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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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3. Il problema della compattezza<br />

Spazi <strong>di</strong> Hilbert<br />

Questo paragrafo costituisce una <strong>di</strong>gressione. Tuttavia esso nasce spontaneamente dal problema<br />

che ora poniamo e chiarisce una questione importante. Inoltre, <strong>di</strong> fatto, prepara la strada a un<br />

risultato <strong>di</strong> compattezza che presentiamo in uno dei paragrafi successivi.<br />

Immaginiamo <strong>di</strong> cercare il minimo <strong>di</strong> una funzione f : S → R , <strong>di</strong>ciamo limitata inferiormente,<br />

ove S è un sottoinsieme <strong>di</strong> uno spazio normato V . Sia λ = infx∈S f(x) e sia {xn} una successione<br />

minimizzante, cioè costituita da elementi <strong>di</strong> S e tale che {f(xn)} converga a λ . Notiamo che<br />

una successione minimizzante esiste sempre, per definizione <strong>di</strong> estremo inferiore. Occorre imporre<br />

con<strong>di</strong>zioni perché {xn} sia limitata: si può allora supporre che S stesso sia limitato oppure che<br />

f(x) <strong>di</strong>verga a +∞ al tendere all’infinito <strong>di</strong> �x� , cioè che, per ogni M ∈ R , esista r > 0 tale<br />

che f(x) ≥ M per ogni x ∈ S \ Br(0) . Se V = R N , si può estrarre da {xn} una sottosuccessione<br />

convergente. Detto x il suo limite, per poter concludere che x è un punto <strong>di</strong> minimo per f , cioè<br />

che x ∈ S e che f(x) = λ , basta supporre che S sia chiuso e che f sia continua.<br />

La stessa strategia ovviamente funziona per tutti gli spazi normati che hanno la seguente<br />

proprietà <strong>di</strong> compattezza (o <strong>di</strong> compattezza sequenziale): da ogni successione limitata si può estrarre<br />

una sottosuccessione convergente. Ma, a questo proposito, vi sono sorprese molto sgra<strong>di</strong>te.<br />

3.1. Esempio. Si considerino le funzioni xn ∈ V = C 0 [0, 1] date dalle formule xn(t) = t n .<br />

Queste verificano tutte �xn�∞ = 1 . D’altra parte nessuna sottosuccessione <strong>di</strong> {xn} può convergere<br />

uniformemente a un elemento x ∈ V . Ogni sottosuccessione, infatti, converge puntualmente, come<br />

l’intera successione, a una funzione <strong>di</strong>scontinua.<br />

3.2. Esempio. Nessuno spazio <strong>di</strong> Hilbert H <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione infinita ha la proprietà <strong>di</strong> compattezza<br />

desiderata. Sia infatti {en} una qualunque successione ortonormale <strong>di</strong> H . Essendo<br />

�en − em� 2 = 2 per n �= m , la successione {en} non ha sottosuccessioni <strong>di</strong> Cauchy, dunque<br />

nemmeno sottosuccessioni convergenti.<br />

Quin<strong>di</strong> sembrano rari gli spazi normati che posseggono la compattezza necessaria perché si<br />

possa applicare il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> costruzione del minimo al quale si è accennato sopra.<br />

Nelle righe successive <strong>di</strong>mostriamo che, precisamente, essi sono tutti e soli quelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione<br />

finita. In particolare l’ipotesi che lo spazio sia <strong>di</strong> Hilbert non aiuta affatto e dobbiamo aggiustare il<br />

tiro. Precisamente, nel caso della <strong>di</strong>mensione infinita, occorre proprio cambiare topologia e nei due<br />

paragrafi successivi introduciamo, se non una nuova topologia, almeno un tipo nuovo <strong>di</strong> convergenza<br />

e un risultato, valido nel quadro hilbertiano, <strong>di</strong> compattezza sequenziale. Ora, invece, inten<strong>di</strong>amo<br />

<strong>di</strong>scutere brevemente la relazione detta fra compattezza e <strong>di</strong>mensione finita e dare un esempio <strong>di</strong><br />

caratterizzazione dei sottoinsiemi (relativamente) compatti in un caso infinito-<strong>di</strong>mensionale: quello<br />

particolarmente importante degli spazi <strong>di</strong> funzioni continue. Per quanto riguarda il problema generale<br />

della compattezza, la chiave <strong>di</strong> volta è il lemma seguente, dovuto a Riesz, e la non compattezza<br />

nel caso della <strong>di</strong>mensione infinita <strong>di</strong>venta una facile conseguenza.<br />

3.3. Lemma. Siano V uno spazio normato e V0 un sottospazio chiuso <strong>di</strong> V <strong>di</strong>verso da V .<br />

Allora, per ogni ϑ ∈ (0, 1) , esiste v ∈ V verificante<br />

�v� = 1 e <strong>di</strong>st(v, V0) ≥ ϑ. (3.1)<br />

Dimostrazione. Pren<strong>di</strong>amo x ∈ V \ V0 . Se V fosse uno spazio <strong>di</strong> Hilbert si potrebbe semplicemente<br />

osservare che la proiezione y <strong>di</strong> x su V ⊥<br />

0 è <strong>di</strong>versa da 0 e quin<strong>di</strong> prendere v = y/�y� ottenendo la (3.1)<br />

con ϑ = 1 e l’uguaglianza. Notiamo che y = x − v0 ove v0 è la proiezione <strong>di</strong> x su V0 . Cerchiamo allora<br />

<strong>di</strong> seguire la stessa procedura nel caso <strong>di</strong> un generico spazio normato costruendo un surrogato <strong>di</strong> v0 .<br />

Fissiamo ϑ ∈ (0, 1) . Siccome V0 è chiuso, esiste un intorno <strong>di</strong> x <strong>di</strong>sgiunto da V0 , per cui il numero<br />

reale δ = <strong>di</strong>st(x, V0) è strettamente positivo. Siccome δ/ϑ > δ , esiste v0 ∈ V0 tale che �x − v0� ≤ δ/ϑ .<br />

Poniamo y = x − v0 . Allora y �= 0 e possiamo definire λ = �y� > 0 e v = y/�y� . Ovviamente �v� = 1 .<br />

Inoltre, per ogni v ′ ∈ V0 , osservato che v0 + λv ′ ∈ V0 , si ha<br />

�v − v ′ � = 1<br />

λ �y − λv′ � = 1<br />

λ �x − (v0 + λv ′ )� ≥ δ<br />

λ =<br />

Dunque vale anche la seconda delle (3.1).<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

δ δ<br />

≥ = ϑ.<br />

�x − v0� δ/ϑ<br />

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