uniformemente continua. Infatti, posto vn = (n − 1)n −1 un per n ≥ 5 , si ha vn ∈ B e �vn − un� = 1/n ≤ r . Segue che vn ∈ B ∩ Br(un) da cui f(vn) = n(r − 1/n) = nr − 1 . Si vede quindi che limn→∞�vn − un� = 0 , mentre chiaramente limn→∞ |f(vn) − f(un)| = +∞ . Siccome nel caso della dimensione finita tutte le funzioni reali continue in B sono uniformemente continue, abbiamo ottenuto anche la caratterizzazione seguente: 82 dim V < +∞ se e solo se ogni f : B1(0) → R continua è uniformemente continua. (3.3) Gianni Gilardi

Spazi di Hilbert 3.6. Esercizio. Dimostrare che, se V è uno spazio normato, ciascuna delle condizioni seguenti equivale a dim V < +∞ : i) ogni funzione f : V → R continua è limitata su ogni limitato di V ; ii) ogni funzione f : V → R continua è uniformemente continua su ogni limitato di V . 3.7. Osservazione. Notiamo che, senza ipotesi ulteriori sugli spazi normati V e W , rimane vero che, se B è una palla di V , ogni funzione f : B → W uniformemente continua è limitata, come ora mostriamo supponendo B = B1(0) . Siano δ > 0 tale che |f(x) − f(y)| ≤ 1 per ogni coppia di punti x, y ∈ B verificanti �x − y� ≤ δ e n un intero ≥ 1/δ . Allora |f(x) − f(0)| ≤ n per ogni x ∈ B . Infatti, fissato x ∈ B e posto xk = (k/n)x per k = 0, . . . , n , si ha xk ∈ B per per ogni k e �xk−1 − xk� = (1/n)�x� ≤ δ per k = 1, . . . , n così che |f(xk−1) − f(xk)| ≤ 1 . 3.8. Esempio. Riprendiamo le notazioni dell’Osservazione 3.5, denotiamo con U l’unione di tutte le palle chiuse Br(un) , poniamo C = B ∩ U e costruiamo f : C → R ponendo più semplicemente f(x) = n se x ∈ Br(un) , ove, ricordiamo, abbiamo preso r = 1/5 . La verifica della continuità di f è ora ancora più banale e, se la palla chiusa B fosse compatta, anche C , che è un chiuso di B , sarebbe compatto e f sarebbe limitata, il che non è. Osserviamo che tale funzione f è anche uniformemente continua. Infatti, se x ∈ Br(un) e y ∈ Br(um) con n �= m , si ha �x − y� ≥ ϑ − 2r = 1/10 . Dunque, se x, y ∈ C verificano �x − y� < 1/10 , essi appartengono alla stessa palla e si ha f(x) = f(y) . Tuttavia, per quanto appena detto, tale funzione non ha alcuna estensione F : B → R ancora uniformemente continua. Per il Teorema 3.4, in dimensione infinita ogni compatto ha interno vuoto e perché un sottoinsieme chiuso e limitato sia compatto occorre imporgli condizioni di solito restrittive. Le stesse condizioni aggiuntive forniranno la relativa compattezza in assenza di ipotesi di chiusura. Un esempio particolarmente significativo e importante è quello dello spazio C(K) delle funzioni continue in uno spazio topologico compatto (vedi Esempio I.5.4) almeno nel caso in cui K sia uno spazio metrizzabile (che denoteremo con S ), caso che comprende quello dello spazio C 0 (Ω) (Esempio I.5.5) delle funzioni uniformente continue in un aperto limitato Ω ⊂ R d . Qui la situazione è perfettamente chiara e ci concediamo la digressione. Al fondamentale risultato di caratterizzazione dei sottoinsiemi relativamente compatti premettiamo una definizione e qualche elemento propedeutico. 3.9. Definizione. Siano (S, d) uno spazio metrico e F un sottoinsieme di C(S) . Diciamo che F è equicontinuo quando, per ogni ε > 0 , esiste δ > 0 tale che |v(x) − v(y)| ≤ ε per ogni v ∈ F e x, y ∈ S verificanti d(x, y) ≤ δ . (3.4) Diremo poi che una successione {vn} di elementi di C(S) è equicontinua quando è equicontinua la sua immagine, cioè l’insieme descritto da vn al variare di n . Segnaliamo che, se F ⊂ C(S) , si dice anche che gli elementi di F sono funzioni equicontinue (fra loro), ma noi preferiamo riferire il termine “equicontinuità” all’insieme F anziché ai suoi elementi. Notiamo che nella definizione avremmo potuto considerare un generico insieme F di funzioni v : S → K senza imporre F ⊂ C(S) . Tuttavia, così facendo, avremmo ottenuto una generalizzazione solo apparentemente. L’equicontinuità di F , infatti, avrebbe comunque implicato addirittura la continuità uniforme di ogni v ∈ F . Ma, si noti bene, l’equicontinuità richiede, in aggiunta, che il δ dell’uniforme continuità che si può associare a ogni ε > 0 in corrispondenza a ogni elemento v ∈ F possa essere lo stesso per tutte le funzioni considerate. 3.10. Esempio. La nozione di funzione α -holderiana (lipschitziana se α = 1 ) si estende in modo naturale al caso in cui il suo dominio sia uno spazio metrico (S, d) : la funzione v : S → K si dirà α -holderiana quando esiste una costante L (detta di Hölder, di Lipschitz se α = 1 ) tale che |v(x) − v(y)| ≤ L(d(x, y)) α per ogni x, y ∈ S . Detto ciò, come nei casi elementari è ancora vero che ogni funzione α -holderiana è uniformemente continua. Inoltre perché un insieme F di funzioni α -holderiane sia equicontinuo è sufficiente che gli elementi di F abbiano una costante di Hölder comune, diciamo L . In tal caso, infatti, possiamo prendere δ dato dalla relazione Lδ α = ε per soddisfare l’uniforme continuità di tutte le funzioni di F contemporaneamente. In riferimento ai sottoinsiemi di C 0 (Ω) , ove Ω è un aperto limitato di R d , ciò può essere sintetizzato nella frase: ogni sottoinsieme limitato di C 0,α (Ω) è equicontinuo. Analisi Funzionale 83

Spazi <strong>di</strong> Hilbert<br />

3.6. Esercizio. Dimostrare che, se V è uno spazio normato, ciascuna delle con<strong>di</strong>zioni seguenti<br />

equivale a <strong>di</strong>m V < +∞ : i) ogni funzione f : V → R continua è limitata su ogni limitato <strong>di</strong> V ;<br />

ii) ogni funzione f : V → R continua è uniformemente continua su ogni limitato <strong>di</strong> V .<br />

3.7. Osservazione. Notiamo che, senza ipotesi ulteriori sugli spazi normati V e W , rimane<br />

vero che, se B è una palla <strong>di</strong> V , ogni funzione f : B → W uniformemente continua è limitata,<br />

come ora mostriamo supponendo B = B1(0) . Siano δ > 0 tale che |f(x) − f(y)| ≤ 1 per ogni<br />

coppia <strong>di</strong> punti x, y ∈ B verificanti �x − y� ≤ δ e n un intero ≥ 1/δ . Allora |f(x) − f(0)| ≤ n<br />

per ogni x ∈ B . Infatti, fissato x ∈ B e posto xk = (k/n)x per k = 0, . . . , n , si ha xk ∈ B per<br />

per ogni k e �xk−1 − xk� = (1/n)�x� ≤ δ per k = 1, . . . , n così che |f(xk−1) − f(xk)| ≤ 1 .<br />

3.8. Esempio. Ripren<strong>di</strong>amo le notazioni dell’Osservazione 3.5, denotiamo con U l’unione <strong>di</strong><br />

tutte le palle chiuse Br(un) , poniamo C = B ∩ U e costruiamo f : C → R ponendo più semplicemente<br />

f(x) = n se x ∈ Br(un) , ove, ricor<strong>di</strong>amo, abbiamo preso r = 1/5 . La verifica della<br />

continuità <strong>di</strong> f è ora ancora più banale e, se la palla chiusa B fosse compatta, anche C , che è un<br />

chiuso <strong>di</strong> B , sarebbe compatto e f sarebbe limitata, il che non è. Osserviamo che tale funzione<br />

f è anche uniformemente continua. Infatti, se x ∈ Br(un) e y ∈ Br(um) con n �= m , si ha<br />

�x − y� ≥ ϑ − 2r = 1/10 . Dunque, se x, y ∈ C verificano �x − y� < 1/10 , essi appartengono alla<br />

stessa palla e si ha f(x) = f(y) . Tuttavia, per quanto appena detto, tale funzione non ha alcuna<br />

estensione F : B → R ancora uniformemente continua.<br />

Per il Teorema 3.4, in <strong>di</strong>mensione infinita ogni compatto ha interno vuoto e perché un sottoinsieme<br />

chiuso e limitato sia compatto occorre imporgli con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> solito restrittive. Le stesse<br />

con<strong>di</strong>zioni aggiuntive forniranno la relativa compattezza in assenza <strong>di</strong> ipotesi <strong>di</strong> chiusura. Un esempio<br />

particolarmente significativo e importante è quello dello spazio C(K) delle funzioni continue in<br />

uno spazio topologico compatto (ve<strong>di</strong> Esempio I.5.4) almeno nel caso in cui K sia uno spazio metrizzabile<br />

(che denoteremo con S ), caso che comprende quello dello spazio C 0 (Ω) (Esempio I.5.5)<br />

delle funzioni uniformente continue in un aperto limitato Ω ⊂ R d . Qui la situazione è perfettamente<br />

chiara e ci conce<strong>di</strong>amo la <strong>di</strong>gressione. Al fondamentale risultato <strong>di</strong> caratterizzazione dei<br />

sottoinsiemi relativamente compatti premettiamo una definizione e qualche elemento propedeutico.<br />

3.9. Definizione. Siano (S, d) uno spazio metrico e F un sottoinsieme <strong>di</strong> C(S) . Diciamo che<br />

F è equicontinuo quando, per ogni ε > 0 , esiste δ > 0 tale che<br />

|v(x) − v(y)| ≤ ε per ogni v ∈ F e x, y ∈ S verificanti d(x, y) ≤ δ . (3.4)<br />

Diremo poi che una successione {vn} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> C(S) è equicontinua quando è equicontinua<br />

la sua immagine, cioè l’insieme descritto da vn al variare <strong>di</strong> n .<br />

Segnaliamo che, se F ⊂ C(S) , si <strong>di</strong>ce anche che gli elementi <strong>di</strong> F sono funzioni equicontinue<br />

(fra loro), ma noi preferiamo riferire il termine “equicontinuità” all’insieme F anziché ai suoi<br />

elementi. Notiamo che nella definizione avremmo potuto considerare un generico insieme F <strong>di</strong><br />

funzioni v : S → K senza imporre F ⊂ C(S) . Tuttavia, così facendo, avremmo ottenuto una<br />

generalizzazione solo apparentemente. L’equicontinuità <strong>di</strong> F , infatti, avrebbe comunque implicato<br />

ad<strong>di</strong>rittura la continuità uniforme <strong>di</strong> ogni v ∈ F . Ma, si noti bene, l’equicontinuità richiede, in<br />

aggiunta, che il δ dell’uniforme continuità che si può associare a ogni ε > 0 in corrispondenza a<br />

ogni elemento v ∈ F possa essere lo stesso per tutte le funzioni considerate.<br />

3.10. Esempio. La nozione <strong>di</strong> funzione α -holderiana (lipschitziana se α = 1 ) si estende in<br />

modo naturale al caso in cui il suo dominio sia uno spazio metrico (S, d) : la funzione v : S → K<br />

si <strong>di</strong>rà α -holderiana quando esiste una costante L (detta <strong>di</strong> Hölder, <strong>di</strong> Lipschitz se α = 1 ) tale<br />

che |v(x) − v(y)| ≤ L(d(x, y)) α per ogni x, y ∈ S . Detto ciò, come nei casi elementari è ancora<br />

vero che ogni funzione α -holderiana è uniformemente continua. Inoltre perché un insieme F <strong>di</strong><br />

funzioni α -holderiane sia equicontinuo è sufficiente che gli elementi <strong>di</strong> F abbiano una costante <strong>di</strong><br />

Hölder comune, <strong>di</strong>ciamo L . In tal caso, infatti, possiamo prendere δ dato dalla relazione Lδ α = ε<br />

per sod<strong>di</strong>sfare l’uniforme continuità <strong>di</strong> tutte le funzioni <strong>di</strong> F contemporaneamente. In riferimento<br />

ai sottoinsiemi <strong>di</strong> C 0 (Ω) , ove Ω è un aperto limitato <strong>di</strong> R d , ciò può essere sintetizzato nella frase:<br />

ogni sottoinsieme limitato <strong>di</strong> C 0,α (Ω) è equicontinuo.<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

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